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Autore: inzaghina    02/09/2020    4 recensioni
La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti; le esperienza delle persone con cui cresci si intersecano alle tue: sono pezzi di un puzzle che andranno a comporre il tuo futuro - e l'esistenza che vivrai.
Per le strade di Brooklyn prima, di svariati angoli di mondo e di New York poi, un gruppo di amici affronterà il bello e il brutto della quotidianità, le gioie e i dolori della crescita, s'innamorerà, supererà il dolore di un cuore spezzato, organizzerà viaggi e feste, matrimoni e funerali... semplicemente vivrà al massimo ogni momento che la vita donerà loro.
[Questa raccolta partecipa alla “Things you said – challenge” indetta da Juriaka sul forum efp.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Brooklyn Tales'
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Questa storia partecipa all’iniziativa “A scatola chiusa”, indetta dal gruppo facebook “Caffè e calderotti”, basata su una traccia proposta da Jodie Graham: “Orizzonte. Ovviamente può essere inteso sia in senso fisico, come l’orizzonte, che metaforico”. Partecipa inoltre alla “Things you said – challenge” indetta da Juriaka sul forum efp con il prompt: 6- Things you said when I was crying / Le cose che hai detto mentre io stavo piangendo 

 

 

Il peso dell’assenza 

 

 

Hai sempre amato il mare – soprattutto in inverno

C’è qualcosa di calmante nello sciabordio delle onde e nei giochi di luce che il sole crea sulla linea dell’orizzonte così vicino che ti sembra di poterlo sfiorare e, al tempo stesso, così lontano da risultare irraggiungibile.  

Eppure, mentre i tuoi piedi penzolano dal pontile che ha fatto da sfondo a così tanti ricordi felici, non riesci a mettere a fuoco la meraviglia a cui la natura sta dando vita in quell’attimo.  

 

Allunghi l’indice destro fino a sfiorare il legno consumato dal vento e dalla salsedine, alla ricerca dell’incisione che sai essere lì – nonostante siano passati anni dall’ultima volta in cui l’hai vista con i tuoi occhi. I tratti che compongono la L sono più decisi e definiti di quelli con cui è stata realizzata la D: avevi proposto a Danny di occupartene al suo posto, ma a otto anni lo spirito artistico del tuo fratellino era decisamente ben definito. Ricordi ancora il sorriso furbo che aveva increspato le sue labbra, dopo aver tracciato le iniziali dei vostri nomi, la soddisfazione d’essere riuscito a completare l’opera senza farsi scoprire da vostro padre – che vi avrebbe rammentato quanto deturpare la proprietà pubblica fosse sbagliato. 

Da che ne hai memoria, tuo padre è sempre venuto su questo pontile a pescare, ma soprattutto a riflettere: spesso solo, qualche volta con tua madre, di tanto in tanto con te e Danny. Se chiudi gli occhi riesci a intravedere il suo profilo che si staglia contro l’orizzonte; i contorni definiti della sua figura sfumano nella luce del crepuscolo fino a svanire, ricordandoti la triste realtà. 

 

Tuo padre è morto: non verrà più a sedersi qui, non pescherà più con te, non potrà continuare a essere il tuo punto di riferimento e non ragionerà più con una sigaretta stretta tra le labbra, osservando l’orizzonte. 

 

“Sapevo che t’avrei trovato qui,” le parole di Sophie sono a malapena un sussurro. 

Ti volti verso di lei, dopo che ha preso posto al tuo fianco e lasci che intrecci le dita alle tue. “Mi dispiace d’essere sparito,” bofonchi, tentando invano di trattenere le lacrime. 

“Non dirlo nemmeno per scherzo, Luke,” ribatte Sophie, incatenando il suo sguardo al tuo. “Nessuno può permettersi di dirti come vivere il tuo dolore,” aggiunge, dopo una pausa durante la quale il cielo è diventato un contrasto di sfumature arancio, rosse e viola, che lottano per non essere fagocitate dal nero pece che le avvolge. 

“Ci sono così tante cose di cui non gli ho parlato,” confessi a fatica, “tanti argomenti che non affronteremo mai…” 

 

I secondi si trasformano in minuti, poi in ore, il silenzio v’avvolge senza che nessuno di voi senta il bisogno di riempirlo. 

Il tocco lieve con cui Sophie passa le dita tra i tuoi capelli arruffati è quasi più rassicurante di un abbraccio e t’abbandoni finalmente al pianto. 

“Grazie di tutto, Soph, non sopravvivrei al dolore senza te.” 

Un’altra pausa si dilata tra voi, prima che l’abbracci stretta. 

“Ti amo.” 

“Anch’io, Luke.” 

 

 



 

Nota dell’autrice: 

Eccomi qui, finalmente, a pubblicare la prima storia che fa parte di questa raccolta dedicata ai miei personaggi originali su cui sto rimuginando da ormai molto tempo e su cui, grazie alla challenge indetta da Juriaka, mi sono finalmente messa all’opera.  

Ho approfittato dell’occasione per far partecipare questa storia anche all’evento “A scatola chiusa” in scadenza oggi — perché non sarei io se non arrivassi all’ultimo… 

Ultimamente mi sto innamorando sempre di più delle flash e della sfida che ti porta a convogliare tutto ciò che vuoi esprimere in 500 parole o meno; sempre ultimamente sto scoprendo la scrittura in seconda persona che mi pare essere il miglior veicolo per dar voce alle emozioni vissute dai personaggi. 

Come sempre rischio di scrivere note più lunghe della storia stessa, quindi mi zittisco. 

 

   

   
 
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