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Autore: Nao Yoshikawa    12/09/2020    8 recensioni
Dopo otto anni di fidanzamento, Beatriz e Alexandra possono finalmente realizzare il loro sogno di sposarsi. Ma si sa, organizzare un matrimonio non è mai semplice, soprattutto quando una delle due spose ha scarsa pazienza.
«Emh.. ecco, vedi… mi ha chiamato il fotografo e… mi ha detto che…potrebberitardareunpo’!» esclamò tutt’ad un fiato, nella speranza che Beatriz non capisse, ma per sua sfortuna aveva capito eccome.
Gli occhi azzurri della sua dolce futura moglie si ridussero a due fessure.
«Mi stai prendendo in giro?!» esclamò. «E allora avanti, diciamolo pure che questa è una congiura nei miei confronti, mi pare abbastanza chiaro!»

Storia partecipante al contest “ Seasons Die One After Another II edizione” indetto da Laila_Dahl sul forum di efp.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bea&Alex'
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Tulipani perduti

 
 
Quello sarebbe stato un giorno a dir poco perfetto. E doveva essere per forza così, perché lo aveva detto Beatriz.
Il suo amico Nath, nonché suo testimone, sapeva fin troppo bene quanto poco saggio fosse disturbare una sposa nervosa ed emozionata. Per tal motivo stava cercando di starsene buono al suo posto, peccato che nemmeno questo sembrasse funzionare.
Beatriz infatti non indossava ancora il suo abito da sposa, nonostante fosse già perfettamente truccata e pettinata. I suoi occhi azzurri stavano ispezionando ogni angolo del camerino.
«Dov’è finito?!» esclamò leggermente isterica. Era appena successa una cosa a suo dire gravissima: non trovava più il bouquet e ciò era imperdonabile. Dove si era mai vista una sposa senza bouquet, dopotutto?
«Non è che ce l’ha una delle damigelle, per caso?» domandò l’occhialuto Nath, con un sorrisetto nervoso.
Beatriz si voltò, avvicinandosi a grandi falcate e puntandogli un dito contro il petto.
«Ce l’avevo con me! Quel bouquet è bellissimo, è formato da tulipani rosa, i miei preferiti! Vuoi sapere perché l’ho perso, mio caro Nathaniel?»
Quest’ultimo era sicuro di non avere altra scelta se non ascoltarla, non ci teneva ancora a morire a causa di una parola sbagliata.
E infatti, Beatriz non gli lasciò il tempo il di rispondere.
«Perché sono praticamente esaurita! Stanca, distrutta, stressata! Ho sempre sognato il giorno del mio matrimonio, ma nessuno mi aveva detto che sarebbe stato così stressante!» si zittì un attimo, prendendo un respiro profondo e sorridendo forzatamente. «Va bene, sto bene! Non devo agitarmi o il trucco si rovinerà. Il mio bouquet salterà fuori, sarai tu a cercarlo, dopotutto sei il testimone…»
Tutto tremante, Nath sollevò un dito.
«M-ma Beatriz!»
La sposa, però, gli concesse un sorriso assai poco rassicurante.
«Nath, datti da fare… altrimenti ti uccido!»
Il ragazzo si lasciò andare ad un urletto isterico, prima di scappare da lì.
Almeno così lo aveva convinto. Beatriz sospirò, passando davanti allo specchio e affacciandosi alla finestra. Stress e minacce a parte, era davvero felice ed emozionata, quello era solo il suo modo di esprimerlo.
L’aria di aprile era calda e piacevole, per non parlare del profumo di fiori nell’aria. Beatriz aveva sempre amato i fiori, per tal motivo aveva scelto di sposarsi in primavera. Non faceva troppo caldo, né troppo freddo. Inoltre la natura si risvegliava, dandole la possibilità di sposarsi all’aperto, su un prato colorato. 
Lanciò un’occhiata al suo abito da sposa sistemato nell’armadio e sospirò nuovamente. Sperava davvero che fosse tutto perfetto e che il suo bellissimo bouquet saltasse fuori, perché non aveva alcuna voglia di uccidere Nath.
E poi si domandò cosa stesse facendo Alexandra, se fosse nervosa anche lei o meno.
 
Alexandra era in effetti un po’ tesa, ma al contrario di Beatriz riusciva a gestirla meglio, limitandosi a stare in silenzio mentre la sua amica Ginevra, nonché fidanzata di Nath, le sistemava i lacci del corpetto. Non era abituata a vedersi truccata e con un abito così elegante, ma dopotutto era il suo matrimonio.
«Se stringi ancora un  po’ non potrò più respirare!» si lamentò.
«Sei tu l’esperta di abiti?» borbottò Ginevra, alta e con dei ricci capelli tinti di rosso. «No, quindi taci!»
Alexandra si imbronciò.
«Mi spiace, è che sono nervosa. Sono sicura che Beatriz sarà bellissima, non riesco a credere che siamo arrivate a compiere questo passo. E pensare che non ho mai amato l’idea del matrimonio.»
Ma Beatriz era stata la sorpresa che le aveva cambiato la vita, da quel Natale di otto anni fa in cui si erano avvicinate, complice un ascensore guasto e una vicinanza forzata. E poi si erano innamorate, giorno dopo giorno, anche se non sempre era stato facile, soprattutto per la natura del loro rapporto che secondo molti era sbagliata. Ma quello era il passato, il futuro davanti a loro era luminoso. Erano due donne che si amavano e che avevano scelto di compiere quel passo insieme.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dall’arrivo di un ansimante Nath.
«La tua futura moglie è pazza!» piagnucolò con i capelli tutti in disordine. «Mi ha minacciato di morte e vuole che trovi il suo bouquet di tulipani, ma come diamine faccio a sapere dov’è?»
«Povero il mio tesoruccio, ruolo infame quello del testimone, eh?» domandò Ginevra, più intenta in realtà a sistemare i capelli di Alexandra. «Fatto, adesso sei perfetta. Sono così eccitata, andiamo?»
«S-sì, d’accordo, ho capito!» esclamò Alexandra, che adesso iniziava a essere seriamente agitata. Sembrava tutto surreale, eppure eccola nel suo abito bianco e con il bouquet di rose.
Ginevra e Nath la precedettero, uscendo dalla sala ricevimenti che avevano prenotato per la sera stessa. La cerimonia si sarebbe tenuta in giardino, dove vi erano già sistemati le sedie per gli invitati (pochi intimi) e un arco nuziale.
Alexandra prese un bel respiro e si fece coraggio mentre usciva di lì. Già se lo immaginava: il profumo di fiori, i tiepidi raggi primaverili e soprattutto tanta quiete e amore.
Beh, sui raggi primaverili e sul profumo di fiori ci aveva azzeccato, sulla pace e amore un po’ meno. A qualche metro da Ginevra e Nath, Beatriz stava urlando contro uno degli organizzatori della cerimonia.
«Cosa vuol dire che i musicisti ritardano?! E la marcia nuziale chi dovrebbe suonarla?!»
«S-si tratta soltanto di un ritardo da niente, stavo cercando di spiegar-»
«Ritardo… da niente? Ora stammi bene a sentire, io sono una sposa stressata che sta cercando di non farsi venire una crisi di nervi, e questo non è niente, questo è un disastro!»
Alexandra sgranò gli occhi. Sì, aveva sempre saputo che la sua futura moglie fosse teatrale, ma fino a quei livelli non c’era mai arrivata.
«Ma che succede?» domandò camminando a fatica sull’erba. Per qualche attimo le due spose si fissarono senza dire nulla: erano entrambe bellissime anche se in modo diverso, l’abito di Beatriz era più vistoso, pieno di tulle e con una profonda scollatura, per non parlare poi del diadema sulla testa.
«A-Alex…» gemette, tirando su con il naso. «Tu sei bellissima e… tutto ciò è un disastro, non dovevi venire qui adesso!»
«Mi dispiace, pensavo che la cerimonia stesse per iniziare!» esclamò in pieno panico, non voleva certo farla piangere. «B-beh, non è un grosso problema se i musicisti ritardano, no…?»
«Ma dovremmo sposarci adesso, non voglio che arrivi il buio!» esclamò, gonfiando le guance come una bambina. «Oh no… e che succede se non vengono?»
Nath, stretto a Ginevra, si fece avanti schiarendosi la voce.
«Beh… io non sono proprio un asso nel pianoforte, però potrei tentare.»
Beatriz lo guardò per qualche istante, ricominciando poi a piagnucolare.
«Ecco, ora è certo: siamo rovinati!»
 
Di sicuro quello poteva essere un problema, ma dopotutto gli intoppi capitavano, no?
Gli invitati avrebbero dovuto attendere un po’. Nath se n’era uscito dicendo una cosa del tipo: “Beh, dai. La musica non è certo essenziale”.
E allora Beatriz gli aveva quasi lanciato addosso la sua scarpa, ma per fortuna Alexandra l’aveva fermata. Dato che l’effetto sorpresa era oramai andato a farsi friggere, le due spose si erano momentaneamente allontanate dal luogo della cerimonia.
«Queste scarpe sono scomode…» piagnucolò Beatriz. Alexandra si era seduta su un gradino, annoiata.
«Te l’avevo detto io di indossare scarpe più basse!»
«Senti, volevo sembrare più alta, d’accordo? Cosa deve accadermi ancora? Cadere davanti a tutti? Ma certo, che vuoi che sia?»
Beatriz iniziò a camminare avanti e indietro, nonostante il dolore causato dalle scarpe. Insomma, non era così che doveva andare. Quello era il suo matrimonio, sarebbe dovuta essere felice e serena.
«Dai, Bea… non fare così» disse Alexandra, più comprensiva. «Lo so che è una seccatura, ma vedrai, andrà bene. Voglio dire, non è che possono capitarci  tutte le disgrazie proprio oggi, no?»
In seguito, Alexandra avrebbe desiderato non pronunciare mai quelle ultime parole famose.
Si udì poco dopo una musichetta e Alex capì che si trattava del suo cellulare. Inizialmente aveva affidato l’oggetto a Ginevra, ma considerato l’andazzo era meglio tenerlo a portata di mano. E infatti aveva agito saggiamente. La chiamata che le arrivò fu da parte del fotografo.
«Sì, sono io…» sussurrò, alzandosi mentre Beatriz la guardava con curiosità. «C-che cosa? Come?! Ma non è… d’accordo, va bene, ho capito. Ma sbrigatevi!»
Chiuse la chiamata senza guardare negli occhi la sua sposa. Come diamine avrebbe fatto a dirle che perfino il fotografo era in ritardo ?
«Alexandra, che succede?» domandò Beatriz impaziente, incrociando le braccia sotto il seno.
Ecco, quelli erano i momenti in cui Beatriz faceva più paura che mai. Alexandra voleva festeggiare il proprio matrimonio, non il proprio funerale.
«Emh.. ecco, vedi… mi ha chiamato il fotografo e… mi ha detto che…potrebberitardareunpo’!» esclamò tutt’ad un fiato, nella speranza che Beatriz non capisse, ma per sua sfortuna aveva capito eccome.
Gli occhi azzurri della sua dolce futura moglie si ridussero a due fessure.
«Mi stai prendendo in giro?!» esclamò. «E allora avanti, diciamolo pure che questa è una congiura nei miei confronti, mi pare abbastanza chiaro!»
Alexandra non era mai stata particolarmente brava a consolare gli altri, ma si trattava di lei, del loro matrimonio.  Anche se non lo dava a vedere, era allo stesso modo stanca, infastidita e provata.
«Beatriz… ascolta. Respira, okay? Lo so, in effetti sembra che i pianeti si siano allineati per renderci questa giornata un inferno, ma… non sarà questo a fermarci, d’accordo?» Alexandra le accarezzò un braccio. «Ci sposeremo comunque. Ti prego, non voglio vederti piangere ancora, a meno che non sia di gioia…»
Beatriz trovò adorabile il modo in cui la sua sposa arrossiva ancora, nonostante tutti quegli anni passati insieme. Si lasciò accarezzare e si calmò appena.
«V-va bene. Hai ragione. Almeno c’è una bella giornata, il sole, i fiori, il…»
Qualcosa di umido le cadde sulla fronte. Qualcosa che somigliava vagamente alla pioggia.
Così, giusto per non farsi mancare nulla. Alexandra sollevò gli occhi al cielo e poi osservò l’espressione corrucciata di Beatriz, la quale sembrava essere sul punto di esplodere.
Lei ci stava provando ad affrontare tutto con calma, ma era chiaro che gli eventi le avrebbero remato contro quel giorno.
 
A causa della pioggia, spose e invitati furono costretti a ripararsi all’interno della sala cerimonie. In questo modo, Beatriz aveva perso l’occasione di fare un’entrata in grande stile: lei amava tanto essere teatrale, ma oramai tutti l’avevano vista con indosso il suo abito.
«Le ultime parole famose!» piagnucolò Beatriz camminando verso il camerino e reggendosi due lembi del vestito. «Lo sapevo, dovevo starmene in silenzio! Anche la pioggia! Perché cavolo deve piovere in aprile, poi?»
Alexandra e i due testimoni, Ginevra e Nath, stavano cercando di andarle dietro per fermarla.
«Beh, dai. Magari è solo un acquazzone temporaneo, può capitare!» fece Nath, sistemandosi gli occhiali che continuavano a scivolargli. Ma Beatriz sembrava proprio intenta a chiudersi nella sua tristezza.
«Statemi bene a sentire, tutti quanti! Non so se l’avete notato, ma ho i capelli tutti rovinati a causa della pioggia, la cerimonia non si può svolgere e non c’è una singola cosa che vada bene! Mi dispiace Alexandra, porto troppa sfortuna, faresti meglio a trovarti qualcun’altra!»
«Aspetta, cosa?!» esclamò lei con il fiato corto, ma prima che potesse aggiungere altro ecco che Beatriz si era chiusa in camerino. «Beatriz aspetta, non puoi chiuderti lì, tuo padre ha alzato un po’ troppo il gomito e rischia di far scappare tutti gli invitati! Oh, ma perché è successo proprio oggi?» sospirò, massaggiandosi le tempie. Conosceva la sua fidanzata abbastanza bene da sapere quanto ci tenesse, avevano organizzato quel giorno mesi fa e nei minimi dettagli. Le si spezzava il cuore nel vederla in quello stato.
Ginevra scosse la testa piena di ricci, stringendo un pugno.
«Eh no! Non è mica così che può finire. In quanto testimone devo fare qualcosa. Anzi, dobbiamo! Nathaniel, seguimi!»
«Che succede? Che dobbiamo fare? Perché mi ritrovo sempre così coinvolto?» piagnucolò Nath, quel matrimonio non era nemmeno iniziato ad era già stressato. E lui era solo il testimone!
Alexandra non chiese loro neanche cosa avessero in mente. Forse perché in parte si fidava. Si accasciò, poggiando la schiena alla porta. Beatriz aveva appena chiuso a chiave e dubitava che sarebbe uscita.
 
Intanto, nella sala del ricevimento si udiva chiaramente il cicaleccio degli invitati spazientiti e che si distraevano bevendo un po’ di alcol. Al centro, un uomo in smoking con i capelli tirati indietro dal gel, un pizzetto e i baffi sotto al naso, si stava lasciando andare a un discorso annaffiato da un bel po’ di alcol. Si trattava di Anthony Hamilton, il padre di Beatriz.
«Signori, sappiate che questo è un giorno molto commovente per me! La mia unica figlia si è sposata, è proprio vero che il tempo passa in fretta!» esclamò sollevando un braccio, con il rischio di far cadere lo champagne.
Nath si avvicinò, afferrandolo per una manica.
«Signor Hamilton! Il matrimonio non c’è ancora stato. E sicuramente non ci sarà! La prego, se ne stia buono. Ginevra, ti dispiace?» si lamentò in direzione della fidanzata, la quale però si stava indirizzando verso le damigelle: erano quattro ragazze, tutte amiche di Beatriz e Alexandra, vestite di un bel verde Tiffany.
«Voi!» esclamò indicandole. «Ascoltatemi bene: questo matrimonio si deve fare, ma una delle due spose rischia l’esaurimento nervoso e noi non possiamo permetterlo. Or dunque, siamo senza musicisti e senza fotografo. Voglio sapere se fra di voi c’è qualcuno che sa suonare e scattare foto decenti!»
Ginevra aveva proprio assunto l’aria di un comandante di un esercito.
Una delle quattro damigelle, quella dai capelli biondi, alzò una mano.
«Io so suonare la pianola elettrica.»
«Benissimo, allora suonerai il piano. Non so quanto sia diverso, ma devi assolutamente riuscirci!»
Dopo qualche istante, un’altra damigella, quella dai capelli neri, parlò.
«Io so scattare foto niente male, ma di solito le scatto solo al cibo… sai no, per instagram!»
«Cibo, persone, folletti, è la stessa cosa, buon Dio!» borbottò Ginevra battendo le mani. «Andate, coraggio! Per quanto riguarda voi due, rimanete nel vostro ruolo di damigelle, mentre io mi occupo del luogo della cerimonia!»
Oramai Ginevra l’aveva presa sul personale. In un modo o nell’altro quelle due si sarebbero sposate.
Nath intanto si era avvicinato, trascinandosi dietro il signor Hamilton.
«E io cosa devo fare?» ansimò.
«Tu, mio caro!» esclamò lei afferrandogli il viso tra le mani. «Tu sei importantissimo, direi fondamentale. Devi stare qui e intrattenere tutti gli ospiti mentre io risolvo tutto!»
«Stare qui e… aspetta, che cosa?!» Nathaniel divenne di un colore rosso vivo. «Lo sai che io odio parlare in pubblico! No Ginevra, ti prego!»
Ma la sua ragazza era già sparita.
 
 
Alexandra non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando si era accasciata contro la porta. Per un attimo aveva avuto la sensazione che si fosse appisolata, perché quando riaprì gli occhi scorse dalla finestra uno squarcio di cielo azzurro: finalmente aveva smesso di piovere.
«Bea, ci sei ancora? Ha smesso di piovere», sussurrò.
Seduta dall’altro lato della porta, Beatriz aveva consumato la sua rabbia e adesso era semplicemente stanca e rassegnata.
«Anche se fosse fuori è tutto bagnato, ci sporcheremmo. Stupida pioggia primaverile e dannata sfortuna che ci perseguita!»
Alexandra sospirò, desiderosa di abbracciarla. Non troppo spesso si lasciava andare alla dolcezza, nonostante stessero insieme da anni. Il suo carattere controllato e riflessivo le impediva di lasciarsi andare con facilità.
Eppure, alle volte, anche una cosa così difficile diveniva estremamente facile.
«Beatriz, tesoro… lo so che non era esattamente il giorno che avevamo programmato e… ti capirei se non volessi più sposarmi.»
«Cosa? Pensi questo?» domandò Beatriz in tono più dolce. «Oh, Alex. Ma certo che voglio sposarti. La colpa non è tua. Non è colpa di nessuno in effetti. E io sono stata terribile a prendermela con te e anche con il povero Nath!»
Si massaggiò le tempie doloranti. Voleva così tanto che fosse tutto perfetto che aveva perso di vista l’obiettivo, ovvero godersi la giornata ed essere felice.
«Non preoccuparti, non ce l’ho con te», Alexandra socchiuse gli occhi. «Probabilmente oramai è tardi e forse dovremo rimandare ma… almeno puoi uscire di lì? Non mi importa se hai il trucco in disordine, voglio vederti.»
Beatriz si asciugò gli occhi. Non tutto poteva essere sotto il suo controllo, in fondo. Aprì la porta, sorridendo timidamente ad Alexandra.
«Mi trovi ancora carina?» mormorò.
Alexandra si alzò, abbracciandola.
«Tu sei bellissima sempre, lo sai. Allora, te la senti di andare di là? I nostri invitati capiranno.»
Beatriz annuì, ora più calma e spossata. Avrebbe potuto aspettare ancora, dopotutto.
Le due spose, mano nella mano, andarono nella sala ricevimenti, dove si trovarono davanti lo spettacolo più triste del mondo: Nathaniel che cercava di intrattenere gli invitati con un microfono in una mano e un bicchiere di vino nell’altra. In effetti sembrava un po’ alticcio.
«Io, Beatriz e Alexandra siamo amici da anni! Se dovessi raccontare un momento divertente, direi che è stato quando ho scoperto che ad Alexandra piacevano le donne e che Beatriz era la sua ragazza. Sì insomma, perché a me Alex piaceva e quindi…. Ora sono il testimone. Divertente, vero?»
Tra la folla, Anthony Hamilton borbottò qualcosa.
«Vattene a casa!»
Per tutta risposta, Nath mandò giù un altro sorso di vino.
«Ma che cosa sta facendo? È orribile! Nath non sa parlare in pubblico!» disse Alexandra sgranando gli occhi.
«Ma come? Io dico che invece è bravo!»
Beatriz sarebbe rimasta ad assistere a quello spettacolo ancora un po’, ma con uno sguardo di Alex capì che era ora di recuperare il loro testimone. Si avvicinarono al ragazzo, afferrandolo ognuna per un braccio.
«Ma ti sei bevuto il cervello?» lo rimproverò Alex.
«Mh? Alex! Beatriz! Alla fine sei uscita dal camerino!» boccheggiò lui, ridendo come un idiota. «Io stavo solo trattenendo gli ospiti mentre Ginevra porta a termine il suo piano!»
Alexandra scosse il capo, confusa.
«Il suo piano per cosa?»
E poiché quando si parlava del diavolo spuntavano le corna, Ginevra comparve all’improvviso dalla porta principale, trionfante e fiera e con sul viso l’espressione di chi aveva finalmente ottenuto ciò che voleva.
«Beatriz, Alexandra!» esclamò sistemandosi lo scialle rosa cipria sulle spalle. «Vi prego di venire con me, perché il vostro matrimonio si celebrerà a breve. Mi riferisco anche agli invitati. Venite qui!»
Le due spose si guardarono confuse. Che cosa aveva combinato Ginevra?
Quella ragazza sapeva essere folle alle volte.
Beatriz fece spallucce, con una scintilla di speranza negli occhi.
«Beh, andiamo a vedere cos’ha combinato.»
 
Alexandra sperò vivamente che non fosse qualcosa di strano, perché di guai per quel giorno ne erano accaduti fin troppo. Ginevra le guidò con sé oltre la sala ricevimenti, giungendo a quello che era a tutti gli effetti un giardino interno, decorato con un arco nuziale in fondo. Anche se il lungo rettangolo di erba sul pavimento sembrava sintetico, i fiori ai lati erano veri: petali profumati e colorati abbellivano quel luogo baciato dal sole che entrava dalle vetrate aperte, dando al tutto un'atmosfera piacevolmente calda e intima. E davanti a loro si estendeva il giardino, gli alberi ancora umidi e rigogliosi, un po’ come se fosse lo sfondo di un bellissimo quadro. 
Sia Beatriz che Alexandra rimasero a bocca aperta.
«Ma cosa…? Come avete fatto?» sussurrò Alexandra estasiata.
«Sono molto contenta che me l’abbiate chiesto», Ginevra schioccò le dita. «Il giardino interno di questo posto non è adibito per celebrare matrimoni, di solito. Ma ho parlato con il proprietario e visto che era urgente ci ha concesso di fare uno strappo alla regola», allargò le braccia come a voler mostrare il suo capolavoro. «Io e le ragazze abbiamo sistemato un po’ in giro e abbiamo portato dei fiori veri. So che non è quello che avevate pensato, ma dite che può andare?»
Beatriz aveva già le lacrime agli occhi. Non era quello che aveva pensato, ma era splendido comunque.
«Ginevra, io… io non so che cosa dire…»
«Dì soltanto che sposerai questa bella fanciulla qui!» esclamò l’amica dando una pacca su una spalla ad Alexandra, la quale tossì. Beatriz la guardò, ora con il cuore che batteva a mille.
«Noi… possiamo…? Ma…»
«Non preoccuparti per le altre gravissime mancanze!» trillò Ginevra entusiasta. «Ho pensato anche a questo. Lì al pianoforte c’è Amanda! Dacci dentro, Amanda!» e la damigella sollevò una mano in segno di saluto. «Speriamo che suonare la pianola sia lo stesso che suonare il pianoforte. Ah, e per le foto ci pensa Jasmine!»
L’altra damigella teneva in mano una macchina fotografica che aveva preso in prestito da uno degli invitati.
«Farò del mio meglio, promesso!» rispose Jasmine tutta emozionata.
A quel punto Beatriz e Alexandra si guardarono negli occhi. Quindi il matrimonio si poteva celebrare senza problemi!
«A-Allora noi lo… lo facciamo?» balbettò Beatriz, improvvisamente nervosa.
«Ah, io… sì, insomma, perché no?» chiese Alexandra rossa in viso e anche profondamente sollevata. Era felice che le cose avessero preso quella piega, avrebbe dovuto ringraziare per sempre Ginevra.
«Benissimo allora!» disse quest’ultima battendo le mani. «Allora, che gli invitati si accomodino, mentre io do una ritoccata al trucco delle spose!»
In pochi minuti, le sedie disposte ordinatamente furono occupate dai pochi invitati delle due ragazze. All’appello però mancava Nath, nessuno aveva idea di dove fosse finito dopo il suo imbarazzante discorso.
«Io non posso credere che stia succedendo davvero, ditemi che non sono svenuta e che è tutto un sogno», sussurrò Beatriz mentre Ginevra le sistemava il trucco.
«Sì lo so. Sono stata ineccepibile, ma comunque sia questo non è un sogno, è la realtà, vai e splendi baby!» esclamò, dando poi un colpetto al padre di Beatriz. «E lei, veda di fingere almeno di essere sobrio o potrei arrabbiarmi.»
Anthony si schiarì la voce, sistemandosi la cravatta.
«Sono davvero sobrio, adesso. Scusa, tesoro», e dicendo ciò guardò la figlia. «A volte mi dimentico che non reggo bene l'alcol . Per fortuna il tuo amico Nath mi ha tenuto d’occhio. È un bravo ragazzo, sii gentile con lui.»
Beatriz sorrise, mentre lo prendeva sottobraccio. Più avanti, la sua amata e bellissima sposa l’aspettava.
 
C’era un motivo ben preciso se Nathaniel stava tardando alla cerimonia: il bouquet di Beatriz si trovava ancora perso da qualche parte. Lei non gli aveva detto altro: trovalo.
Insomma, era un testimone come Ginevra, doveva pur far qualcosa.
Così aveva iniziato una corsa forsennata intorno alla sala ricevimenti, nel giardino, senza però riuscire a trovarla. La sua unica speranza era il camerino in cui Beatriz si era cambiata. Entrò, iniziando a guardarsi attorno con fare disperato. Niente vicino al tavolo, né in bagno e poi… decise che doveva tentare tutto, magari Beatriz lo aveva chiuso per sbaglio in un armadio. E infatti, non appena aprì le ante, vide il bouquet di tulipani rossi e bianchi in mezzo ad una pila di vestiti. Il bouquet perduto era stato trovato e lui non era un testimone fallito!
Lo prese in mano e si sbrigò a raggiungere il luogo della cerimonia.
Nel frattempo, Beatriz cercava di controllare il respiro, mentre si avvicinava sempre di più ad Alexandra. Era davvero bella da mozzare il fiato e finalmente l’avrebbe sposata. Quel giorno aveva rischiato di essere davvero un bel disastro e invece tutto si era risolto per il meglio. La loro damigella si stava mostrando davvero abile al pianoforte, anche se un po’ incerta, ma almeno avevano avuto l’immancabile marcia nuziale.
Suo padre la lasciò andare dopo averle posato un bacio sulla fronte, affidandola ad Alexandra.
«Ce l’abbiamo fatta», sussurrò Alex emozionata.
«Aspetta a mettermi l’anello al dito prima di parlare!» sorrise lei.
Davanti a loro, il celebrante sospirò.
«Beh, se non ci sono altri cambiamenti, direi che possiamo iniziare.»
Ma un ansimante Nath stava correndo incontro alle due spose.
«Aspettate! H-ho trovato il tuo bouquet, Bea!»
Se Beatriz non fosse stata in procinto di sposarsi lo avrebbe baciato. Era il minimo, considerando come l’aveva trattato. Prese il suo adorato bouquet di tulipani tra le mani e gli sussurrò un “grazie”.
Quando finalmente anche Nath prese posto accanto a Ginevra, la quale gli disse qualcosa che suonava come “Ben fatto!”, la cerimonia iniziò.
«Beh, era ora», sospirò il celebrante. «Dunque, siamo qui riuniti oggi per sancire l’unione tra Alexandra Fly e Beatriz Hamilton. Gli anelli, per favore.»
Una delle damigelle si avvicinò,  tenendo in mano le fedi.
«Avete delle promesse che volete fare?» domandò il celebrante.
Alexandra arrossì.
«Promesse? B-beh io non mi sono scritta nulla, però… Beatriz, lo so, è stato un giorno stressante, molto più del previsto, però… sono molto felice di essere qui con te… che sia tu, insomma, colei che sto per sposare. Quindi la mia promessa è di esserti fedele sempre. E di starti vicina. Sono stati otto anni magnifici, ma dopotutto credo che siano stati solo il prologo della nostra storia.»
Beatriz si commosse e una lacrima le rigò il volto. Sapeva quanto Alexandra fosse timida e restia  dall'esprimere i propri sentimenti, eppure quel giorno, davanti a tutti, ecco che decantava il suo amore per lei.
«Oh, Alex. Perdonami se mi sono comportata da pazza. Ma volevo che fosse tutto perfetto. Sai perché ho scelto la primavera?» domandò chinando un po’ la testa. «Perché la primavera è simbolo di rinascita. Che è un po’ quello che mi sta accadendo oggi. Io rinasco con te, accanto a te.»
Tra la folla si sentì chiaramente Nath intento a soffiarsi il naso.
Con le mani tremanti, le due sposero infilarono l’anello l’una all’altra, due belle fedi d’oro bianco. 
E dopodiché firmarono dei documenti.
«Per i poteri che mi sono stati conferiti dal comune di Oklahoma city», disse il celebrante con tono solenne. «Io dichiaro Alexandra Fly e Beatriz Hamilton ufficialmente sposate.»
Ginevra si alzò per prima esultando e battendo le mani, mentre Jasmine iniziava a scattare fotografie alle due spose, che adesso si stavano concedendo un bacio dolce e appassionato.
Ce l’avevano fatta. Era stata una vera e propria avventura, stressante ed emozionante. E di sicuro ne era valsa la pena.
«Oh, wow», ansimò Alexandra staccandosi dal bacio. «Ma… è successo davvero?»
«Puoi scommetterci!» esultò Beatriz raggiante, voltandosi poi verso Nath e Ginevra. «Ehi, voi due! Prendete qui!»
Dopodiché lanciò loro il suo bouquet, che tanto aveva creato scompiglio. Nath allungò un braccio, afferrandolo e rimanendo piuttosto sorpreso.
«Il mio modo di ricambiarti il favore. Mi raccomando», ammiccò Beatriz, tornando a prestare attenzioni alla sua sposa.
Nath sorrise debolmente, ancora piuttosto stordito. E poi guardò Ginevra.
«Amh, emh… io… lei mi ha dato… Tu vuoi…?»
Ma Ginevra lo zittì posandogli un dito sulle labbra.
«Non ti direi mai di no», sussurrò. Poi, da tutta la sua altezza si chinò per baciarlo, un po’ con la stessa passione che c’era tra Beatriz e Alexandra.

 

 Nota dell'autrice
Eccomi con un'altra one shot che parla di due personaggi a cui tengo molto. L'ultima che ho scritto era parecchio angst, quindi è giusto equilibrare. Il genere presente doveva essere commedia, quindi spero di esserci riuscita perché non è proprio il mio genere, mentre invece per il prompt "matrimonio" penso di averci preso in pieno. Chi conosce già il povero Nath sa bene quanto sia sfigato in amore, ebbene gli ho trovato la ragazza (anche se sto pensando di scrivere di come si sono conosciuti, con sempre presenti Beatriz e Alexandra). Piuttosto ho fatto sposare le mie due ragazze alla fine, Beatriz ha fatto un po' la drama-queen ma dopotutto stiamo parlando di lei. Spero vi sia piaciuta
^^

 
 
 

 

   
 
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