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Autore: mattmary15    08/09/2020    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
Esercitare uno splendido potere

 

“Sorpreso?”

Il tono di voce di Strange é un misto di rabbia e ironia. Loki avanza fino a mettersi tra lui e Banner. 

“Affatto. Ho imparato a conoscere il modo in cui agisci. Ti ci vorrà altro per sorprendermi stavolta.”

“Ti accontenterò!” Esclama Strange usando il suo potere come una frusta che si attorciglia al polso del dio degli inganni. Lo stregone tira con forza ma Loki non si muove.

“Non penserai che sia così facile!” Strange usa un altro fascio di luce che intercetta l’altro braccio di Loki. Lui ride e afferra le fruste di pura energia. Un filo di ghiaccio le avvolge e le frantuma. Strange allora si solleva e, dall’alto, fa piovere una serie di colpi sul tetto dell’edificio. 

Una parte del cornicione si stacca e precipita verso terra. Degli uomini gridano dal basso di mettersi al riparo. 

“Attento, stregone, rischi di far male a qualcuno là sotto.”

“Tranquillo, l’unico che si farà male sei tu.”

“Lo vedremo!” Dice Loki allargando le braccia. Una serie di pugnali saettano verso Strange che usa i suoi scudi psichici per deviarli.

In quel momento però la porta del terrazzo si apre e Cap e Thor fanno appena in tempo a trattenere Karen che si mette a correre verso Loki.

“Loki! Stephen! Smettetela!” Urla la donna cercando di divincolarsi dalla stretta di Cap.

“Banner che diavolo fai?” Urla Rogers all’indirizzo di Bruce. 

“Loro non c’entrano,” dice Loki a Strange, “é una questione tra noi.” Strange annuisce e muove le mani nel modo che gli zeloti gli hanno insegnato per creare uno spazio separato da quello reale. Fa attenzione a tirarci dentro anche Bruce.

“Qui possiamo agire senza temere conseguenze sugli altri.” Loki solleva una mano e da essa una sorta di nebbia verde si allarga e riempie l’area fino a che il dio svanisce agli occhi del suo avversario. “Ancora trucchi?” Loki compare alla destra di Strange.

“Mi sottovaluti. Mi sottovaluti enormemente.” Strange lo colpisce ma la figura sparisce mentre un’altra riappare alla sua sinistra. Anche il colpo seguente va a vuoto mentre una, due, quattro, e poi decine di figure a immagine di Loki compaiono nello spazio visivo di Strange. Lo stregone chiude gli occhi e si concentra.

“Trucchi.” Dice mentre riapre di scatto gli occhi e colpisce uno dei nemici alla sua destra. Tutti gli altri spariscono. Strange sorride ma si accorge un istante troppo tardi che, in realtà, Loki é alle sue spalle, un coltello puntato alla gola.

“Mi complimento per la tua capacità di gestire quel gingillo che porti al collo ma io sono un dio. Tra noi non c’è confronto. Puoi leggere un’infinita quantità di libri e non ti avvicinerai nemmeno di un passo alla conoscenza che io ho acquisito vivendo. Non costringermi a toglierti la vita davanti a Karen e arrenditi.” 

“Credo che tu sia troppo vicino.” Dice Strange assestandogli una gomitata nello stomaco. “Vediamo quanto conosci le arti marziali.” Loki si riaggiusta i capelli rimettendosi dritto.

Cerchi di luce dorata avvolgono i pugni di Strange che attacca l’avversario arrivando a colpirlo diverse volte. 

Quando il dio cade di schiena sul pavimento e lui avrebbe l’occasione di stenderlo definitivamente, qualcosa intorno a Strange si muove, prima come se l’ambiente circostante fosse stato investito da un’onda d’urto e poi scricchiolando paurosamente.

Lo stregone di New York si volta e non crede ai propri occhi.

Karen, divincolatasi dalla presa di Rogers, avanza verso di loro come se potesse piegare la barriera dello spazio separato che ha creato, semplicemente calpestandola o spostandola con una mano come si farebbe con una tenda. Lui prova a riassestarla e si rivolge alla donna.

“Karen, sta indietro. Se la barriera ti respinge o se dovesse piegarsi, rischi di finire spezzata.” La donna non intende ascoltarlo.

“Sono già morta. Ridammi mio marito.” Le parole le escono dalle labbra con un tono talmente minaccioso che Strange, per un istante, non ne afferra il senso.

“Cos’hai detto?”

“Ti ho detto di ridarmi mio marito.” Strange finge di non avere colto quella nuova informazione e continua.

“Karen, Loki ti ha manipolata fin dal principio. La sua intenzione è quella di prendere le gemme.”

“Le azioni di Loki sono spesso incomprensibili ma tu lo stai provocando da ieri e non starò qui ferma a guardare mentre gli fai del male. Poteva ucciderti poco fa e non l’ha fatto.” Strange prende un respiro e torna a rafforzare lo spazio separato.

“E’ chiaro che tu non puoi più essere obiettiva. Che ti sia chiaro che non puoi salvarlo. Devi allontanarti da lui.” Karen si perde per un’istante nello sguardo duro ed intransigente di Stephen poi alza una mano, il palmo contro la barriera.

“Non in questa realtà.” Dice sussurrando. L’aether si disperde dalle sue dita e, letteralmente, sbriciola quella specie di vetro che separa il tetto dell’edificio dal luogo in cui sta avvenendo il combattimento, tanto vicino e altrettanto irraggiungibile.

Quando ormai la barriera è in frantumi, Strange si vede costretto ad agire. Allarga un fascio di luce davanti a Karen con l’intenzione di portarla altrove. Fallisce miseramente. Riprova ma, anche stavolta, Karen spazza via l’immagine del seminterrato che galleggia nel vortice dimensionale che lo stregone le mette davanti.

“Non puoi usare la realtà contro di me. Hai dimenticato chi sono?” Gli dice Karen con tanta amarezza nella voce. “Ora sii ragionevole,” continua mentre richiama l’aether nel palmo della sua mano, “e ricordati che siamo tutti dalla stessa parte.”

“Mi dispiace, Karen, credimi. Mi dispiace perché ti ho messa io in questa situazione. Ti ho esposto io a questo male,” dice Strange indicando Loki, “è colpa mia. Rimedierò.” 

L’uomo muove ancora le mani e stavolta si prepara a colpire Karen. 

Rogers grida a Strange di fermarsi, di non fare del male alla donna ma una sfera di energia si stacca dalle sue mani diretto contro Karen. Non va a segno. Loki l’ha intercettata con una barriera di ghiaccio che, tuttavia, non l’ha fermata avvolgendolo completamente e dandogli fuoco. Il terrore che passa negli occhi di Karen dura solo un attimo. Un istante dopo qualcosa dentro di lei scatta. Si ritrova fuori da se stessa mentre le sue mani si muovono da sole. Si rende conto che Thor ha scagliato un fulmine talmente potente che un temporale tremendo si è abbattuto su tutti loro e ha spento le fiamme che avvolgevano suo fratello fino ad un attimo prima. Nonostante ciò, non è soddisfatta. L’aether fluisce da lei come quando ha fatto l’amore con Loki la sera prima. Lentamente si allunga verso Strange sbriciolando il pavimento, piegando in modo innaturale il metallo della balaustra, disfacendo ogni cosa che tocca. 

Cap le corre incontro ma Loki, ansimante e ferito, lo blocca.

“Non ti devi avvicinare a lei quando è la regina rossa.” Gli dice prima di voltarsi e raggiungerla.

“Karen,” sussurra allungando una mano sul suo braccio. Quando la tocca, la sua mano assume una sinistra colorazione blu. La manica del suo abito si sfilaccia e svanisce mostrando che anche il braccio sta assumendo la stessa colorazione. La presa di Loki sul braccio di Karen si fa più forte. “Karen, fermati. Non è necessario.”

La donna si volta a guardarlo, le iridi hanno assunto il color rubino. Piega appena la testa di lato come se non comprendesse il senso della richiesta.

“Ti sta facendo del male.” La voce le esce incerta, debole.

“No,” scuote la testa il dio, mentre anche il collo é diventato totalmente blu e i suoi occhi sono tornati ad assomigliare a quelli dei giganti di ghiaccio, “sei tu che me ne stai facendo. Smetti.”

Solo allora Karen fa un passo indietro e abbassa le braccia. I suoi occhi tornano azzurri. 

“Loki, cosa ho fatto?”

“Eserciti il tuo splendido potere. E’ un po’ troppo per loro, temo.” Loki si sforza di sorridere, lo sguardo fatto di nuovo di un morbido verde smeraldo e il collo tinto appena di azzurro.

La voce di Iron Man riempie l’aria.

“Avete finito.” Loki alza lo sguardo al cielo dove si staglia la figura dell’uomo in armatura ma si rende conto un istante troppo tardi che l’arrivo di Stark è solo un diversivo. 

Una freccia con la punta carica di anestetico si conficca in una delle gambe di Karen. Lei si accascia tra le braccia di Loki ma, invece di svenire, si stringe le mani al petto come in preda ad un forte dolore e fa fatica a respirare. Loki la guarda in preda all’ansia di non sapere, per la prima volta nella sua esistenza se possibile, cosa fare. Quello che accade dopo, avviene prima che sia Karen che Loki si rendano conto di nulla.

Il cielo sopra l’edificio si fa buio e carico di nubi minacciose. Fulmini e saette si scaricano intorno a Karen stretta tra le braccia di Loki accecando i presenti. 

Quando la luce scema, quattro donne armate di spada circondano Karen.

“Wow,” esclama Tony “chi di voi due stregoni è stato?” 

“Non io.” Gli risponde Strange.

“Io neppure,” commenta Loki poggiando Karen sul pavimento e alzandosi, “ma vi consiglio di non avvicinarvi a loro.” Mentre lo dice si rivolge a quella che sembra comandarle. “Voi non dovreste essere qui.”

“La regina ci ha invocate. Qualcuno le ha fatto del male. Chi è stato a ferirla, maestà?”

Loki indica Burton che impugna ancora l’arco. Tony si frappone tra le guerriere e Clint.

“Maestà? Avanti! Stiamo scherzando?” Chiede ironicamente a Loki.

“Affatto. Sono la guardia personale di Karen.” In quel momento una delle guerriere si china sulla donna e la solleva per le spalle mentre riprende i sensi.

“Brun, cosa fai tu qui?” Chiede Karen toccandosi la testa come l’avesse sbattuta forte.

“Ho giurato che ti avrei difesa, maestà.” Non fa in tempo a finire la frase che il pavimento dell’edificio trema. Loki stavolta capisce subito cosa sta per accadere. Si volta verso Brun.

“Proteggi la regina. Da chiunque!” Esclama prima che un fascio di luce color dell’arcobaleno lo investa. “Dottore, questo è il nostro passaggio.” Urla a Banner che, ancora con la valigetta in mano si lancia nel cono di luce. Un istante dopo sia lui che il dio degli inganni sono spariti. 

Karen guarda le Dísir e si abbandona al dolore e allo sconforto.

 

Se c’è una cosa che mette ansia a Tony è il non avere il controllo.

Da qualche ora a questa parte l’ha perso. Del tutto.

Ha capito troppo tardi che usare la gelosia di Strange, perché di questo si tratta, per farsi aiutare a evitare una guerra, avrebbe portato inevitabilmente ad uno scontro tra lui e Loki.

Era convinto che il dottore provasse ancora qualcosa per Karen ma non aveva previsto che tra le poche emozioni che lui ha mostrato, sarebbe prevalsa la gelosia nei confronti di una creatura in grado di maneggiare le arti magiche come lui se non meglio.

Ha capito troppo tardi anche che il rapporto tra Loki e Karen aveva già superato la soglia di sicurezza su Jotunheim.

E’ stato un errore persino chiedere a Clint di sparare a Karen un dardo soporifero.

Ha fatto fiasco su tutta la linea. L’ha capito bene perché, alla, fine gli unici soddisfatti sono Strange, Fury e Ross.

Ha fatto fiasco perché Nat è incazzata con lui, Visione e Wanda si sono chiusi in camera a rimuginare sugli avvenimenti e perché Cap lo ha aspettato sulla soglia della sua camera e, con un’espressione carica di biasimo, gli ha detto solo due parole.

“Dobbiamo parlare.”

Tony lo segue rassegnato alla ramanzina alla Capitan America ma, quello che segue quando si chiudono la porta alle spalle, lo spiazza. Lui allarga le braccia e glielo chiede.

“Che diavolo è successo?”

“Amico, io non lo so. Davvero! E’ stato tutto pazzesco.”

“Te lo chiedo di nuovo e, stavolta, aiutami a capire. Perché Clint ha colpito Karen?” Tony spalanca la bocca come se fosse ovvio.

“L’hai vista? Era fuori controllo. Doveva solo andare a ninna per un po’.”

“Hai iniettato un farmaco ad una metaumana! A Karen.”

“Volevo aiutarla, aveva bisogno di aiuto.”

“L’uomo che ama era avvolto dalle fiamme! Se qualcuno avesse dato fuoco a Penny, avrei reagito molto peggio di lei!” Tony dissimula sorpresa.

“Tu accetti il fatto che lei lo ami? E per la cronaca io ho visto Pepper prendere fuoco.”

“Lo accetto. E mi dispiace per Pepper. Battuta infelice. Colpa mia. Loki però non avrebbe preso fuoco se Strange non avesse provato a ucciderlo. Tu ne sai niente?” Tony alza entrambe le mani.

“Ok, ok. Strange ha sempre pensato che Loki non fosse sincero. Ho provato a convincerlo del contrario ma evidentemente senza successo. Poi lo ha visto con il Tesseract e, che posso dire? Credo che anche la pazienza degli zeloti abbia un limite.” 

Steve gli lancia un oggetto che Tony afferra al volo. E’ un distintivo dello Shield.

“Di chi è?”

“Quando Loki è sparito nel bifrost è rimasto a terra. E’ lo stesso numero di matricola registrato per l’accesso al file di New York.”

“Dove l’avrà preso?”

“Glielo ha dato Fury.”

“Come?” Stavolta la sorpresa sul volto di Tony è autentica.

“Hai capito. Fury ha chiesto a Loki di portare via Banner. Me lo ha confessato poco fa, quando l’ho messo alle strette.”

“Perché avrebbe fatto una cosa simile?”

“Immagino perché non voleva che Ross mettesse le mani su Hulk.” Tony abbassa la testa e la scuote.

“I trattati di Sokovia.”

“Esatto. Dopo quello che è successo, Ross ha detto a Fury che ci vuole sotto sorveglianza fino al giorno della firma. Ha emesso un mandato di cattura per Banner. E non è tutto. Ha chiesto le dimissioni di Fury per aver nascosto al Congresso la presenza di Loki. Inoltre vuole che Karen, Visione e Wanda vengano confinati separatamente.”

“Dov’è Karen?”

“Nella sua stanza con le Dísir.”

“Mi dispiace per quello che è accaduto ma le gemme hanno un potere al di sopra delle nostre possibilità e ne abbiamo appena persa una.” Steve lo guarda e stringe i pugni.

“Abbiamo appena perso Banner. Banner! E’ nostro amico e non sappiamo dove sia. Thor ha già detto che non intende firmare i trattati. Tornerà ad Asgard.”

“E’ libero di farlo.”

“Dovrà separarsi da Jane!”

“Mi dispiace!” Sbotta Tony. “Che altro posso dire? Ci sono cose più importanti a cui pensare ora. Devo parlare con Strange.” Steve lo supera e raggiunge la porta.

“Se n’è andato. Ha detto che la priorità degli zeloti è proteggere l’occhio di Agamotto. Prima di andarsene ha spiegato le sue ragioni a Karen e a Fury.”

“Bella mossa.”

“Inutile dirti che non firmerà i trattati.”

“Ottimo! Qualcun altro ha lasciato la nave che affonda?”

“Barton. Ha dato le dimissioni. Cito testualmente: ‘ho già lavorato a sufficienza per il governo e credo di potermi definire congedato con onore’. Nat è fuori di testa per cui, se c’è qualcuno con cui devi parlare, quella è lei.”

Cap lascia la stanza e Tony sbatte un pugno contro la parete. E’ solo e non si è mai sentito tanto accerchiato.

 

Karen è seduta sul pavimento, le mani che tremano intorno alle ginocchia.

Brun ha provato a consolarla ma lei non si da pace. Kara, che ha la lingua più tagliente delle sue sorelle, ha già detto la sua sul destino del re degli Jotunn.

“Odino,” dice e poi sputa per terra, “che le Norne se lo portino, lo avrà già infilzato con la punta di Gungnir. Quella maledetta non fa prigionieri!” Ha esclamato prima che Gondul la fulminasse con lo sguardo e abbracciasse Karen.

“Sono certa che Kara si sbaglia. Vero Brun?” La Dísir annuisce.

“Loki é astuto. Troverà un modo di guadagnare tempo e, se la regina lo ordinerà, noi combatteremo per riprendere il re.” Karen solleva lo sguardo.

“Lo fareste?” I suoi occhi sembrano animati da nuova speranza.

“Non solo noi. Anche il tuo popolo affronterebbe qualunque battaglia per il legittimo re di Jotunheim e per la Distruttrice.” 

“Non avevo pensato a questo. Dubito che Loki sarebbe d’accordo. Lui ha fatto tutto per elevare il suo popolo da uno stile di vita basato solo sulla guerra. Utgard sarebbe condannata prima ancora di venire completata.”

“Un tempo gli Jotunn hanno dato filo da torcere ad Asgard. Laufey ha costretto Odino ad offrire un trattato di pace dopo avere portato avanti una guerra che non era in grado di vincere. Loki é più forte di suo padre anche se la sua forza non é nei suoi muscoli. E ha una grande guerriera per moglie.”

“Potrei davvero sfidare Odino? E Thor me lo permetterebbe?” 

“Questo sta a voi decidere di scoprirlo.” Afferma Brun prima che Hlok raggiunga la porta e sguaini la spada.

Qualcuno bussa e Karen si sforza di alzarsi e di andare ad aprire. Sulla soglia Thor e Jane si sforzano di sorriderle.

“Possiamo entrare?” Chiede lei. “Come ti senti?”

“Io sto bene.” Le risponde guardando subito Thor. “Ci sono notizie di Loki?”

“E per questo che siamo qui. Ho parlato con Heimdall. É stato Padre a portare Loki ad Asgard. Lo ritiene responsabile della liberazione delle Dísir. Lo ha confinato. Vuole che ritorni a casa per assumermi le mie responsabilità. In fondo sono io ad averlo liberato e ad averlo riportato su Midgard.”

“Loki non ha fatto niente di male, stavolta.” Dice lei, la voce appesantita dallo sconforto.

“Padre avrebbe potuto accettare ciò che ha fatto a te, il modo in cui é entrato in possesso dell’Aether, come ha usato la collera dei giganti di ghiaccio per diventare re di Jotunheim, ma non accetterà mai cosa ha fatto con le Dísir.” 

Karen si volta a guardare le guerriere alle sue spalle. Hanno l’espressione di chi già sa come andrà a finire.

“Io le ho liberate. La colpa é solo mia.” Thor la guarda con compassione e le mette una mano sulla spalla.

“Sono certo che mio fratello ha fatto quanto in suo potere per assicurarsi che la colpa ricada su di lui. Non ti esporrebbe mai alla collera di nostro padre.”

“E Bruce?”

“Heimdall ha detto che é un ospite gradito dato che ha riportato il Tesseract su Asgard.”

“Non ci credo!”

“Farò di tutto perché la rabbia di Padre non si abbatta su Loki.” Thor si volta e si congeda da Jane. “Tornerò, lo prometto.” Vorrebbe prenderle le mani, stringerla ma sa che sarebbe ingiusto. Per lei sarebbe troppo poco. Come al solito. La guarda negli occhi sperando che capisca quello che prova, che lei sappia che il suo amore é più grande della distanza che finisce sempre col dividerli. Lei sforza un sorriso ma non dice niente. 

Karen lo ferma sulla porta. L’aspetto dimesso che aveva fino ad un attimo prima sembra sparito. Schiena diritta ed espressione decisa.

“Thor, porteresti a tuo padre un messaggio da parte mia?” Lui annuisce. “Digli che la regina di Jotunheim rivuole suo marito. Se non lo consegnerà, sarà guerra fra Asgard e Gli Jotunn.”

Se la mascella di Jane potesse staccarsi e cadere sul pavimento, ora lo farebbe. Thor invece scoppia in una delle sue fragorose risate. Poi torna serio.

“Vuoi davvero che gli dica così?”

“Sì,” dice lei prendendo per mano Brun, “digli che non voglio una guerra ma che non esiterò a usare fino all’ultimo gigante di ghiaccio se accade qualcosa a Loki.”

“Riferirò.” Dice Thor con orgoglio prima di lasciare la stanza.

“Sei sicura di quel che fai?” Chiede Jane preoccupata.

“No, ma Loki farebbe così. Scommetterebbe tutto quello che ha su delle carte schifose, bluffando clamorosamente.”

“Vuol dire che non intendi guidare i giganti di ghiaccio contro Asgard?”

“Non lo so. Per ora vediamo che succede.”

“Ho un pessimo presentimento ma sappi che sono dalla tua parte.”

“Davvero?” Chiede Karen sorpresa.

“Sì. La madre di Thor era adorabile. Suo padre no.”

“Una volta Loki mi ha raccontato che sua madre gli ha insegnato quasi tutto quello che sa sulla magia.”

“Era fiera di entrambi i suoi figli. E’ stata un’ottima madre visto che anche se non sono fratelli, Thor e Loki non riescono a separarsi anche quando prendono strade diverse.”

Karen annuisce e spera che quel legame resista. Forse è davvero l’ultimo filo che tiene appesa la vita di Loki.

 

Odino sbatte con violenza Gungnir in terra. Urla e le aule del palazzo sembrano tuonare.

“Ripetilo!”

Thor dissimula indignazione. Non è mai stato bravo a mentire ma ha deciso di impegnarsi per cui, mentre obbedisce all’ordine di suo padre, imita l’atteggiamento che crede Loki assumerebbe. Quello bravo, davvero bravo, a mentire in famiglia è lui. Stringe i pugni, solleva la testa e gonfia il petto.

“La femmina midgariana a cui Loki ha ceduto l’aether ha detto di essersi legata a lui pronunciando un giuramento infrangibile sulle radici di Yggdrasil. Ha acquisito il titolo di regina e ha detto che rivuole suo marito. Se Asgard non lo consegnerà, sarà guerra con Jotunheim. Ha pure osato dire,” dice agitando la testa in segno di disapprovazione, “che non vuole questa battaglia ma che se sarà fatto del male a Loki, non esiterà a richiedere il sacrificio di ogni gigante di ghiaccio.”

“Credi che menta?”

“Sulla guerra?”

“Sul matrimonio.” Thor vorrebbe ridere. Suo padre ne sta facendo una questione di principio, il che va bene perché sposta l’attenzione dai veri guai in cui Loki si è cacciato stavolta.

“Assolutamente. Godrum, un tempo il primo consigliere di Laufey e ora di Loki lo ha confermato.”

“E sulla guerra?”

“Non ci vuole molto per spingere gli Jotunn su un campo di battaglia.”

Odino sospira e si siede sul suo trono. Fa un cenno a lady Sif e la guerriera avanza di un passo.

“Fa portare qui Loki.” La donna sparisce e poco dopo rientra nella sala del trono con quattro  guardie armate. Tra loro, catene ai polsi e alle caviglie, c’è Loki.

Avanzano fino a qualche passo dal seggio d’oro e poi si fermano.

Loki lancia un pessimo sguardo all’indirizzo del fratello ma rimane in silenzio. Odino pretende la sua attenzione.

“Mi riferiscono che hai osato fare spergiuro sulle radici di Yggdrasil.” Loki lo guarda sprezzante e indignato.

“Ti hanno riferito male.” Odino allunga le labbra in un ghigno cattivo.

“Vorresti farmi credere che hai legato la tua vita ad una mortale?” E’ il turno di Loki di fare una delle espressioni più cattive che ha in repertorio.

“Il tempo in cui volevo che credessi alle mie parole, in me persino, è finito.”

“Quindi hai pronunciato consapevolmente il giuramento senza il permesso di tuo padre!”

“Non occorre davvero che ti ricordi che non sei mio padre. E dovresti esserne ben lieto.  Non sono stato un buon figlio, a Laufey ho dato solo la metà di quello che lui ha dato a me ed è morto.” 

“Non importa quello che dici. Sei cresciuto nella mia casa e sei mio figlio.” Nell’udire quelle parole, per un istante la maschera di indifferenza di Loki trema e lui reagisce.

“Il giuramento è comunque pronunciato ed è valido. Karen è mia moglie.”

“Bene,” fa Odino alzandosi e scendendo i gradini che lo separano dai suoi figli, “allora la minaccia è legittima.”

“Minaccia?” Lo sguardo dei Loki si fa dubbioso.

“La tua legittima sposa mi ha dato un ultimatum. Se ti accade qualcosa, lei muoverà guerra ad Asgard.” Per poco Loki non si strozza con la sua stessa saliva. Odino pare soddisfatto della reazione alle sue parole e continua. “Non so come farà a portare i giganti di ghiaccio su Asgard,” dice con tono ironico, “ma non posso ignorare un simile atteggiamento.”

“Padre,” interviene Thor, “a sua discolpa posso dire che è mossa da sentimenti molto forti per mio fratello.” Loki lo fulmina con lo sguardo.

“Immagino che sia tu il messaggero. Pertanto è anche possibile che non abbia affatto compreso il significato delle parole di Karen. Forse lei intendeva offrire le Dísir in cambio della mia vita, non è così, Thor?” Lui lo guarda con grande soddisfazione.

“No, ha parlato come le valchirie. Avresti dovuto vedere con quanta determinazione ha minacciato nostro padre!” Loki sospira pensando che il Fato è veramente giusto. La bellezza e l’incredibile forza del fratello dovevano per forza essere compensate con un’immensa e genuina ingenuità.

“Bene. Sarò io a dare un ultimatum alla tua regina, Loki. Che venga qui al mio cospetto. Se mi riconsegnerà le Dísir, io ti libererò. Potrai tornare su Jotunheim come legittimo re.” Thor esulta mentre Loki stringe i pugni legati dalle catene.

“Non verrà.” Dice con voce tagliente.

“Perché l’hai scelta codarda?” Chiede Odino.

“Perché l’ho scelta saggia.” Il padre degli Asi lo guarda con l’unico occhio che possiede quasi voglia scrutare dentro la sua testa e torna a sedersi sul trono.

“Lady Sif, riporta Loki nella sua prigione. Thor, riferisci il mio messaggio.”

Entrambi i suoi figli si voltano e si incamminano verso l’uscita, Loki scortato dalle sue guardie.

“Dille di non venire.” Sussurra Loki guardando dritto davanti a sé come se non stesse davvero parlando a qualcuno.

“E’ la tua unica possibilità.”

“No, non lo è, ma tu devi comunque mettermi i bastoni tra le ruote, giusto?”

“La proteggerò.” Insiste Thor.

“Lo prometti?”

“Non ho mai mentito, io.”

“Aha.” 

Loki viene condotto nelle prigioni e Thor si incammina lungo il ponte dell’arcobaleno.

  
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