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Autore: Severa Crouch    02/09/2020    4 recensioni
È una raccolta di one-shot legate alla mia long Kintsugi, nelle quali passo dal pov di Alexandra a quello di altri personaggi. Il filo conduttore della raccolta sono le canzoni indie italiane con cui sono in fissa ormai da anni.
1. Ma che ne sanno gli altri (Regulus/Alex)
2. Ed è bello così (Barty/Alex) - spoiler alert capitolo 47 Kintsugi
Dalla prima one-shot
“Mi farai finire nei guai, Alexandra Turner.”
“Siamo troppo astuti per finire nei guai, Regulus Black.”
Chiamarsi per nome e cognome era un gioco, la consapevolezza della quantità di regole che stavano violando. La prima era che non avrebbe mai dovuto esserci nulla tra loro due, perché una Turner non è all’altezza di un Black, così gli aveva detto Walburga quando lui aveva provato a lasciarsi sfuggire quanto si divertisse in compagnia della sua migliore amica. La seconda era che non ci si appartava senza un contratto di fidanzamento ufficiale. Ce ne erano altre che ritenevano non appropriato fare il bagno nudi, in un laghetto e in un orario troppo ravvicinato al pasto, ma al momento erano del tutto secondarie nella testa di Regulus.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Regulus Black, Rodolphus Lestrange
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kintsugi'
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Ma che ne sanno gli altri

Regulus Black / Alexandra Turner (OC)

 

 

 

“Robert?”

“È al San Mungo per un tirocinio con la sua amata Emily per la gioia di mamma e papà!”

Regulus si stiracchiò e guardò il cielo tra le foglie della quercia che faceva loro ombra. Erano pigramente stesi sul prato mentre il resto della famiglia riposava tra le fresche mura di villa Black. Osservò Alexandra con un sorriso sghembo sul volto: “Ottimo. Non avevo voglia di averlo tra i piedi tutto il tempo. Da quando Sirius è andato via di casa, mia mamma mi ha detto che devo far compagnia anche a lui.”

“Sai che si è lamentato della tua compagnia? Dice che non fai altro che parlare di Quidditch e mi chiede come riesca a sopportarti.”

Le dita di Alexandra gli accarezzarono il braccio superando il confine della manica rimboccata intorno al gomito, le sentì scendere lungo l’avambraccio nudo provocandogli dei brividi.

Regulus alzò un sopracciglio: “E tu cosa gli hai risposto?”

“Che sei divertente e non parli solo di Quidditch.”

Si scambiarono un’occhiata complice, Alexandra si sporse verso di lui, la mano ancora intorno al polso, abbassò il tono della voce: “Non potevo certo dirgli che gran parte del tempo non lo passiamo parlando…” Indugiò con le carezze nell’interno dell’avambraccio.

Regulus si morse un labbro: “Non ho capito se lo manda mia madre, ma Robert mi parla in continuazione di Emily. L’ultima volta mi ha chiesto se io avessi mai provato un simile interesse per qualche ragazza, ma mica posso dirgli che si tratta di sua sorella.”

“Non puoi?” gli domandò sottovoce Alexandra.

Regulus scoppiò a ridere, sciolse il braccio dalla presa di Alexandra e intrecciò le dita con le sue, mentre sui teli i libri di Incantesimi e le pergamene cercavano di mostrare quanto fossero impegnati con i compiti. Si avvicinò e le disse sottovoce: “Avrei dovuto dirgli qualcosa tipo Sai, Robert, in realtà il mio più grande interesse, prima ancora del Quidditch, è infilare le mani sotto la gonna di Alexandra. Lo sogno da quando ero bambino e tu avevi il buon senso di toglierti dalle scatole insieme a quell’impiastro di Sirius. Adesso, se mi lasci in pace, riesco persino a realizzarlo, che ne dici?

Alexandra gli lanciò un’occhiata ammonitrice mentre sentiva le dita di Regulus alzarle il lembo del vestito di cotone e provare a infilarsi al di sotto della stoffa.

“Andiamo a fare un bagno, che ne dici?” gli propose Alexandra. La giornata era calda, le loro madri, le cugine e il resto dei parenti che affollavano la dimora estiva dei Black si sarebbero trattenuti a lungo nelle loro stanze a riposare, lasciando loro campo libero.

Regulus annuì, sollevato dall’idea di liberarsi degli abiti. Camminarono lungo il sentiero che portava al laghetto in cui da bambini erano soliti trascorrere le mattine in compagnia delle tate o degli elfi domestici.

“Sai trasfigurare i tuoi indumenti in un costume da bagno?” le domandò.

“Non ce ne sarà bisogno! Facciamo il bagno senza, come da bambini!”

“Alex, lo sai che se ci scoprono finiremo nei guai?”

“Quante storie, lo abbiamo sempre fatto!”

“Ma non siamo più piccoli e tu… insomma, guarda come sei cresciuta…”

“Fai come vuoi, Reg,” gli disse iniziando a sbottonare le asole del suo vestito a scacchi bianco e giallo. Regulus osservò Alexandra spogliarsi con naturalezza, in un modo che rivelava troppo quanto lei fosse abituata a farsi vedere nuda da lui. Il vestito cadde sopra il telo, le scarpette di corda rimasero sul prato e la vide sfilarsi l’intimo e avviarsi verso la riva del laghetto. Si voltò verso di lui prima di infilare il piede nell’acqua come per accertarsi delle sue intenzioni. 

Regulus sospirò: “Se devo rischiare una punizione, che ne valga la pena!”

Si liberò degli abiti e della biancheria lasciando accanto a quella di Alexandra, indugiò con lo sguardo sulla figura di lei, sulle curve dei fianchi e sul seno che dalla scorsa estate aveva iniziato improvvisamente a crescere. Sembrava che la bambina per cui aveva una cotta stesse sbocciando in modo ancora più meraviglioso. La seguì nell’acqua fresca del laghetto.

“Era quello il motivo per cui eri restio a spogliarti?” gli domandò Alexandra alludendo alla sua erezione.

Regulus arrossì: “Non è facile controllarsi quando siamo da soli e tu mi accarezzi il braccio e la tua scollatura mi offre la vista del tuo decolté…”

“Quindi adesso è colpa mia?” lo provocò.

“Non è mai una colpa essere belle, ricordalo,” le disse avvicinandosi.

Le cinse la vita da dietro e le posò un bacio sulla spalla. Alexandra si voltò verso di lui e si scambiarono un lungo bacio, il loro corpi aderivano, Regulus sentiva crescere il desiderio e l’urgenza di averla.

“Alex, così la situazione non migliora, però…” provò a protestare.

Alexandra lo attirò a sé, lo prese per mano e lo portò sotto il pontile da cui facevano i tuffi da bambini. Sotto l’acqua c’erano delle pietre su cui un tempo si sedevano nell’acqua e ridevano delle confidenze che si facevano, sperando di non essere visti dai genitori. A quei tempi si tenevano per mano per restare in equilibrio e non scivolare dalle pietre. Adesso, Alexandra lo guidava con la sicurezza di chi ha qualcosa di ben preciso in mente.

“Il bagno era qualcosa di premeditato, vero?”

“Possiamo sprecare una simile occasione?”

“Mi farai finire nei guai, Alexandra Turner.”

“Siamo troppo astuti per finire nei guai, Regulus Black.”

Chiamarsi per nome e cognome era un gioco, la consapevolezza della quantità di regole che stavano violando. La prima era che non avrebbe mai dovuto esserci nulla tra loro due, perché una Turner non è all’altezza di un Black, così gli aveva detto Walburga quando lui aveva provato a lasciarsi sfuggire quanto si divertisse in compagnia della sua migliore amica. La seconda era che non ci si appartava senza un contratto di fidanzamento ufficiale. Ce ne erano altre che ritenevano non appropriato fare il bagno nudi, in un laghetto e in un orario troppo ravvicinato al pasto, ma al momento erano del tutto secondarie nella testa di Regulus.

Bellatrix una volta aveva sottolineato a Walburga che loro due erano molto carini insieme e che Alexandra, tra le Purosangue dell’età di Regulus che affollavano casa Black, sembrava quella che rispecchiasse di più gli standard di comportamento richiesti. Non c’era stato modo di convincere sua madre – e nemmeno suo padre – che valesse la pena fare un’eccezione.

“Tuo fratello è scappato di casa, tua cugina ha tradito la famiglia. Il fidanzamento con una Turner sarebbe la conferma della decadenza dei Black. Lo so che sei affezionato ad Alexandra, è una brava ragazza ed è molto carina, le vogliamo bene come una nipote, ma il sangue e il destino dei Black vengono prima di tutto, Regulus.” Era stato il modo in cui Orion Black aveva chiuso la vicenda e Regulus trovava assurdo che quel rifiuto costasse anche ai suoi genitori.

Alexandra alzò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi marroni erano caldi e luminosi persino sotto l’ombra del pontile, sul viso le spuntava un sorriso, sentì le dita di lei intrecciarsi alle sue e sollevarsi sulle punte per baciarlo. Regulus schiuse le labbra per rispondere al bacio. Era imprudente stare in piedi, nudi, quasi fuori dall’acqua. Si incastrarono nell’acqua, tra i sassi che reggevano la schiena e impedivano loro di scivolare. Ripresero a baciarsi, accarezzarsi e fecero l’amore come non accadeva da giorni. Alexandra si era installata tra le sue gambe e lo baciava sul collo, gli stringeva le spalle mentre si muoveva sopra di lui. Si guardavano mentre si amavano, increduli di poter ritagliarsi un simile momento tutto per loro. Dopo l’amore ripresero a nuotare, a inseguirsi, schizzarsi e ridere, come avevano sempre fatto, per poi finire vestiti e seduti sul pontile con i piedi nel vuoto, i capelli bagnati e le dita delle loro mani che si sfioravano.

“A vedervi così, qualcuno penserebbe che non siete solo amici.”

La voce di Rodolphus Lestrange attirò la loro attenzione. Alexandra guardò Regulus e rispose: “Sarebbe riduttivo definirci solo amici, Regulus è il mio migliore amico, il mio maestro e il mio confidente.”

“Alex è la sorella che non ho mai avuto,” aggiunse Regulus seguendo il copione che avevano sempre seguito. C’era un tempo in cui quelle erano scuse per non definire i loro sentimenti, mentre adesso quelle stesse scuse servivano per proteggere il loro rapporto dalle conseguenze derivanti dall’infrazione delle regole.

“Si vede che non hai sorelle, Regulus, cambia strategia. Ad ogni modo, non ho intenzione di tradirvi con quei vecchi tromboni!” disse loro ridacchiando, “Sono venuto ad avvisarvi che tra un po’ siamo richiesti per il tè.”

“Grazie, Rodolphus!” esclamò Alexandra. Regulus notò il modo in cui Alexandra sorrise a Rodolphus e sentì una punta di gelosia, nonostante le dita di lei stessero ancora sfiorando le sue. Lei si alzò esclamando: “Devo andarmi a cambiare, non posso tenere il vestito da giorno per il tè!”

“A chi importa?” domandò Regulus perplesso.

Alexandra alzò gli occhi al cielo in un modo che gli ricordò troppo Barty e gli rivolse uno dei suoi sguardi ammonitori: “A me importa, insomma, non è appropriato. Sono sicura che anche le nostre madri penserebbero lo stesso e non voglio mettermi in ridicolo o sorbirmi una ramanzina per una simile sciocchezza!” Infilò le scarpette di tela, rivolse un sorriso a lui e Rodolphus e si congedò con un leggero inchino: “Signori, ci vediamo tra poco per il tè.”

Rodolphus era già pronto e si voltò ad osservare Alexandra mentre camminava velocemente verso casa, si voltò verso Regulus e gli disse: “Non trovi inquietante esserti preso una cotta per una che è così simile a tua madre?”

“Lei non è come mia madre,” si affrettò a rispondere, senza riuscire a negare l’affermazione di Rodolphus. “Forse dovrei andarmi a cambiare anch’io. In modo da evitarmi una ramanzina…”

“Forse ti conviene, altrimenti il tuo abbigliamento sarà l’oggetto di non so quante conversazioni tra Walburga, Darlene e Druella e noi dovremo sorbirci le loro lamentele continue sui giovani d’oggi.” Lo sguardo di Rodolphus si incupì leggermente, “ci sarebbero state anche quelle di mia madre con i suoi commenti su quanto gli inglesi siano dei bifolchi rispetto ai francesi…”

“Com’è dopo il matrimonio?” gli domandò mentre si incamminavano insieme verso casa.

“Un po’ meglio. Certe cose non cambiano mai, ma hai la sensazione di avere un’alleata al tuo fianco che ti capisce, se sai cosa intendo.”

“Certo, a te è andata bene con Bellatrix.”

Rodolphus scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla spalla: “Sei l’unico che mi abbia mai detto una simile cosa, si vede che è la tua cugina preferita!”

“Beh, sì, insomma è un po’ fissata con la politica e… beh, sai… ma insomma, è sempre meglio di mia mamma che sta tutto il giorno a dire cosa devi fare…”

“Un po’ di regole non fanno mai male. Tua cugina è talmente presa da altro che ci sono momenti in cui ti senti di troppo, non so se mi spiego.”

Regulus pensò che se i suoi genitori avessero fatto un’eccezione, se Alexandra fosse stata al suo fianco, persino l’idea di dover organizzare quelle stupide cene e intrattenere relazioni con i consiglieri del Wizengamot e tutte quelle cose noiose che gli affari di famiglia imponevano, gli sarebbero apparse meno intollerabili. Non gli sarebbero dispiaciute nemmeno quelle stupide regole di etichetta che lei si ostinava a voler seguire pedantemente.

Alexandra aveva un modo tutto suo di leggere la politica, si infiammava per i dibattiti e riusciva a fargli vedere quali sarebbero state le conseguenze sulla sua vita di quelle che a lui sembravano solo chiacchiere inutili. La cosa incredibile era che riusciva a commentare le idee di Orion ed entusiasmarsi per i tè organizzati da Walburga.

Regulus la rivide poco dopo, perfettamente vestita per il tè, con una veste da strega verde chiaro e i capelli raccolti in una treccia che le scendeva morbida sulla spalla. Era intenta a complimentarsi con Druella per il bellissimo servizio da tè e la selezione dei pasticcini.

“Sono un omaggio dei Lestrange,” le disse Druella, “Rodolphus è appena tornato dalla Francia e ha portato un po’ di pasticcini per non farmi dimenticare la vera pasticceria.”

Regulus vide Alexandra voltarsi verso Rodolphus e sorridergli – di nuovo – e ringraziarlo per quelle delizie che allietavano il tè. Lui le rispose che era una missione educare gli inglesi all’eleganza e si attirò lo sbuffo seccato di Bellatrix, mentre Narcissa e Lucius, freschi dal viaggio di nozze, tossivano in disaccordo.

Dall’altra parte del tavolo, Walburga e Darlene studiavano Alexandra, Regulus lo capiva dal modo in cui la fissavano e si scambiavano commenti. Darlene sorrideva bonaria, con lo sguardo orgoglioso e soddisfatto di chi ha eseguito un compito alla perfezione e lui si disse che in qualche modo fosse contenta delle buone maniere della figlia.

Chiuse gli occhi per un istante mentre portava alle labbra la tazza di tè e pensò a quanto sarebbe stato meraviglioso se lei fosse stata la sua fidanzata ufficiale e Walburga sarebbe stata orgogliosa di quella coppia così composta, elegante, molto più sobria dei Malfoy e impeccabile come richiedevano le regole.

Alexandra era seduta al suo fianco, gli passò un piattino con un cestino di crema e lamponi. “Gradisci un pasticcino, Regulus?” gli domandò cortese. Lui le sorrise, “Volentieri, grazie,” le loro dita si sfiorarono nel passaggio del piattino e vide il sorriso di lei allargarsi leggermente a quel contatto.

Regulus sentì la frolla friabile e saporita, la crema morbida e dolce che si sposava perfettamente con il gusto fresco dei lamponi.

“Cosa ne pensi?” gli domandò Rodolphus che si stava beando dei complimenti per la selezione di pasticcini.

“Delizioso, davvero delizioso.”

“Bene, Rod, dovresti andare più spesso in Francia e portarci poi i pasticcini,” disse Bellatrix che sembrava impaziente di archiviare le chiacchiere da tè e tornare ad argomenti di conversazione più seri, “avete sentito di quella proposta di legge sui Magonò?”

“Detto così sembra che tu voglia sbarazzarti di tuo marito,” la rimproverò Druella.

“Ma figurati, mamma, come se bastasse questo per allontanare Rodolphus.”

Rodolphus ridacchiò imbarazzato e poi disse: “No, cara, non sarà la passione della tua famiglia per la pasticceria francese a farmi scappare! Vedrò cosa posso fare per le prossime volte!”

“Sei un santo, Rodolphus!” esclamò Druella, mentre Cygnus andò in soccorso della figlia: “Ho letto della proposta di legge: vorrebbero addirittura creare dei posti di lavoro nel mondo magico appositamente per i Magonò. Il prossimo passo sarà assumere i Babbani direttamente! Mi domando se Bobby Leach è impazzito!”

“Dovremo far sentire la nostra voce,” disse Bellatrix, “di questo passo lo Statuto di Segretezza diventerà una barzelletta e finirà che saremo noi a doverci vergognare di essere Purosangue!”

Alexandra intervenne: “Ho letto la proposta di legge ed è assurda perché i Magonò dovrebbero essere semplicemente mandati a lavorare con i Babbani. Insomma, se non possono usare la magia non ha senso che vivano tra di noi. Rischieremmo che si sposassero con dei maghi e questo metterebbe a repentaglio il sangue magico.”

“Il rischio di commistione del sangue è un vero pericolo,” concordò Rodolphus.

“Come se non bastassero tutti i Sanguesporco e i Mezzosangue che sono in circolazione…” aggiunse Bellatrix disgustata. Guardò Regulus e gli disse, “per questo motivo noi Purosangue dobbiamo essere attenti e selettivi nelle nostre amicizie, non possiamo mescolarci con chiunque.”

“Pensavo proprio la stessa cosa, cara. Bisogna stare attenti alla feccia di Sanguesporco e Mezzosangue che ci circonda…” Il modo in cui Rodolphus sottolineò il termine Mezzosangue fece precipitare il tavolo in un silenzio imbarazzato. Molti sguardi si chinarono sulle tazze di tè alla ricerca di un pretesto per rompere quel silenzio.

“Per questo sono importanti queste occasioni sociali,” disse Alexandra riuscendo nell’impresa in un modo così delicato da sembrare una prosecuzione naturale del discorso, “anche se ad Hogwarts il professor Lumacorno sta facendo un po’ troppe eccezioni nel suo club. Gira voce che la sua studentessa preferita sia una Sanguesporco di Grifondoro…”

Il mormorio di disapprovazione che serpeggiò lungo il tavolo ebbe l’effetto di distrarre dalla lamentela di Rodolphus. Regulus notò lo sguardo di approvazione che Walburga e Alexandra si scambiarono. Mamma, se solo cambiassi idea, ti rendi conto di che persona stai rifiutando? Chi lo merita più di lei?

Persino Rodolphus sembrò scandalizzato da quella notizia: “Una Sanguesporco Grifondoro… Salazar, che schifo, ma è il Direttore di Serpeverde!”

“Pare che abbia un innato talento in Pozioni, ma proprio non riesco a capire. Insomma, persino io e Barty abbiamo Eccezionale in Pozioni e non siamo minimamente considerati rispetto a quella lì…” Alexandra sorseggiò un po’ di tè e continuò, “certo, forse è per la politica del signor Crouch, ma voglio dire, Barty è pur sempre il figlio del Direttore dell’Ufficio Applicazione Legge Magica, Lumacorno dovrebbe preferirlo a una Sanguesporco di nessuna provenienza!”

Bellatrix le sorrise compiaciuta: “Sono cose che andranno sistemate, Hogwarts dovrà migliorare i suoi standard.” Seguì un mormorio di assenso da parte dei genitori. Il tè proseguì su chiacchiere più leggere, come il racconto del viaggio di nozze di Narcissa e Lucius, finché alla fine, Regulus non propose ad Alexandra di fare una passeggiata.

Il sole iniziava ad allungare le ombre al loro fianco, mentre tra le siepi del giardino di zia Druella Regulus tornò a intrecciare le sue dita a quelle di Alexandra.

“Vedo che vai d’accordo con il cugino Lestrange,” le disse con un sorriso sghembo sul volto.

Alexandra sbatté le palpebre incredula: “Cosa intendi, Reg?”

“Tutti quei sorrisi, quel modo di dargli ragione e salvare Bellatrix…”

“Volevo solo che l’atmosfera non diventasse imbarazzante. Tua mamma dice sempre che bisogna evitare che vi sia troppo silenzio dopo un’uscita infelice, ma sei geloso?”

“Non lo so, ho visto degli sguardi e mi sono sembrati strani,” le confessò.

“Beh, Rodolphus è molto affascinante, ma insomma, è grande, è sposato con Bellatrix e soprattutto io sono innamorata di te e Barty.” Alexandra sospirò e gli disse: “Pensa come sarebbe bello se fossimo fidanzati…”

“Tu e Rodolphus?” domandò divertito, per provocarla. Alexandra scoppiò a ridere e disse: “No, io e te! Insomma, al tavolo c’erano Narcissa e Lucius, Bella e Rodolphus e poi noi due…”

“Ti ricordo che i tuoi hanno firmato un contratto di fidanzamento con Barty a Yule, hai cambiato idea?”

“No, perché lo sai che… insomma, tra noi due non può esserci nulla. I tuoi sono stati molto chiari. Sappi che invidierò tantissimo la tua fidanzata ogni volta che andrete a un tè organizzato da Druella con i pasticcini francesi!”

“Vedrò di estendere l’invito anche a te e Barty, così potremo ritagliarci del tempo. Chissà come sta…”

“Come vuoi che stia? Starà vivendo con frustrazione e insofferenza la reclusione in casa, come tutte le estati. Non c’è stato verso di convincere il signor Crouch a farlo venire con noi.”

“Non sarebbe stato appropriato, è già venuto qualche giorno prima del matrimonio di Cissy.”

“Lo so, ma sembra che il tempo trascorso insieme sia sempre troppo poco.”

“Padron Regulus, la padrona la sta cercando.” Il pop della Materializzazione di Kreacher fece sciogliere immediatamente le loro dita. Regulus annuì: “Grazie, Kreacher, arrivo subito. Alex, vorrai perdonarmi, ci vediamo a cena.”

Trovò sua madre che camminava avanti e indietro nel salottino privato.

“Mi hai chiamato, mamma?”

“Vieni avanti, Regulus.” Lo scrutava attentamente con l’espressione severa e impeccabile che le apparteneva da sempre. I suoi stessi occhi grigi e il viso che ricordava – troppo – quello di Sirius. In alcuni momenti, sua mamma sembrava Sirius con la parrucca, e non solo perché quando erano bambini suo fratello sapeva fare un’imitazione perfetta di Walburga, ma anche perché la somiglianza – la testardaggine – tra loro era impressionante.

“Smettila di indugiare in pensieri sciocchi,” lo rimproverò sua madre. Regulus si ricordò di quello che gli aveva detto Alexandra e schermò la mente, riparandola dai tentativi materni di leggergli dentro.

“Vorrei che a cena fossi un po’ più presente rispetto al tè di oggi pomeriggio,” gli disse.

“Oggi ero presente.”

“Suvvia, Regulus, è stata la figlia dei Turner a gestire la conversazione, con una certa grazia le concedo, ma vorrei che fosse l’erede dei Black, non la figlia degli amici di famiglia a guidare la conversazione, soprattutto se si discute di politica. Altrimenti cosa penseranno i Lestrange?”

“D’accordo, ma sarà difficile competere con Alex, lei non fa altro che parlare di politica con Barty. Sai come sono fissati i Crouch.”

“Le idee di Alexandra, però, non sono in linea con quelle di Bartemius.”

“Certo che no, è pur sempre la figlia di Edward e Darlene, mamma! E nemmeno quelle di Barty sono in linea con quelle del padre, pensa che suo padre sia un po’ troppo estremo.”

“A cena vorrei che evitassimo di parlare di politica, visto che non è un argomento appropriato, perché non racconti della convocazione che hai ricevuto dal Pride of Portree?”

“Pensavo che fosse un argomento chiuso dopo il rifiuto di papà.”

“Ci penso io a tuo padre. Regulus, è importante che tu capisca che non puoi restare in silenzio, che un Black si distingue, sempre, e non lascia spazio a un Lestrange e ancor meno a una Turner.”

“Mamma, ma se…”

“No, scordatelo, Regulus. Quell’argomento è chiuso per sempre, è inutile tornarci. Non costringermi a dover rinunciare ai miei migliori amici per la tua testardaggine, perché sai che Darlene spedirà la figlia dai Crouch – dove dovrebbe stare – e tu passerai l’estate da solo. Probabilmente il prossimo anno andrà così.”

“D’accordo mamma, è solo che lei è così impeccabile…”

“Lo è perché io e tuo padre siamo molto attenti a scegliere le amicizie, Regulus. Non mi sarei aspettata nulla di meno dalla figlia di Edward e Darlene, ma è pur sempre una Turner e tu sei l’erede dei Black. Troveremo una fidanzata per te che sia altrettanto impeccabile e con un cognome all’altezza. A tal proposito, ho sentito i Rosier.”

“No, mamma, ma Eloise no… Lei non è impeccabile!” protestò Regulus invocando l’unico aggettivo che sua madre avrebbe capito. Eloise non solo non era impeccabile, ma era chiassosa, eccentrica, con un qualcosa di volgare, era anche presuntuosa e prepotente. A lezione era scortese con tutti coloro che non le potessero essere di una qualche utilità e camminava per i corridoi a testa alta rivolgendo sguardi nauseati a chi non reputava all’altezza. Inoltre, era melodrammatica in certe uscite e parlava solo di cose futili e noiose. A quel tè avrebbe fatto fare una pessima figura ai Black.

Walburga sospirò e disse: “Farò in modo che lo diventi prima del matrimonio. Hai la mia parola, Regulus. Ora vai a prepararti per la cena.”

Regulus si avviò in camera con il morale sotto i piedi al pensiero dei negoziati con i Rosier. Si cambiò d’abito e uscì sul terrazzino della sua camera a prendere una boccata d’aria per scacciare il pensiero deprimente di Eloise e cercare di concentrarsi sulla convocazione ricevuta dal Pride of Portree. In giardino, in attesa della cena, Alexandra chiacchierava con i suoi genitori, Bellatrix e Rodolphus. Vide Rodolphus avvicinarsi a lei e sussurrarle qualcosa divertito, Regulus avvertì una morsa allo stomaco unita a un senso di fastidio. Avrebbe voluto che Barty fosse presente, lui era più bravo a decifrare le situazioni. Alexandra alzò lo sguardo verso il suo terrazzino e si guardarono. I dubbi scomparvero quando si sorrisero. No, forse era prevenuto perché suo cugino aveva fama di dongiovanni incallito, ma lo sguardo di Alexandra gli confermava altro.

Sorrise mentre li raggiungeva in giardino, recuperando la maschera di amico gentile, sforzandosi di rimanere tra i confini che avevano tracciato i suoi genitori. Walburga aveva ragione: Darlene avrebbe spedito Alexandra dai Crouch se solo avesse sospettato che Regulus aveva un debole per la figlia. Pensò a Barty, costretto a trascorrere le vacanze da solo e si sentì in colpa. Avrebbero dovuto trascorrere le vacanze insieme, loro tre, perché erano una cosa sola, non dovevano dividersi in quel modo, solleticando gelosie e alimentando timori.

Alexandra sedette tra Bellatrix ed Edward, seguita da Walburga e Regulus. Li avevano separati. Regulus raccontò della convocazione ricevuta, di quanto sarebbe stato divertente trascorrere del tempo a giocare come professionista in una squadra di Quidditch. Edward, che da sempre era un grande tifoso del Pride of Portree, sembrò entusiasta della notizia e cercò di convincere Orion che fosse un’ottima idea lasciare fare quell’esperienza al figlio.

Orion chiuse il discorso dicendo che gli affari di famiglia richiedevano la presenza e l’attenzione di un Black che non era conciliabile con una carriera a Quidditch. Il cugino Malfoy gli diede ragione, giudicando sciocco esporsi al pericolo di fratture e incidenti sul campo da gioco, mentre Rodolphus lo punzecchiò su questo tema facendo ridere Bellatrix. Alexandra trattenne la risata fingendo di bere il suo succo di zucca. La vide, dall’altro lato del tavolo, mentre chiacchierava allegra con Bellatrix e Rodolphus di quanto accadeva ad Hogwarts, mentre Regulus provava a fare lo stesso con Narcissa e Lucius. Alle due estremità del tavolo, zio Cygnus e zia Druella intrattenevano gli ospiti e si assicuravano che la cena proseguisse senza momenti di imbarazzo.

Dopo cena, con grande sconcerto di Regulus, i Turner si congedarono dalla compagnia: un gufo urgente del figlio Robert li richiamava al San Mungo dove arrivavano una serie di feriti, di cui alcuni con forti segni di avvelenamento da sangue di drago.

“Vorrete scusarci, siamo mortificati,” continuava a ripetere Edward al punto che Regulus si domandò se Walburga non avesse confidato qualche sospetto sui figli a Darlene. Vide la madre di Alexandra abbracciare Walburga e Orion sospirando: “Ci dispiace terribilmente interrompere la nostra permanenza con voi!” Se era una messinscena, quella donna era dannatamente brava.

Alexandra fece un inchino e ringraziò ciascuno dei presenti. Alzò lo sguardo su Regulus e gli disse: “Fai buone vacanze, Reg, ci vediamo sull’Espresso di Hogwarts il primo settembre.” Era smarrita come lui, dispiaciuta e al tempo stesso determinata a non mostrare nemmeno un frammento del suo stato d’animo. Regulus la conosceva troppo bene per non notare la posa rigida, la mascella serrata e il modo in cui teneva le mani giunte, con la sinistra che afferrava il pollice destro per non tremare o rivelare altri indizi di quello sconcerto.

Cercò di sdrammatizzare. Dovevano essere forti davanti a quelle rappresaglie, dar modo ai genitori di pensare che si fossero sbagliati. “Non essere esagerata, tra qualche giorno torneremo anche noi a Londra. Ti scrivo quando sarò di nuovo a casa. Salutami Barty.”

“Sarà fatto.”

La vide stringere il braccio del padre cercando di non fissarlo troppo. Lo capiva dal modo nervoso in cui alternava lo sguardo tra lui e i suoi genitori, come a controllare che Walburga non disapprovasse quel suo dispiacere, poi scomparve con pop!

Nessuno di loro poteva capire cosa si provasse a vedersi strappata a quel modo la propria anima gemella, a veder sparire quegli occhi all’improvviso e non sentire più la sua risata riempire l’aria. Sospirò e uscì in giardino.

 

Che ne sanno gli altri

Di quando ridevamo come matti

E che ne sanno gli altri

Di quando correvamo come pazzi

E che ne sanno gli altri

Degli occhi nostri mescolarsi e diventare gialli, gialli

(Non sei tu, Gazzelle)

 

 

Note dell’Autrice:

Innanzitutto, grazie per aver letto!

È un missing moment legato a Kintsugi (ma non serve aver letto la long) che si colloca tra i capitoli 7 e 8. Siamo dopo il matrimonio di Narcissa e Lucius. Era un sacco di tempo che avevo in testa di fare una raccolta con citazioni dei miei autori indie italiani preferiti e niente, sono partita da Gazzelle. Questa canzone, in realtà, mi fa venire in mente tantissime coppie, ma il ritornello è perfetto per l’amore clandestino di Alex e Regulus.

 

   
 
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