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Autore: MaxT    10/09/2020    6 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.
Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.
La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.
Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.
Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.
Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.
Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore, il kollatas, per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica, aiutandosi con trucchi ipnotici.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, lei lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.
Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.
A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi. Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.
Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito. Con lei va alla ricerca di una palestra di arti marziali dove lavorare come istruttrice, finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.
Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto affinché la pena fosse commutata in esilio.
Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.
La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio.
Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.


 

Capitolo 14

Cassandra

 

E’ ora di pranzo, ormai. Cassandra Smith ripone i guanti di lattice e il camice da laboratorio. Non ha voglia di passare l’intervallo mangiando in Istituto, tra gli specializzandi in Chimica Farmaceutica che trattano i tecnici di laboratorio loro coetanei come esseri inferiori. Per loro, i tecnici sono buoni solo a miscelare le loro pozioni da apprendisti stregoni e farle trangugiare dai più sfortunati tra i topini, o gestire macchine e attrezzature di cui tutta la loro somma conoscenza si limita al nome e, talvolta, al pulsante di accensione.

Dopo scese le scale, Cassandra si dirige verso le panchine del parco per sedersi a mangiare il panino con molto pane e poco prosciutto portato da casa. Guarda con sollievo il cielo tra le chiome degli alberi, con sprazzi di un bell’azzurro intervallati da nuvolette bianche. Dopo la pioggia e i temporali degli ultimi giorni, c’è almeno una schiarita per il giorno di Halloween.
Arrivata alle panchine, però, si deve ricredere: sono ancora umide, troppo umide per sedersi senza trovarsi il sedere bagnato.
E ora, dove può andare a fare onore al suo panino?

“Ciao Cassandra”. “Ehi, Cassy, tesoro!”.
“Josh! Ashley! Non speravo di trovarvi qui”. Sono i suoi amici specializzandi della facoltà di Storia, molto più amichevoli e interessanti di quegli individui borinoiosi con cui deve condividere il laboratorio. Lui alto, magro e occhialuto, con la schiena curva in avanti che lo fa somigliare a un lampione; lei piccola e formosa, il viso tondo e truccato incorniciato dai boccoli ossigenati.
“La nostra divoratrice di libri!”, scherza Josh aggiustandosi gli occhialini sul viso allampanato.
“Per ora, volevo divorare solo il panino”, risponde lei mostrando il suo pranzo ancora impacchettato.
“Sei alla ricerca di una panchina asciutta?”, cantilena Ashley sorridente dietro il rossetto shocking, “Vieni con noi a scaldare le cooomode sedie del Kansas!”.
Cassandra ha imparato a non ridacchiare della buffa voce cantilenante della sua amica. “Del Kansas Bar? Mi tentate, ecco, ma non sono sicura di...”.
“Sempre a corto di soldi?” le fa Ashley , un po’ impertinente. “Non preoccuparti, Josh mi stava giuuusto dicendo che voleva offrire un caffè lungo a tutt'e due”.
Una vaga luce d'interesse brilla negli occhi verdi di Cassandra. “Uno ciascuno, intendi? Uno, tutto intero? Ma... temo di essere già in debito...”.
Josh si acciglia un po’ dietro gli occhialini: in realtà stavano parlando solo del tempo, non di offrire alcunché, ma decide di stare al gioco. “Sì, ragazze. Cassy, consideralo un ringraziamento per la recensione di ‘Armi, acciaio e malattie’. Hai già finito di leggerlo?”.
“Sì. Ma... quale recensione intendi?”.
“Quella che mi farai mentre beviamo il caffè”.

Più tardi, seduta con loro al tavolo, Cassandra parla e sbocconcella il panino un pezzo per volta, nascondendolo nella borsetta e ostentando invece il bicchierone di caffè freddo agli occhi del barista per giustificare la sua permanenza nel locale. “E così, il fatto che lo sviluppo dell’Eurasia sia da est a ovest, senza grossi cambiamenti climatici dovuti alla latitudine, ha favorito la diffusione delle colture e delle specie da domesticare”. Interrompe brevemente il racconto per infilarsi in bocca, di soppiatto, un altro pezzo del panino occultato.
Con i debiti contratti per laurearsi, lei è cronicamente a corto di soldi, pur lavorando. I suoi amici lo sanno, e le vogliono bene lo stesso. I baristi lo sanno pure, e anche se non le hanno mai detto niente, lei teme sempre che un giorno o l'altro la tratteranno come una scroccatrice, se dovesse presentarsi lì senza almeno la compagnia di altri clienti paganti.
Prima che riprenda a parlare, Ashley le chiede: “L’avevi comprato al Ye Olde Bookshop, vero? Hai visto quel libraio fighiiissimo di cui ti avevo parlato?”.
Cassandra cerca di ricordare: “Aspetta… Ah no, ho guardato in giro ma non l’ho visto. C’era sempre la libraia, quella magra che sembra una pantera”.
“Ah, ma quella non si vede da un bel pooo’. Se andiamo adesso, troveremo lui di sicuro”. Scruta l’orologio da polso. “Abbiamo ancora un po’ di tempo. Il negozio è vicino, ci arriviamo in un attimino”.
Cassandra sbircia di soppiatto verso Josh, chiedendosi se sentir parlare di uomini bellissimi non lo faccia sentire come un pezzo di tappezzeria. Anche Ashley lo guarda, con intenzione.
Lui sembra afferrare un qualche messaggio dall’occhiata. “Se lo dice Ashley, ti puoi fidare dei suoi gusti!”, concorda. “Andiamo?”.

“Eccociii”, cinguetta Ashley ammiccando verso Cassandra, poi entra nel negozio. “Buongiooorno”.
Cassandra la segue, curiosa. Nell’ambiente le sembra di percepire una strana energia. “Buon...”.
Le parole le si strozzano in gola.
Lord Cedric! Lord Cedric in persona! Davanti a lei, che la guarda con indifferenza! No, forse sta cercando di ricordare…
Cassandra mette in atto un trucco mentale insegnatole da suo padre: una rapida sequenza di visualizzazioni e operazioni mentali impossibili da descrivere a parole.
Lui socchiude gli occhi, poi si porta una mano alla fronte, come per un breve mal di testa. Quel che conta, distoglie lo sguardo da lei.
Ha funzionato, pensa Cassandra, ha funzionato oltre ogni aspettativa! Non avrebbe mai pensato di poter giocare così il potente Lord Cedric!
“Cosa posso fare per voi?” chiede il libraio rivolgendo loro uno sguardo vagamente annoiato, non più acuto come lei lo ricordava.
“Solo un’occhiata rapida”, gli risponde Ashley con un largo sorriso che lo lascia indifferente, “Abbiamo pochi minuti”.

Imbarazzata, Cassandra si avvicina a uno scaffale qualsiasi per estrarne un libro qualsiasi, tanto per sfuggire il suo sguardo fin al momento di uscire. Estrae un volume rilegato, lo apre a una pagina qualsiasi...
Mai si sarebbe aspettata la scritta a caratteri cubitali che campeggia da parte a parte sulle pagine aperte:

“ECCOTI QUI AL MIO COSPETTO, KENDREL”.

Resta interdetta dalla sorpresa davanti al suo vecchio nome meridiano, un segreto sepolto nel passato. Com'è possibile... Anche se Lord Cedric avesse previsto la sua visita, come faceva a sapere che avrebbe aperto proprio quel libro?
Cercando di dominare il suo cuore in tumulto, gira la pagina. Anche qui campeggia una scritta cubitale:

“VOGLIO PROPORTI UN PATTO”.

Gira ancora.

“TUA MADRE RASTEL E’ DETENUTA NEL METAMONDO”.

Ancora.

“E’ STATA TRASFORMATA IN UNA PIANTA PER MIA VOLONTA’ ”

“IN UN BELLISSIMO FIORE”

“IO POSSO LIBERARLA E RENDERLE FORMA UMANA”

“MI TROVO NEL SOTTERRANEO DEL NEGOZIO”

“TU DEVI SPINGERE CEDRIC A VENIRE AL MIO COSPETTO”

“SE LO FARAI, QUANDO TORNERO’ A MERIDIAN TI RENDERO’ TUA MADRE”

“VIVA, LIBERA E IN FORMA UMANA”

“QUESTA E’ LA PROMESSA DEL PRINCIPE DEI PRINCIPI”

“PHOBOS”.

 

“Cos’hai trovato d’interessante?”, le chiede Josh, interrompendo la sua visione. “Storia dell’arte rinascimentale? Stai ampliando i tuoi interessi, vedo”.
“Questo...Un libro d’arte?”. Disorientata, Cassandra riguarda la copertina, poi porge il volume aperto a Josh. “Ma tu non ci vedi qualcosa di anomalo in questo libro?”.
Lui se lo rigira tra le mani. “Scusa, non capisco la domanda. Hai visto qualche refuso di stampa?”.
Anche Ashley si avvicina. “Hai scoperto qualcosa di strano?”. Lo prende dalle mani di Josh e sfoglia qualche pagina, trovando solo ciò che ci si aspetterebbe da un libro d’arte. Tornando all’indietro, anche le pagine dove prima era apparsa la scritta misteriosa sembrano del tutto normali. “Non mi sembra per niente il tuo genere di libro”.
Finito lo sbalordimento, Cassandra minimizza. “Mi sa che ho visto male”.
“Caaapita”, risponde allusiva Ashley. “I colpi di fulmine possono abbagliare”.
Josh ripone il volume. “Adesso il tempo a disposizione è finito”. Le mostra l’orologio da polso.
“Anzi, è tardi”, si riscuote Cassandra. “Andiamo”.

Il pomeriggio passa in una specie di sogno. I suoi amici pensano che lei sia stata fulminata dall’avvenenza del libraio, ma sbagliano.
Cassandra è rimasta a rivivere ricordi lontanissimi, indifferente ad alcune frecciate velenose degli specializzandi di chimica farmaceutica per la sua distrazione sul lavoro.La fuga dalla sua città natale.

L’ambiente della loro casa che svanì attorno a loro con un tremolio.
L’interno di un’altra casa: muri bianchi, nudi, lisci. Estranei.
Un continuo, sommesso rimbombo proveniente da fuori delle finestre.
Grandi strade simili a fiumi.
Mandrie di veicoli che si muovevano da soli.
Palazzi alti e dritti dalle finestre tutte uguali.
Il nome di sua madre chiamato invano tra i singhiozzi.
Suo padre che si chinava su di lei e la battezzava con un nuovo nome: Cassandra, non più Kendrel.
Dimentica anche il mio vecchio nome’, aggiunse. ‘Ora mi chiamo Lucas Smith. Non più Lord Luksas’.

Immersa in quegli antichi ricordi confusi, Cassandra arriva a casa, se così la si può chiamare.
E' un edificio fatiscente di mattoni rossastri in una via modesta, anzi un vicolo dove i contenitori di spazzatura contendono lo spazio di passaggio alle poche automobili che lo percorrono forse per sbaglio.
Sale le scale fin al secondo piano: qui l’ascensore è un lusso non previsto.
Lei alloggia in una stanza presso un’affittacamere. Il bagno è condiviso con altri tre inquilini: uno studente di colore, un benzinaio lasciato sul lastrico da un divorzio e una donna anziana con i primi segni di demenza senile.
Apre l’ingresso dell'appartamento, saluta distrattamente l’anziana coinquilina persa nella cucina e infine entra nella sua camera sul lato destro del corridoio.
La sua stanza è poveramente arredata: letto, tavolo, due sedie e due scaffali, e poco più. In compenso è piena di libri, libri e ancora libri.
Forse non sarebbe una biblioteca così impressionante, se fosse distribuita nelle stanze e negli scaffali tipici di una casa benestante. Però, concentrata in quegli spazio, fa un effetto diverso. Solo pochi di questi libri trovano posto sui mobili; gli altri si ergono dal pavimento in pile che si affiancano e sostengono l’un l’altra, e che sembrano sostituirsi al mobilio mancante per offrire appoggio ai suoi oggetti, tra cui la sua borsa e alcuni dei suoi vestiti, accuratamente appesi o ripiegati.
Su una di queste pile, vicino al letto, c’è una vecchia bambolotta di pezza azzurrina. La conserva gelosamente: l’unico regalo di sua madre che ha potuto portare da Meridian.
Si siede, osservandola nei bottoni che ha al posto degli occhi e perdendosi nei ricordi.

Molto tempo fa suo padre, per alleviarle il dolore del distacco, aveva caricato la bambolina di un incantesimo con un ricordo tranquillizzante della loro partenza: sua madre che le sorrideva e la invitava a partire per un luogo bellissimo che le avrebbe offerto mille possibilità di essere libera, e che le affidava l’incarico di vegliare sul padre perché non fosse troppo rattristato dall'esilio. Lei, Rastel, sarebbe stata al sicuro nella sua città natale, e avrebbe vegliato sui nonni durante la loro vecchiaia.
Purtroppo quell’incantesimo si era gradualmente affievolito, lasciando emergere una partenza molto più traumatizzante: in realtà Rastel si rifiutò di venire per non mettere a rischio di rappresaglie i famigliari, e si oppose con tutta la sua forza alla partenza di Kendrel. Suo padre Luksas la implorò prospettando che Phobos avrebbe usato la figlia come ostaggio per costringerlo a tornare e rovinarlo, ma lei non voleva saperne di lasciar partire la bambina. Alla fine, lui stordì Rastel con un incantesimo, ma decise di portare con sé solo la figlia.
Perché la mamma non viene, chiedeva Kendrel. Perché non vuole mettere in pericolo i nonni e gli zii. E lei non è in pericolo? Lei ha scelto così. Non possiamo fermarci, Kendrel. Cassandra. Ormai il nostro mondo è pericoloso per noi.
L’incantesimo sulla bambola riusciva a riportarle alla mente il viso e la voce sereni di sua madre; purtroppo, quando il ricordo consolante si attenuò fin a svanire, anche i ricordi del viso e della voce di sua madre si fecero confusi. Qualche volta Kendrel stringeva ancora la bambola al suo viso, cercando di assorbire almeno qualche traccia dei ricordi e della tranquillità che le aveva portato in passato.
Così sono passati più di ventuno anni da quel giorno d’estate della loro fuga.
Lei era piccola quando era partita, aveva quattro anni meridiani. Perciò, dopo modificato il suo aspetto per adattarlo a quello dei terrestri, era riuscita ad adattarsi al suo nuovo ambiente e a farsi una vita, sia pur riservata, e aveva avuto un buon successo negli studi.
Suo padre, già di mezza età, aveva sofferto molto di più. Era diventato guardingo e introverso, e studiava con molta attenzione tutti i suoi amici e conoscenti per essere certo che non fossero agenti del loro vecchio mondo che li cercavano per catturarli. Inoltre aveva un’ossessione per le zanzare: diceva che potevano rivelarli a Phobos riconoscendo il loro sangue. Per questa ragione, zanzariere, repellenti e insetticidi erano una presenza quotidiana in casa e sul posto di lavoro.
Suo padre Luksas era un abilissimo sensitivo e mago: era in grado di leggere e trasmettere i pensieri, di ipnotizzare gli altri e di creare ogni genere di artifici per rendere più sicura la loro copertura. Aveva anche insegnato molti trucchi a Cassandra, ma purtroppo lei riusciva ad applicarli solo in sua presenza. Luksas le spiegò che lui poteva generare energia magica col suo metabolismo perché aveva ereditato i mitocondri dalla nonna sensitiva; Cassandra invece aveva ricevuto i mitocondri di sua madre Rastel, che era del tutto priva di questa facoltà. Perciò, per poter applicare qualsiasi trucco magico, Cassandra dipendeva da una fonte di magia esterna a lei.
Mentre lei crebbe e si iscrisse all’università, suo padre si ammalò. Cercò tenacemente di lottare con la malattia usando solo i propri poteri. Morì nel febbraio 2000, senza avere mai chiesto una visita medica né tanto meno un ricovero, perché nessun'analisi di laboratorio potesse rivelare che entrambi loro venivano da un altro mondo.
Le raccomandò di finire l’università, nella quale era a buon punto, a qualunque costo.
La avvertì anche che, se lei avesse dovuto avere un figlio con un terrestre, probabilmente l’aspetto di questo figlio sarebbe stato troppo strano per loro e, in assenza di un qualche mago che riuscisse a mutarlo, sarebbe stato considerato quanto meno anormale.
Dopo la morte del padre, lei lasciò la casa dove avevano vissuto in affitto, ormai troppo costosa per le sue possibilità; sfruttò il modesto tesoretto che lui le aveva lasciato per pagare le rette, ma prima di un anno fu costretta a chiedere un cospicuo prestito a una banca; un prestito che, ingigantito dagli interessi, sta tuttora lottando per ripagare, nonostante il suo attuale stipendio di tecnico di laboratorio all'università.

Pochi mesi dopo la morte di suo padre, Cassandra ebbe una sensazione strana passando vicino a due uomini, non lontano dall’università. Una sensazione simile a quella che aveva vicino a suo padre, quando le insegnava i trucchi magici che avrebbero dovuto difenderla.
In quell’occasione, invece, le sue capacità risvegliate la smascherarono.
Si voltò indietro verso i due, e vide che si erano fermati a guardarla. Capì che anche loro avevano percepito l'anomalia. Uno era l’uomo della libreria; l’altro, a riguardarlo, la stupì ancora di più: era un gigante dalla pelle azzurrina, chiaramente un abitante del suo mondo che non poteva essere confuso in nessun modo con un terrestre. Perché non lo aveva notato subito? Perché nessuno dei passanti stava dando alcun segno di stupore alla sua vista?
Dopo un lungo momento, i due proseguirono per la loro strada, e così fece Cassandra.
Qualche giorno dopo quell’incontro inquietante, i due figuri la attesero nel vano scale della sua abitazione e la chiamarono Kendrel, il suo nome meridiano ormai quasi dimenticato.
Quando lei minacciò di gridare, quello dai lunghi capelli biondi rispose di non farlo se ci teneva a sua madre.
Il gigante le rinfacciò che i suoi genitori erano traditori: sua madre era stata presa e, per ordine del principe Phobos, era stata trasformata in una rosa nera per sempre.
L'altro parlò invece in modo pacato, presentandosi come Lord Cedric. Disse che lui non avrebbe voluto che succedesse questo perché non credeva che Rastel fosse una traditrice; forse avrebbe potuto ancora tentare di intercedere con il principe Phobos perché fosse resa alla forma umana e liberata. Però, per avere qualche possibilità, era necessario portargli una buona ragione per placare la sua ira. Tutto dipendeva da lei, Kendrel: avrebbe dovuto farli parlare con suo padre, Lord Luksas.
Lei rispose il vero: che suo padre era morto mesi prima di morte naturale.
Il gigante la sovrastò minaccioso, apostrofandola da bugiarda. Lord Cedric, invece, accettò la spiegazione, ma disse che questo non sarebbe bastato a placare l'ira di Phobos. Forse, se lei avesse reso loro dei servizi, il principe avrebbe accolto la sua supplica con benevolenza. L’uomo se ne andò dicendo che l'avrebbe ricontattata se avesse avuto bisogno di lei, e allora forse sua madre sarebbe stata liberata.
Cassandra attese invano la possibilità di riscattare sua mamma davanti a Phobos: i due uomini non la ricercarono mai più.

Ma al giorno d’oggi, che influenza ha ancora Phobos a Meridian? Se è chiuso in una cantina e non riesce neppure a convocare al suo cospetto il suo vecchio subordinato, che possibilità ha di mantenere una qualsiasi promessa?
Cassandra decide che deve scoprirlo. E l’unico modo è chiederlo a Lord Cedric.

 

Note sul capitolo 14

Il personaggio di Cassandra aveva già fatto una breve apparizione in negozio nel capitolo 3, proprio per acquistare il libro del quale Josh le chiede una recensione.
In quello stesso capitolo era anche stato accennato il racconto della fuga sulla Terra di suo padre Lord Luksas, già direttore dei Servizi segreti di Meridian e mentore di Cedric.
Cassandra è in grado di assorbire energia magica da altre persone e di utilizzarla, ma non di generarla da sola. Questo assorbimento involontario è quello che era stato percepito da Cedric e Vathek in occasione del loro casuale incontro, collocabile verso metà dell'anno 2000, circa cinque mesi prima dell'esordio delle W.I.T.C.H. In quel periodo i servizi di Phobos avevano ripreso prudentemente a operare ad Heatherfield per preparare il ritorno di Elyon e la cattura delle nuove Guardiane, non appena fossero entrate in possesso del Cuore di Kandrakar.
Ashley, l'avrete riconosciuta, è la cliente inopportuna che mette alla prova la sopportazione di Cedric nel capitolo 12.

  
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