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Autore: Shora    14/09/2020    1 recensioni
Marinette aveva una vita normale fino a che non aveva scoperto di poter viaggiare nel tempo. Da quel momento si era del dovuta adattare ad turbolento avanti ed indietro nei secoli insieme ai suoi nuovi compagni d'avventura: Adrien e Chloè. Qualcosa però non quadra. Enigmatiche antenate e nuove scoperte attendono la Coccinella che si troverà di fronte un bivio: seguire le linee guida imposte da M. Agrèste o fidarsi di Tikki. Tra l'amore verso Adrien che non sarebbe dovuto sbocciare e le incertezze dovute a tutti quei segreti verso i quali nessuno vuole renderla partecipe Marinette dovrà capire da che parte stare.
*SEGUITO DI "LA FIGLIA DEL TEMPO - LA COCCINELLA"*
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Chloè, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno:
Il riflesso della luce mi ferii gli occhi e fui costretta a socchiuderli. Stesa sul letto di casa mia continuavo a fissare il braccialetto che la mia antenata mi aveva dato. Era d’oro con tre pietre incastonate: un ovale d’ambra, un opale nero e un rubino. Quest’ultimo però non era un prezioso tradizionale. Era come se fosse contaminato dal carbone. Al suo interno erano presenti come dei residui neri e questo dava l’impressione fosse proprio un guscio di una coccinella. Non era difficile immaginare a chi si riferissero le altre due pietre. L’oggetto era stato riposto all’interno di una strana scatolina ottagonale nera e rossa, con intagli simil-orientale. Sbuffai abbassando il braccio demoralizzata. Non capivo perché Tikki me lo avesse dato. Perchè era così importante? Erano giorni che ci pensavo e non riuscivo a venirne a capo. Dovevo proteggerlo perché era molto costoso? Tipo i gioielli della regina Elisabetta d’Inghilterra? All’improvviso qualcuno bussò alla botola della mia stanza.
«Avanti!» gridai mentre nascondevo il braccialetto sotto il cuscino. La testa di Alya spuntò dalla stretta scala che portava in camera mia insieme al suo immancabile sorriso. Aveva con se un plico di fogli. Sollevata non fosse una visita inquietante come poteva essere quella di M. Agrèste o peggio di Chloè, scesi dal letto per raggiungerla.
«Ciao Marinette!» mi abbracciò. Mi arrivò al naso il suo noto profumo alla cannella e per un attimo mi sentii in pace. Niente viaggi nel tempo e o strani braccialetti. Poi la realtà tornò al suo posto e mi sentii di nuovo schiacciata da segreti e aspettative riposte nella persona sbagliata. Sospirai.
«Ciao Alya.» salutai a mia volta con un mezzo sorriso.
«Ed dai, su con la vita!» mi diede una spinta giocosa mentre i suoi brillavano di euforia. Mi sventolò i fogli sotto il naso.
«Ho trovato qualcosa sulle ricerche che mi avevi chiesto. Insomma quasi. Su questa Tikki non ho travato praticamente nulla se non che fosse una tipa aristocratica e che apparente faceva parte di una setta o una sorta di società segreta.» storse il naso e io con lei. Non mi piaceva pensare di far parte di una setta.
«Ho comunque più informazioni sul braccialetto.» nonostante infatti non avessi rivelato quel particolare a nessuno, avevo raccontato del gioiello alla mia amica, ovviamente tergiversando sul come e sopratutto sul quando ne ero entrata in possesso. Alya aveva rinunciato alle domande. Capivo assolutamente il perché fosse curiosa, ma in un certo senso aveva compreso la mia impossibilità di dissipare i suoi dubbi. Era comunque era senza ombra di dubbio che alla fine di tutto le avrei rivelato ogni minimo particolare. Perchè ci sarebbe stata una fine, no? Ci sedemmo entrambe sul tappeto e la mia migliore amica cominciò a spiegare. L’oggetto di cui ero entrata in possesso era davvero molto antico. La prima testimonianza del braccialetto risaliva gli egizi. Non era noto se le pietre fossero autentiche, ma dalla sua creazione era passato di mano i mano fino a ricomparire in Francia intorno alla seconda metà del XV secolo.
“Coincide con il periodo in cui Tikki era in vita!” pensai. Si diceva che il gioiello possedesse proprietà magiche che variavano dal curare le malattie, alla vita eterna e ancora, udite udite, ai viaggi nel tempo. Si poteva viaggiare attraverso i secoli molto meglio di quanto io, Adrien e Chloè facessimo già. Nessuna restrizione. Si potevano esplorare più secoli, uno dietro l’altro. Ovviamente nulla di tutto ciò era mai stato comprovato, ma qualcosa mi diceva che l’ultima parte non fosse del tutto una menzogna. Tikki aveva sicuramente avuto una ragione per lasciarmelo. Il 5 maggio sarebbe stato domani. Avevo bisogno delle chiavi della casa in Place Royale in modo tale da poter ricevere delle risposte. Se tutto procedeva bene Adrien non avrebbe avuto niente in contrario a darmele. Aveva detto che non si fidava di Tikki, ma di me sì. Quel pomeriggio avremmo avuto una riunione e gliele avrei chieste.


A villa Agrèste l’aria era mutata da ormai qualche giorno. Il ritrovamento di Plagg aveva gettato tutti in un caos caratterizzato da euforia e frenesia per la ricerca di nuovi particolari nel tentativo di ritrovarlo in altri anni. Io e Adrien eravamo stati più volte interrogati dato che eravamo stati i primi a vedere l’antenato dell’odierno gatto nero. Anche Chloè lo aveva visto, ma, quando aveva capito la situazione nella quale si trovava, Plagg si era gettato nella folla e si era dileguato. Era stato più enigmatico e silenzioso di Tikki nei due minuti in cui avevamo fatto la sua conoscenza. Dal canto suo la mia antenata aveva tenuto la bocca cucita, anche dopo diverse minacce infondate di Adrien. Eravamo circa al punto di partenza. Nessun indizio su qualche secolo in particolare, rango sociale (anche se averlo trovato a Versailles avrebbe dovuto illuminarci, sveglia!) o contatti che ci portassero a lui. Era davvero inafferrabile. Ero però davvero sicura che Tikki lo conoscesse e ci fosse più di un’amicizia tra i due. Non mi ero certa dimenticata del rossore che era sbocciato sulle sue guance quando lo avevo nominato al nostro primo incontro. Comunque non mi aspettavo nulla di diverso questo pomeriggio. Avrebbero mandato me insieme o Adrien o Chloè in qualche anno a caso, nel vano tentativo di rintracciarlo. Questo rafforzava la mia intenzione di trovare Tikki domani. Dovevo, anzi, volevo sapere di più su Plagg. Entrai nello studio di M. Agrèste per vedere chi sarebbe stato il mio compagno di oggi e trovai Adrien comodamnete seduto su una delle note poltroncine. Sorrise al mio ingresso e io ricambiai. Il mio rapporto con lui si era rafforzato. Non ero più vista come uno scarafaggio ignorante, ma come parte integrante della missione. Forse anche come amica. Da parte mia c’era qualcosa di più anche se non lo avrei mai ammesso nemmeno sotto tortura. Mi accomodai vicino a lui.
«Ben arrivata Coccinella.» mi salutò Gabriel. «Dopo qualche ricerca abbiamo pensato di rimandare te e Adrien nel 1798. Su quell’anno abbiamo poche informazioni per quel… emm… incidente che ci è stato.» si sistemò gli occhiali con disagio. Effettivamente nel 1798 avevo dato prova di me svenendo per il corsetto troppo stretto. «Vorrei vedervi nel mio atelier tra massimo venti minuti. Il tempo è prezioso. Cominciate ad avviarvi, io devo finire qualcosa qui.» ed indicò alcune scartoffie sulla sua scrivania. Adrien e io uscimmo dall’ufficio. Una volta chiusa la porta lo afferrai per un polso e senza ascoltare le sua lamentele lo condussi nella sala della musica. Assicuratomi che non ci fosse nessuno chiusi la porta.
«Marinette, se vuoi stuprarmi non è il momento adatto.» scherzò lui, lisciandosi la camicia.
«Non fare il cretino!» dissi io, ormai di colore bordeaux. Lui mi guardò e come al solito il mio cuore perse un battito. Era vestito in modo molto elegante. Camicia bianca e pantaloni neri. Ma quello che mi faceva andare in tilt erano i suoi occhi. Erano di un verde sublime con qualche pagliuzza dorata come se il sole ci avesse versato qualche sua goccia. Questo spiegava anche il suo sguardo così ardente che a volte mi toglieva completante il respiro. «Ho bisogno di un favore.» biascicai. Lui mi osservò ancora senza dire nulla, ma sapevo che mi stava ascoltando.
«Domani è il cinque maggio.» aggiunsi come se potesse spiegare tutto. La verità è che un po’ mi vergognavo a chiedergli quelle chiavi, dato che una volta gliele avevo rubate sotto il naso. Il suo sguardo si fece confuso e un piccolo sorriso gli decorò le labbra. «Vuoi impedire la morte di Napoleone?» chiese quasi ridendo. Mi tirai i codini nervosa.
«Certo che no!» esclamai. Presi un bel respiro.
«Devo vedere Tikki nel 1421. Domani!» dissi tutto d’un fiato.
«E io cosa c’entro?» era sospettoso.
«Mi servono le chiavi. Quelle di Place Royale.» era fatta. Mancava solo la sua risposta.
«Va bene.» incrociò le braccia. Stavo per tirare un sospiro di sollievo, quando continuò.
«Ad una condizione: voglio venire con te.»
«Tu non puoi passare più archi temporali contemporaneamente.» gli ricordai.
«Lo so, ma questo non mi vieta di scortarti fino al passaggio nel 1682.» Mi morsi labbro. Non ero così convinta di questa cosa. Lui parve coglierlo. Come al solito sembrava leggermi nel pensiero «Prendere o lasciare.» Sbuffai.
«E va bene!» concessi.
«Perfetto!» mi superò e aprì la porta. Poi mi tese la mano.
«Andiamo, dobbiamo cambiarci.» le nostre dita si intrecciarono e le farfalle svolazzarono impazzite nel mio stomaco. Pregai rimassero silenziose.

 
  
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