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Autore: harrypotter_vita    04/09/2020    0 recensioni
Solitamente, ci vuole molto poco per distruggere la vita di qualcuno. Basta sposare la persona sbagliata, oppure dimenticarsi di utilizzare le protezioni quando servono e ritrovarsi con una bocca in più da sfamare in piena crisi economica. Ma non è questo il caso. In effetti, nessuno avrebbe mai pensato che una una pozione non completata in grado di ridurre un essere umano alle dimensioni di una Barbie sarebbe bastata per mandare all'aria i piani di due intere famiglie.
E così, uno Scorpius Malfoy alto neanche dieci centimetri e una Rose Weasley visibilmente irritata si ritrovarono a dover convivere per cercare di risolvere quell'enorme casino che si era venuto a creare, cercando di nascondere tutto il fattaccio agli occhi dell'intera Hogwarts.
Si prospettava essere un settimo anno molto interessante, terribile, sì, ma molto interessante.
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Dal testo:
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" Rose cadde pesantemente in ginocchio, la rabbia sparì completamente dal suo volto, lasciando un'espressione vuota e disperata al suo posto. Era incredibile. Non riusciva ancora a metabolizzare che Scorpius Hyperion Malfoy le aveva appena rovinato la vita. "
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Storia pubblicata anche su wattpad con lo stesso titolo
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Piccola premessa prima di iniziare:


(Parto subito nel dire che non è necessario leggere questa introduzione per comprendere gli avvenimenti della storia, ma la consiglio a chiunque sia interessato a scoprire il lungo viaggio che hanno intrapreso questi capitoli. Il primo capitolo si trova sotto, oltre la presentazione dei personaggi, quindi potete benissimo passare direttamente a quello).

Eccomi qui con una nuova storia, piena di aspettative, piena di energia, (e anche pregando che le mie speranze non si infrangano come quelle dei nostri due protagonisti).
Credo di dovere delle scuse a tutte le persone che hanno letto le mie due fanfiction precedenti, so che avete sofferto a causa della mia incompetenza. (Se non si fosse capito, queste storie non vengono aggiornate dal 2017).
Ops.

Ma questa volta sarà diverso, giuro! (Le ultime parole famose).
No, dai, sarà diverso proprio perché questa storia è già stata scritta, precisamente nel lontano 2016, su una piccola pagina instagram (ora non più tanto piccola ahahah). Ho conservato ogni singolo capitolo, ero troppo affezionata a questa fanfiction per lasciarla nei server dimenticati di internet, e adesso sono qui, a distanza di quattro o cinque anni, a riproporvela.
Una personcina molto cara ha provato a portare questa storia su un sito di scrittura, ma non è riuscita ad andare oltre al secondo capitolo, proprio perché i testi si sono persi nei meandri oscuri di instagram. Ve lo dico giusto per farvi sapere che non mi ha copiata, o io non ho copiato lei, ma anzi le avevo dato la mia autorizzazione a fare questo lungo lavoro di trascrizione.

Ma ora torniamo a parlare della tragica storia di questa fanfiction.
Quando la scrissi la prima volta avevo dodici anni. DODICI. Insomma, date un computer, una connessione internet e un bad boy ad una ragazzina ormonata di dodici anni e vedete cosa riesce ad inventarsi.

Spoiler: cose molto brutte.

Ed è esattamente quello che è successo!
Non riesco a capire, e credo non capirò mai, perché un obbrobrio del genere fosse piaciuto ad alcune persone. Mi viene subito da pensare: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, no?

No.

Ecco il motivo per cui sto letteralmente scrivendo questa storia, la quale era partita anni fa con le migliori speranze, rovinate poi dall'incompetenza e dall'infantilità dell'autrice. (Come succede molto spesso, d'altronde). Mai lasciare che una dodicenne scriva come funziona la vita di una diciassettenne.

Adesso che ho quasi diciassette anni credo di avere un po' più di competenza per poter scrivere fanfiction su rapporti adolescenziali, forse anche perché nel frattempo ho imparato a scrivere. (Quanto scommettiamo che dopo aver detto questa cosa non farò altro che sbagliare la struttura di tutti i testi?)

Ma, bando alle ciance, vi informo subito che la storia, in origine, aveva 52 capitoli. Credo (e spero) di non arrivare a questo numeri, ma io sono logorroica anche quando scrivo, quindi chi lo sa. Sicuramente sarà più lunga di trenta capitoli, perciò avrete da sopportarmi per un bel po'. Al momento sono arrivata a scrivere fino al decimo capitolo, così mi sono portata in avanti.

Gli aggiornamenti saranno settimanali (ogni venerdì), oppure una volta ogni due settimane, nel peggiore dei casi. Metto subito le mani in avanti dicendo che quest'anno andrò in quarta liceo e che preferirei che la mia media non subisca un calo drastico. Questo non vuol dire che la storia sarà l'ultima cosa a cui penserò, prima di tutto perché ho tutte le idee chiare, e poi anche perché ormai sto vivendo in simbiosi con il mio computer.

Bene, ora che vi ho annoiati abbastanza, ho deciso di annoiarvi ancora di più facendo una introduzione ai personaggi.




PERSONAGGI


Questa presentazione si può saltare, ma tanto è molto corta e vi può servire a capire dove sono finiti tutti i dolci bambini dei nostri eroi. Non elencherò tutti i personaggi della storia, ma soltanto quelli che sono i figli della vecchia generazione (realmente nati oppure inventati da me).
Alcuni dati sui personaggi, età e casate sono presi da Harry Potter Wiki, quindi non dovrebbero essere sbagliati. Per il resto, se qualcosa non vi torna è perché me la sono inventata :)


Figli di George:
Fred: nato nel 2008 - Grifondoro. Roxanne: nata nel 2009 - Grifondoro

Figli di Percy:
Molly: 2010 - Tassorosso. Lucy: 2008 - Grifondoro

Figli di Bill:
Victoire: 2000 - Tassorosso. Louis: 2004 - Corvonero. Dominique: 2006 - Corvonero

Figli di Ron-Hermione:
Rose: 2006 - Grifondoro. Hugo: 2008 - Grifondoro.

Figli di Harry e Ginny:
James: 2004 - Grifondoro. Albus: 2006 - Serpeverde. Lily: 2008 - Grifondoro

Figlio di Draco e Astoria:
Scorpius: 2006 - Serpeverde

Figli gemelli di Luna e Rolf Scamander:
Lysander e Lorcan: 2007 - Serpeverde

Figlio di Tonks e Lupin:
Teddy: 1998 - Tassorosso

Figli di Neville e Hannah:
Harfang: 2009 - Grifondoro. Laura: 2005 - Tassorosso

Figli di Cho Chang:
Cedric: 2006 - Corvonero. Harry: 2004 - Tassorosso. Katie: 2010 - Serpeverde

Figli di Romilda Vane:
Lavanda: 2006 - Grifondoro. Colin: 2012 - Serpeverde

Figli di Calì Patil:
Leanne: 2012 - Tassorosso. Shay: 2006 - Grifondoro

Figlio di Blaise Zabini:
Philip: 2006 - Serpeverde


Figlio di Theodore Nott:
Zack: 2006 - Serpeverde








CAPITOLO 1

CAFFÈ ESPRESSO



1° settembre 2023

 

Quella mattina del primo settembre, finita l’estate calda e afosa, tutta la famiglia Weasley-Granger era in macchina, diretta a King Cross. Tirava il tipico vento londinese e il tempo non sembrava dei migliori, con spesse nuvole grigie che oscuravano ogni punto del cielo. Essendo però abituati a vivere in Inghilterra, si sarebbero stupiti se ci fosse stato un sole raggiante con tanto di arcobaleno e unicorni al posto della coltre di nuvole.

Per Rose era l'ultimo anno ad Hogwarts. Ultimo anno di divertimento, di studio intensivo, di giochi spensierati… L’ultimo anno prima di raggiungere l’età adulta. E lei era una di quelle persone che aveva tanti progetti per il suo futuro. Era spesso paragonata a sua madre, avendone lo stesso talento e la stessa determinazione, e proprio per queste somiglianze spesso non andava d’accordo con la sua genitrice. A volte, quando litigavano, le sembrava di parlare a uno specchio, che, purtroppo, non si poteva rompere lanciandogli contro qualcosa.

Studiava molto e spesso, tutto per prepararsi alle enormi difficoltà che si sarebbe trovata davanti una volta giunta nel mondo degli adulti. Nonostante tutto quel carico di responsabilità non aveva però intenzione di rovinarsi l’ultimo anno, anzi, perché no, aveva anche in mente di scatenarsi un pochino. Era letteralmente sommersa da cugini casinisti e amiche tremende, sarebbe stato praticamente impossibile non partecipare ai loro scherzi.

In quel momento Rose si accorse di quanto significasse quella scuola per lei, come una seconda casa, e le sarebbe dispiaciuto abbandonarla per sempre alla fine di quell’anno. Avrebbe potuto tornare a lavorare come insegnante, ma quel pensiero non le sfiorò la mente. Farsi bullizzare da dei ragazzini ormonati di prima mattina? Assolutamente no.

Lei voleva intraprendere la carriera di ricercatrice e inventrice di nuove pozioni o incantesimi, un progetto a cui già stava lavorando da parecchio tempo.

Le ritornarono in mente molti dei momenti più significativi che aveva trascorso in quella scuola: le continue chiacchierate con Neville sulla guerra della generazione precedente, i pigiama party interminabili con le sue compagne di stanza, i risultati migliori dell’intera scuola per interi anni consecutivi, la vincita dei Grifondoro sui Serpeverde a quidditch durante la finale di qualche anno prima, quando Scorpius Malfoy era caduto dalla scopa…

Si sentì un po’ in colpa ad essere felice della disgrazia di qualcun altro, ma Scorpius Malfoy per lei era troppo strano, oltre che a essere un suo giurato rivale. Non avevano mai avuto nessun tipo di conversazione o nessun tipo di relazione, né amichevole né scontrosa, si erano bellamente ignorati per tutti quegli anni. O almeno, lei ci aveva provato, poi se Malfoy le intralciava la strada proprio nei momenti peggiori della giornata non doveva lamentarsi se finiva in infermeria coperto di pus.

Non era però una novità che ci fosse una certa faida con quel ragazzo, in fin dei conti era un serpeverde, e le due casate erano storicamente famose per essere sempre in una continua lotta. Quindi no, non gli prestava particolarmente attenzione, se non quando lui riusciva a batterla a quidditch, in quel caso era meglio se cominciava a correre molto velocemente.

Improvvisamente la macchina su cui la famiglia Weasley stava viaggiando sobbalzò.

– Ron, mi avevi detto di aver preso la patente! – Sua madre, sferrò subito l’attacco al marito imbranato, lanciandogli un’occhiata furiosa.

– Sì, Hermione, ma questa macchina è cocciuta! – Provò a giustificarsi lui, nonostante fosse una causa persa. Subito dopo si girò in direzione di Hugo e Rose e sussurrò: – In realtà ho dovuto confondere l'esaminatore –. E fece l’occhiolino.

Hugo rise mentre Rose sospirò, quella era una macchina molto costosa.

La Tesla sopra cui stavano viaggiando sfrecciò in mezzo al traffico londinese, di sicuro al di sopra del limite di velocità concesso. Per fortuna non rilasciava gas inquinanti (per via del riscaldamento globale certe cose erano diventate illegali), altrimenti tutte quelle sgommate e frenate sarebbero bastate a creare un altro buco nell’ozono. Perché suo padre era stato in grado di guidare una macchina volante a dodici anni ma non aveva ancora imparato il codice stradale?

Arrivati alla stazione c'erano già i Potter ad aspettarli.

King Cross, come ogni primo settembre, era piena di maghi e streghe ancora camuffati da babbani ammassati al binario 9 e ¾. C’era chi piangeva, chi salutava, chi lanciava biancheria intima ai figli perché se l’erano dimenticata (James Potter ne era un esempio)… Ma alla fine tutti oltrepassavano la parete e salivano sul treno.

Tutta la famiglia Weasley era riunita e loro furono, ovviamente, gli ultimi a salire. Con tutti i parenti da salutare e i bagagli da caricare spesso facevano tardare la partenza del treno stesso, scatenando proteste a destra e manca in tutta Hogwarts. Alla fine però loro costituivano metà degli studenti totali presenti alla scuola, quindi i loro ritardi non era mai stati un fatto troppo grave.

James Potter, ormai maggiorenne, li salutò tutti con un finito sorriso stampato in volto. – Mi raccomando per i M.A.G.O. , eh!

Rose gli rivolse un’occhiata gelida. Non avrebbe dovuto osare metterle ansia di prima mattina. Hugo le diede una pacca sulla spalla e le fece notare una vasta macchia rossa che James aveva stampata sul viso. Entrambi i fratelli trattennero le risate, capendo cosa fosse successo. Giocatrice di quidditch o madre, zia Ginny non sbagliava mai la mira quando si centrare in pieno qualcuno con la ciabatta, e James lo sapeva bene.

Albus e Lily corsero loro incontro, lasciando tutti i bagagli da caricare allo zio Harry. Nel frattempo, Louis e James e avevano cominciato a sfotterli, divertiti, visto che la maggior parte di loro quell’anno avrebbe affrontato degli esami molto importanti. Ginny dovette far finta di sfilarsi la scarpa per farli tacere.

Tutti salirono sul treno, aiutando i ragazzi più piccoli, che vivevano serenamente senza alcun tipo di ansia o preoccupazione per gli esami imminenti.

Fred e Roxanne stavano cercando di nascondere alla madre, con falsi risultati, tutti gli scherzi dentro ai loro bagagli. Neanche George riuscì ad aiutarli, e, appena Angelina li vide, li sequestrò tutti. – MA DICO, è il caso, George, di lasciare a dei ragazzi così piccoli una quantità simile di esplosivi?! – Sbraitava la donna, cominciando a lanciare cose addosso al marito. – Vuoi davvero farli espellere dalla scuola come è successo con te?

Era palese che George non desiderasse altro.

Prima che anche Rose si staccasse dai genitori, Hermione la trascinò in modo inaspettato in un posto lontano da orecchie indiscrete.

– Senti Rose –. Disse sua madre parlandole con un tono improvvisamente serio. – Non metterti in cattivi rapporti con il figlio di Draco.

Rose alzò un sopracciglio stizzita, ne avevano già discusso. – Mamma con lui non ci ho neanche mai parlato. Non ci siamo calcolati per tutti questi anni, perché dovrebbe scatenarsi una guerra proprio ora?

A parte i primi anni, dove si era potuto percepire dell’astio tra i due, per tutti i successivi non si erano più neanche guardati. Emh, più o meno. Diciamo pure che preferì non parlare a sua madre delle innumerevoli volte in cui l’aveva fatto accidentalmente cadere giù dalla scopa durante le partite. Qualsiasi cosa fosse successa era però sicura che sarebbe uscita dalla scuola senza scambiare neanche una parola con il suddetto, il quale sarebbe rimasto un enigma per sempre.

E quando le cose andavano come previsto? Tipo mai, ma Rose non ci voleva pensare.

– Molto probabilmente non succederà nulla, ma per me è importante, appunto, che nulla accada –. Disse Hermione tutto ad un fiato, come se non le piacesse parlare di quell’argomento. – Poi quest’anno hai un progetto molto importante da finire, dovresti valutare anche gli imprevisti che ti potrebbe causare.

– Il mio progetto è perfettamente al sicuro, tranquilla e, capisco le tue preoccupazioni, ma l’unico svantaggio che lui possa procurarmi è rubare tutto il mio lavoro. E poi è un Malfoy, perché dovremmo parlare di lui?- – A Rose non faceva impazzire parlare di quella persona, non era mai stato il suo argomento preferito. – Il ragazzo che ti ha vista a casa sua e non ha fatto niente per... scusa.

Si ricordò di non poter parlare di quella questione, suo padre gliel'aveva proibito sin dal primo momento in cui aveva visto Scorpius al primo anno. Ron continuava a ripetere che portassero brutti ricordi alla mente di sua madre.

– Suo padre avrà pure sbagliato, ma Scorpius non è come Draco. Non è un Mangiamorte, quelle persone sono morte e sepolte, Voldemort non esiste più e mai tornerà –. Le prese il viso tra le mani, arricciandole dolcemente le ciocche rossastre. – Rose promettimi che non lo tratterai come il figlio di un Mangiamorte ma come una persona normale.

La ragazza non aveva ancora molto tempo prima che il treno partisse, ci pensò un po’ su e disse: – Va bene, ci proverò –. Mentì, anche se, onestamente, non gliene fregava assolutamente nulla.

Detto questo salì sul treno, diretta ad Hogwarts per l’ultima volta, per nulla intenzionata a rivolgersi a lui neanche per scambiarsi un saluto. Chissà perché sua madre si faceva sempre certi problemi.



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– Sei pronto, Scorpius? – Draco fece capolino nella stanza della serpe.

Il ragazzo emise qualche grugnito e storse il naso, osservandosi allo specchio: era impeccabile come sempre. Non un capello fuori posto, tenuti fermi da un gel puzzolente, abbinato ad una camicia e pantaloni neri perfettamente stirati dagli elfi domestici. La pelle pallida risaltava, come se brillasse, priva di imperfezioni.

– Ecco, così sei praticamente perfetto –. Il padre poggiò una mano sulla sua spalla, cercando di essere un po’ affettuoso, almeno prima della partenza del figlio per Hogwarts.

Scorpius distolse lo sguardo dal suo splendido riflesso, non che non gli piacesse guardarsi, era praticamente splendido, ma gli sembrava fuori luogo. Si incamminò verso le pesanti tende color smeraldo che oscuravano tutti i raggi solari che entrava nella sua camera e le aprì. Una fredda luce riuscì ad attraversare il vetro e lo colpì dritto al  volto.

Il Malfoy Manor era sempre stato freddo e buio, da quando Scorpius ne aveva memoria. Sapeva benissimo che era una cosa che sua madre odiava, infatti le sue stanze erano poste nel punto più colpito dal sole e le tende erano sempre tirate. Solo le stanze di Astoria Malfoy erano calde e accoglienti, i suoi due genitori non dormivano insieme. Scorpius sapeva che era nato da un matrimonio combinato, ogni membro delle famiglie di Purosangue ne era consapevole, ma ringraziò il cielo che i suoi genitori avessero deciso di non fingere di essere innamorati. Erano sempre stati chiarissimi con lui. Chiari come l’argento, di cui erano sommersi.

– È ora di andare, che progetti hai per questo tuo ultimo anno? – Draco lo accompagnò fuori dalla sua stanza, dopo aver preso valigie e bagagli. Suo padre che si abbassava per raccogliere le valige non lo aveva mai visto, certo che quella mattina era particolarmente strano.

Scorpius sospirò. – Onestamente non ho in mente nulla di particolare da fare. Superare i M.A.G.O. , fare bella figura, vincere a quidditch, queste cose qui –. Sapeva benissimo perché suo padre gli stesse chiedendo quelle cose, Draco Malfoy non aveva mai avuto un ultimo anno tranquillo ad Hogwarts.

– Direi niente di impegnativo, sei già bravo a fare tutto.

Scorpius annuì e decise di sorvolare sul piccolo dettaglio riguardante i possibili rivali che aveva ad Hogwarts.

Passarono per il salone di ingresso, ben pulito e lustrato dagli elfi, ma buio, con delle tende pesanti che oscuravano la poca luce solare che quel maledetto tempo piovoso riusciva a far trapelare.

Astoria corse verso di loro, facendo ticchettare i tacchi sul pavimento e ondeggiando un bel vestito che si era indossata per l’occasione. – È ora di partire? – Sorrise.

– Vieni con noi? – Chiese Draco.

Lei annuì felice. – Non mi perderei mai la partenza di mio figlio.

Scorpius li guardò bene per un ultima volta: nonostante tutto i suoi genitori avevano un bel rapporto. Non si amavano, non tendevano neanche a fingere, nemmeno alle cene di famiglia con i suoi nonni. Erano però in una bella relazione di amicizia e supporto reciproco, mangiavano insieme, a volte giocavano o uscivano tranquillamente. Nonostante ciò, percepiva bene l’assenza di quel sentimento tra loro due.

Ma era stato fortunato, molti Malfoy avevano avuto genitori violenti o che avevano tentato di ammazzarsi fra di loro per via dei matrimoni combinati. La prova di ciò gli si era presentata davanti quando, durante un Natale passato in famiglia, sua nonna Narcissa aveva drogato il nonno con dei sedativi per farlo stare calmo e non fargli gridare qualche strano insulto nei confronti di chiunque. Risultato? Era svenuto sopra il porridge e si era quasi soffocato. Secondo risultato? I Natali successivi era sempre stato drogato, ma non al punto da schiattare di fronte al povero pargoletto di famiglia.

I signori Malfoy uscirono a braccetto, davanti a tutti dovevano fingere di essere una coppia, seguiti dal figlio che era piuttosto silenzioso.

– Tutto apposto Scorpius? – Chiese Astoria mentre azionava la macchina, l’unico oggetto babbano che possedevano. – Sei emozionato?

Lui fece spallucce e sbuffò. Era molto pensieroso quel giorno e aveva paura che non se lo stesse godendo abbastanza. Era la sua ultima partenza per Hogwarts, di tutta la sua vita, avrebbe dovuto sentirsi più in visibilio.

– Visto che non hai niente di particolare da fare quest’anno, posso chiederti un favore? – Suo padre subito cercò di affidargli qualche incarico malfoyesco.

Scorpius ormai era abituato: i Malfoy erano fatti per contrattare, trarre vantaggio dalle situazioni che la vita presentava loro. Non si sentì quindi offeso o insultato, annuì con curiosità, non che si aspettasse una richiesta diversa da Draco Malfoy. Non era mai stato particolarmente bravo a fare il padre.

– Hai presente la figlia del Ministro della Magia?

– Certo –. Scorpius rise, come avrebbe potuto non ricordarsi di Rose Weasley? Oltre al fatto che era figlia di una delle famiglie più importanti da vent’anni a quella parte, lei era una che si faceva parecchio notare, tra i voti a scuola, il quidditch, le aspettative che molti avevano su di lei... E quei dannati capelli rossi. Ah, sì, anche per quel piccolo incidente che gli aveva procurato l’anno prima.

– Ecco… Mi servirebbe che tu riesca in qualche modo a fartela amica.

Scorpius credette di aver capito male. – Eh?

– Sua madre è il Ministro della Magia, mi capisci no?

Certo che lo capiva, nella condizione disastrosa in cui erano i Malfoy dal dopoguerra avrebbe fatto molto comodo avere un amico al governo, come ai vecchi tempi, quando erano ancora importanti. – Perché non parli direttamente con sua madre? Eravate compagni di scuola, no? Siete ancora rimasti a contatto dalla fine della guerra.

Draco strinse la mascella. – Solo per contratti formali, per non perdere la casa, diciamo –. Deglutii.

Scorpius capì, erano successe tante cose negli anni della guerra, troppe che suo padre non gli aveva mai raccontato. Purtroppo era sempre venuto a saperle da altri, e non nei modi migliori. Da quando i Malfoy erano caduti in basso suo padre aveva fatto i salti mortali per riportarli dove erano prima, e ce l’aveva quasi fatta. Era un uomo molto abile con un obbiettivo preciso. – Vedrò quello che riesco a fare –. Sospirò.

Sarebbe stata difficile, molto difficile, soprattutto se si fosse rivelata una persona antipatica, e sospettava che lo fosse. Non avrebbe potuto fingere un’amicizia per sempre.

– Siamo arrivati! – Esclamò Astoria, felice. Non aveva proferito parola per tutto il viaggio ma Scorpius sapeva benissimo che lei era stata informata della decisione di Draco già da tempo.

Il ragazzo scese dall'auto, diretto al treno, per l’ultima volta.





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Quella sera, Scorpius era impaziente di cenare, ma dovette sopportare il lungo smistamento dei ragazzi del primo anno. Non riusciva proprio a comprendere perché dare così tanta importanza a quella cerimonia, era una cosa che riguardava i singoli studenti del primo anno, perché costringere l’intera scuola ad assistere?

Insomma, aveva fame, e i suoi bisogni erano una priorità di tutti.

Si ricordava bene del suo smistamento, era stato uno dei più particolari che l’intera scuola di Hogwarts avesse mai visto. Il cappello parlante aveva impiegato quasi più di sette minuti per decidere la sua casa di appartenenza, e a Scorpius non piaceva ricordare le orribili proposte gli aveva fatto. Alla fine, ovviamente, era finito in Serpeverde, e meno male, altrimenti sarebbe stato spedito a casa fatto a pezzettini dentro una busta della spesa economica.

Spostò la sua attenzione dallo smistamento per osservare con l’acquolina in bocca le pietanze non ancora comparse sul tavolo. Mugugnò qualcosa e appoggiò la testa sui gomiti, cominciando a pensare a qualsiasi cosa che avesse potuto acquietare la sua noia.

Philip Zabini gli diede un piccolo coppino, cercando di ravvivarlo un po’. L’amico gli rispose con un’occhiataccia, quella sera era troppo stanco per poter fare qualsiasi cosa. Rifiutò anche la proposta di fare serata dopo cena, aveva una missione da iniziare, e oltretutto non gli andava di finire nei casini già dal primo giorno. Non che non gli piacesse fare confusione, ma non si fidava di Philip. Durante le feste era un miracolo se non sfoderava la sua bacchetta e cominciava a mostrarla a tutti i presenti, il che non sempre si era rivelato un fatto sgradevole, ma per i maschi etero sì, e parecchio anche.

Posò il suo sguardo su uno spettacolo molto più interessante al tavolo dei Grifondoro: Rose Weasley. Scorpius non capiva come definire quella ragazza: Rose era, in poche parole, il suo rivale giurato. Era un’avversaria per il fatto che fosse una Grifondiota, perché non era Purosangue e perché abile quanto lui in qualsiasi cosa, dal fabbricare pozioni al giocare a quidditch. Non era mai riuscito a prevalere su di lei in nessuna di queste attività, se non così poche volte da essere irrilevanti. L’unica cosa che li distingueva era la famiglia.

La maledetta famiglia, a seconda di dove nasci, sei condannato, e il tuo destino è già stato scritto. E, visto che, secondo suo padre, i M.A.G.O. erano solo uno stupido scherzo a cui dedicare poche energie e concentrazione, aveva deciso di affidargli quella missione. Insomma, per decenni Draco Malfoy non era mai riuscito ad avere un contatto con qualcuno del Ministero, ma lo Scorpius appena maggiorenne e senza esperienza ce l’avrebbe fatta, ovviamente.

Il ragazzo sbuffò, esasperato.

– Tutto bene, carissimo? – Chiese Albus con una punta di malizia, seduto di fronte a lui. – Ti vedo che osservi mia cugina.

– E tu la smetti di guardare me? – A Scorpius non sfuggì il fatto che il suo migliore amico si fosse incantato davanti alla sua affascinante persona.

Albus ridacchiò, distolse lo sguardo dal biondo e lo riposò sopra a un ragazzo molto carino, più piccolo di loro di pochi anni.

Scorpius sapeva benissimo cosa stesse aleggiando nella mente del suo migliore amico, “Carne fresca”, era tutto ciò a cui stava pensando Albus, manco fosse un macellaio ECO-BIO a chilometro zero.

Il Malfoy ritornò a fissare l’oggetto dei suoi desideri, Rose Weasley, pensando a come avrebbe potuto parlarle. Prima di iniziare con il vivo della sua missione avrebbe dovuto sapere che tipo persona fosse, altrimenti qualunque tipo di approccio sarebbe stato impossibile. Sapeva solo che era schifosamente acida con chiunque cercasse di intralciare la sua strada al successo, e quel chiunque spesso coincideva proprio con lui. Di nuovo, meglio non ricordarsi degli incidenti puramente casuali che si erano causati a vicenda.

Finalmente lo smistamento finì e Scorpius ritornò con i piedi per terra. La cena comparve magicamente e tutti cominciarono a mangiare.

Verso la fine del pasto, Scorpius si accorse di alcune bottiglie poco alcoliche lasciate sul tavolo per gli studenti più grandi come buon augurio per cominciare l’anno degli esami. Era fantastico essere un mago e diventare maggiorenne a diciassette anni, odiava tutti i bar babbani dove l’alcol gli era sempre stato negato.

Dal tavolo dei professori si potevano intravedere due grosse lenti che lo squadravano. “Non fate cazzate”, diceva lo sguardo della McGranitt, rivolto a tutti i diciassettenni presenti in sala.


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– Che facciamo, non lo prendi un bicchiere? Rose scosse energicamente la testa, rifiutando ogni due secondi le proposte della cara Nathalie, che si stava ormai riempiendo il calice di alcool a bassa gradazione.

Era una ragazzina molto vivace, con un caschetto di capelli castani che andava in tutte le direzioni ogni volta che muoveva la testa. Quella sera aveva un’immensa voglia di provare a bere, ma c’era un incantesimo di protezione per i minori come lei. Ogni volta che si riempiva il calice, l’alcol spariva, e ritornava a riempire il suo contenitore originale, ossia le bottiglie messe al centro della tavola.

– Guarda che non funziona se fai così –. Il piccolo Fred sghignazzò al loro fianco, comparso all’improvviso da chissà dove.

Nathalie si girò verso di lui, con gli occhi fuori dalle orbite. – E allora come faccio?! – Strepitò.

– È semplice –. Fred accavallò le gambe, passandosi una mano tra i capelli rossicci e mossi. Stavano crescendo molto e alcune ciocche gli finivano sugli occhi, oscurandogli la vista. – Sono disposto a dirti come fare solo se mi paghi, vediamo... dieci falci.

– Te lo puoi benissimo scordare!

– Io te lo spiego se mi paghi la metà –. Si intromise Roxanne, anche lei comparsa dal nulla.

Rose spalancò gli occhi, stupita per la violazione del regolamento a cui stava per assistere. – Ma non se ne parla neanche! – Urlò guardando furiosa tutti i colpevoli del misfatto. – E soprattutto, voi due come conoscete questo metodo?! – Puntò il dito sui figli di George.

I due fratelli si misero a fischiettare e Roxanne iniziò a inventarsi scuse su scuse per prendere tempo, mentre il fratello ufficializzava il contratto con Nathalie, prendendo i soldi e scrivendo il controincantesimo su un bigliettino.

– Guardate che vi ho visti! – Urlò Rose, e i due ragazzi corsero via, nascondendosi tra i loro amichetti complici di crimini contro la legge.

La ragazza decise di lasciar perdere, tenendo però d’occhio che Nathalie non esagerasse. Non era minimamente intenzionata a pulire il vomito di una ragazzina troppo stupida il primo giorno di scuola.


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Scorpius era stanco, ma aveva mangiato molto, non c’era niente di meglio nel finire la cena con qualche bicchiere. Purtroppo, Philip decise di divertirsi un po’ più del dovuto, forse vendicandosi del suo rifiuto per il festino di quella sera. Fece un incantesimo al suo bicchiere: per ogni sorso che veniva bevuto, il bicchiere di riempiva in automatico di nuovo alcol. Scorpius, così, si ritrovò a bere molto di più di quanto avesse voluto.

– Sei proprio uno stronzo, sai? – Disse il Malfoy all’amico, con le gote leggermente arrossate e la vista un pochino sfuocata.

Philip ridacchiò, senza degnarlo di scuse, troppo impegnato a sputtanarlo davanti ad Albus, che non era messo tanto meglio.

Fu in quel momento che i pensieri di Scorpius degenerarono. Non se ne curò neanche molto, era stanco, non era il momento di provare a tenere a freno le sue idee sfrenate. Il suo sguardo tornò a posarsi inevitabilmente su Rose, Rose che ondeggiava i capelli rossi, Rose che parlava sorridendo ai suoi amici, Rose che aveva un sorriso smagliante, Rose che arrossiva in modo tenero, Rose, Rose, Rose, Rose… Rose che si alzò all’improvviso per andare nelle sue stanze.

No, no e no. Non poteva scomparire così all’improvviso.

Scorpius non capì più nulla, sconvolto e cieco per colpa dell’alcol, si alzò dal tavolo, balbettando qualche scusa ai suoi amici, e seguì la ragazza.

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Rose stava camminando tranquilla per uno dei corridoi del quarto piano quando ebbe la sensazione di essere osservata. Si guardò in giro, ma oltre i quadri vecchi e sghignazzanti non trovò nessun altro. Continuò per la sua strada.

Il viaggio era stato lungo ma piacevole: le sue amiche avevano fatto quasi esplodere lo scompartimento per la confusione che avevano creato, ma almeno si erano divertite. Era l’ultimo anno, dovevano farlo. Tra Lavanda, Shay, Leslie e le sue cugine non sapeva davvero definire chi fosse la più casinista.

Dopo un po’ cominciò a salirle l’ansia per quella strana sensazione. Si era alzata prima dal tavolo per andare al bagno, non era proprio il momento di farsi certe preoccupazioni. Passava solo per i corridoi illuminati, chi avrebbe mai dovuto seguirla? Beh, ovviamente il castello faceva uno strano effetto nell’essere così vuoto e silenzioso, ma durante gli orari dei pasti era sempre così.

All’improvviso sentì un rumore di passi pesanti dietro di sé e si girò di scatto. Superato lo spavento iniziale, si rese conto di essere tra un corridoio chiuso e una presenza ben poco gradita.

– Una Caposcuola come te non dovrebbe essere in Sala Grande per radunare tutti i marmocchi del primo anno? – Chiese Scorpius completamente fuori luogo, con una smorfia sul viso un po’ contratta e un ghigno strafottente che faceva risaltare le sue piccole fossette.

Rose deglutii. Non sapeva onestamente cosa dirgli, non era mai stato così tanto diretto nei suoi confronti. – Cosa ci fai qui Malfoy? – Chiese a sua volta, anche lui era un Caposcuola, e non avrebbe dovuto trovarsi lì.

– Ho lasciato il compito di accompagnare i bambini a un’amica –. Disse lui alzando gli occhi al cielo e piantandosi in mezzo al corridoio, come intenzionato a non volerla lasciarla andare.

La ragazza sbuffò e lo osservò bene. Aveva qualcosa di strano quella sera, non era mai stato così sfacciato nei suoi confronti. In quel momento non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi con lui, il massimo del loro rapporto erano stati spintoni sulle scope a duecento metri di quota, con grande possibilità di rimanere uccisi e una grande soddisfazione da parte di chi sarebbe sopravvissuto. Di sicuro non si erano mai messi a parlare o a lanciarsi frecciatine in modo così spudorato. E infantile.

Scorpius sapeva di non avere il pieno controllo di sé, ma decise di dover lasciar correre. In fin dei conti avrebbe dovuto parlarle prima o poi, l’alcol avrebbe potuto aiutarlo a sbloccarsi.

Rose continuò a tenere fisso lo sguardo su di lui e il ragazzo ricambiò, trasformando quel battibecco in una specie di sfida al primo che sbatteva le ciglia. Il serpeverde, d’altro canto, non aveva la minima intenzione di andarsene, era curioso di sapere quale sarebbe stata la mossa della Weasley. La sua parte l’aveva fatta, toccava alla rossa. Aspettò con le braccia conserte e la schiena dritta, sfidandola.

La Grifondoro osservò attentamente la sue mosse. Il suo pomo d’adamo si alzava e abbassava lentamente, seguendo il pacato ritmo del suo respiro, mentre sul volto aveva stampato quello strano ghigno. Sembrava rilassato, quasi spensierato, con i suoi capelli dorati tutti spettinati e una ciocca che ricadeva in modo quasi studiato sui suoi occhi. La camicia era arrotolata lungo i gomiti e sbottonata in cima, come se avesse caldo.

Aveva bevuto?

Scalmanie di calore, atteggiamento rilassato e spavaldo, erano tutti segni che lo confermavano. Mannaggia alla McGranitt, davvero si era fidata dei serpeverde e aveva messo l’alcol anche sul loro tavolo?

Rose si stufò molto presto di quel confronto e immaginò i primini richiamarla, sperduti da qualche parte nel castello e in preda al panico. Ricordava bene di quella volta in cui un quadro aveva condotto un ragazzino nuovo verso una scala instabile, e di quanto avesse riso quando era quasi caduto giù.
I quadri erano il vero nemico di quel mondo.

Cercò quindi di oltrepassare il ragazzo, ma lui non le lasciò via di fuga.

– Posso passare? – Chiese un po’ stizzita.

– E perché mai dovrei lasciarti andare? – Aveva un piccolo sorrisino sul viso, sembrava quasi strafottente.

Che fastidio, pensò la rossa.

– Ti senti bene? – Gli chiese.

Quella sarebbe stata forse la prima e ultima conversazione della loro vita, e sarebbe stato molto strano ricordarlo come uno psicopatico.

– Sì, sì –. Balbettò lui sbuffando un pochino e abbandonando il suo ghigno strampalato.

– Okay… – La rossa mosse un passo, senza staccare lo sguardo da lui, temendo un qualcosa di simile all’aggressione. Pensava che Malfoy non fosse quel tipo di persona che si metteva a molestare le ragazze, evidentemente si sbagliava. – Sicuro che non debba chiamare Madama Chips, o qualcun altro?– Mosse un altro passo. Il suo sguardo di sfida tradiva le sue parole gentili, ma non le importava granché. Odiava quando qualcuno si metteva sulla sua strada in quel modo.

– No, no –. Scorpius la lasciò andare, continuando a sostenere il suo sguardo di sfida, nonostante si cominciassero ad intravedere le sue prime crepe. Il serpeverde aveva sperato che la Weasley lo schiantasse o gli tirasse qualche schiaffo, insomma, le aveva appena tranciato la strada e ostacolata! Dov’era finito il suo carattere aggressivo e senza molti filtri, nel deretano di Godric?

Rose gli passò a fianco e vene sommersa dall’odore travolgente e terribilimente forte che Scorpius emanava. La investì in pieno, facendole sgranare gli occhi. Quel profumo era così strano, particolare, quasi... afrodisiaco. Non capiva se si era appena immerso in un vasca piena profumo oppure piena di testosterone. Si sentì un po’ intontita, e ammise a sé stessa di aver abbandonato quel profumo con dispiacere.

Cosa le stava succedendo?

Lo superò, ancora sospettosa e stupita, e cominciò a camminare piuttosto velocemente verso la Sala Grande. Ritornò però subito a farle visita quella stranissima sensazione. Percepiva lo sguardo di Malfoy puntato alla sua schiena, come se la stesse trapassando da parte a parte, un pugnale puntato tra le sue vertebre. Le vennero i brividi.

– Mi stavi leggendo nella testa?! – Prima di svoltare l’angolo, Rose si girò verso il Serpeverde. Ma certo, aveva tutto un senso, si sentiva così sotto pressione perché le stava davvero scrutando l’interno della sua mente.

Scorpius non ebbe neanche il tempo di aprire bocca.

– Che cosa volevi sapere!? – Rose si avvicinò a lui con passi pesanti e veloci.

Nonostante fosse più bassa di lui di più di una ventina di centimetri, a Scorpius fece un po’ paura. Quella matassa di capelli incendiati stava venendo verso di lui ad una velocità più alta del previsto, e il ragazzo cominciò a temere di aver fallito nella parte principale del suo piano.

– Scorpius Malfoy, giuro che ti ammazzo la prossima volta –. Gli puntò la bacchetta sotto al collo e lui alzò le mani in segno di resa. Sentiva il legno duro e levigato del bastoncino puntato proprio sulla sua carotide. Rose avrebbe potuto trapassare il suo collo e farla finita con la sua vita. Ovviamente, ciò non successe.

La ragazza ripose la bacchetta nella veste e se ne andò, infuriata come non mai.

Okay, Scorpius capì forse di aver esagerato, ma che altri metodi aveva per poter capire cosa le interessava? Lo stalking?










Spazio autrice:

Bene, eccomi qui con il primo capitolo. Perdonatemi per la lunga introduzione, ma comunque sarà riservata solo a questa prima parte.
Ci vediamo venerdì, spero che la storia vi piaccia, un saluto a tutti

- Martaina
*^*
   
 
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