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Autore: Epic JP    12/09/2020    0 recensioni
Ho casualmente creato un nuovo personaggio tentando di usare un nuovo stile per gli occhi e adesso, praticamente dal nulla e senza una ragione valida, ho finito una storia su questo personaggio. Finito perchè la storia l'ho iniziata X mesi fa e poi mi sono fermato per non-rammento-quale-motivo e fra ieri e oggi l'ho conclusa. Non ho altro da aggiungere, il personaggio in questione è una ninfa di origini umane e, raccontando le sue origini, introduco il suo universo e... la faccio diventare dorata XD.
Buona lettura e, se volete, commentamento.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Golden-Lady

 

L'acqua del lago era sempre così piacevolmente rinfrescante. Come ogni mattina, da quando ne aveva memoria, Maya si era tuffata per il suo solito bagno mattutino dopo una colazione a base di foglie, rugiada e frutti di bosco. Questa era la sua vita da secoli, o da millenni.

 

- - -

 

In principio era stata un'umana, una donna bellissima che però non aveva ancora trovato un marito che si prendesse cura di lei. Un giorno venne avvicinata da un Dio che chiese la sua mano. La fanciulla, impressionata dall'interesse ma conoscendo la propria inadeguatezza, rifiutò l'offerta con tutta l'educazione possibile. Tuttavia il Dio interpretò il suo rifiuto come un atto di superbia.

 

La mortale si riteneva così bella da poter rifiutare le attenzioni di un essere perfetto, così lui la maledì rendendola immortale. Non ci furono conseguenze immediate ma, col passare degli anni, la fanciulla constatò il reale peso di tale maledizione: tutte le persone a cui voleva bene, tutti i suoi cari e tutta la gente che conosceva le morivano intorno mentre lei restava sempre uguale. Incapace di sopportare un tale peso, un giorno abbandonò il suo villaggio e fuggì via.

 

Poco lontano c'era una foresta considerata sacra che non visitava mai nessuno e la fanciulla si inoltrò in mezzo agli alberi facendo perdere le sue tracce al resto del mondo. Infine, dopo aver camminato a lungo, si lasciò cadere sul tappeto erboso e si abbandonò al pianto.

 

Il più lungo pianto della sua vita. Le sue lacrime furono talmente numerose che, senza che se ne accorgesse, intorno a lei la vegetazione crebbe così vigorosa che un giovane albero vicino alla sua testa riuscì a bucare il tetto della foresta e a guardare tutti gli altri dall'alto della sua cima.

 

Durante questo periodo lei smise di mangiare, gli abiti iniziarono a logorarsi fino a cadere al suolo zuppi e laceri e il suo corpo ancora vergine rimase nudo.

 

Passarono anni... lustri... decenni... secoli... e la fanciulla era sempre lì a piangere mentre i ricordi della sua vita mortale svanivano dalla sua mente come la rugiada svanisce dai petali dei fuori allo spuntare del sole. Insieme alla mente anche il suo corpo mutò: i suoi capelli color miele si allungarono ed arrivarono a coprirle schiena e seno senza però guastarsi in alcun modo.

 

La sua nuova natura divina venne influenzata dall'ambiente: gli occhi, un tempo divisi fra un dolce azzurro ghiacciato e un manto di bianca neve, divennero verdi come i germogli di un arbusto appena nato su uno sfondo più azzurro del cielo più limpido mentre l'insieme delle due parti si ingrandiva come gli occhi di un cerbiatto. E petali di rosa apparvero fra i suoi capelli mentre la sua pelle, rimasta all'ombra per tanto tempo, diventava ancora più chiara e pura.

 

La ninfa, che un tempo era fanciulla umana, non si accorse di tale metamorfosi. Esaurito il suo secolare impulso del pianto, cadde in un sonno profondo protetta da occhi esterni dalla stessa foresta che aveva contribuito a far prosperare.

 

- - -

 

La Foresta Sacra era la casa di piccoli esseri non appartenenti al mondo umano e neppure a quello divino. Erano piccoli viventi magici avvolti da una perenne aura di luce. Avevano una lingua per comunicare fra loro, ma preferivano non farlo per non turbare la quiete della loro casa. Le variazioni della loro luce erano più che sufficienti per far sapere cosa si pensasse o cosa si volesse.

 

E dopo essersi stabiliti lì avevano vissuto in una perenne pace apatica: non c'era nulla di sbagliato fra gli alberi ed ogni vivente provvedeva per sé senza turbare l'equilibrio della vita ma non c'era mai niente di nuovo. Piante ed animali si comportavano sempre nello stesso modo, potevano essere interessanti per un ciclo vitale, ma poi il cerchio tornava sempre al punto di partenza per poi ripartire: questo lo rendeva infinito.

 

E le creature al di fuori della Sacra Foresta non si avventuravano mai all'interno, perfino le piante più esterne non venivano infastidite da essi. Tutto si rinnovava ma tutto era sempre uguale e vecchio. Questo fece passare la voglia ai Lumicini (questo era il nome originario della loro specie) di parlare fra loro, perché discutere di qualcosa che conosciamo entrambi allo stesso modo e che non cambierà mai?

 

Fu un giorno particolare quello in cui l'inalterabile cerchio fu... alterato: un Lumicino volò nei pressi di una sequoia alta fino al cielo. Non l'aveva vista crescere ma le sue dimensioni avevano attirato la sua curiosità e, interrogandola, forse la piccola luce si sarebbe arricchita.

 

Anche il questo caso, fu la mente a parlare, non la bocca celata: -Dimmi, o possente gigante secolare, come sei diventato così grande ed alto? Nessuno dei tuoi fratelli alberi e delle tue sorelle erbe è grande quanto te.-

 

L'anziana sequoia rispose per le rime al piccolo essere: -Non sono grande per merito mio, come tutti i miei pari cresco molto ma non raggiungo il cielo più di tutti gli altri. La risposta che cerchi era nella terra: mi sono nutrita di un'acqua diversa. Era dolce e nutriente e mi ha permesso di passare da germoglio ad arbusto e da arbusto ad albero ed infine da albero a gigante. La risposta è l'acqua diversa che ho bevuto.-

 

La replica lasciò confusa la luce, che sfarfallò per qualche istante prima di replicare: -Come hai bevuto un'acqua diversa? Vivo fra le fronde da almeno cinque secoli e non ho mai saputo di una nuova fonte, tutte le piante si nutrono della medesima acqua ed essa è sempre presente sotto di noi, perché hai detto che era nella terra? Dove si trova ora quest'acqua diversa?-

 

Un colpo di vento fece cadere una pigna sul terreno e la pianta secolare la sfruttò per rispondere al piccolo essere luminoso: -La fonte è vicina al mio piccolo, non è originaria di questo giardino ma ricordo che, quando ero ancora seme, fu da lei che mi giunse l'acqua diversa che ho bevuto.-

 

Il Lumicino fece quello che l'albero aveva suggerito e si diresse verso il terreno alla ricerca della fonte ma tutto quello che trovò fu un essere mai visto: petali rossi erano adagiati su una gigantesca matassa di fili color miele e la matassa si trovava su uno strano essere dotato di braccia e gambe ma privo di testa. In parte gli ricordava il suo stesso corpo ma lui non aveva fili ed era dotato di una testa. E non era così grande! Riprese un po' di quota per osservare meglio la nuova... cosa: ci sarebbero voluti almeno una ventina o forse più di Lumicini per raggiungere tali dimensioni.

 

Tuttavia non aveva ancora capito da dove fosse arrivata l'acqua diversa di cui aveva parlato la sequoia. Lui aveva visto molte fonti e quella cosa non era una fonte, secondo lui. Dopo qualche altro momento di riluttanza, si decise ad avvicinarsi.

 

La cosa si muoveva lievemente, come se fosse un animale addormentato. Il Lumicino provò a comunicare con essa: -Salve...? Cosa sei tu?- Non ottenne risposta e tentò nuovamente: -Non ti ho mai visto qui, da dove arrivi? Sai che sei nella Foresta Sacra dove tutti si conoscono e dove non entra mai nessuno?- Di nuovo non ci fu risposta. Il Lumicino decise di tornare alle parole sonore, se si trattava di un animale addormentato allora si sarebbe svegliato con un rumore.

 

La luce si avvicinò ai capelli e il piccolo essere al suo interno aprì la bocca: “Salve, posso sapere come ti chiami?” Non ci fu una risposta, ma l'essere si mosse. E non si trattò di un respiro più profondo. Quelle che dovevano essere braccia si mossero facendo poggiare sull'erba delle zampe che il Lumicino non aveva mai visto in vita sua e poi l'essere iniziò a crescere.

 

Il piccolo essere luminoso si alzò in aria eccitato e anche spaventato dall'avvenimento, sicuramente era una cosa nuova ma se si fosse trattato di un essere malvagio e mostruoso? E se lui lo avesse risvegliato da un sonno secolare? Oppure era caduto nel sonno a causa del rilascio dell'acqua ed ora il risveglio avrebbe fatto crescere altre piante gigantesche?

 

Mentre faceva queste elucubrazioni, il Lumicino non aveva perso di vista l'essere sotto di sé. Aveva continuato a crescere finché non era spuntata una vera e propria testa sotto tutti i fili mielosi, che ora le zampe stavano strofinando.

 

La sorpresa fu totale quando le zampe si abbassarono e il Lumicino vide i grandi occhi e la gigantesca bocca dell'essere. E se fosse stato un divoratore di Lumicini? No, forse no. Aveva visto vari animali durante la sua esistenza e sapeva che tipo di denti avevano quelli che mangiavano altri animali e poi gli occhi... quegli occhi verdi erano come le foglie giovani di una nuova pianta, forse non si trattava di un essere malvagio, dopotutto.

 

Non scese di quota, invece vide che l'essere si stava guardando intorno in modo confuso, come se non sapesse dove si trovasse, le zampe erano tornate al suolo. Alla fine scelse di scendere ancora per provare a parlare ma, quando l'essere lo vide, fu colto dal panico. Emettendo un forte e breve verso che il Lumicino non aveva mai sentito, indietreggiò goffamente e strisciando con gli arti inferiori sul terreno finché non si trovò con le spalle contro il tronco della sequoia e, non potendo andare più indietro, mise le zampe che aveva alzato prima sulla testa nascondendo la faccia. Sembrava spaventato a morte.

 

Il Lumicino rimase poco distante per non allarmarlo ulteriormente e parlò un'altra volta: “Non aver paura, non ti farò del male. Puoi abbassare le zampe, non mi avvicinerò di più.” L'essere riaprì gli occhi timidamente come per osservarlo e poi, senza smettere di tremare, abbassò un po' le zampe scoprendo la faccia. Il piccolo essere luminoso riprese la parola: “Il mio nome e Lucino e sono un Lumicino. Abito questa Sacra Foresta da cinque secoli e vorrei conoscere la tua identità.” L'essere aprì di più gli occhi e smise di tremare guardandolo incuriosito, ma non disse nulla.

 

Lucino andò avanti: “Tu hai un nome? C'è un modo in cui debba chiamarti?” L'altro annuì e basta. Anche se lentamente, la cosa stava procedendo: “Puoi dirmi qual'è? Posso conoscere il tuo nome?” L'essere aprì la bocca ma ne uscì un suono incomprensibile. Lucino non ebbe il tempo di fare altre domande che l'essere fece un altro tentativo. E poi un altro. E poi un altro ancora. Senza ottenere niente. Alla fine si concentrò sul terreno nascondendo la bocca dietro le dita delle zampe. Lucino capì che qualcosa non andava: “Non ricordi il tuo nome?”

 

L'essere annuì: “Sapresti dirmi... da dove vieni?” Gli occhi si focalizzarono su di lui ma ci fu un gesto di diniego: “Hai memoria... del tuo passato?” La creatura spalancò gli occhi ma dopo aver dato l'impressione di aver pensato un po', negò ancora con un gesto del capo. Lucino comprese che per ora non avrebbe scoperto cosa aveva fatto crescere così tanto la sequoia.

 

Ma non si sentì abbattuto, davanti a lui c'era qualcosa di nuovo e non voleva essere l'unico ad ammirarlo ma sapeva che, se avesse chiamato tutti gli altri ora, l'entità si sarebbe spaventata ancora. Capendo di non rappresentare più una minaccia nei suoi confronti, si avvicinò facendo affievolire la sua luce finché non furono visibili sia la sua figura che la sorpresa dell'altro: “Questo è come sono fatto, se vuoi puoi toccarmi, non ti succederà niente di male.”

 

L'essere vide davanti a sé un piccolo esserino dalle orecchie a punta e con corti peli blu sulla testa. Lentamente sollevò una zampa e la avvicinò piano verso di lui, fermandola di scatto varie volte per un'improvvisa esitazione. Alla fine lo accarezzò e la sensazione piacque ad entrambi: Lucino trovò piacevole in contatto con la nuova pelle e l'essere ebbe un piccolo e pallido flash di qualcosa che forse aveva già fatto.

 

Alla fine la mano venne ritirata e la luce riprese vigore. Lucino fece una proposta: “Ascolta, ci sono altri simili a me nella Foresta, vorresti vedere e toccare anche loro? Anche gli altri non ti faranno del male e se ti sentirai a disagio, manderò tutti via. Cosa ne pensi?” Gli occhi si abbassarono di nuovo verso il terreno ma poi si rialzarono e l'essere annuì mostrando quello che sembrava un sorriso. Lucino iniziò ad alzarsi di nuovo in cielo: “Bene, attendi dove ti trovi e verremo noi da te, dammi solo qualche minuto!”

 

- - -

 

Col passare del tempo i Lumicini avevano capito che il nuovo essere era una femmina. Una femmina di... qualcosa simile agli essere che vivevano fuori dalla Sacra Foresta. Lei si sentì più sicura e a poco a poco imparò anche a parlare mentalmente con loro. Alcuni parlavano ma lei, incapace per ragioni a loro sconosciute, non lo faceva mai. O almeno non emetteva suoni comprensibili. Le diedero anche un nome. Non fu facile da scegliere e alla fine la chiamarono Maya.

 

Lei lo scelse annuendo con un sorriso perché, a quel tempo, non sapeva ancora comunicare con loro in altri modi. E la totale mancanza di indumenti non la impensieriva minimamente, dopotutto il concetto di nudità lo aveva dimenticato lungo il suo lungo sonno. Ma anche vedere le sue lunghe gambe lisce o il suo prosperoso seno in movimento non provocava reazioni particolari ai Lumicini, anche loro non conoscevano certi concetti e, avendola sempre vista in quello stato, non si erano mai chiesti se dovesse mettere qualcosa addosso.

 

In ogni caso, Lucino, colui che l'aveva scoperta, rimase sempre accanto a lei. Restava vicino quando venivano altri, le restava accanto quando ognuno tornava alla propria casa per dormire e vegliava su di lei quando riposava. Col passare del tempo le mostrarono i loro cibi e lei iniziò a cibarsi di essi.

 

Una volta si punse con una spina e dal suo occhi cadde una lacrima, che toccò il terreno. E dal punto bagnato emerse un germoglio che era ancora sottoterra. In quel momento Lucino comprese quello che l'albero gli aveva detto in passato: -La fonte è vicina al mio piccolo, non è originaria di questo giardino ma ricordo che, quando ero ancora seme, fu da lei che mi giunse l'acqua diversa che ho bevuto.-

 

Erano state le lacrime di Maya a nutrire la sequoia. Ma... la sequoia era diventata enorme, più grande di tutti gli altri alberi della Foresta. Questo significava che Maya aveva versato tantissime lacrime. Ma perché? Cosa le aveva provocato tale dolore? Con la spina era uscita solo una goccia e niente più. Cosa avrebbe potuto farle versare tante lacrime da far crescere un albero da seme a gigante? Lucino pensò che tale ragione fosse legata al passato dimenticato di Maya.

 

La risposta era quindi irrecuperabile. Ma lui non si afflisse troppo su ciò, non aveva mai conosciuto il passato della nuova amica dei Lumicini e conoscerlo ora non avrebbe cambiato niente.

 

I secoli passarono e Maya, sempre accompagnata dai Lumicini, si integrò totalmente nella Foresta Sacra, divenendone parte come tutti gli altri componenti presenti prima del suo arrivo.

 

- - -

 

Emerse dall'acqua con la grazie che il suo aspetto le consentiva mentre il liquido scivolava su di lei. Normalmente il resto della giornata sarebbe stato speso girovagando in compagnia di Lucino e degli altri amici aiutando piante ed animali bisognosi di una mano ma una voce nuova e misteriosa risuonò della sua mente: -...Vieni da me...-

 

Ancora con la parte inferiore del corpo sommersa, Maya si guardò intorno confusa mentre con una mano spostava dalla faccia un ciuffo di capelli ribelli. Quando si era tuffata i suoi amici non l'avevano seguita, infatti lei poteva restare sott'acqua quanto voleva ma i Lumicini non potevano immergersi senza rischiare la vita.

 

Quando la ninfa era riemersa, i suoi amici aveva ripreso a volarle intorno e subito si accorsero che qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Scintilla si rivolse a lei: -Cosa c'è, Maya? Hai percepito un cambiamento nel vento?- Lei scosse il capo ancora guardando il vuoto intorno a sé: -No, credo di aver sentito una voce, una voce mi chiamava.-

 

Lucino le sfiorò il viso con la sua luce: “Puoi ancora sentire questa voce?” Lui era l'unico a rivolgersi a lei usando la parola, forse perché pensava che lei potesse riacquistarne l'uso. La ninfa emerse totalmente dal lago mentre l'acqua cadeva dalle punte delle sue dita, dei suoi capelli e del suo seno: -Non lo so, è stato un momento ma credo che... forse se provo a chiamarla mi risponderà...- Pensando questo si voltò verso una direzione a caso e focalizzò la sua mente: -Voce, mi cercavi? Cosa posso fare per te?-

 

Inizialmente non ci fu risposta, Maya si guardò intorno mentre i suoi amici continuavano a svolazzare intorno al suo corpo nudo e ancora bagnato. E poi, alle spalle di lei, al di là del lago giunse una replica: -...Mi serve... aiuto... tu sei la sola che... può aiutarmi. Vieni da questa... parte, segui il... mio pensiero...-

 

Maya spalancò gli occhi e puntò nella direzione della voce per dare un indizio ai Lumicini prima di tuffarsi ancora una volta in acqua. Non sapeva come facesse ma, anche in apnea, poteva respirare senza problemi. Il suo corpo fendeva l'acqua e infinite bollicine uscivano dal suo naso e dalla sua bocca ma per lei non cambiava niente.

 

In poco tempo arrivò alla sponda opposta ed emerse di nuovo dall'acqua, gli altri erano arrivati poco prima di lei e tutti insieme si inoltrarono fra gli alberi.

 

Camminarono a lungo ed ogni volta che Maya perdeva la pista mentale, la voce si faceva risentire e più il gruppo si avvicinava tanto più la voce nella mente si faceva forte. Ad un certo punto fu percepita anche dai Lumicini. Il gruppo andò avanti per un'ora finché non si trovò davanti a qualcosa di strano.

 

Gli alberi e le piante più alte sembravano davanti ad un confine. C'era come una linea invisibile che separava la vegetazione ad alto fusto da quello che era apparso davanti agli occhi di Maya, di Lucino, di Scintilla e degli altri presenti: una vasta area coperta solo da un corto strato di erba verde e al centro di quest'area si ergeva qualcosa. Una costruzione larghissima alla base ma, quasi come se ci fossero delle scaglie di corteccia sempre più piccole una sull'altra, più gli sguardi si alzavano e più la costruzione diventava piccola.

 

Sul lato che stavano guardando era visibile, proprio al centro della struttura, una scala come intagliata su di essa che saliva verso la cima. Tranne quella enorme cosa a gradoni non c'era altro, oltre la costruzione era possibile vedere l'altro confine dello strano prato. Sui quattro lati la vegetazione formava un muro verde che segnava il confine della corta erba. La voce risuonò ancora nelle nove menti: -...Siete arrivati... ora potete raggiungermi... tramite la scala... io vi... attendo sulla cima...-

 

Maya scambiò uno sguardo con Lucino e fece il primo passo avanti, non percepiva sofferenza dall'erba. Col tempo aveva imparato anche lei a comunicare con le piante, a volte riusciva a sentire cosa provasse un fusto prima ancora di interrogarlo ed ora stava accadendo lo stesso fenomeno. L'erba era tranquilla: non desiderava crescere di più o ricevere riparo dalla luce del sole, si trovava lì e quello era il suo posto, in quello stato.

 

Il gruppo arrivò davanti alla scala e Maya mise un piede sul primo gradino ma, avvertendo qualcosa di vuoto ed asciutto si ritrasse. Era sempre stata abituata a sentire la vita sotto di sé ma lì la vita non c'era, non c'era niente da percepire. Incuriosita da tale mancanza di sensazioni, Maya fece scivolare una mano sul gradino guardandolo sorpresa. Gli altri erano sempre vicini a lei ma tacevano come lei. Fu la voce a rompere il silenzio: -...Non sorprendetevi... la roccia non ha vita e nemmeno l'oro... che tanto ho desiderato quando avevo ancora un corpo...-

 

Lucino venne colto dalla sorpresa: -Non hai un corpo? E come fai ad essere vivo o viva? E cos'è quella cosa che hai detto... Oro?- La risposta arrivò subito: -...Raggiungetemi e... comprenderete... tutto...- Maya si voltò verso il suo primo amico: -Facciamo come chiede, se ci ha chiamato e ci ha fatto venire qui è perché ha bisogno di noi.- Il Lumicino annuì ma le diede anche un messaggio privato: -Cerca comunque di stare attenta, non ho mai sentito questa voce e vivo nella Sacra Foresta da almeno due millenni. E anche tu non sai cosa sia, resterò al tuo fianco.-

 

La ninfa iniziò a salire i gradini di fredda roccia ed ogni passo toccava qualcosa di vuoto come il precedente. Questo finché il gruppo non raggiunse la cima. La costruzione non aveva una punta come apice ma un pianoro. Un pianoro con dodici colonne tutte intorno, distribuite lungo i suoi quattro lati, che sorreggevano una sorta di lastra scura.

 

La cosa che però attirò lo sguardo di tutti quanti fu l'oggetto al centro del pianoro: una piccola sfera dorata fluttuante avvolta da una tenue luce come i Lumicini ma, invece di avere forma sferica, era come se fosse una sorta di fiamma. E, qualunque cosa fosse emessa, rendeva la sfera sospesa in aria brillante. Maya si fermò a debita distanza dall'oggetto perché i suoi piedi percepivano di nuovo la vita sotto di loro.

 

Abbassò lo sguardo aspettandosi di vedere dell'erba o altre forme di vita vegetale ma anche il luogo in cui si trovava era nero come la lastra sopra la sua testa. Tornando a guardare la palla gialla si chiese se tale sensazione dipendesse da essa o meno mentre i suoi amici iniziavano a fluttuare tutti intorno a lei per proteggerla da eventuali minacce. Ma non avvenne nulla.

 

La voce si fece risentire: -...Finalmente siete arrivati... vi stavo aspettando con... ansia...-

 

Maya aprì la bocca ma comunicò con la mente: -Chi sei tu? Come mai non ti abbiamo mai sentita prima? E sei un maschio o una femmina?-

 

La voce ridacchiò un po' prima di rispondere: -...Oh... è da tempo immemore che... non sono più né maschio e né femmina... ma un tempo ero un uomo, come gli esseri... che vivono fuori dalla... Foresta Sacra... Mida era il mio... nome...-

 

Gli occhi verdi della ninfa si spalancarono: -Un uomo? E che cos'è un uomo? Non ne ho mai visti prima! E sono tutti come te?-

 

-...Non ne hai mai visti? Non credo... in principio tu eri... una di loro, in principio anche... tu eri un'umana, proprio come me...-

 

Le mani della femmina coprirono le sue guance arrossite per qualche ragione: -Io? Un'umana? Non è possibile, ti sbagli. Io sono sempre vissuta qui, con i miei amici Lumicini.- Maya non sembrava spaventata ma Lucino decise di intervenire: “Lei non è umana. Quando l'abbiamo trovata era in questo sacro luogo e gli umani non vengono mai qui. Devi esserti sbagliato o stai cercando di ingannarci.”

 

-...Nessun inganno e nessun errore... lei è come me... entrambi abbiamo... ricevuto dei doni che... non abbiamo saputo usare... bene...-

 

Scintilla raggiunse il fianco di Lucino: -Doni? Che genere di doni? E chi ve li avrebbe dati questi doni?-

 

Ci fu un momento di silenzio fra la domanda e la risposta: -...Gli Dei. Sono loro a... dare doni che noi... mortali non possiamo sfruttare... io, per esempio... ottenni il dono di... mutare tutto ciò che toccavo in... oro. E rischiai di... morire di fame...-

 

Lucino riprese la parola: “Oro, ancora con questo oro, cos'è quest'oro di cui parli?”

 

La fiamma che avvolgeva la sfera si fece poco più forte: -...Ciò che vedi davanti a te... l'oro è qualcosa di giallo e prezioso agli... occhi degli uomini. A volte... essi si uccidono fra loro per... averne di più. Io speravo di... risparmiare vite, malgrado la mia... cupidigia...-

 

Maya fece un passo avanti: -Cosa vuoi dire? E qual'è il dono in mio possesso?-

 

-...Tu sei divenuta immortale... non sono in grado di dire da quanto tempo ma un Dio ti ha... resa sua pari e... questo ha rovinato la tua vita... mortale, così come era stata rovinata la... mia...- Ci fu un altro momento di silenzio prima che Maya parlasse di nuovo senza parole: -Perché dici questo? Perché le nostre vite mortali sono state rovinate? Se quello che affermi è vero, io non ricordo niente di ciò che mi è successo prima di essermi risvegliata nella Foresta Sacra.-

 

La luce della sfera si affievolì un po': -...Io tramutai in oro mia figlia... il sangue del mio sangue e... l'erede della mia casa. Dovetti pregare ancora... una volta il Dio che mi... aveva fatto il dono per... riavere la sua vita e poter... toccare ciò che... mi circondava e... ottenni la revoca di ciò che avevo... ricevuto. Nel... tuo caso, credo che l'immortalità ti... abbia fatto perdere famiglia e amici. Forse sei fuggita in... questa foresta per... poi cadere in un sonno profondo che... ti ha fatto trasformare in... una ninfa...-

 

La femmina, un tempo umana, poggiò una mano sul petto coperto solo dai capelli che scendevano dai lati dal suo viso: -Una... ninfa? Che cos'è una ninfa?-

 

-...Una ninfa è una divinità... delle foreste, sono riuscito a... contattarti oggi solo perché ho... avvertito il tuo potere... divino. Prima d'ora non... avevo mai... sentito la tua presenza nella... Foresta...-

 

Lucino fluttuò di nuovo avanti a Maya, interessato dalle ultime parole della sfera: “Hai detto che lei è una divinità delle foreste, che tipo di doni potrebbe possedere?” Se i suoi sospetti fossero stati confermati, si sarebbe deciso a dare un po' di fiducia allo spirito di Mida.

 

La sfera dorata si fece più brillante mentre le fiamme che l'avvolgevano si affievolivano: -...Il suo potere è legato... alla natura, non so con certezza... di cosa sia capace ma potrebbe... radere al suolo la Foresta... oppure aiutarla grandemente a... svilupparsi...- Sentendo dire queste cose, Maya spalancò gli occhi spaventata: -Io non potrei mai radere al suolo la Foresta! È la mia casa e tutti i miei amici vivono qui con me! Non potrei mai fare una cosa del genere!-

 

Fu Scintilla a tranquillizzarla: -Non temere Maya, la sfera ha anche detto che puoi aiutare gli abitanti di questo luogo. Abbiamo visto tutti i prodigi che hai compiuto durante il tempo passato con noi.- Intervenne anche Lucino: “Scintilla ha ragione, ti ho trovata perché un grande albero ha detto di aver bevuto un'acqua diversa e tu eri la sua fonte. All'inizio non capii cosa volesse dire ma poi compresi che le tue lacrime sono quell'acqua diversa.”

 

Maya si voltò verso di lui: -Le mie... lacrime?-

 

Il Lumicino annuì, nascosto però dalla propria luce: “Sì, nel corso del tempo abbiamo visto che, quando per qualche ragione, perdevi una lacrima e questa cadeva a terra... tutte le forme di vita toccate da essa ne traevano giovamento. Credo sia questo il tuo potere divino.”

 

La ninfa ripensò a questi eventi passati ed annuì facendo anche un sorriso. Poi però si voltò di nuovo verso la sfera fluttuante: -Ma perché hai chiamato me? E se poi sei tornato normale, allora perché sei qui e hai quella forma?-

 

La sfera si avvicinò impercettibilmente a lei: -...Forse il mio corpo è tornato... quello che era, ma la mia anima è... rimasta dorata. Dopo la... mia morte essa fu condannata a... scontare una pena: venne mutata... in una sfera d'oro e dovette restare... in cima a questa costruzione... finché qualcuno non... fosse giunto in suo... aiuto. Da allora... sono qui, come fossi... solo un... cimelio. Ormai ho compreso... da secoli l'inutilità della... ricerca della ricchezza... Ormai il mio unico... desiderio è di poter tornare... a muovermi libero. A vagare nel... mondo come una comune... anima...-

 

Maya fece per avvicinarsi ancora ma Scintilla si mise fra lei e l'anima d'oro: -E come potrebbe Maya aiutarti nel tuo intento? Come hai detto tu stesso, i suoi doni sono legati alle piante e agli animali. Come potrebbe mai aiutare un'entità come te?-

 

Le fiamme intorno alla sfera sparirono del tutto ed essa si alzò un po' di più nell'aria: -...Potrebbe permettermi di unirmi a... lei, vivremmo in... simbiosi. Io potrei restituirle... le memorie della sua vita... umana e lei mi... permetterebbe di lasciare... questo luogo... dimenticato. Non influirei... sulla sua esistenza e sui... suoi doni. Semplicemente... il suo aspetto cambierebbe di poco... diverrebbe dorata, come voi... vedete me ora...-

 

Quella che un tempo fu una ragazza umana portò le dita sulle labbra, prendendosi un momento per riflettere su ciò che la sfera aveva appena dichiarato: -Stai dicendo che... imparerei di nuovo a parlare come i miei amici? Che potrei comunicare anche con la mia bocca?-

 

Se avesse potuto, lo spirito fluttuante di Mida avrebbe fatto un cenno di diniego: -...Io non ho mai... affermato una cosa... simile. Tu puoi... già comunicare... con la bocca, hai... solo dimenticato... come farlo. E... non impareresti di nuovo... a farlo, la... nostra unione ti... permetterebbe semplicemente... di ricordare come si... fa. Come ho... detto, l'unica cosa... che farei sarebbe di restituirti... i... ricordi della... tua vita... mortale.-

 

Una sorta di nuova luce apparve negli occhi di Maya. Non aveva ancora del tutto compreso cosa avevano trovato lei e i suoi amici ma la prospettiva di ricordare il proprio passato o anche solo una parte di esso la stava allettando. Tuttavia non si fece soverchiare troppo dalla nuova emozione, tutti gli avvertimenti che Scintilla e Lucino le avevano dato erano stati formulati per il suo bene. Così, dopo essersi presa qualche momento per riflettere sulla sua prossima scelta, si rivolse di nuovo alla sfera dorata: -Non stai cercando di ingannarci, vero? Mi garantisci che resterò quasi uguale a come sono ora? Puoi... promettermi questo?- I Lumicini si erano ancora una volta avvicinati a lei, erano quasi certi che l'entità non fosse malvagia ma in caso contrario avrebbero fatto tutto il possibile per difendere la loro amica.

 

La risposta fu semplice e breve: -Non so... quanto valore date... alla parola di... uno... spirito ma giuro su... tutto quello che sono rimasto... che la tua personalità... non... verrà alterata e... che io non influenzerò... il... resto della tua... esistenza.-

 

Maya prese la sua decisione e la espresse con un pensiero: -Dacci un altro momento, devo chiedere un'ultima cosa ai miei amici e poi ti darò la mia risposta.-

 

-Hai tutto... il tempo del... mondo, ninfa.-

 

Maya e i Lumicini con lei si allontanarono di qualche passo dall'entità aurea tornando al bordo della piattaforma dove si trovavano. La ninfa era desiderosa di riavere quello che aveva perso ma desiderava comunque avere ancora una volta il consiglio dei suoi amici.

 

-Io... io voglio fidarmi di lui, voglio credergli. Non ha dato segni di cattiveria e l'unica cosa che cambierebbe di me sarebbe il mio aspetto. Ma ha detto che la variazione sarebbe piccola, diventerei dorata come lui. Non... non credo che sia un male così grande. Voi cosa ne pensate? Prima di decidere, desidero conoscere il vostro parere.-

 

Per qualche istante, i luminosi abitanti della Foresta Sacra svolazzarono intorno a lei senza una logica apparente. Se stessero riflettendo sulle sue parole mentali, Maya non fu in grado di capirlo. Il cruccio che tormentava i suoi amici era principalmente legato a ciò che l'anima di Mida aveva detto loro a proposito della possibile unione. Lei sarebbe cambiata. Nessuno di loro, neanche Lucino, rivendicava diritti su di lei ma il pensiero che la loro amica potesse mutare causava loro un senso di disagio.

 

Alla fine fu Scintilla che prese la parola per tutti: -È una tua decisione, Maya. Fa ciò che ritieni giusto. Noi resteremo con te, qualunque cosa accada. Proprio come abbiamo sempre fatto dopo averti conosciuta.-

 

La ninfa fece un cenno di ringraziamento accompagnato da un sorriso. E poi si voltò e tornò di fronte alla sfera fluttuante, che era rimasta in paziente e rispettosa attesa: -Abbiamo preso la nostra decisione, accetto la tua richiesta. Hai il permesso di unirti a me.-

 

-Ti ringrazio... tanto, ninfa, finalmente potrò... lasciare questo... luogo... dimenticato e... sarà solo grazie... a te.-

 

Alla fine della frase, la sfera fluttuò più vicina a Maya e, come se fosse un'ameba, si distese creando una serie di tentacoli piatti che, a poco a poco, si richiusero intorno al corpo della ninfa che, stranamente, non fu atterrita alla vista di tali propaggini.

 

La sostanza dorata l'avvolse completamente. L'ultima cosa che i Lumicini videro sparire furono i suoi lunghi capelli imperlati di petali rossi. Al suo posto rimase una figura dorata dalla forma indistinta e dai contorni ondeggianti.

 

Tale visione durò solo pochi secondi. Gradualmente la forma originale di Maya riapparve ai loro occhi. Come era stato vaticinato, la nuova entità aveva una colorazione simile a quello della sfera e tuttavia era possibile riconoscere i colori originali della ninfa.

 

La trasformazione ebbe termine ma Maya non si mosse: Lucino, Scintilla e tutti gli altri la osservarono distendere leggermente le braccia ai suoi fianchi senza che lei facesse nessun altro movimento. Non comprendendo bene la situazione, i Lumicini decisero di avvicinarsi a lei.

 

Ripresero a fluttuarle intorno e, quando arrivarono davanti a lei, videro che era con gli occhi chiusi e le labbra avevano assunto la forma di un piccolo sorriso. Lucino ruppe il pesante silenzio che si era creato sulla piramide: “Maya? Puoi sentirmi? Stai bene?”

 

Lei aprì le palpebre rivelando i suoi occhi blu e verdi tanto familiari quanto alterati dalla fusione con l'anima di Mida. Il suo sorriso si fece più largo mentre apriva le labbra per rispondere in modo chiaro per la prima volta da chissà quanto tempo: “Sì, Lucino, mi sento benissimo e finalmente posso parlare di nuovo come facevo quand'ero umana.”

 

FINE

   
 
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