Resterebbero tanti altri punti da trattare e foto da guardare, fantasticando sulle storie esistenti dietro al loro scatto, ma i prompt sono terminati e così questa storia.
Che poi, alla fine, è bello anche così no? Avere qualcosa da immaginare, pezzi di vita che sono rimasti celati e che voi potete cercare di ricostruire - un po' come quando sulla spiaggia si prova a ricostruire, che ne so, una mattonella in coccio smaltato raccogliendone i pezzi smussati dal mare.
Non aggiungo niente se non un grande grazie dal più profondo del cuore a tutti quelli che hanno letto o leggeranno questa storia.
Alla prossima,
Lagertha
LXII. Punti di vista
Prompt 62: “Mi hai lasciata sola proprio quando avevo bisogno di te. Sarebbe bastato un abbraccio…”
Maya era rancorosa e poco incline all’autocritica e questo, Aureliano, non glielo aveva mai fatto pesare.
Non glielo aveva fatto notare neanche quando, stanco, aveva pensato prima a se stesso e al suo cuore – che richiedeva cure attente e parecchi cerotti – lasciando che lei le sue beghe se le risolvesse da sola, negandole abbracci che avrebbero fatto bene a lei e male a lui.
«Mi hai lasciata sola proprio quando avevo bisogno di te. Sarebbe bastato un abbraccio…»
«Ti sei mai chiesta se di quell’abbraccio ne abbia mai avuto bisogno io?» aveva risposto con voce stanca.
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LXIV. Ana
Prompt 64: Stringere tra le braccia un bambino
Maya, ormai e di nuovo sola, sfogliava un album fotografico.
Reperto antico di una tradizione ormai obsoleta sostituito da istantanee digitali e incorporee che, a volte, non avevano che una durata di ventiquattr’ore.
Non c’era stato bisogno di imporsi, in quello scegliere il passato.
Pagine di cartoncino sotto le dita, ruvide, con foto liscissime che ritraevano un’intera vita. Una lacrima a bagnare la velina che le proteggeva quando la pagina si aprì sulle foto dedicate ad Ana. Ana che viene stretta in un abbraccio amoroso e sereno dai suoi genitori.
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LXV. Fine
Prompt 65: “Ho bisogno solo di restare abbracciata a te per sempre.”
Maya era vecchia ormai, molto più vecchia di quando Aureliano l’aveva ritrovata in quella casa a nord.
Pelle macchiata e cadente di chi ha visto tante lune passare sul proprio capo, rughe profonde di chi ha fatto del mare, del sole e del vento la propria casa.
Aureliano tossisce, Maya accorre. Lo sente, in qualche modo, che il loro tempo è agli sgoccioli. Si accoccola al suo fianco come ha sempre fatto, non disturbata dal petto scosso dai colpi di tosse.
«Mi dispiace.»
Un sussurro rompe il fragile silenzio della stanza, una lacrima scende lungo la guancia scavata di lei.
«Shh…Ho bisogno solo di restare abbracciata a te per sempre.»
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