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Autore: EleonoraParker    07/09/2020    6 recensioni
"Che cosa ci fai qui?"
La tua voce è come lava. Accarezza e brucia le pareti del mio cuore nel suo lento incedere. Scorre su di me, vuole soffocarmi con la sua profondità, minacciarmi.
Non ti sei mai sentita così minacciata prima, vero Oscar?
Però lo sai che la vera minaccia qui non sono io, io non ti farei mai nulla.
Certo, non che tu possa ancora crederlo, dopo ieri sera.
Stringi le dita intorno all'elsa della spada che tieni in grembo, così forte da farti sbiancare le nocche.
Mi uccideresti ora, Oscar?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che cosa ci fai qui?"
La tua voce è come lava. Accarezza e brucia le pareti del mio cuore nel suo lento incedere. Scorre su di me, vuole soffocarmi con la sua profondità, minacciarmi.
Non ti sei mai sentita così minacciata prima, vero Oscar?
Però lo sai che la vera minaccia qui non sono io, io non ti farei mai nulla.
Certo, non che tu possa ancora crederlo, dopo ieri sera.
A minacciarti sei tu stessa, e quel cuore traditore che hai scoperto umano. Non di donna, no, perché non sono solo le donne ad amare, questo posso assicurartelo.
Stringi le dita intorno all'elsa della spada che tieni in grembo, così forte da farti sbiancare le nocche.
Mi uccideresti ora, Oscar?
Alzi lo sguardo come se comportasse tutta la fatica di questo mondo.
Mi guardi e mi affondi, nella vergogna e nel blu delle tue iridi.
"Ti ho fatto una domanda."
Non lasci spazio a repliche.
Scusami, Oscar, se questa voce non mi fa più paura.
Cosa ci faccio qui? Vorrei saperlo anch'io.
Ti guardo dalla porta, la mano ancora sulla maniglia, e il primo impulso e quello di scappare. Da te, vulcano quiescente, lingua di fiamma e fumo ad irritarti gli occhi, a renderli lucidi. Da me, e da quello che ho fatto.
"Volevo..."
Scusarmi.
Perché non riesco a dirlo? Forse tu sapresti spiegarmelo. Tu che da tutta la vita sei abituata a fronteggiare il rimorso ed il senso di colpa insito nella vita militare.
Ho paura, Oscar.
Scusami, ma non di te.
Ho paura di quello che potrei dire. Ho paura di quella parte di me che non si è mai sentita in colpa per quello che ho fatto, quella parte di me che non riesco a reprimere e che ancora pensa che prima o poi, in qualche modo, sarebbe dovuto succedere.
Perché? Non è vero...
Dovrei solo vergognarmi, lo so. E credimi, lo faccio. Ho paura di non poter fare altro che allontanarti ancora di più se parlo e dico quello che veramente penso, perché di mentirti non sono mai stato capace.
Ti alzi d'improvviso, per un momento temo tu stia per aggredirmi. Non lo fai, ma il tuo sguardo è abbastanza. Non potrebbe ferirmi di più quella lama.
Ti sposti vicina al camino, la porti con te. E questo si, fa male.
Cosa ho fatto per portarti a pensare di aver bisogno di tenere una spada al tuo fianco quando sei in una stanza sola con me? Io che sono nato per proteggerti.
Cosa ho fatto, Oscar?
"Volevo parlarti."
Non mi guardi, non ti interessa.
Non è vero, so che non è così. So che stai ascoltando.
Ti prego Oscar, dammi di nuovo quella lava. Bruciami, se è necessario, ma parlami. Non sopporto il tuo silenzio.
Continui a tacere e così faccio anch'io.
Si, devo parlarti, ma cosa potrei dirti?
Una parola sarebbe abbastanza, ma non sono tanto coraggioso da pronunciarla.
Ho avuto il coraggio di toccarti, ma non ho ancora il coraggio di mentirti, Oscar.
Guardami.
"Dovresti lasciare questa casa André."
La lava è diventata acciaio rovente. Mi salvi e mi sacrifichi con un solo colpo.
In nome di cosa?
Dove potrei andare, se non qui? Come potrei definire casa un posto dove non ci sia tu ad attendermi?
Ti prego...
Eppure, forse, quella sola parola sarebbe abbastanza per farti cambiare idea. E voltarti.
Regalarmi ancora un solo sguardo che non sia colmo di odio e dolore.
Cosa ci hanno fatto, Oscar?
"Da bambini... dicevi che questa era anche casa mia."
È vero. Mi difendevi sempre se altri dicevano che non avrei dovuto vivere qui con te.
Dove è finita quella determinazione che li faceva desistere da ogni proposito? Cosa stringe ora quella mano che un tempo stringeva la mia, di nascosto, davanti agli insulti di quei bambini crudeli, figli della società?
Una spada, ecco cosa. Una spada che non si scontrerà più con la mia.
"Non siamo più bambini."
Lo so.
Insomma, guardati, Oscar. Sei più alta di quanto la maggior parte delle tue coetanee potrebbe sperare di essere, forse è la tua stoica fierezza ad innalzarti più di quanto le tue ossa consentano, così forte da poter sconfiggere chiunque, così fragile in questo momento da poter essere abbattuta da un soffio di vento.
Così donna da mettermi i brividi, sotto le camicie bianche di cui fascino ti sei sempre avvolta con casualità. Come se non mi uccidesse ogni volta.
No, è sbagliato. È tutto sbagliato.
È sbagliato che lo sia. Perché da anni non posso guardarti senza soffrire, e da sempre non posso soffrire senza dover sparire dalla tua vita.
Ma l'ho sopportato, nonostante tutto, per stare al tuo fianco e darti la protezione di cui non credevi di avere bisogno; tutti ne abbiamo. Per darti una spalla su cui piangere quando la vita si faceva più dura ed ingiusta del solito.
E tu mi hai trattato come se tutti questi anni non fossero niente.
Perché hai svuotato il tuo cuore, Oscar?
Non vi chiedo un posto per me, ma almeno per te, e per i ricordi che un tempo ti rendevano felice.
Un tempo ho avuto coraggio e non sono scappato, ma oggi scelgo di essere un codardo.
"Non ho nessun posto dove andare."
Perché il mio posto sei tu, Oscar
E dopotutto, a te cosa dovrebbe interessare? Sono solo un servitore, non è così? È questo che sono diventato, dopo così tanti anni.
Vedi, è questa rabbia che mi impedisce di sentirmi in colpa. Ed è anche il motivo per cui mi sento in colpa.
Non credevo possibile essere arrabbiato con te, sai? Ma non credevo possibili tante cose, come il poter cedere a quell'istinto bestiale che mi divorava con le sue fauci di notte.
E invece l'ho fatto.
"Mio padre ti troverà una sistemazione."
Scusami Oscar, se ho dubitato di te. Non mi lasceresti per la strada.
In fondo, anche se non vuoi ammetterlo, una parte di te tiene ancora a me. Forse all'uomo che ero, prima della bestia che sono diventato.
Ma credo che ora quella parte sia troppo sepolta per venire alla luce.
E senza di lei non ho speranze di riaccendere la luce che c'era in te, che io ho contribuito a spegnere.
Ti prego, dammi la possibilità di rimediare.
"Cosa volevi dirmi?" chiedi, in una schiva noncuranza.
Grazie, Dio, fortuna, o qualsiasi cosa sia giunta in mio aiuto.
Grazie, Oscar, per considerarmi ancora umano quando io non lo faccio più.
Ma la possibilità che mi doni mi terrorizza nella sua unicità.
"Io... volevo dirti che..."
Una sola parola. Solo una. Una basterebbe.
"...mi dispiace."
Ti volti d'impulso e del tuo sguardo potrei morire.
Ma devo parlare, devo almeno provarci, o del tuo odio morirò di certo.
Distogli ancora la tua attenzione. Ho capito il tuo intento: far finta che non ti importi; che per te, donna d'acciaio, uno gesto simile sia nulla. Che possa scivolare sulla tua pelle fredda come neve d'inverno.
So che non è così.
Mi dispiace, ed è vero, perché non dovresti essere costretta a fingere con me. Non dovresti avere timore di me, quando tutto quello che riempie il mio cuore per te è ciò che di più lontano c'é dalla paura.
Mi dispiace perché ho distrutto il tuo orgoglio, perché quando più avevi bisogno di ricordarti della tua forza io ti ho mostrato la tua debolezza, perché quando volevi dimenticare di essere donna io ti ho dimostrato di essere uomo.
Non avrei dovuto, mi dispiace. La colpa è tutta mia.
E forse se ti dicessi tutto questo le cose potrebbero cambiare, ma il terrore che tu non capisca mi blocca la lingua.
Hai iniziato a distruggermi da quando, quella mattina di tanti anni fa, a soli dodici anni, hai alzato i tuoi occhi azzurri nei miei, e loro hanno sostituito il cielo.
Potresti finire di farlo, voltandomi le spalle qui e adesso.
Ho perso la luce del mondo Oscar, ma non ho ancora perso te. Non posso permettermelo.
"Non avrei voluto fare quello che ho fatto, lo sai..."
Si, lo sai. Ma preferisci non saperlo, perché vorrebbe dire che avresti capito che non l'ho fatto per orgoglio o cupidigia. Per questo ti volti ancora, furente, mi aggredisci davvero questa volta, spingendomi contro il muro con violenza.
Non oppongo resistenza: questo è quello di cui hai bisogno.
In pochi secondi mi sei addosso, la furia di una tempesta di fulmini nelle tue iridi, il suo frastuono nello schianto della spada sul pavimento, ad arrivare al tuo cuore, in scariche elettriche che lo fanno scalpitare nel petto.
Cerca di scappare, non è vero? Fa troppo male il cuore, Oscar. Forse stai iniziando a capirlo anche tu.
Ma il battito del tuo risveglia il mio. Se non sapessi che è scientificamente impossibile direi che sia rimasto fermo fino ad ora.
Batte anche lui furioso, di paura, di rancore, per la tua semplice attenzione e per la tua vicinanza.
Si, anche per quello. Mi dispiace davvero, Oscar.
La tua presa è più ferrea di quanto ricordassi, quando inizi a vomitare parole di rabbia e dolore.
"Lo so? Cosa dovrei sapere? Come avrei  dovuto sapere che la persona che ho sempre considerato la più fidata al mondo mi avrebbe così...barbaramente tradita? Come avrei dovuto sapere che l'uomo che mi ha sempre capita più di chiunque altro avrebbe approfittato della mia... di un momento di rabbia e confusione per prendersi quello a cui sa io più tenga, invece di capire quanto avrei avuto bisogno di un amico, di un fratello, in quel momento?!"
Ti prego Oscar, smettila. Finirai davvero per uccidermi così.
Sto cercando di trattenere le lacrime perché non sono quello che ci serve ora, anche se forse potrebbero farti cambiare idea. Ti sto rispettando, non vedi quanto ti rispetto?
Hai ragione e io mi sento un verme. E vorrei dimostrartelo, quanto hai ragione, sei l'unica a cui mostrerei le mie lacrime, ma crederesti lo faccia per la sciocca presunzione di impietosirti forse, o forse peggio, ti sentiresti in colpa tu, e questo non sarebbe giusto.
Cerco di guardarti con tutta la forza che ho, senza perdermi in quel cielo sotto il quale non ho più un posto.
Senza cedere al dolore e dimostrarti con il più semplice e naturale dei gesti tutto quello che il mio cuore sta gridando, che ha gridato per anni.
Tutto il mio amore per te, Oscar.
"Mi dispiace..." sussurro appena. Nessuno mi ha mai ridotto senza parole prima.
"Non è abbastanza!" urli.
E non ti importa che qualcuno possa sentirci, non ti importa di mostrare ora quanto tutto questo sia importante per te, non ti importa di niente.
E sai, in fondo, non importa neanche a me.
"Scusami."
L'ho fatto. Te l'ho detto, ti sto supplicando. Cosa altro posso fare?
Cosa sarebbe abbastanza? Dimmelo, Oscar, perché io lo farò.
Cosa puoi chiedere di più che avere il mio corpo, il mio cuore e la mia anima al più totale servizio?
Io non ho altro da darti.
E allora spero che sia la mia ammissione di colpa quella che vuoi. Perché si, ora posso riconoscerlo, è tutta colpa mia. E un "mi dispiace" non è abbastanza, hai ragione.
Mi dispiace per te, ma la colpa è mia. E ora ti sto chiedendo di perdonarla.
Ma forse è quello che ti serviva, perché il tuo volto si contrae in una dolorosa smorfia che mi inonda di dolore, mentre lasci lacrime lucenti scendere sul tuo volto, rigarlo, come le gocce di pioggia iniziano a fare con il vetro, in quel temporale che tu hai generato.
Lasci la presa, sconfitta.
Io mi stringo al muro, vorrei forse scomparirvi dentro. Scomparire dalla tua vita, lasciandoti libera di viverla come meglio credi. Felice forse, per lo meno lontana dalle lacrime che io ho causato.
Ti ho fatta piangere Oscar, per due volte, e non riuscirò mai a perdonarmelo.
Ma anche se non me lo merito, spero che le lacrime che scopro a scendere sul mio viso possano servire a farmi perdonare da te.
Non so più trattenerle, scusami. Perdonami anche per questo, Oscar.
La tua testa si china, le spalle scosse dai singhiozzi. Credo che tu non te ne sia accorta, ma ti stai poggiando al mio petto. Devi, non essertene accorta: non potresti mai farlo ora. Ma io non posso allontanarti, non posso dirtelo. Qualcosa più forte di me e te me lo impedisce.
Così resto immobile, smetto di respirare per paura che tu te ne accorga e mi respinga di nuovo.
Ma ora non posso credere che anche le tue mani si siano poggiate al mio petto per caso.
Non posso, Oscar.
E se tu dicessi qualcosa, qualsiasi cosa, e mi facessi capire quello che devo fare...
Perché così sono certo di non poter resistere a lungo alla tentazione di asciugare le tue lacrime e consolarti, come ho sempre fatto.
Cosa vuoi, Oscar? Quando smetterai di torturarmi?
Non posso evitare di essere arrabbiato con te, abbandonando la testa contro il muro, cercando di combattere le lacrime con la forza di gravità, augurandomi sia più potente della mia, di volontà.
Perché se smettessi di essere arrabbiato con te... se solo smettessi, Oscar...
Alzi la testa d'improvviso e mi inchiodi a quel muro con il tuo sguardo, cui richiamo non posso evitare.
Sei così bella, un'espressione devastata e gli occhi arrossati, i capelli scomposti, incollati dal viso dalle lacrime...sei così bella da fare male, perché questa bellezza è cattiva e distruttiva.
Si, mi distruggerà...ci distruggerà.
Eppure, in un attimo, cambi. Sei te stessa come non eri da tanto tempo, troppo ormai.
Nei tuo occhi si accende quella luce, la grande illuminazione che salverà la situazione in cui ti trovi, figlia del tuo militare ingegno e della tua anima guerriera.
Sembra quasi tu sappia cosa fare, ma non ne sono così sicuro. Non adesso, che afferri il mio viso tra le dita affusolate e pallide, fredde e perfette, scosse da impercettibili tremiti sulla mia pelle.
Adesso che ti avvicini con una premeditazione solo accennata, e scontri le tue labbra con le mie per strappar loro la prepotenza e la vita che le hanno sempre caratterizzate.
Senza una parola, senza uno sguardo. Io sono tuo.
E così, mi perdo.
Esisti solo tu nel mio universo Oscar, solo tu.
E se solo sapessi, quanto é devastante la morbidezza delle tue labbra e intossicante il loro sapore, così evidenti ora che posso comprenderli, ora che non te li sto rubando ma sei tu stessa a cedermeli.
Se solo lo sapessi...
Se solo sapessi quanto tutto quello che cerchi di nascondere ti rende terribilmente te stessa...
Puoi essere un uomo con tutta la tua femminilità, il tuo carattere lo consentirebbe.
 E poi lo hai sempre fatto, posso assicurartelo.
Ti separi da me dopo pochi istanti, privandomi del paradiso. E se esso non sarà come questa sensazione, giuro che perderò la fede.
Ma la consapevolezza, prima annullata dalla tua essenza, mi colpisce in pieno.
Perché lo hai fatto, Oscar? Cosa volevi dimostrare?  
Sono terrorizzato, perché forse ci hai aggiustati, o forse ci hai distrutti per sempre.
La scelta è tutta tua.
Mi guardi ancora un istante negli occhi: c'è vendetta, nei tuoi. Era solo questo che volevi? Dimostrare che puoi prendere anche tu quello che vuoi senza chiedere il permesso?
Non ce ne era bisogno, lo sapevo bene, perché ti sei presa ogni parte di me molto prima che io provassi a prendere la più infima di te.
Ma se ti guardo meglio non è solo vendetta quella che scorgo.
Essa si fa da parte, per lasciare il passo a qualcosa di diverso, una luce crescente che non mi azzardo a chiamare realizzazione.
Perché non può esserlo, giusto? Cosa mai potresti realizzare, baciandomi, tu che non mi ami?
Ma non intendi dare risposta alle domande nel mio sguardo. In fondo, non mi aspettavo tu lo facessi.
Non hai mai dato giustificazione per le tue azioni, non ne hai bisogno.
Fai un passo indietro e la tua vicinanza già mi manca.
Se era questo il tuo obbiettivo ce l'hai fatta, Oscar, mi hai distrutto.
Perché non sarò mai abbastanza forte per rialzarmi da questo, se ora te ne vai.
Ma ovviamente è quello che fai, perché con le conseguenze delle tue azioni tu non vuoi avere a che fare, come invece ho fatto io.
Ti volti e abbandoni la stanza, abbandoni me, ancora ansimante contro quel muro.
Non è giusto, Oscar, non lo è.
Torna indietro e parlami. Parlami, ti prego.
Ma ormai il tragitto fino alla tua camera è tracciato, ed io mai più ti seguirò fin lì, perché ho fatto una promessa, in onore del mio orgoglio e del tuo. Ho promesso che non ti avrei mai più toccata, ed è quello che farò.
Adesso, non ne ho più la forza.
Quindi Oscar, se puoi, ascoltami.
Non proverò a spiegarti quello che ho visto nel tuo sguardo e forse me ne addosserai la colpa, ma non ha importanza. Spero che un giorno, guardandoti allo specchio, ti vedrai davvero per la persona che sei: non un soldato, non un uomo, forse una donna, ma, più di tutto, una stupenda rosa.
Fragile, forte, bellissima, pungente,unica.
È questo quello che sei, e non sarai mai nient'altro per me.  
E forse, quel giorno, sarai davvero in grado di proteggerti da sola, e davvero la mia presenza nella tua vita non sarà più necessaria.
Ma fino ad allora... fino ad allora Oscar, io resterò al tuo fianco, come ho sempre fatto, come per sempre vorrò fare, ad ammirarti, a proteggerti, a custodirti.
Perché questi occhi non vedranno mai niente di così unico e speciale come te.
Fino a quel giorno, posso ancora vivere, Oscar.
 

// Semplicemente un'idea di come possano essere andate le cose la sera dopo l'episodio 'Un innamorato respinto', e di come possano l'amore e il senso di colpa divorare l'anima di un uomo. 
Spero vi sia piaciuta, grazie a chiunque abbia letto:)
   
 
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