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Autore: ester1    04/09/2020    0 recensioni
Louis sente che sta per impazzire: una cosa del genere non gli era mai successa! Ora si ritrova a lottare per la vita, per colpa di qualcosa che non riesce ancora nemmeno a capire. Dall'altra parte del mondo, Harry ha la stessa sensazione, ma crede di capire a cosa si riferisca. Scoprirà tardi che non è così.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Le melodie sono sempre state parte della mia vita. La musica aveva un potere calmante su di me, qualunque essa fosse: poche note erano sufficienti per farmi tornare ad uno stato mentale di calma e tranquillità. Portavo sempre con me un piccolo carillon, e ogni tanto lasciavo che suonasse la sua musica rilassante. Era così che riuscivo a contenere la maggior parte dei miei attacchi di panico. Beh, non tutti, ma almeno non correvo più il rischio di sentirmi male per le strade o nei negozi. Alcuni attacchi erano più forti di altri, e chi li aveva causati mi aveva abbandonata ormai da tempo; mi dicevo che era stupido continuare a pensarci, ma non riuscivo ad essere d’accordo neanche con me stesso e lo asciavo rovinami le giornate. Mi aveva lasciata in quello stato, dopo avermi usato ed essersi reso gioco di me… E aveva ancora così tanto potere sulla mia vita. Comunque, ultimamente mi bastava ascoltare una qualsiasi canzone per togliermi questi pensieri dalla testa ed isolarmi dal mondo, così avevo deciso di ignorare il problema. 
Una mattina, mi svegliai con una canzone in testa, e non riuscivo a liberarmene. Non sapevo che canzone fosse, o dove l’avessi già sentita, ma sembrava così familiare che cominciai a canticchiarla sottovoce. Quel motivetto mi accompagnò per tutto il giorno e per quello seguente, diventando sempre più insistente. Il terzo giorno, comunque, stava cominciando a diventare irritante: non riuscivo a concentrarmi su nient’altro, le uniche cose che mi passavano per la testa erano quella canzone e le sue parole, anche se ancora non capivo da dove venissero. Così, di ritorno da lavoro, un giorno presi il primo pezzo di carta che trovai e cominciai a trascrivere quel maledetto testo, sperando che si trasferisse dai miei pensieri su carta. Andava avanti così da giorni, e non potevo concentrarmi sul lavoro, o sugli amici, che a volte mi guardavano come se venissi da un altro pianeta. 
Le parole mi fissavano dal foglio, finalmente nero su bianco, e io le fissavo di rimando. Ancora niente. “Chi diavolo canta questa canzone?” mi chiesi, senza però darmi risposta. 
Saltai spaventato al suono della campanella. Non aspettavo nessuno, ma mi alzai immediatamente per andare ad aprire. 
<< Oh, eccoti! Allora sei vivo! >> esclamò mia madre, non appena me la vidi davanti. << Eri praticamente sparito, non mi chiami da tre giorni! Fammi entrare, forza! >> Mi scansò per farsi spazio ed entrò in casa mia, e l’unica cosa che potei fare fu accettare la sua intrusione. 
Senza sapere perché, corsi a coprire il foglio con la “mia canzone”, che giaceva incustodito sul tavolino del salotto. Certo, non era davvero la mia canzone, ma finché non ne avessi trovato il proprietario l’avrei decisamente chiamata in questo modo.
<< Che disastro in questa casa! Spero tu pulisca ogni tanto! >> stava urlando mia madre, facendo avanti e indietro tra la cucina e il salotto. Feci finta di ascoltarla: sarebbe rimasta al massimo per mezz’ora, finché non si fosse stancata e avesse deciso di tornare a casa. Aprii il foglio e lessi le parole. “Wherever I go, you bring me home.” Continuavo a pensare, ma non trovavo nessuna canzone che avesse queste parole: sentivo, però, una sensazione strana, come se non fosse la prima volta che le leggevo. 
<< Davvero, a volte mi chiedo come farai a trovare qualcuno che ti sopporti! Solo uno ostinato come te, e comunque litigherete tutti i giorni! >> esclamò poi mia madre, dalla mia camera. Sbuffai: non avevo neanche notato che fosse arrivata nella mia stanza, ma comunque non sarei riuscita a farla entrare, per cui mi rassegnai.
<< Cosa… >> cosa aveva appena detto? Guardai di nuovo il foglio che avevo appena scritto. “It’s hard when we argue, we’re both stubborn, I know”, diceva un verso. Forse era solo suggestione, o forse ero diventato pazzo a stare dietro a quella canzone da giorni, ma non ero mai stato il tipo che credeva nelle coincidenze. 
<< Mamma! >> chiamai, raggiungendola dall’altra parte dell’appartamento. La trovai a raccogliere i vestiti che avevo buttato per terra, a borbottare tra sé. Quella vista mi fece ridere un po’, ma mi bloccai immediatamente alla vista della sua espressione.
<< Mamma, fermati un secondo! >> afferrai la maglietta che aveva tra le mani, e lei mi guardò confusa. Non mi importava, così le porsi il foglio che avevo in tasca.
<< Cos’è questo? >> mi chiese, fissando quel foglietto.
<< Sto cercando di capirlo. >> risposi, andandomi a sedere sul letto. Le feci segno di avvicinarsi, e cominciai a raccontare. << Tre giorni fa, mi sono svegliato con una canzone in testa, e non sono riuscito a pensare a nient’altro da allora. Non è una canzone che conosco, né che ho mai sentito, e non capisco come sia finita nel mio cervello. Ora, tu hai appena detto una frase quasi uguale a una scritta qui… Forse sto solo diventando pazzo, ma non riesco fisicamente a non pensarci, capisci? Come se qualcosa me lo impedisse. >> Abbassai lo sguardo, osservandomi le mani, e aspettando che mia madre cominciasse a ridere di me e a dirmi di smetterla con queste sciocchezze.
<< Oh, Louis… >> sospirò lei, invece. Alzai gli occhi. << Non credevo… Non pensavo fosse possibile… Forse è solo una coincidenza, ma… >>
<< Cosa è una coincidenza? >> la interruppi, temendo di cominciare a capire. Pensavo fosse solo un mito, e non mi aspettavo certo che capitasse proprio a me. Forse era davvero tutto solo una coincidenza. 
<< Vedi… So che sei a conoscenza del concetto di anime gemelle, giusto? >> Io annuii, stavolta poco convinto. << Certo che lo sai, che diamine! A 16 anni pensavi che la tua fosse Johnny Depp! >>
<< Ehi! >> scoppiammo a ridere entrambi, << Anche Leonardo Di Caprio è sempre stato un valido candidato! >>
<< Sì, certo… >> rispose mia madre, smettendo di ridere. << Comunque. Sono vere, le anime gemelle esistono. O almeno, questo è quello che mi è stato sempre insegnato, non è mai successo a me personalmente. “Solo poche anime possono sapere il segreto, bimba mia”, mi diceva sempre 
mia madre. Beh, in ogni caso… Se quello che mi stai dicendo è vero, credo proprio che tu possa essere una di quelle anime. >>

~~

Da quando mia madre mi aveva parlato delle anime gemelle, provavo in ogni modo a non pensarci. Era impossibile, però, perché quelle parole mi rimbombavano in testa senza lasciarmi il tempo di pensare a qualsiasi altra cosa. Erano due settimane, ormai, e sentivo che stavo per diventare pazzo: tutto ciò che pensavo, vedevo o leggevo erano quelle parole, quelle maledette parole che si erano insinuate nella mia mente senza permesso. Stavo effettivamente impazzendo, e nessuno poteva fare niente per aiutarmi. Mia madre continuava a dire che solo la mia anima gemella avrebbe potuto salvarmi, ma non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto senza che mi facesse male la testa, figuriamoci andare a cercare questo cosiddetto salvatore. Ogni giorno mi sentivo sempre peggio, ed ero arrivato al punto in cui riuscivo a parlare solo tramite le parole di quella maledetta canzone. Anime gemelle… Tutto ciò avrebbe dovuto causarmi solo felicità, non era quello l’amore? E invece, mi sentivo sempre più vuoto, come se fossi solo un contenitore di parole: nello specifico, di quelle parole che mi stavano tormentando ormai da troppo tempo. 
Mia madre si era ormai trasferita da me, preoccupata che potesse succedere qualcosa di irreparabile, e sembrava sempre in stato di shock. Non sapeva cosa fare, poverina: non aveva mai avuto a che fare con le anime gemelle, e ora che aveva visto cosa potevano causare si sentiva impotente. Anche io mi sentivo così, volevo solo sapere perché tutto quello stava accadendo ora. Avevo 26 anni, com’era possibile che la mia anima gemella avesse deciso di mostrarsi ora? Soprattutto, perché aveva dovuto farlo in maniera così dolorosa?
L’unica cosa buona riguardo tutta la faccenda, comunque, era che gli attacchi di panico erano spariti. Certo, avevo altre cose di cui preoccuparmi, ma avevo deciso di concentrarmi solo sulle positive.
Quando aprii gli occhi, quel giorno, trovai la faccia di mia madre a pochi centimetri dalla mia, che mi guardava preoccupata. 
<< Mamma, che succede? >> le chiesi, con un enorme sforzo per non ripetere le stesse cose che dicevo ormai da giorni. Lei si allontanò un po’, spaventata. 
<< Mi chiedevo come fosse possibile che tu ti senta così male. Era solo un mal di testa all’inizio, vero? >> Io annuii. << Allora si dovrà guarire come un mal di testa! Vado immediatamente a prendere le tue medicine! >>disse, saltando giù dal letto. Non era un semplice mal di testa, ovviamente, e le medicine non mi avrebbero mai aiutato: ma immagino che le servisse di essere rassicurata, in qualche modo. Quando ritornò, ingoiai le pillole e l’acqua senza dire una parola, e mi sforzai di assumere un aspetto sano. Al contrario, la mia testa rimbombava e sentivo di non poter più tenere gli occhi aperti. Li chiusi, e sentii i passi di mia madre muoversi verso la porta della camera. Dopodiché, caddi in un sonno profondo. 
   
 
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