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Autore: manpolisc_    11/09/2020    1 recensioni
•Primo libro della trilogia•
Sharon Steel è una ragazza di diciassette anni che vive a Ruddy Village, una cittadina tra il Nevada e la California. La sua vita non è mai stata semplice: è stata definita pazza per le cose che vede e alle quali la gente non crede, che l'hanno portata a sentirsi esclusa. Solo l'arrivo di una persona come lei riuscirà a farle capire di non essere sbagliata, ma solo diversa. Scoprirà la sua vera natura e dovrà decidere del proprio destino.
Dal testo:
- È solo un bicchiere che è caduto. - Mormoro. Mi guarda, accennando un sorriso divertito.
- E la causa della sua caduta è solo qualcosa alle tue spalle, che brancola nel buio, pronto ad ucciderti. -
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 32

-Delice-
Li osservo discutere senza muovermi dalla mia macchina, parcheggiata in un vicoletto e a una buona distanza da quei due per evitare che mi vedano. Tamburello con le dita sul volante per scaricare la tensione. Spero che Jackson non le dica nulla, o farebbe saltare i miei piani, e di conseguenza quelli dei miei compagni. Non può proprio ora: sarebbe un casino tremendo. Abbasso di poco il finestrino per ascoltare meglio la loro conversazione, anche se con queste urla perfino un sordo li sentirebbe. Almeno questo quartiere è abbastanza isolato e le vecchiette non prestano sul serio attenzione a due ragazzini che litigano.
- Mi dovevo assicurare che il mostro non avesse già preso il sopravvento su di te, Sharon! - Strilla furioso Jackson. Rassegnata, libero un sospiro e allungo la mano verso il sedile accanto a me, con sopra la borsa, per prendere il cellulare. Mi alzo gli occhiali da sole in testa mentre lancio uno sguardo fugace ai due: Sharon è appena entrata in casa mentre lo Gnomo, passandosi le mani tra i capelli biondi, è tornato indietro per aiutare la madre con le valigie. Mi mordicchio il labbro, impaziente, mentre compongo il numero del mio capo.
- Aggiornami. - Risponde una voce calda e profonda qualche secondo dopo.
- Jackson ha appena rivelato a Sharon perché è qui. - Lo informo mentre mi mordicchio un'unghia per l'agitazione, non sapendo come potrebbe reagire. In poche parole, tutto ciò su cui abbiamo posto la nostra fiducia, ovvero il silenzio da parte di Jackson, è stato frantumato. Non che lo Gnomo sappia di me e delle altre persone con cui collaboro, ma non pensavamo che le avrebbe confessato quelle cose, sebbene non in modo completo. Soprattutto adesso, tra l’altro, dopo aver passato settimane senza aprir bocca. Alla fine ha ceduto.
- Quell'idiota! - Tuona la voce dall'altro capo del telefono. Rimango in silenzio, aspettando che dica qualcos'altro.
- E sta partendo per tornare in Inghilterra. - Aggiungo quando capisco che sta ancora metabolizzando la mia informazione per cercare una soluzione al problema che ha creato il biondo. Vedo quest'ultimo sbattere lo sportello con forza dopo che sia lui che sua madre hanno finito di caricare le loro valigie in auto. Anche lui è nervoso, sicuramente perché rivelarle quel segreto non faceva parte dei piani nemmeno per lui. Hanno avuto una bella discussione, in effetti.
- Io a volte mi domando perché collaboro ancora con te. - Mormora tra i denti, arrabbiato. Ora la sua voce è ancora più profonda e roca. Smetto di torturarmi l'unghia e mi abbasso in modo da nascondermi quando la Jeep nera passa davanti alla mia auto. In ogni caso dubito che mi noterebbe, visto quanto è nervoso, ma meglio non rischiare. È strano che mi trovi qui, nascosta in un vicoletto, invece che davanti casa di Sharon, come sempre. Sta andando via, ma meglio evitare ulteriori problemi.
- Come, scusa? - Chiedo poi indignata mentre raddrizzo la schiena dopo che la sua auto si è allontanata. Se non fosse stato per me, avrebbe continuato a cercare Sharon senza mai trovarla e sarebbe anche morta, nel frattempo. Avrei posto fine alla mia amicizia con lei tempo fa se non fosse per il fatto che mi serve, nonostante abbia cominciato a volerle bene sul serio col passare del tempo. Io ho riferito a Luke che la Salamandra era al cinema con Jackson, perfino dove abita affinché potesse andarci a parlare. Dovrebbe anche ringraziarmi di averlo tenuto aggiornato sulle mosse di Jackson per il periodo in cui quest'ultimo è stato qui, oltre che su quelle di Sharon.
- Se non avessi deciso di mandare tutti quei mostri agli inizi di giugno, Sharon non avrebbe mai sviluppato i poteri. -
- Ma a liberare quell'Adaro in quegli spogliatoi fetidi e ad aver messo quell'ascia in quel vicolo, quando ho seguito le tue istruzioni con quel demone, sono stata io. - Ancora non so come lui sia riuscito a far assumere a questo sembianze da vampiro, quella a cui dava la caccia Harry tra l'altro, ma credo che il riccio sarà contento di sapere che ha ancora la possibilità di uccidere quella ragazza.
- Wow, senza di te non sarei riuscito a fare nulla e sarei morto. - Replica con tono ironico e infastidito.
- Ti ricordo che lo sei per tutti quelli che ti conoscono. Dovresti portarmi un po' di rispetto, come io lo porto a te. -
- Tu me lo porti solo perché sei cosciente del fatto che potrei ucciderti da un momento all'altro, se solo volessi. O potrei rompere il nostro patto. Moriresti comunque, alla fine. - Replica in tutta tranquillità.
- Sono quasi morta per te, più di una volta. Ho fatto finta di essere svenuta negli spogliatoi, non certa del fatto che Sharon mi avrebbe raggiunto, con un mostro lì che mi avrebbe potuto divorare! E hai mandato in casa mia un Draugr! -
- Oh, smettila di fare la vittima, Delice! - Sbraita lui, abbastanza annoiato dal mio comportamento, mentre io sospiro furiosa. Lui è solo la mente in tutto questo, non rischia di morire. Sembra che sia solo un gioco per lui. - Quel fantasma in casa tua lo controllo perfettamente! Se vuoi metterla sul "se non fosse stato per me", allora sì: saresti morta. Tu devi ringraziarmi che quel Draugr abbia eseguito i miei ordini e che sia entrato nei sogni di Sharon. Se non le avesse mostrato quell'Adaro come volevo io, beh, ciao ciao Delice. Quel fantasma è stato essenziale per muovere Sharon a mio piacimento. -
- Lo so che è la tua pedina preferita, ma è anche la mia migliore amica, non dimenticartelo. - Dico con tono duro. - Se le dovesse succedere qualcosa, io... -
- Tu cosa? La stai tradendo da anni, e ora ti viene in mente che è la tua migliore amica? La posta in gioco è troppo alta per non rischiare, Lambton. E se ti riferisci alla storia di June, è stato necessario. Aveva preso Jackson, e so che l'avrebbe ucciso e... -
- Stava per ammazzare Sharon! - Replico, facendolo sbuffare, non solo per il mio tono di voce, ma anche per averlo interrotto, dato che odia essere bloccato nel bel mezzo di un discorso.
- Ha rapito Jackson. Non potevo permetterlo, lo sai. Ho dovuto mostrarle in sogno quella casa abbandonata, quando è rimasta a dormire da te. Doveva capire cosa stava succedendo. June voleva morti sia lei sia Jackson, e io voglio vivi entrambi. - Sospiro mentre lancio gli occhiali da sole sul cruscotto e mi passo una mano tra i capelli. In effetti, June ha deciso di vendicarsi nel momento meno opportuno. Lui aveva un piano ben preciso, e mandare a salvare Jackson non ne faceva parte. Da quando l'ho avvertito del fatto che la strega aveva ammaliato lo Gnomo, ha cominciato a mandare quel Draugr nei sogni di Sharon, ma credo che lui sapesse cosa sarebbe successo con June anche prima. Da quella creatura ha fatto plasmare quel sogno sulla casa abbandonata settimane prima dell'incidente di Ramsey Kansas e dell'ammaliamento di Jackson. Forse stava cercando di impedirlo in qualche modo, ma comunque non poteva far molto utilizzando Sharon: lei non sapeva che June c'entrasse con la maledizione dell'albero. Credo però che quella donna-fantasma non avesse chiesto aiuto solo a Sharon, ma anche a lui. Forse è grazie a lei che sapeva. Mi domando però come lui faccia sempre a sapere tutto in generale. Beh, non proprio tutto: per spiare Sharon gli servo io perché non può farsi vedere in giro, ovviamente, dato che tutti lo credono morto. Qui non conosce nessuno, quindi potrebbe girare senza problemi, ma il suo aspetto fisico gioca a suo sfavore, purtroppo.
- Ed evita di chiamarmi. Ti avevo detto che l'avrei fatto io. Menomale che l'altra volta, al Pronto Soccorso, Sharon era presa da Harry, altrimenti avrei dovuto inventarmi un'altra bugia per non fare il tuo nome. -
- Luke ha parlato con Sharon? - Chiede dopo, con voce più calma, come se non avesse per nulla udito le mie parole. M’inumidisco le labbra, assaporando il gusto del mio lucidalabbra alla ciliegia, e annuisco, pur sapendo che lui non mi può vedere.
- Sì. Credo che adesso, dopo il casino che ha combinato Jackson, Sharon sia più dalla parte di Luke. In fin dei conti, non è un problema che Jackson le abbia accennato qualcosa, no? - Lui non mi risponde. Forse sta pensando se effettivamente sia un bene o meno, ma lo conosco: se anche un minimo dettaglio non rientra nei suoi piani, va del tutto nel pallone, e questa informazione doveva rimanere ancora segreta. Però, per qualche mese di anticipo, non è la fine del mondo. È sempre con i nervi tesi, secondo me. Dovrebbe rilassarsi un po'. Una bella giornata alla SPA, con tanto di massaggi, trattamenti e sauna non gli farebbero male.
- Devi ucciderlo prima che parta. Fatti aiutare da Luke. - Dichiara dopo un lungo silenzio. Stavolta rimango io senza parole dopo che il mio respiro si è fermato per un attimo. So che è strano, ma non è mai stato incoerente. Ha fatto di tutto per salvarlo, mentre ora vuole che lo ammazzi? Non posso farlo, sebbene Jackson abbia ucciso me non degnandomi mai di un suo sguardo quando ho cercato in tutti i modi di farmi notare da lui.
- Non posso. - Sussurro, spaventata dalla sua possibile reazione. Non sempre mi oppongo, ma non posso davvero far questo allo Gnomo. Passo solo le informazioni, non mi macchierei le mani di sangue. E poi, mi si rovinerebbero anche le unghie. E vomiterei. E il mio alito non sarebbe per nulla buono dopo.
- Preferisci vedere i tuoi parenti morire? - Non so che fare. Non voglio uccidere Jackson, ma non voglio neanche che la mia maledizione uccida i miei futuri figli. So che lui non aspetterà molto per una risposta, quindi devo decidere in fretta: Jackson o loro.
- Non ucciderò nessuno dei due, Gabriel. - Affermo infine con tono deciso. - Ci sarà un altro modo, ci deve essere. Lo troverò io, ma non ucciderò tuo fratello. -
- È proprio vero che l'amore è una debolezza. - Sospira lui. Serro la mascella alle sue parole, infastidita. Non dovrei neanche chiedermi come faccia a sapere che mi piace lo Gnomo. Credo sia abbastanza ovvio, eppure quella ignorante di Sharon non è mai riuscita a capirlo. Tanto mi ha promesso che non le interessa più, e poi comunque non ci potrebbe mai essere nulla tra di loro.
- Stai zitto! - Alzo il tono della voce, irritata. - Come tu potresti uccidere la mia sola salvezza, anch’io potrei uccidere la tua. Potrei uccidere Sharon. - Respiro velocemente, non riuscendo più a trattenere quella frustrazione. Non la ucciderei davvero, ma bluffare sembra una buona tecnica. Lui la usa sempre. - Non giocare con me. -
- Ti potrei dar fuoco da un momento all'altro, tu non giocare con me! - Ribatte lui, trasformando nuovamente quella voce pacata in un timbro forte e carico di rabbia. Nessuno dei due parla: entrambi abbiamo bisogno di calmarci perché sappiamo che nessuno dei due vuole far saltare i piani dell'altro. Senza di me, lui non avrebbe modo di sapere sempre dove sia Sharon: sono l'unica più vicina a lei che può riferirgli ogni suo singolo movimento. Tra i due, ci rimetterà più lui. Non può neanche mandare qualcuno del gruppo a stringere amicizia con lei al posto mio: Sharon non è così ingenua come lo era prima e, se qualcosa dovesse andare storto, potrebbero anche ucciderla, e lui cerca di evitarlo da sempre. Motivo per cui ha mandato anche dei mostri meno pericolosi per farle sviluppare i poteri senza correre rischi eccessivi, nonostante le Ek Ek non siano state davvero così sicure. Lei non sa che erano solo prove, ma così deve essere. Tutto ciò che sta succedendo alle sue spalle deve ancora rimanere un segreto.
- Aspetto i tuoi ordini, Gabriel. - Affermo alla fine, come sempre, mentre attendo nuovamente una sua risposta. Lui, però, sta ancora prendendo dei respiri per calmarsi. Non perde mai la calma, e quando succede ha bisogno di tranquillizzarsi di nuovo per non prendere decisioni stupide.
- A Jackson penso io, tu continua a fare quello che hai fatto finora: non perdere di vista Sharon. Voglio che la mia cuginetta preferita sia viva quando ci parlerò. - Chiude la chiamata, lasciandomi ad ascoltare quel "tu tu tu" insopportabile. Rimango con la schiena attaccata al sedile, immobile, mentre una scarica di adrenalina percorre tutto il mio corpo. Sono preoccupata per quello che potrebbe succedere, non voglio che nessuno si faccia male, specialmente Jackson, ma non sono molto tranquilla dopo le sue parole. Ho paura che Gabriel possa ucciderlo, e ne è capace. Aspetta questo da sempre, praticamente; sono sicura che vuole questo. Forse non avrei mai dovuto chiedere aiuto proprio a lui, ma quando lo incontrai in Inghilterra due anni fa, mi sembrava l'unica scelta che avevo. Rimpiango di non aver capito prima che zia Tess è una maga e che solo Gabriel me l'abbia detto dopo: lei mi avrebbe aiutato senza volere qualcosa in cambio. Soprattutto ora che anche Sharon sa dei poteri di sua zia, mi avrebbe potuto dare una mano. Avrei potuto fare scelte diverse, ma ora è troppo tardi. Non può più cercare di risolvere il mio problema. Non avrei dovuto intromettermi negli affari di famiglia degli altri, specialmente in quelli di Gabriel, ma ciò che è fatto è fatto, e non ho voglia né tempo di pensare a come sarebbe potuto essere se avessi scelto un'altra strada. Lascio il cellulare sulle mie gambe e infilo di nuovo la mano nella borsa. Ne estraggo la cartella che rubai una sera nell'ufficio anagrafe e la studio con lo sguardo, soffermandomi sul nome sulla copertina: Sharon Steel.
- Vediamo un po' cosa non so di te. - Mormoro mentre la apro.
   
 
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