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Autore: Arcadia007    10/09/2020    0 recensioni
Killian Jones, tenente della Marina Reale di Misthaven, scopre di possedere la magia, di cui ha diffidato per tutta la vita. Così si reca dall'unica persona che potrebbe aiutarlo a controllare la sua magia, la strega che protegge quelle terre: il Cigno.
Mentre Killian impara a controllare i suoi poteri, ha sempre più domande. Da dove viene la sua magia? Chi è il Cigno? Perché sembra conoscerlo da tutta la vita e sa cose di lui che non ha mai detto a nessuno?
Killian si ritroverà coinvolto in una lotta tra luce e oscurità che dura da secoli e alla fine niente sarà più lo stesso.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Killian volò indietro di tre metri mentre la sfera luminosa del Cigno rompeva la sua barriera di protezione. Quella mattina l'aveva svegliato ancor prima dell'alba e l'aveva praticamente trascinato in una stanza che aveva chiamato Stanza d'Allenamento.
Sembrava che il Cigno avesse improvvisamente deciso che era il momento di studiare gli incantesimi difensivi, a discapito delle ossa e dei muscoli di Killian. Tutto il suo corpo era coperto di lividi. In realtà il pavimento e le pareti erano incantati in modo da evitare danni seri, ma questo non impediva che ogni volta che Killian sbattesse contro in pavimento o una parete si facesse decisamente molto male.
La donna dai capelli neri arrivata il giorno prima, Regina, guardava tutto in piedi dietro la ringhiere di un balcone interno che percorreva tutto il perimetro della stanza (probabilmente un tempo quel balcone interno serviva per guardare i combattimenti). Regina metteva a disagio Killian. Lo guardava con i suoi occhi neri come se potesse vedere attraverso di lui e aveva l'impressione che, come il Cigno, sapesse più di quanto lasciasse intendere.
"I nemici non si limiteranno a metterti KO. Se quella barriera cede in un campo di battaglia reale, tu sei morto."disse il Cigno, venendo verso di lui per aiutarlo ad alzarsi. Si sentiva come se fosse stato calpestato da un branco di cavalli selvaggi. Nelle ultime otto ore aveva continuamente eretto una barriera intorno a sé stesso e il Cigno ogni volta l'aveva buttata giù. Avrebbe voluto incolpare la mancanza di sonno ma sapeva la verità: pur avendo a quanto pareva dei poteri innati, non era portato per la magia. Anche se, onestamente, sarebbe stato strano il contrario, dopo una vita passata a diffidare della magia. Non aiutava il fatto che sua madre fosse morta per via di qualche strana maledizione che nessuno era riuscito a identificare.
"So cosa stai pensando." disse il Cigno, mentre lo conduceva verso l'unica panchina di tutta la stanza. "Le tue difficoltà con la magia non sono dovute alla mancanza di talento o potenziale. Il problema è nella tua mente."
"La mia mente?" chiese Killian, sedendosi accanto al Cigno, che lo stava inviando a sedersi accanto a lei con un gesto della mano.
"Sì, la tua mente. La magia è emozione. Il tuo problema è che la vedi come uno sforzo intellettuale. Sforzi la tua mente e invece ignori le tue emozioni. Ma dovrai concentrarti su quelle se vuoi sopravvivere e soprattutto..."
Lei lo guardò dritto negli occhi e lui ebbe l'impressione che potesse vedere fino al suo cuore e oltre, fino alla sua anima.
"...dovrai ricordare per chi stai combattendo. Non c'è potere più grande di quello che viene dalle persone che amiamo, ricordalo."
I loro visi erano a pochi centimetri l'uno dall'altro e Killian si rese conto per la prima volta che il vero colore dei suoi occhi, in quel momento liberi dall'oscurità, era un bellissimo verde lievemente tendente all'azzurro. Non era la prima volta che si rendeva conto che era bellissima, l'aveva saputo fin dalla prima volta che l'aveva vista, solo un cieco non lo avrebbe capito, ma era la prima volta che era così fortemente attratto da lei. Il Cigno si tirò leggermente indietro, rompendo la trance in cui Killian era finito. All'improvviso gli prese la mano, con il palmo rivolto verso l'alto, e prima che Killian potesse  assimilare ció che stava succedendo, gli guarì i tagli che si era procurato.
"Prova a farlo." gli disse.
Killian finora aveva sempre avuto difficoltà con la magia, per questo lui stesso si sorprese quando riuscì a curare i graffi al primo tentativo. Il Cigno sorrise mentre Killian passava a curare i lividi.
"Bene, Jones. Direi che ormai hai afferrato il concetto." disse con un piccolo sorriso, che lui ricambiò. Killian ormai aveva notato da un po' che la sua insegnanante aveva costruito mura intorno a lei che avrebbero fatto vergognare quelle di qualsiasi fortezza. Aveva molti segreti, non parlava mai del suo passato e ogni sorriso, anche quando sincero, era piccolo e contenuto e non scopriva mai i denti.
"Come è stato riuscirci al primo tentativo?" gli chiese il Cigno.
"Non te lo dico, è un segreto."
"L'uomo del mistero." scherzò lei.
"Disse la donna che mantiene segreto il suo nome."
Passarono un paio di minuti, durante il quale Killian si guarì i lividi che si era procurato durante l'allenamento, prima che lei parlasse di nuovo.
"È Emma."
"Cosa?"
"Il mio nome. È Emma."
Killian per qualche secondo rimase troppo sorpreso per parlare. Se c'era una cosa che si sapeva del Cigno, era che non dava il suo nome a nessuno, perché "dare il tuo nome a qualcuno gli dava potere su di te" o qualcosa del genere.
"Grazie." disse infine, sperando che quella sola parola riuscisse a trasmettere tutta la sua gratitudine per il suo atto di fiducia. Lei gli rivolse un sorriso prima di tornare seria.
"Direi che ora puoi vedere un altro ricordo." disse il Cigno.

1000 anni prima

Emma si concentrava sul compito da svolgere. Il bambino davanti a lei guarì mentre le sua mani si muovevano su di lui. Il suo piccolo corpo smise di tremare, i sudori freddi cessarono, così come lo stato semi-delirante in cui era sprofondato. I suoi occhi si aprirono e le rivolse un sorriso grato. I genitori del bambino si  precipitarono a ringraziarla la madre abbracciandola singhiozzando, borbottando ogni genere di ringraziamento, il padre solo dandole una stretta alla spalla, ma era evidente che il "grazie" che disse con gli occhi lucidi che incontravano quelli di lei era sincero. Gli altri figli della coppia seguirono l'esempio della madre dandole un abbraccio di gruppo, facendo ridere Emma mentre si chinava per abbracciarli tutti. La coppia poi avrebbe voluto pagarla, ma lei scosse la testa.
"Se volete ricompensarmi" disse loro "potete fare una donazione per i fondi pubblici."
Lasciò la capanna, l'abito e il mantello bianchi che fluttuavani dietro di lei. Si diresse verso Merlino, intento a curare una donna anziana, piegata dall'età, che indossava vestiti umili, ma puliti e in buone condizioni. Non c'erano mendicanti o persone che morivano di fame a Misthaven, lei, i suoi genitori e i loro amici avevano lavorato duramente per assicurarsene.
"Abbiamo finito qui?" gli chiese.
Merlino annuì. Questi viaggi, in cui Emma accompagnava il mago fin da quando era sua apprendista, inizialmente servivano solo a guarire i malati, ma poiché Emma era la Principessa Ereditaria, erano diventati un modo per assicurarsi che non ci fossero mendicanti, che si trattasse di grandi città o piccoli villaggi come quello in cui si trovavano ora, per garantire un buon raccolto usando la magia e per vedere di persona il regno. Non si poteva essere bravi regnanti se si viveva solo dietro le mura di un castello. Certo, Emma e Merlino non facevano tutto il lavoro da soli, non si poteva essere ovunque contemporaneamente. Misthaven aveva molte streghe e stregoni che li aiutavano. C'era Regina, matrigna di Biancaneve, un tempo sua nemica, ora una dei suoi più stretti alleati. A quanto le veniva raccontato, era stata la nascita della stessa Emma, a cui si era rapidamente affezionata, ad aver trasformato Regina in una vera eroina e ad averla fatta diventare parte integrante della famiglia. Poi c'era Zelina, sorella, o meglio sorellastra, di Regina. Un'altra nemica che era diventata un'alleata. La stessa Biancaneve, madre di Emma, aveva una lieve magia che le permettava di capire e di parlare con gli animali. C'era l'Apprendista, l'altro allievo di Merlino, un gentile vecchietto con i capelli grigi. Infine c'erano le fate, di cui la leader, la Fata Turchina, era la fata madrina di Emma. Al di fuori di Misthaven, nel Paese delle Meraviglie, c'era la Regina Bianca, Anastasia Tremaine, che era sposata con il Re Bianco, Will Scarlet. Ad Arendelle c'era la Regina Elsa, che aveva poteri di ghiaccio. Anche sua zia li aveva, ma si era sacrificata per fermare un sortilegio che aveva lanciato lei stessa, trovando la redenzione e riunendosi con le sue sorelle.
Non che a Misthaven non ci fossero problemi. Anche se con gli Orchi ci si poteva ragionare, con i Troll a quanto pareva no. Emma aveva già combattuto contro di loro, rischiando di far morire d'infarto i suoi genitori quando l'avevano scoperto. Neanche un mese prima aveva sconfitto un Ciciarampa. Non era stato bisogno di parlare per sapere ció che sia lei che Merlino pensavano: non era lì per caso, l'aveva mandato qualcuno. Nel Paese delle Meraviglie c'erano molti sovrani molto meno amichevoli dei loro amici. Di regola tutti quelli con la magia che davano un importante aiuto al regno, a parte Merlino che era immortale, subivano almeno un attentato alla loro vita ogni due mesi, come l'Apprendista. Gli attentati alla vita di Zelina avvenivano almeno una volta al mese. Gli attentati alla vita di Regina almeno due volte al mese. Gli attentati alla vita di Emma erano così frequenti che lei aveva inventato un metodo per dare loro un voto in base a originalità, fantasia ed efficacia.
Ormai era tempo di tornare a casa, erano via da due mesi. Anche con il teletrasporto, visitare ogni città e villaggio del regno richiedeva tempo.
"Emma, ti devo parlare." disse Merlino.
Lei si accigliò. Non capitava quasi mai che Merlino volesse parlare in privato.
Quando furono abbastanza in profondità nei boschi da evitare orecchie indiscrete, Merlino iniziò a parlare.
"Sai, fin da quando ti ho incontrata la prima volta, sapevo che avevi quella che probabilmente era la magia più potente mai esistita." disse Merlino, continuando a camminare.
"Sì, me lo hai detto." disse Emma, non capendo dove volesse andare a parare.
"Per questo motivo sapevo che potevi fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima e ti ho addestrata per questo." Merlino la guardò dritto negli occhi ed Emma potè sentire il peso di quella responsabilità su di lei. "Distruggere l'oscurità."
"Cosa dovrei fare?"
"Tremotino ha ritrovato il suo vero amore e suo figlio, quindi non sarà necessario che tu lo convinca, ha già deciso di rinunciare all'oscurità. Dovrai usare la tua magia di luce per spezzare la Maledizione dell'Oscuro."
"Ok. Ci proverò." disse Emma. Si era innervosita e non per la responsabilità del compito. Tre mesi prima avevano affrontato Peter Pan e portato via tutti i ragazzi che volevano venire con loro. Tra questi c'era Bealfire, figlio dell'Oscuro. Lo stesso ragazzo che Emma non riusciva a togliersi dalla testa da quando le aveva dato una rosa il giorno prima che partisse per questo viaggio. La conservava nella sua sacca, intatta grazie a un incantesimo.
Merlino le rivolse un sorriso consapevole, probabilmente immaginando la linea che avevano preso i suoi pensieri.
"Quando torniamo potrai rivedere quel ragazzo. Bealfire, giusto?"
"Taci." disse Emma, con le guance in fiamme, facendo solo allargare il sorriso di Merlino.
L'ultima cosa che Emma sentì prima di teletrasportarli al castello fu la risata di Merlino.
Apparvero nella Sala da Balla. Erano arrivati più o meno da dieci secondi prima che i genitori di Emma entrassero nella stanza, seguiti dal suo fratellino entusiasta. In qualche modo sapevano sempre dove trovarla. Sua madre le gettò le braccia attorno, mentre suo padre avvolse le braccia intorno a entrambe.
"Ci sei mancata." le disse sua madre.
"Anche voi mi siete mancati." disse Emma, allontanandosi dai suoi genitori per abbracciare suo fratello. Il bambino le avvolse le braccia intorno ai fianchi, alzando il viso per guardarla con un sorriso luminoso prima di esclamare: "Buon compleanno!"
Maledizione, se ne era dimenticata.
"Grazie, fratellino." disse chinandosi per baciarlo sulla fronte.
"Ci teneva a dirtelo lui." disse sua madre, sorridendo.
"Ho un regalo per te. L'ho fatto io." disse suo fratello, tirando fuori un disegno e porgendoglielo. Il disegno rappresentava tutta la famiglia, una versione stilizzata del castello diietro di loro e un arcobaleno sullo sfondo.
"Grazie, Neal. È bellissimo."
Neal sorrise.
Sei anni più giovane di lei, il suo fratellino era per molti versi era l'opposto di Emma. Mentre lei aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, lui aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, e dove Emma alla sua età era riflessiva e ligia al dovere (forse anche troppo per una bambina di otto anni), Neal era invece vivace e spensierato.
"Dobbiamo organizzare una festa come si deve!" esclamò sua madre. "Non l'abbiamo fatto perché non sapevamo se per oggi saresti tornata, ma ora sei qui, dobbiamo invitare tutti i nostri amici!"
Emma sorrise con un misto di affetto e lieve esasperazione. Sua madre avrebbe organizzato una festa ogni giorno dell'anno se avesse potuto. Tuttavia quando c'era una festa accessibile a tutti, dal più grande dei re al più umile dei contadini, quindi se l'avesse fatto, Emma non l'avrebbe fermata. Tutto questo si era svolto con Merlino che si teneva in disparte, preferendo non intromettersi nella riunione famigliare.
"D'accordo c'è solo una cosa che devo fare prima." disse Emma.
"Quale?" chiese suo padre, non molto contento che non potessero ancora avere la figlia tutta per loro dopo due mesi.
"Distruggere l'oscurità."
Il viaggio verso la prigione di Tremotino si svolse in maniera abbastanza tranquilla, i suoi genitori salutarono Merlino come si deve, scusandosi per non averlo salutato prima, lui li assicurò che andava tutto bene, poi iniziarono a fare domande su come esattamente intendessero distruggere l'oscurità. Erano preoccupati, lo erano sempre quando si trattava dei loro figli, ma credevano nella capacità della loro figlia.
Quando arrivarono davanti alla cella di Tremotino, Regina, che doveva essere stata informata e probabilmente era lì per diffidenza nei confronti dell'Oscuro, Belle e Bealfire, che sembrava essere riuscito a perdonare il padre, erano già lì. Emma e Bealfire si scambiarono un piccolo sorriso e lei sentì, più che vedere, le reazioni che quel piccolo gesto innescò. Suo padre si irrigidì, sua madre gli diede una gomitata nelle costole sorridendo, Merlino e Belle si scambiarono un sorriso consapevole e Regina le sorrise in un modo che voleva dire "se ti serve aiuto per scappare di notte per andare da lui, puoi contare su di me". Solo Neal sembrava non capire cosa stava succedendo.
Emma si schiarì la gola.
"Allora lo facciamo."
Tutti annuirono, tornando improvvisamente seri. Tremotino fu fatto uscire da Regina, che lo guardava come a dire "prova a scappare e ti farò pentire di essere nato". Tuttavia Tremotino non diede alcun segno di voler scappare e rimase docilmente dove gli dissero di stare, proprio davanti a lei. Emma gettò le mani in avanti, liberando un flusso di magia che colpì Tremotino in pieno petto. La sua magia cercò la maledizione finché non la trovò, proprio lì nel cuore. Emma si concentrò ulteriormente, finché non sentì dentro di lei che la maledizione si spezzò e il mondo non fu pervaso dall'ondata di luce e calore tipica di quando si rompeva una maledizione.
Emma aprì gli occhi, che non si era nemmeno resa conto di aver chiuso, sorpresa di quanto sembrasse ordinario Tremotino ora che non era più l'Oscuro. Era magro e di piccola statura, aveva i capelli grigi lunghi fino alle spalle, gli occhi scuri e la carnagione scura tipica dei villaggi a Sud.
"Grazie." le disse.
"Figurati." disse lei, mentre si chinava a raccogliere il pugnale, sul quale ormai non c'era sopra nessun nome. Ci sarebbe sempre stato chi avrebbe cercato il potere del pugnale e doveva tenerlo al sicuro
Si sentiva stanca, era quasi completamente esaurita. Regina se ne accorse.
"Vieni con me, se respirerai un po' di aria fresca ti sentirai meglio."
Le afferrò il polso e la teletrasportò nel bosco.
Regina aveva avuto ragione. Dopo solo un minuto Emma si sentì meglio. Era ancora stanca, ma almeno non si sentiva più come se a ogni respiro le cadesse un incudine sulla testa.
"Te lo avevo detto." disse Regina.
Emma si voltò per darle una risposta tagliente, ma fu interrotta da un urlo. Corsero nella direzione da cui era venuto e per fortuna giunsero in breve alla fonte. Un bambino con i capelli e gli occhi neri piangeva, urlava e scalciava mentre due uomini cercavano di portarlo via. Regina colpì il primo con una sfera di fuoco, facendolo andare a sbattere contro un tronco e perdere i sensi. Emma radunò la poca magia che le era rimasta e fece perdere conoscenza al secondo.
Il bambino si lasciò cadere a terra singhiozzando.
"Volevano farmi del male per la mia magia." disse tra i singhiozzi a nessuno in particolare.
Emma si allungò verso il bambino per toccargli la spalla.
"Va tutto bene, piccolo, sei al sicuro con noi. Se vuoi puoi venire con noi e posso insegnarti la magia."
Non era una bugia, pensava già da un po' di insegnare gratuitamente la magia. A lei era stata data la possibilità di imparare e le sembrava giusto dare agli altri la stessa possibilità.
Il bambino la guardò. Aveva smesso di singhiozzare e sembrava incuriosito. Emma gli sorrise in modo incoraggiante.
"Come ti chiami?"
"Brennan. Brennan Jones."

Presente

Il ricordo finì, lasciando Killian troppo sorpreso per dire qualunque cosa. La sua mente si rifiutava di accettarlo.
"Questo non è possibile. Mio padre era solo un ubriacone che se ne è andato prima ancora che io nascessi, non aveva la magia e soprattutto non aveva mille anni." disse Killian, sentendo la sua voce diventare stridula mentre si alzava di tono.
"Capisco che è molto da accettare..." iniziò Emma.
"Questo è un eufemismo!"
La voce di Killian si alzò ancora di più. Fece un paio di respiri profondi per recuperare la calma, prima di porre la domanda che voleva porre.
"Tu sai come è diventato la persona che mi è stata descritta?"
Emma sospirò, il peso del passato e dei ricordi che la opprimeva.
"No. Sono secoli che me lo chiedo. Immagino che certe persone preferiscano cedere al proprio lato oscuro perché è più facile."
"È ció che cerchi sempre di non fare tu."
"Mi hai davvero inquadrata così bene?"
"Sei una specie di libro aperto, amore."
Emma rise.
"Quindi tu sei la primogenita di Biancaneve e del Principe Azzurro di cui si sentono tante voci."
"Sì."
C'erano moltissime voci sulla Principessa Ereditaria, c'era addirittura chi affermava che fosse solo un mito.
"Dovrei chiamarti "Vostra Altezza"?" la prese in giro Killian.
"Non provarci nemmeno!"
Killian scoppiò a ridere.                                                            

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Caro diario,
Emma ti ha dato come regalo per il mio decimo compleanno e mi ha detto che potevo scrivere tutti i miei segreti su di te. Mi ha pergino dato il permesso di sigillarti. Henry ha avuto lo stesso regalo e lo stesso permesso. Henry è il figlio di Emma e dimostra la mia stessa età e ha anche la mentalità di un bambino, ma in realtà è nato secoli fa. È rimasto un bambino per via di una maledizione che ha colpito quasi tutta la sua famiglia. Tuttavia Emma e Henry si vedono a malapena, non possono toccarsi per via di una maledizione. Non la stessa che ha fatto rimanere Henry un bambino, un'altra. Non capisco. Chi vorrebbe tanto male a questa famiglia da lanciarle contro più maledizioni? Da quando li conosco Emma e Henry mi hanno mostrato solo gentilezza, e anche Regina. Regina è la madre adottiva di Henry. Non potendo prendersi cura di lui, Emma lo ha affidato a lei. È tristissimo che non possano neanche toccarsi. A volte Henry e Regina vengono a trovarci (li conosco in questo modo) e io ed Henry giochiamo insieme. Emma spesso ci guarda dalla finestra e so che vorrebbe solo abbracciare suo figlio.

A.

 
   
 
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