Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _ Arya _    12/09/2020    3 recensioni
Dublino.
Killian Jones, 28 anni, consulente investigativo e assistente alla scientifica. Dopo un incidente che ha causato danni permanenti alla sua mano, ha dovuto rinunciare alla carriera di agente di polizia.
Emma Swan, 23 anni, da aspirante campionessa olimpionica a genio informatico. A 18 anni ha dovuto rinunciare alla sua carriera di pattinatrice artistica sul ghiaccio, proprio quando il sogno delle olimpiadi era vicino, a causa di un incidente che l'ha costretta su sedia a rotelle.
; Dal capitolo 3:
-Tu non sai niente di me, Jones.
-E tu di me, Swan.
-So che pecchi eccessivamente di modestia, ad esempio.
-La modestia non mi avrebbe fatto arrivare dove sono oggi.
Ci guardammo con intensità. Sapevo di non essere la persona più umile al mondo, ma era stata la vita a rendermi così, e ne andavo fiero. Avevo imparato a smettere di mettermi in discussione ogni volta, diventare forte per fare in modo che quell'incidente, diventasse solo un minuscolo incidente di percorso. Avevo lavorato molto su me stesso e completamente da solo. Perché sapevo di potermela cavare: ne ero uscito vittorioso.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice, Trilli
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Wake up call




EMMA POV

Tre giorni.
Tre giorni, e dieci ore di sonno totali per me.
Ormai mi ero completamente ripresa, ma i miei genitori continuavano a farmi ingurgitare zuccheri e vitamine come se non ci fosse un domani.
Killian aveva avuto un’emorragia interna ed era stato necessario altro sangue, questa volta di un donatore diretto e non dalla banca.
Avevo scoperto di essere io la persona più compatibile, condividevamo lo stesso gruppo sanguigno... era buffo non lo avessimo mai saputo. Ma in fondo, perché avremmo dovuto? Per quale ragione avremmo dovuto parlare di sangue?
Suo padre era 0 negativo e avrebbe potuto farlo, ma io ero 0 positivo come lui. Non ci avevo nemmeno dovuto pensare quando lo avevo scoperto, nonostante Brennan avesse cercato di dissuadermi e lasciar fare lui. Anche mio padre gli aveva dato manforte, in quanto riteneva non fossi abbastanza forte per fare da donatore.
Una volta finito, la dottoressa mi aveva consigliato caldamente di andare a riposare, cosa che avevo fatto solo dopo essermi assicurata che la trasfusione fosse andata a buon fine.
Di malavoglia ero tornata a casa a dormire, ed il giorno dopo avevamo ricevuto la notizia da Brennan che Killian avesse superato la notte senza altri imprevisti e fosse ufficialmente fuori pericolo di vita.
Da quel momento, ero stata come fuori dal mondo: casa, ospedale, casa, ospedale, e nessuno aveva avuto il coraggio di dirmi nulla, cosa che avevo apprezzato. L’unica che ero stata a vedere a parte Killian, era Alice.
L’avevo trovata ancora un po’ turbata ma abbastanza in forma, aveva solo qualche punto al sopracciglio. Ci eravamo abbracciate a lungo e mi aveva chiesto scusa per avermi fatta preoccupare, pur ribadendo di non essere pentita. Mi aveva raccontato poco dell’accaduto, ripetendo quanto eroico fosse stato Killian e come fosse solo merito suo se tutte ne erano uscite vive. Era addirittura riuscito ad evitare che la sfiorassero anche con un solo dito, facendomi intendere di poter immaginare cosa gli fosse costato. Era  probabilmente tra i pochi a saperlo: nemmeno io avrei dovuto, forse. Ero quasi certa fosse quello il motivo per cui la Grey fosse stata incerta sul parlarne in mia presenza e mi sentivo un po’ in colpa. Dopotutto, era qualcosa di privato di cui forse avrebbe dovuto parlarmi lui stesso, quando se la fosse sentita. Ma allo stesso tempo… magari ci avrebbe reso le cose più semplici?
Era già un miracolo che Graham fosse riuscito a mantenere l’anonimato per Killian: ovviamente la notizia del poliziotto-eroe era su tutti i notiziari, ogni giorno. Il Capitano aveva rilasciato una breve dichiarazione, chiedendo in cambio rispetto e privacy per il suo agente. Sarebbe stata una scelta di Killian, successivamente, rimanere anonimo oppure no… ma conoscendolo, questa era stata la decisione migliore.
Avrebbe avuto già troppo per la testa, una volta sveglio…
No, basta, non era il momento di pensarci.
-Sei pronta, tesoro?
-Diciamo, mamma. Spero sia la volta buona che il dottor Whale mi dia buone notizie… non mi faccio aspettative eccessive ma… magari, tra un anno io e Killian potremo fare il viaggio che avremmo dovuto fare ora. E forse, sarò in grado almeno di passeggiare con lui sulle mie gambe.

 
-Come stai, Emma?
-Domanda di riserva?
-Mi dispiace, so che sei vicina all'agente Jones. Ma sta migliorando molto a quanto ne so.
-Si... possiamo non parlarne, per favore? È complicato...
-Certo, scusa. Tornando a noi, ora ti faccio sedere sul lettino, ti dispiace?
-Faccia pure.
Lasciai che mi sollevasse dalla carrozzina, ma mi venne automatico far leva sulle mie gambe per aiutarlo un minimo. Dal cipiglio che ne seguì, sembrò abbastanza impressionato.
-Quindi oltre a muovere le gambe, riesci a poggiarti.
-Sì. Fa male eh, molto, ma se mi tengo da qualche parte riesco a star su per un po'.
-Oh, il dolore è un ottimo segno, in realtà. Ora controlliamo i riflessi, ok? Tieniti sciolta.
Bastò un colpo leggero di martelletto perché il mio ginocchio reagisse. Lo stesso fece l'altro.
Whale ripeté l'azione altre due volte, e per altre due volte le mie gambe reagirono perfettamente. Avrei quasi voluto piangere dall’emozione.
Il dottore mi guardò, sinceramente colpito.
-Da quanto tempo? Quando te ne sei accorta?
-5 giorni fa. 6, anzi, venerdì scorso. Anche se le settimane precedenti... una o due volte mi era sembrato... ma poi ho dato per scontato di essermelo immaginato.
Annuì, leggendo qualcosa nella mia cartella clinica. Avevo scelto lui, perché si era occupato di me la prima volta e conosceva già il mio quadro globale. Ed era stato proprio lui il primo a cercare di dirmi che forse il mio blocco era mentale più che fisico. Anche se non era riuscito a dimostrarlo, fino ad ora.
-Hai avuto cambi nello stile di vita, ultimamente?
-Beh, sì. Esco molto, rispetto a prima che praticamente stavo a casa il 90% del tempo. Sono perfino andata al mare un paio di volte.
-Bene. Molto molto bene... e nell'ultima analisi i tuoi valori erano risultati completamente nella norma. Quel che penso è che l'aria fresca ti abbia portato grandi benefici a livello fisico, ma rimango del parere che anche il fattore psicologico abbia fatto la sua parte.
Mi guardò, aspettando la mia reazione. Quattro anni prima mi ero arrabbiata moltissimo, ricordavo di avergli domandato come osasse dire che fosse una mia scelta. Ero stata tremenda.
-Forse.
 
* * *
 
 
La giornata era stata davvero lunga, ma avevo accettato di uscire a festeggiare con la mia famiglia: sia i miei progressi, che la fine del primo anno di studi di mio fratello.
Nessuno aveva avuto nulla da ridire quando avevo ordinato la terza birra; ero arrivata a casa un po' brilla, senza dubbio, ma stavo molto meglio.
Il dottor Whale aveva condotto una serie di test e non erano praticamente rimasti dubbi di alcun genere: le mie capacità motorie erano tornate, avevo risposto positivamente ad ogni stimolo. Era riuscito a fissarmi una tac per venerdì, in modo da poter iniziare una terapia riabilitativa già lunedì stesso, se tutto fosse stato nella norma.
Avevo incrociato Rose, che mi aveva invitata ad andare da lei e Jeff nei prossimi giorni ed ero stata felice di accettare. Non ce l’avevano con me per non essermi fatta sentire, mi aveva assicurato che entrambi immaginassero come potessi stare… ma mi avrebbe fatto bene passare del tempo con loro. Conoscevano Killian da molto più tempo di me e mi sarei sentita libera di andare apertamente.
Ero poi passata da Alice, la quale si stava preparando finalmente a lasciare l’ospedale: promisi essere più presente come avrei dovuto, da brava amica, ma non me ne fece una colpa. Ammise di non avermi assillata molto in quei giorni, perché sapeva avessi bisogno di stare per conto mio... mi conosceva alla perfezione. Anche se trovavo fosse egoistico da parte mia... anche lei aveva vissuto l'inferno. Mi sarei fatta perdonare.
La verità era che avevo davvero trascurato tutto… non ero riuscita nemmeno a far visita ai bambini, per quella settimana se n’era occupato Neal. Nonostante non andassi fiera di come mi fossi comportata con lui, abbandonandolo un’ora prima dell’appuntamento, quando lo avevo incrociato mi aveva solo detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa, lui c’era. Mi aveva dato i miei spazi senza serbare rancore: forse era meglio che fosse andata così. Era un ragazzo d’oro e meritava qualcuna che fosse presa da lui al 100%.
Infine ero ovviamente ripassata a vedere Killian, ancora in terapia intensiva ma in condizioni decisamente migliori, secondo la dottoressa. Non solo aveva ripreso molto colorito, ma la maschera dell'ossigeno gli era stata tolta in quanto ora riusciva a respirare autonomamente. Era un ottimo segno a suo dire.
Comunque, la mia famiglia era ovviamente stata felicissima dei miei risultati, quindi per celebrare come si deve avevamo scelto Temple Bar.
-Sorellona, sei ubriaca?
-No, Neal! Non sono una pappamolle, cosa credi!
-Ok, ok... sicura di riuscire andare a letto da sola senza far danni?
-Certo, non sono una bambina!
-Ok. Posso rimanere a dormire con te?
-Per tenermi d'occhio? Non ti fidi?
-No, ho solo voglia di farti compagnia... come i vecchi tempi.
-Ok.
-Ok?
-Si, va bene. In questi giorni... non ho passato il tempo con te come avrei voluto, scusa. Solo che...
-Non ti devi scusare! Capisco benissimo che è un momento difficile... e non sono scemo, comunque. È ovvio che Killian non è solo tuo amico…
Sorrisi. Quanto era cresciuto il mio fratellino? Ma, in fondo, era sempre stato in grado di leggermi come se fossi un libro aperto… e a quanto pare non aveva perso questa dote.
"Momento difficile", tuttavia, non rendeva neanche abbastanza l'idea di come mi sentissi, ma lo accettai e basta. Mi sembrava impossibile credere che nemmeno una settimana fa avevamo fatto l'amore, concedendoci l'uno all'altra come se fosse la cosa più naturale al mondo... ed ora, tutto era completamente incerto.
Quando si sarebbe svegliato?
E soprattutto, come si sarebbe svegliato?
Sarebbe riuscito a guarire dalle ferite indelebili che gli erano state inflitte?
Mi avrebbe permesso di stargli accanto e di amarlo?
Troppe domande e neanche una risposta: non era difficile, era impossibile.
Toglieva il fiato.
Ma per ora avrei dovuto stringere i denti e sperare. Sperare che la sua forza d'animo gli permettesse di superare anche tutto questo.
Così, senza neanche cambiarmi, mi strinsi tra le braccia di mio fratello e caddi in un sonno profondo di cui avevo disperato bisogno.
 
 
* * *
 
Era strano trovarmi in quel salotto senza Killian. Eravamo sempre stati tutti e quattro alle nostre cene, o a volte io e lui. Ma mai in sua assenza... in qualche modo, non sembrava la stessa casa. Jeff probabilmente la pensava come me, era infatti molto più silenzioso del solito. Non lo avevo mai visto così... ma di che mi stupivo? Erano migliori amici da sempre e doveva essere dura anche per lui quell'attesa.
-Come stai Emma? La visita è andata bene?
-Sì, bene. Sembra abbia davvero recuperato le capacità motorie... oggi ho fatto una tac, lunedì saprò come procedere suppongo... riabilitazione eccetera.
-Sono davvero felice per te, è fantastico. Ma come...?
-Non lo so. Aria fresca e in parte questione psicologica pensa il dottore. Suppongo abbia senso. Il fatto è che quando sono stata operata, l'intervento era andato bene e avevano aggiustato la frattura spinale, ma non riuscivo a muovermi ugualmente. Un paio di medici pensavano che potessi farcela e che fosse una questione psicologica... ma alla fine hanno supposto di aver riparato i tessuti troppo tardi.
-E invece era davvero una questione mentale.
-Suppongo.
-È comunque meraviglioso! - si unì alla conversazione Rose, sedendosi a tavola con noi. Cercai di sorriderle, ma non ero felice quanto avrei dovuto... era più forte di me non riuscire a godermi la notizia appieno, senza pormi domande che mi facevano solo male.
Ad esempio, se avessi subito reagito al mio "blocco mentale” non sarei mai diventata un'invalida. Forse oggi mi starei preparando per le mie seconde olimpiadi, o chi lo sa.
Invece, avrei dovuto iniziare tutto da capo e ci sarebbero voluti anni... possibilmente senza nemmeno il 100% di recupero. E per diventare pattinatrice professionista, era ormai troppo tardi.
Anche se... mi sarebbe bastato poter rimettere i pattini ai piedi, magari portare Killian con me e insegnargli... ridere delle sue cadute. Divertirci insieme come due bambini, senza pretese.
-Emma, perché piangi... va tutto bene...
-Co...?
Mi portai una mano al viso: aveva ragione Rose. Stavo piangendo di nuovo, ultimamente scoppiavo senza nemmeno rendermene conto... ero un caso disperato.
-Scusate. Forse mi è entrato qualcosa nell'occhio.
-Balle. Sei tra amici, sfogati se hai bisogno.
-Penso di essermi sfogata fin troppo questa settimana! Mi ero ripromessa di essere più forte e invece sembro un'idiota!
Jeff scosse la testa, poi inaspettatamente si alzò e venne ad abbracciarmi.
-Invece Killian ti ha sempre descritta come una donna forte, e ora lo sei più che mai. Non ti sei buttata nella disperazione, ti stai prendendo cura di te anche in un momento in cui ti sarebbe concesso startene a letto a piangere e basta.
All'abbraccio si unì anche Rose e per un po' restammo tutti e tre stretti in silenzio.
-Ok, adesso vado a portare la cena. E alla prossima, ci sarà anche Killian qua con noi... magari cucina lui, è il cuoco migliore!
Scoppiammo a ridere di gusto, era proprio vero! Killian era il vero chef di casa, nessuno di noi reggeva il confronto. Io ero riuscita a bruciare perfino le uova una volta, e lui mi aveva presa in giro per giorni. Avevamo scherzato sul fatto che se fossimo stati una coppia sposata, non mi avrebbe mai lasciata avvicinare alla "sua" cucina!
-Siamo stati a letto insieme la scorsa settimana.
-Cosa?!
-Eh?!
Sconvolsi entrambi, ma mi era uscito spontaneo. Da una parte perché avevo bisogno di sfogarmi, dall'altra perché erano i nostri migliori amici e non vedevo per quale ragione non dovessero sapere come stessero le cose tra noi, a questo punto.
-Venerdì scorso, dopo che ha ricevuto la chiamata dalla Grey riguardo... ecco, diciamo che gli sono quasi saltata addosso e l'ho baciato, poi ci siamo lasciati... trasportare, diciamo.
-Wow. Avrei scommesso sarebbe stato lui a fare la prima mossa. - fece Rose, le sopracciglia ancora alzate per la sorpresa. Non potei darle torto, neanch'io avrei mai pensato di fare il primo passo... lui invece era il tipo.
-Ecco come mai sabato era così allegro. - intervenne Jefferson, con una mezza risata.
Fu bello sentirselo dire, lusinghiero. Io ero stata sulle nuvole, ma sapere che la cosa fosse reciproca... beh, era una bella sensazione. Anche se ora... ora chissà.
-Non mi ha detto nulla, lo stronzo!
-Volevamo aspettare dopo la festa di fidanzamento. Era giusto che l'attenzione fosse tutta per voi due... e dopo il suo intervento e la mia visita, dopo aver capito noi stessi cosa vogliamo. Ma le cose sono andate diversamente e...- mi rabbuiai di nuovo, ma stavolta strinsi i denti. Non avrei pianto di nuovo come una cretina.
-Si sistemerà tutto. Ci vorrà più tempo del previsto, d'accordo, ma alla fine...
-Non lo so. Lo spero. Ma in realtà spero solo che stia bene, tutto il resto viene dopo.
-Starà bene, e appena si rimette in piedi organizziamo un'uscita di coppia vera e propria! Era ovvio che alla fine vi sareste messi insieme dai, credo lui sia sempre stato cotto di te!
-Ma infatti, piuttosto mi chiedo come mai ci abbiate messo tanto tempo! Lo conosco bene, e se ha avuto tanta pazienza... devi piacergli veramente tanto, fidati.
Sorrisi un po' imbarazzata, non sapevo che dire. Certo, avevamo chimica ma... da amici. O almeno era quello di cui mi ero convinta, visto che eravamo stati tanto bene anche così. Se gli piacevo tanto come diceva Jeff, non sapevo proprio dirlo... ma il contrario era vero, invece. A me piaceva anche più di tanto, non mi ero mai sentita così. E forse era un po' egoistico da parte mia, ma speravo davvero tanto che avessero ragione... e che dopo tutta questa storia, Killian mi volesse ancora - non solo come amica.
Sarebbe stato bello uscire tutti e quattro insieme: non che non lo avessimo mai fatto, certo, ma mai come due coppie. Non ero la persona più sentimentale al mondo, ma per una volta non avrei detto di no ad una cenetta romantica.
-Sai, è buffo. Killian stava cercando casa, voleva lasciare questa a me e Rose... gliene siamo davvero grati, eravamo già pronti a cercare un altro posto noi ovviamente. Ma adesso... preferirei averlo qui a vita, piuttosto. Si sente fin troppo la sua assenza...
-Già- confermò la ragazza, con un lieve sorriso; -Per tutti questi anni è stato bello vivere insieme, non è mai stato un peso condividere casa col nostro migliore amico, e non lo è stato per lui. Ma sa che vorremmo formare una famiglia... così ci ha chiesto se volessimo tenere questa, perché è grande abbastanza ed a buon prezzo. Ha insistito che per lui sarebbe enorme, e che non ha senso far spostare noi... ma adesso non sono certa che lo lasceremo andar via tanto presto. Quando tornerà.
Il legame tra loro tre era davvero stupendo, probabilmente più forte di quello che legava lui e me. Vivere con una coppia senza essere un terzo incomodo non era cosa facile, ma per loro sembrava fosse stato tutto naturale... e lo avevo visto io stessa. Anche se era il corso naturale delle cose, probabilmente non sarebbe stato facile per quei tre separarsi.
Mi venne in mente un paragone e risi, pensando che Killian avrebbe gradito: erano praticamente come Harry, Ron ed Hermione. Con gli ultimi due che diventavano una coppia, senza che ciò cambiasse il rapporto del trio.
Decisi di condividere il pensiero anche con loro, al che risero con me.
E pur essendo i tre inseparabili, fin da subito mi avevano accolta nel gruppo, facendomi sentire parte di loro. Erano persone fantastiche, a cui ormai volevo un bene enorme.
-Facciamo una promessa- disse Rose -Ci impegneremo insieme ad aiutare Killian a tornare quello di sempre. Solo dopo lo lasceremo andare a vivere da solo... o con te, probabilmente!
E brindammo, con molta più positività. Ce l'avrebbe fatta e saremmo stati lì per lui.
Ed io ero pronta ad andare a vivere insieme a lui se lo avesse voluto. Non avevo il minimo dubbio.
 
***
 
 
Se le cose erano inizialmente migliorate, gli ultimi due giorni erano stati un vero incubo.
Ne erano passati dieci da quando Killian era in coma indotto, e da due avevano iniziato a risvegliarlo. Il processo avrebbe dovuto richiedere solo qualche ora, invece ne erano passate 48 senza alcun risultato.
Nonostante la dottoressa Grey avesse cercato di rassicurarci, spiegando che a volte potesse accadere, non ero tranquilla: non era normale, mi ero informata. Il suo coma era stato breve, dunque il risveglio sarebbe dovuto avvenire nella giornata stessa in cui avevano smesso di somministrargli i farmaci che lo tenevano in stato d’incoscienza.
Rose aveva cercato di prendere più informazioni dall'interno e, pur sapendo di violare il segreto professionale, aveva ammesso che la Grey fosse un po' preoccupata. Pur non avendo assunto nessun farmaco apposito, si trovava ancora in stato di coma - non sonno, come sarebbe potuto accadere.
Tuttavia, i risultati dei test che aveva condotto erano positivi: il suo corpo era in evidente fase di ripresa, dunque voleva la pena aspettare ancora prima di sbilanciarsi e tentare maniere alternative.
Per il momento, in accordo col dottor Hopper, aveva aperto le visite per tutto il giorno, con un visitatore alla volta.
Voleva che gli parlassimo, perché a volte era lo stimolo esterno a riportare a galla i pazienti in coma. Io ero andata a vederlo in mattinata, ma quando fosse uscita sua madre sarei entrata di nuovo.
Pur essendo terrorizzata. La Grey aveva fatto presente più di una volta, negli ultimi due giorni, che lo stato mentale del paziente non si potesse prevedere. A sua detta era poco probabile che ci fossero gravi danni, visto che le analisi avevano confermato non avesse subito danni cerebrali permanenti, ma non c'erano certezze assolute.
Avrei accettato uno stato confusionale, era normale.
Avrei accettato anche perdite di alcuni ricordi inerenti alle ultime ore vissute.
Ma non sapevo come avrei reagito se si fosse trovato incapacitato a parlare, o a muoversi. Perché ci si sentiva in trappola, ci si sentiva soffocare, e all'idea che lui potesse dover vivere momenti del genere... mancava l'aria anche a me.
O se non lo avessi riconosciuto, se fosse diventato una persona diversa: non sapevo proprio come avrei potuto reagire, amando tanto l'uomo che era.
Non riuscivo a non pensare al peggio, per quanto ci provassi... non dopo il modo in cui la vita mi aveva mostrato quanto storte potessero andare le cose.
Presa dai miei pensieri, nemmeno mi accorsi del momento in cui Ailis si uscì dalla sala per sedersi al mio fianco.
-Puoi andare tu, cara.
-Oh... immagino ancora non...
Scosse la testa triste, io strinsi le labbra. Mi diedi della stupida anche solo per aver chiesto, era ovvio che non sarebbe stata così se suo figlio si fosse svegliato.
Dopo che mi ebbe dato una pacca sulla spalla, mi feci forza ed entrai nella stanza. Era piena di fiori, disegni da parte dei bambini, peluche e altri regali che aveva ricevuto da chi lo amava.
Come quella mattina, aveva molti meno tubi attaccati: in vista erano rimasti solo la flebo e il sondino naso-gastrico.
E profumava. Sua mamma lo aveva lavato poche ore prima, voleva che si sentisse "bene" quando si fosse svegliato... poi aveva pianto, riflettendo su quanto inutile fosse, non potendo fare nulla di più per il suo bambino. Eravamo tutti al limite di un crollo nervoso, ormai. Brennan aveva perfino urlato a una povera infermiera, con cui si era poi scusato.
Io, il giorno prima, avevo dato un pugno al muro ed era solo un miracolo che me la fossi cavata con le nocche sbucciate, senza rompermi la mano. Anche se era ancora indolenzita.
Inutile dire che mio fratello e i miei genitori si fossero spaventati, ma dopo un lieve tentativo di convincermi ad andare in ospedale per assicurarsi che non avessi nulla di rotto, avevano lasciato perdere.
Avevo sbollito la frustrazione con una passeggiata sulla costa con Neal in piena notte. Aveva anche rimandato l'arrivo della sua ragazza alla settimana successiva, spiegandole che questo non fosse il momento migliore.
Ma sentivo la rabbia montare lentamente, i miei nervi erano davvero a pezzi e non sapevo più come diavolo fare a rimanere sana.
-Killian, devi muoverti a svegliarti. Abbiamo tutti bisogno di te, veramente tanto. Io ho bisogno di te. Domani dovrei iniziare la riabilitazione e non so proprio con che forza... lo farò, perché so che mi faresti una testa così se rimandassi, ma non riesco ad essere motivata quanto vorrei. Mi manchi tanto...- sussurrai, afferrandogli la mano; -Ogni giorno che passa realizzo quanto siano speciali i momenti che passiamo insieme. Sono praticamente diventati normalità... eppure ora mi rendo conto che di normale non hanno nulla. Sono meravigliosi, sempre. Anche quando stiamo a letto a vedere un film e mangiare popcorn, senza fare nulla di particolare. Perché siamo insieme, ed io amo stare con te. E amo te, Killian...
Poi fu un mix di emozioni, tra le lacrime.
Sentii la sua mano stringere lievemente la mia.
Rumori nuovi provenire dai macchinari.
L'eccitazione, poi il terrore.
Il terrore che non mi riconoscesse.
Il terrore che non riuscisse a pronunciare il mio nome.
Il terrore che non potesse regalarmi il suo sorriso.
E fuggii. Come una vigliacca, fuggii, prima ancora che i medici potessero entrare.
Prima ancora che aprisse gli occhi.
Fuggii, spaventata da quella che avrebbe potuto essere la nuova realtà.
Come un castello di carte... tanta fatica per tirarlo su alla perfezione, renderlo bello e imponente... ma bastava rimuovere una sola carta, perché tutto andasse in frantumi.

 
Ciaaao! Eccomi, ce l'ho fatta. Scusate il ritardo ma è stato un capitolo abbastanza complesso da scrivere, però sono soddisfatta... abbastanza, almeno.
L' "eroina" è stata Emma, stavolta, a modo suo. Ha donato il sangue a Killian senza pensarci due volte, pur andando contro il volere dei suoi... e nonostante lo stato d'animo e i giorni che si è presa per se stessa, è riuscita ad organizzare la visita col dottor Whale per cominciare a lavorare su se stessa. Tutto è andato molto bene per una volta, i festeggiamenti con la famiglia erano d'obbligo... e lei aveva bisogno di rilassarsi un attimo, anche con qualche drink. 
Un paio di giorni dopo ha trovato abbastanza forze per mantenere la promessa ed andare a trovare Jeff e Rose, e anche questo le ha fatto bene. Il legame che c'è tra loro Killian è stato ancora una volta evidente, ed è felice di essere stata accolta tanto bene in quella loro "famiglia". I due si aspettavano che il loro amico ed Emma si mettessero insieme, prima o poi, ma non sapevano fosse già successo qualcosa xD ma ovviamente approvano, e lo lascerebbero andare via da lì solo con lei xD sicuramente saranno tutti insieme un toccasana per Killian, quando si riprenderà.
Ci è voluto un po' più del previsto, con qualche intoppo, ma un po' per caso, un po' forse perché era destino... si è svegliato proprio dopo che per la prima volta è riuscita a dire a voce alta che l'amava.
Ma probabilmente non sarà il primo volto che vedrà, dato che Emma è stata sopraffatta dalla paura.
Se tutto va bene dovrei riuscire a pubblicare venerdì sera o sabato prossimo, ma il capitolo è mezzo pronto... spero questo sia uscito bene!
A presto :*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _ Arya _