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Autore: C_Totoro    14/09/2020    5 recensioni
Bellatrix è rinchiusa ad Azkaban e i dissennatori continuano a farle rivivere ricordi che, sebbene a prima vista non risultino dolorosi, non possono fare altro che causarle sofferenza.
Sono "l'ultima volta".
L'ultimo dialogo con sua sorella Narcissa, subito dopo la caduta del Signore Oscuro. L'ultimo dialogo con sua sorella Andromeda, poco prima che lei fuggisse con Ted Tonks. L'ultimo dialogo con suo marito Rodolphus prima di smaterializzarsi per andare a torturare i Paciock e, infine, l'ultima volta con il Signore Oscuro prima che lui andasse dai Potter poi scomparire nel nulla e lasciarla sola.
Ogni "ultima volta" porta con sé rimpianti e rimorsi e Bella non può fare a meno di domandarsi se avrebbe potuto comportarsi in modo diverso, se avrebbe potuto evitare tutta quella sofferenza che Azkaban le fa vivere, ancora e ancora.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'A-mors'
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L’ULTIMA VOLTA

I flutti continuavano a infrangersi incessantemente contro la fortezza. Sembrava non esserci pace ad Azkaban, sembrava non esserci sole, calore, speranza. Bellatrix non avrebbe saputo dire da quanto tempo era stata imprigionata lì, aveva smesso di contare i giorni, le settimane, i mesi e gli anni da tempo, ormai. Inizialmente, appena sbattuta in prigione, neanche aveva avuto la forza per alzarsi. I dissennatori l’avevano prosciugata, letteralmente. Sempre preda di deliri, dolore, demenza. Pensava sarebbe morta così, morta di crepacuore, d’infelicità. Lentamente, tuttavia, si era come abituata a quell’ipocondria, a quella malinconia, e aveva ripreso ad alzarsi in piedi e quasi ragionava con lucidità.

Quasi.

Bellatrix continuava ad avere la mente come ottenebrata, sentiva il cervello cinto da un mare di foschia e i suoi pensieri sembravano seguire ormai un unico pattern: la sofferenza. Ogni suo pensiero sembrava essere volto a farla stare male. Bella si sentiva sempre di più di stare scivolando nella follia e, quando infine era riuscita a giungere alla finestra della sua cella, aveva scoperto che i flutti scuri e tempestosi del mare erano l’unica cosa che riusciva a farla rimanere attiva, in un limbo che non apparteneva né totalmente alla follia né totalmente alla sanità. Uno stato che non la faceva sentire completamente avulsa dalla realtà. Il mare era stato la sua cura, lo osservava e non pensava a null’altro, solo alle onde che s’infrangevano con potenza e a quell’orizzonte sconfinato che andava a perdersi e confondersi col cielo. Bellatrix si ritrovava a desiderare di raggiungere quella linea invisibile, voleva raggiungerla, voleva scappare, trovare lui. Chiuse gli occhi e l’immagine delle onde scomparve, lasciando spazio a tutti quei pensieri… anzi, no ricordi. Perché, ormai lo aveva capito, quelli che riviveva nella sua testa erano ricordi. Ricordi di un tempo felice, di un tempo passato che, Bella lo sapeva, più passavano gli anni, più sarebbe stato impossibile recuperare. Ricordi di una vita che ormai sembrava essere appartenuta a un’altra. Davvero era lei quella bella ragazza formosa con i capelli lucidi che rivedeva a ripetizione? Non aveva uno specchio nella sua cella ma, le ciocche di capelli che le ricadevano sulle spalle, tutto erano tranne che lucide. Le sue dita erano raggrinzite, le unghie sporche e ingiallite… i suoi denti li sentiva spezzati, le labbra screpolate. Si tastava il seno e lo sentiva scendere ogni volta un po’ di più, sempre più flaccido, sempre meno attraente.

Quando verrà a prendermi mi vorrà ancora? Si domandava in preda al panico. Quando verrà da me riuscirà a riconoscermi? Mi chiamerà ancora “la sua strega”?

Bellatrix si prese la testa tra le mani, avrebbe voluto riaprire gli occhi e riprendere a perdersi tra i flutti del mare. Nei momenti più disperati, desiderava cadere in acqua, precipitare sul fondo e, semplicemente, diventare con essa un tutt’uno. Non era sostenibile tanto dolore. Per quale motivo quegli orribili esseri dovevano farle rivivere qualcosa che ormai non le apparteneva più?

Aveva sempre pensato che i dissennatori fossero in grado di far rivivere le peggiori esperienze della propria vita, i ricordi peggiori. A lei, tuttavia, sembravano fare un effetto leggermente diverso. Bellatrix se ne rese conto dopo diversi mesi (forse anni), a lei facevano rivivere l’ultima volta. Quando l’aveva vissuta, chiaramente, non poteva sapere che quella sarebbe stata l’ultima volta ma ora, col senno del poi, era fin troppo facile rendersi conto che era stato così… dopo quell’ultima volta… il nulla…

 

Bellatrix, devi cercare di calmarti” le sussurrò Cissy afferrandola per un braccio nel tentativo di farla rilassare. “Vedrai che troveremo una soluzione anche per te e per Rod. In tanti Purosangue lo seguivano e in tanti si stanno salvando. I Lestrange sono una delle famiglie magiche più potenti del Mondo Magico… anche più dei Malfoy! Se Rodolphus e Rabastan…”

Bellatrix si era divincolata con forza dalla stretta della sorella, guardandola in cagnesco, quasi ringhiando come un lupo. Non poteva crederci! Anche lei? Anche lei con quegli sciocchi consigli?

Salvarmi…” aveva sibilato Bellatrix con alterigia “Non lo farei neanche se potessi! Non lo farei mai, Narcissa! Mai potrei rinnegare il Signore Oscuro! Continuate tutti a cianciare di salvarmi, di rinnegarlo… mi taglio la lingua, piuttosto!”

Narcissa aveva sgranato gli occhi, la bocca leggermente socchiusa in un moto di sorpresa. Conosceva bene Bellatrix, la sua ossessione per Voldemort non le era di certo nuova. Ciò che le era nuovo era questa passione, questa spinta nel voler sostenere un uomo che… be’…

Bella” iniziò piano, con dolcezza, come se stesse parlando a una persona estremamente fragile o inferma mentalmente “Lui è morto” disse infine, stringendo la mano di Bellatrix che, tuttavia, la respinse in malo modo. Nessuno aveva osato dirle in modo così esplicito quella frase, nessuno. Rodolphus sapeva che se avesse osato lei lo avrebbe imperiato fino a che non lo avesse convinto a chiedere perdono, Rabastan sapeva che se avesse osato lei lo avrebbe cruciato fino a che non avrebbe ammesso che era solo una bugia e Dolohov sapeva che se avesse osato lei lo avrebbe ucciso su due piedi. No. Nessun Mangiamorte aveva osato tanto, dire una cosa del genere a lei, Bellatrix Black in Lestrange, il braccio destro del Signore Oscuro, la sua… Solo Narcissa aveva osato tanto. Forse perché non capiva, non si rendeva conto, non sapeva.

Bellatrix abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e, quasi, non riconobbe quella mano come la propria. Si sentiva sempre più distaccata dal mondo, sempre più immersa in una costante agonia dalla quale non riusciva a risalire.

Io sono morta” rispose a Narcissa, alzando gli occhi dalle palpebre pesanti su di lei. “Sono io a essere morta, Cissy”.

Non dire così, Bella!” aveva sbottato Narcissa stringendo la presa sulla mano di Bellatrix “Che ne è stato di mia sorella? Della donna forte che conoscevo?”

È morta, te l’ho appena detto”

E lui credi che vorrebbe vederti così?” chiese Narcissa cercando di essere ragionevole. “Credi vorrebbe vederti piagnucolante, afflitta, sconfitta? Non credi che vorrebbe…”

Narcissa si bloccò, perché lo sguardo di Bellatrix si era come illuminato. Per un attimo, le sembrò di rivedere la luce da guerriera che sempre animava gli occhi di Bellatrix. Sorrise, quasi rassicurata: non avrebbe perso un’altra sorella.

Vorrebbe che lo cercassi” dichiarò Bellatrix con voce estasiata, febbrile, fanatica. Narcissa represse un gemito afflitto mentre un brivido le scendeva lungo la schiena: non aveva mai visto Bellatrix in quello stato.

Sì, vorrebbe che io lo cercassi!” si alzò in piedi e afferrò il mantello, sempre più contenta, mentre il piano andava a formarsi nella sua testa… i Paciock. I Paciock dovevano per forza sapere qualcosa. Chi avrebbe potuto aiutarla nell’impresa? Rodolphus non si sarebbe di certo tirato indietro! Rabastan… ma sì, anche Rabastan. Dolohov era già stato catturato, ma magari Rod e Rab avrebbero trovato un quarto uomo: i Paciock erano Auror in gamba e loro non potevano concedersi errori…

Bella”

La voce di sua sorella Narcissa la riportò alla realtà quando ormai era già sulla porta per andarsene. “Che fai, non mi saluti neanche?” le stava chiedendo con tono lacrimevole. Bellatrix scosse la testa “Non ho proprio tempo ora per queste cose, Cissy! Tu non preoccuparti, ci rivedremo presto” le aveva risposto schioccandole un bacio a distanza…

 

Bellatrix aprì di scatto gli occhi e venne come di consueto accolta dal rassicurante blu dell’oceano.

“Ci rivedremo presto” aveva detto a Narcissa. Invece non si erano più viste. Quanto le sarebbe costato abbracciare sua sorella ancora una volta? Forse una manciata di secondi? Come aveva potuto ignorarla con un’alzata di spalle?

“Ci rivedremo presto”.

Un saluto come un altro, una bugia come un’altra. Chissà cosa starà facendo Cissy, chissà come ha reagito quando ha saputo che sono stata catturata…

Bellatrix si strinse nella sua veste logora da carcerata. Avesse saputo che quella era l’ultima volta che stringeva la mano di Narcissa, l’ultima volta che parlava con lei, avrebbe agito diversamente. Avrebbe stretto quella mano più forte, le avrebbe detto che lei meritava un uomo migliore di Lucius Malfoy, le avrebbe detto che il piccolo Draco era un bambino stupendo e che era orgogliosa di essere sua zia. Le avrebbe detto che era la sua sorellina, la sua Cissy, e che… che se non ci fosse stato lui, lei sarebbe sicuramente stata la persona più importante della sua vita.

Ma ora, a sentire le sue confessioni, non c’era altro che una distesa di acqua gelida e degli esseri, fuori dalla sua porta, che non potevano comprendere nulla di quello che lei provava.

Quelle ultime volte si susseguivano sempre con il medesimo ciclo e quindi Bellatrix sapeva già cosa aspettarsi, per quale ricordo i dissennatori la stavano preparando…

 

Si può sapere che cos’hai, Dromeda?” chiese Bellatrix inclinando la testa leggermente di lato mentre alzava gli occhi dal volume di Arti Oscure che le aveva imprestato il Signore Oscuro.

Ma nulla, Bella” rispose Andromeda distogliendo lo sguardo dal cespuglio di rose nel loro giardino e allungandosi verso la teiera sul tavolo per versarsi ancora un po’ di tè. “Ero solo sovrappensiero” concluse senza però riuscire a guardare la sorella maggiore negli occhi.

Ultimamente ti capita un po’ troppo spesso” fece con aria pensierosa Bellatrix chiudendo il libro davanti a sé per concentrarsi unicamente sulla sorella “Cos’hai?”

Andromeda prese il bricco del latte con deliberata lentezza e ne versò un po’ nella tazza. Rimase a osservare il latte fondersi con il tè e, all’improvviso, s’immaginò il suo sangue purosangue che si mischiava con quello da Sanguesporco di Ted. Le venne la nausea e scosse leggermente la testa. Quanto ci avrebbe impiegato per cambiare completamente modo di pensare?

Allora?” insisté Bellatrix incrociando le braccia. Avrebbe potuto usare la legilimanzia su Andromeda e così avrebbe catturato due ippogrifi con un furetto: finalmente avrebbe scoperto cosa passava per la testa di sua sorella e, in più, si sarebbe anche esercitata con una delle cose che le aveva insegnato il suo Padrone…

Niente, Bella” rispose Andromeda prendendo a girare con il cucchiaino il tè “Cosa vuoi che abbia. Mi hanno appioppato Aidan Bulstrode come futuro marito, il fratello di Violetta, come dovrei sentirmi?”

Bellatrix rimase in silenzio per qualche secondo. Qualche giorno prima era stato comunicato ad Andromeda che si sarebbe dovuta sposare con Aidan Bulstrode. Non era affatto un brutto ragazzo, più grande di Andromeda di quattro anni ma, per qualche motivo, Andromeda non ne era stata affatto soddisfatta. Bellatrix si morse le labbra. Neanche lei aveva fatto i salti di gioia per Rodolphus. Il punto, ovviamente, non era tanto il fatto che sia a lei che ad Andromeda era andata bene ma il fatto che non avevano avuto nessuna voce in capitolo. Neanche fossero state delle vacche da monta in vendita al mercato. Ma, lo sapevano entrambe bene, le regole erano quelle. Sin da bambine erano state preparate per quel momento, quindi tanto valeva rassegnarsi. A meno che…

Avevi in mente qualcun altro?” chiese Bellatrix con fare indifferente. Lei stessa aveva sempre avuto in mente qualcun altro. Qualcuno che, lo sapeva bene, non avrebbe mai potuto avere. Per diversi motivi, non ultimo il fatto che… be’… era Mezzosangue. Eppure, Bella sentiva che quello non sarebbe stato un problema maggioritario, non per lei. Se avesse avuto anche solo mezzo sentore che il Signore Oscuro volesse sposarsi con lei, Bella sapeva che avrebbe lasciato tutto e tutti e sarebbe scappata con lui. Mezzosangue o non Mezzosangue. Il Signore Oscuro non apparteneva a questo mondo e, di conseguenza, le definizioni degli esseri umani a lui non si potevano applicare.

Andromeda si strinse nelle spalle, sempre evitando accuratamente di guardare Bellatrix.

Forse sì. Forse avevo in mente qualcun altro. Come hai fatto tu a lasciare da parte questo qualcun altro, Bella?” chiese Andromeda girandosi impaziente verso Bellatrix.

Ted le chiedeva di scappare insieme sin da quando avevano finito Hogwarts ma Andromeda aveva sempre temporeggiato. Non si trattava di mancanza di sentimento nei confronti di quel maledetto Tassorosso quanto, piuttosto, il legame profondo che aveva con Bellatrix e Narcissa: scappare con Ted avrebbe significato tagliare i ponti con le sorelle. Andromeda aveva preso la decisione di andarsene esattamente nel momento in cui sua madre Druella le aveva comunicato di doversi sposare con Aidan sul finire dell’estate. Se li prendesse tutti Morgana, lei non avrebbe rinunciato alla sua felicità per delle fisse, delle credenze, alle quali lei non aveva mai davvero creduto. Aveva quindi invitato Bellatrix a bere il tè un’ultima volta. Quell’ultima volta insieme, solo loro due, come facevano da bambine.

In che senso?” le chiese guardinga Bellatrix “Quale qualcun altro?” domandò ancora spostandosi a disagio sulla sedia.

Andromeda le sorrise, triste.

Credi che non me ne sia accorta? Il tuo Maestro” rispose Andromeda accennando con il mento al volume di Arti Oscure davanti a lei. “Parli solo di lui da qualche anno a questa parte” concluse osservando con attenzione Bellatrix che non poté fare a meno di arrossire. Cercò di regolarizzare il proprio respiro, sentire qualcuno dire quelle cose… Bellatrix si agitò ancora sulla sedia, infine decise che con Andromeda poteva confidarsi, si era sempre confidata con lei, come mai avevano smesso di parlare? Com’era successo che si erano allontanate a quel modo? Forse potevano recuperare…

È così evidente?” chiese quindi in un sussurro timido che poco le apparteneva.

Giusto un pochettino, Bella” rispose con una mezza risata Andromeda, poi il suo viso si adombrò “Come hai fatto, quindi? Dico, a lasciarlo andare, a rassegnarti”.

Non mi sono mai rassegnata” rispose prontamente Bellatrix accarezzando la copertina del libro con fare assorto. Alzò le spalle “Semplicemente, tradisco Rodolphus”.

Andromeda non riuscì a reprimere un moto di sorpresa “Lo tradisci?” chiese di nuovo, per conferma. Bellatrix annuì.

E non ti penti?”

Di cosa?”

Di averlo sposato” precisò Andromeda con ovvietà. Aveva sperato che Bellatrix le avrebbe dato la soluzione per poter rimanere con loro, con le sue sorelle. Perché, una parte di lei, era terribilmente impaurita di quel salto nel vuoto con Ted. D’altra parte, i Serpeverde non sono di certo famosi per il coraggio… La risposta di Bellatrix, tuttavia, la stava solo spingendo di più verso Tonks, tra le braccia dell’uomo che amava.

No” mormorò Bellatrix abbassando però lo sguardo “Tanto con il Signore Oscuro non ci sarei potuta stare comunque”.

Andromeda rimase sovrappensiero per qualche istante, poi disse lentamente “Però, senza Rodolphus, saresti più libera. Potresti vivere da sola… potresti…”

Ma cosa stai dicendo, Dromeda?” la bloccò Bellatrix con un gesto stizzito della mano “Non metterti in testa certe cose” la redarguì subito con voce dura “Lascia certe fesserie romantiche ai traditori del loro sangue. Noi siamo Black: facciamo ciò che ci si aspetta da noi”.

Andromeda si zittì subito. Poi sorrise a Bellatrix.

Be’, ma allora com’è il Signore Oscuro tra le lenzuola?” chiese maliziosa divertendosi a stuzzicare Bellatrix e guardandola arrossire come un peperone. Bella prese il cuscino sulla sedia vuota accanto e glielo lanciò con forza “Finiscila di prendermi in giro Dromeda!” le disse mentre Andromeda rideva forte, godendosi quell’ultimo pomeriggio insieme…

 

Bellatrix si premé forte le mani sulle orecchie nel tentativo di non sentire più le risate di Andromeda nella sua testa. Avesse saputo che era l’ultima volta che rideva con sua sorella Andromeda forse avrebbe prestato più attenzione alla tonalità di quelle risate, forse si sarebbe accorta che erano venate da un moto di tristezza… se avesse saputo che era l’ultima volta che prendeva un tè con lei, forse avrebbe notato che la mano le era tremata un po’ quando aveva versato il latte, e l’avrebbe stretta un po’ più forte, inspirando il suo profumo… ma invece il Signore Oscuro l’aveva chiamata all’improvviso e Bella aveva lasciato Dromeda senza guardarla due volte, prima di smaterializzarsi da lui.

“Quando la vedrò la prossima volta cercherò di consolarla un po’ meglio, Aidan Bulstrode non è affatto male” aveva pensato Bellatrix “Anche se avere Violetta ai pranzi di famiglia potrebbe essere una spina nel fianco” aveva aggiunto mentalmente pensando che avere l’amante di Rod allo stesso tavolo di Druella non sarebbe stato affatto divertente per lei.

Tuttavia, non c’era stata nessuna “prossima volta”. Andromeda se n’era andata via la notte stessa, Druella e Cygnus avevano chiamato Bellatrix inviperiti “Siete state tutto il pomeriggio in veranda! Com’è che non ti sei accorta di nulla? Lo sapevi? L’hai coperta?”

Avesse saputo che era l’ultima volta che vedeva sua sorella Andromeda, Bellatrix le avrebbe detto che era la sua migliore amica e che le voleva bene come non aveva mai voluto bene a nessun altro. E che, forse, per quello l’avrebbe odiata dal profondo del cuore per quel tradimento, perché non poteva credere che proprio lei – la sua persona preferita in assoluto al mondo – l’avesse abbandonata per un Sanguesporco pulcioso. Un Sanguesporco che non valeva una sua unghia!

Bellatrix scosse il capo e tentò di concentrarsi sulla schiuma delle onde intorno alla roccia, pronta alla tortura successiva…

 

Sto scegliendo te, Bella, spero tu te ne renda conto” le disse Rod infilandosi il mantello nero e prendendo la maschera da Mangiamorte “Questo piano è una follia, ma sto scegliendo di venire con te”.

Bellatrix lo osservò per qualche istante in silenzio. Era un bell’uomo, Rod. E, a modo suo, sapeva anche essere romantico, un gentiluomo. In cuor suo Bellatrix sapeva che Rodolphus Lestrange avrebbe meritato una donna che lo amava, una moglie che voleva dargli dei figli. Avrebbe meritato una donna come Violetta Bulstrode che, era evidente, lo amava molto e aveva scelto di inimicarsi tutta la sua famiglia pur di continuare quella storia clandestina con Rodolphus Lestrange. E, tuttavia, Rod, ancora una volta, stava scegliendo lei, Bellatrix, la moglie fedifraga.

Bella sorrise, soddisfatta di quella consapevolezza, soddisfatta del potere che aveva sul marito. Si sentiva come una mantide religiosa che sfrutta il maschio per poi mangiargli la testa. Lei, la testa di Rod, se la stava gustando pezzo pezzo.

Non lo aveva mai amato, neanche per mezzo istante della sua vita, eppure in tutti quegli anni insieme aveva imparato ad apprezzarlo e volergli bene, a modo suo, ovviamente. Si lisciò una piega dell’abito e poi si avvicinò con fare suadente a Rodolphus: aveva imparato che dargli uno zuccherino al momento opportuno lo faceva capitolare ancora di più, sempre più stretto tra le sue spire.

Lo so, Rod” rispose passandogli le mani sul viso. Vide Rodolphus socchiudere gli occhi e perdersi nel suo tocco e il cuore di Bellatrix si strinse leggermente al pensiero di come, con ogni probabilità, anche lei sembrava così patetica al suo Signore. Forse anche lei socchiudeva gli occhi in quel modo innamorato ogni volta che Lui la sfiorava, anche solo inavvertitamente. “Come so che sei stato a salutare la tua sgualdrinella” gli sibilò, sostituendo i palmi delle mani alle unghie lunghe e affilate, lasciando dei graffi lungo le guance di Rodolphus. Lui fece qualche passo indietro scuotendo la testa per levarsi di dosso le mani della moglie.

E cosa avrei dovuto fare?” le chiese, la voce incrinata “Forse non te ne rendi conto. Forse non l’hai capito. Ma questo tuo piano che reputi infallibile e geniale potrebbe costarci un biglietto di sola andata per Azkaban” le sibilò frustrato. “Solo dei pazzi come noi potrebbero lanciarsi in quest’avventura insensata. Solo Rabastan e Crouch potrebbero essere così sconsiderati da seguirci”.

Bellatrix raddrizzò le spalle “Cosa avresti dovuto fare?” ripeté socchiudendo gli occhi “Non andare dalla Bulstrode. E se facesse la spia? E se dicesse a qualcuno che i Lestrange hanno un piano per ritrovare l’Oscuro?”

Rodolphus si lasciò andare a una risata senza felicità “Per un attimo ho pensato fossi gelosa di me” scosse il capo, afflitto “Invece, ovviamente, il tuo unico problema è che potrebbe rovinare il nostro piano, spifferare qualcosa in giro” fece una breve pausa, poi aggiunse convinto “Mi fido di Violetta molto più di quanto io mi fidi di te e, per inciso, te lo ripeto, il nostro piano è un piano suicida… altro che ritrovare l’Oscuro”

E allora perché?” chiese Bellatrix osservando Rod con curiosità per la prima volta in anni, forse “Perché hai scelto di seguirmi?”

Te l’ho detto all’inizio di questa conversazione insensata, Bellatrix” fece una breve pausa, poi si riavvicinò alla moglie col cuore palpitante. Una parte di lui avrebbe voluto metterle le mani al collo e stringere fino a farle spegnere quello sguardo innamorato… quello sguardo innamorato rivolto a un altro. La odiava così tanto. Odiava così tanto quelle labbra rosse, quel seno invitante, quella sua mente perversa e malvagia… incredibilmente, aveva iniziato a desiderarla di più da quando era stata contaminata da Lui. Non sapeva spiegarsi il perché, ma più veniva contaminata dal Signore Oscuro, più Bellatrix acquisiva fascino. Forse era solo colpa di quel maledetto sguardo. Perché più Lui la prendeva, più lo sguardo di Bellatrix si faceva oscuro, passionale, mordace… e tuttavia, alle volte, sembrava che nelle sue pupille, al posto dell’acqua, ci fosse dell’amore liquido. Forse era quello ad attrarlo: vedeva tutto ciò che Bellatrix era in grado di dare, che lui avrebbe potuto avere se solo sua moglie fosse stata innamorata di suo marito e non di… dell’altro.

Perché scelgo te, Bella” le passò una mano intorno alla vita e avvicinò il viso al suo “Ancora una volta scelgo te. Sempre te”.

Fu Bellatrix a eliminare la distanza tra i loro visi, a impossessarsi delle labbra di Rodolphus con foga. Non lo aveva mai baciato così. Rodolphus la strinse più forte e approfondì il bacio. Sentiva Bellatrix fremere contro il suo petto, tremare tra le sue braccia. Bella passò una mano tra i suoi capelli e serrò gli occhi così forte che quasi le venne mal di testa. Forse una parte di lei sapeva perfettamente che quella era l’ultima volta che poteva stringere a sé Rodolphus, la sua ultima possibilità di scusarsi, chiedergli perdono per essere una malefica strega, una mantide religiosa priva di scrupoli… non fece nulla di tutto ciò. Ancora una volta, l’egoismo la prese e la sua mente prese a vagare… ben presto le labbra incorniciate dalla barba di Rod si trasformarono nelle labbra sottili del Signore Oscuro, le braccia forti che la stringevano si trasformarono nelle braccia prepotenti del suo Padrone…

Mio Signore...” sospirò, quando infine si separarono col fiato corto.

Non avrebbe mai dimenticato gli occhi sbarrati di Rodolphus, il suo sguardo ferito e pieno di rancore…

 

Bellatrix si strofinò gli occhi, tentando di levarsi l’immagine di Rodolphus da davanti. Le venne quasi voglia di cavarseli dalle orbite, era colpa dei dissennatori tutto quel dolore? Quel rimorso? Forse, se effettivamente avesse prestato ascolto a quella vocina che le diceva che quella era la sua ultima occasione con Rod, forse, forse, si sarebbe scusata. Forse gli avrebbe detto di lasciare perdere, di non andare con lei dai Paciock, di avvertire anche Barty e Rab: non aveva senso. Lei ci sarebbe comunque andata da sola ovviamente ma, per lo meno, Rod avrebbe avuto la possibilità di non finire in quella tomba per persone ancora vive che era Azkaban. Perché lo sapeva, sapeva che Rod si meritava di avere una chance con Violetta Bulstrode; se lei fosse finita ad Azkaban lui avrebbe potuto annullare il matrimonio e sposarsi con quella sciacquetta che tanto sembrava piacergli. Avrebbe avuto l’agognato erede. E lei, Bellatrix, avrebbe avuto “un’ultima volta” in meno da ricordare e rivivere in loop, avrebbe avuto modo di flagellarsi per il suo Signore quanto voleva, con calma, gustandosi ogni istante di dolore. Avesse saputo che sarebbe stata l’ultima volta, avrebbe fatto così. Non aveva senso finire tutti ad Azkaban. Solo per lei aveva senso essere lì dentro, perché solo lei si sentiva privata dell’anima e della vita in ogni caso…

Bellatrix si sporse un po’ di più tra le sbarre della finestrella che dava nel vuoto, sul mare in tempesta. Finalmente sentì l’odore di salsedine arrivarle al cervello, il vento sferzarle il viso… sapeva cosa i dissennatori avevano in serbo per lei. Glielo lasciavano sempre per ultimo, forse perché sapevano che quel ricordo sarebbe bastato a privarla di ogni forza ed energia per giorni, perché sapevano che quel ricordo era semplicemente troppo per lei…

 

Bellatrix allungò le gambe nel letto stiracchiandosi leggermente, un sorriso appagato le incurvava le labbra. Si volse leggermente dall’altra parte del letto che, tuttavia, era già rimasta vuota. Accarezzò con una mano tremante le lenzuola candide di cotone, così in contrasto con l’anima di chi prima vi era stato sdraiato sopra. Bellatrix alzò leggermente gli occhi, fino a incontrare il profilo del Signore Oscuro, già rivestito di tutto punto.

Bellatrix sospirò “Mio Signore” lo richiamò piano, tanto sapeva che lui sentiva sempre. Magari poi non le rispondeva, ma sentiva sempre, immancabilmente. Sentiva anche quando non era presente e lei sussurrava semplicemente al Marchio Nero.

Voldemort si voltò verso di lei. Aveva la mascella contratta e Bellatrix capì che, per quanto cercasse di non darlo a vedere, era turbato per quella profezia. Era turbato per la sortita dai Potter. Perché voleva andarci da solo? I Potter erano comunque due maghi in gamba, Bellatrix gli avrebbe guardato le spalle volentieri…

Dimmi, Bella” sibilò Voldemort guardandola attentamente. Fece scivolare lo sguardo su quel corpo tonico attorcigliato nelle lenzuola, il seno che fuoriusciva leggermente lasciandogli intravedere i capezzoli più scuri rispetto al colore della pelle. Gli venne voglia di chinarsi di nuovo su di lei per morderli e per farla sua di nuovo.

State già andando via, Padrone?” gli chiese Bella prendendo il cuscino accanto a lei e poggiandolo alla testiera del letto per appoggiarvi la schiena e mettersi seduta di modo da osservarlo meglio. Avrebbe davvero dato qualsiasi cosa per andare con lui. Per non perderlo di vista un attimo, per stare sempre con lui. Sempre. Per sempre.

Sì, stasera è una sera importante” rispose Voldemort freddamente cercando di distogliere lo sguardo dal corpo di Bellatrix, cercando di rimanere impassibile.

Ci sono ancora diverse ore prima di arrivare a stasera” rispose Bella ammiccandogli leggermente: doveva fargli credere di voler rimanere in sua compagnia solo a causa della sua lussuria, non poteva fargli intuire che era spaventata, che il suo cuore batteva dolorosamente stretto in una morsa di apprensione. Vide Voldemort sorriderle accondiscendente. “Avevi in mente qualcosa?” le chiese, sembrava quasi divertito. Bellatrix si sarebbe rotolata nel letto dalla gioia. Aveva avuto paura che l’avrebbe allontanata adirato, anzi, si sarebbe smaterializzato senza neanche risponderle. Lo faceva spesso. Invece, forse anche lui voleva perdersi ancora un po’ nel suo corpo, forse anche lui, tutto sommato, aveva quella fastidiosa sensazione che sarebbe stata l’ultima volta per stare insieme…

Bellatrix si tolse il lenzuolo di dosso e si mise a gattonare sul letto per avvicinarsi a lui. Allungò le braccia e gli afferrò la veste per portarselo più vicino. Sentì Voldemort ridacchiare “Sei insaziabile, Bella” sibilò mentre Bellatrix gli scostava la veste e iniziava a baciargli l’addome, scendendo sempre più in basso…

Lo trovò già pronto e Bellatrix, come sempre, non poté fare a meno di provare un misto di stupore ed eccitazione nel constatare i suoi incredibili tempi di ripresa. Iniziò a baciarlo per tutta la sua lunghezza, voleva gustarsi ogni istante, ogni centimetro di pelle si meritava attenzioni. Passò la lingua lì dove prima aveva posato semplicemente le labbra. Sentì Voldemort sopra di lei sospirare forte e alzò un poco lo sguardo per guardarlo: solitamente era un amante molto silenzioso. Invece, in quel momento in cui Bella lo aveva tutto in bocca e lo guardava dal basso mentre succhiava vorace, lo sentì gemere sempre più forte mentre reclinava la testa all’indietro in preda al piacere. Nonostante tutto, Bellatrix non riuscì a godersi quella visione e, anzi, la morsa intorno al suo cuore si fece un po’ più stretta. Perché era così diverso dal solito? Perché si stava lasciando andare così?

Sentì le mani di Voldemort scostarla dalla sua erezione e poi sentì le labbra fredde di lui premere sulle proprie. Distrattamente Bellatrix pensò a come Rodolphus non la baciava mai dopo un rapporto orale e come invece Voldemort non si fosse mai fatto problemi a infilarle la lingua in bocca anche dopo esserci appena venuto, anche quando le labbra di Bella ancora sapevano del suo sperma bollente. Bellatrix si attaccò al suo collo come una scimmia e poi iniziò a premere verso il basso nel tentativo di farlo sdraiare sopra di lei.

Attenta Bellatrix” sospirò lui sdraiandosi su di lei e iniziando a baciarle il collo mentre una mano le accarezzava un seno “Non dimenticarti chi è il padrone. Non dimenticare chi detta le regole del gioco…”

Bellatrix chiuse gli occhi per gustarsi meglio il tocco di Voldemort. Le piaceva lasciarsi andare solo a tatto e olfatto, lasciando da parte la vista. Perché il tocco di Voldemort su di lei era particolare, lo riconosceva sempre anche solo da quello. Era prepotente e allo stesso tempo attento, era forte e allo stesso tempo delicato. Iniziò a toccarle il sesso bagnato, anche senza vederlo, si accorse di come stesse sorridendo contro il proprio seno, soddisfatto. Era sempre particolarmente contento di trovarla ogni volta calda, bagnata e pronta.

Le morse con forza un seno e Bellatrix s’inarcò sotto di lui.

Padrone” mormorò stringendolo sempre più forte a sé. La sua pelle era fredda e sentiva il pizzicore della sua barba che stava crescendo contro la sua pelle sensibile. Bellatrix socchiuse gli occhi e incontrò immediatamente lo sguardo di fuoco di Voldemort. Gli sorrise vogliosa.

Dimmi Bellatrix” rispose lui, risalendo dal suo seno di nuovo verso il suo collo per poi appropriarsi di nuovo delle sue labbra “Desideri qualcosa?” le chiese fingendo noncuranza.

Vi prego”

Per cosa mi stai pregando?”

Adorava sentirla pregare, adorava sentirle fare richieste esplicite, solo a lui.

Bellatrix si dimenò leggermente sotto la sua mano, Voldemort percepì chiaramente come stesse per raggiungere un orgasmo. Con un ghigno sadico diminuì la velocità del suo tocco, fino a smettere di sfiorarla completamente. La guardò assorto per qualche attimo mentre si mordeva le labbra, mentre si dibatteva tra il voler chiedere di più e accettare qualsiasi cosa lui fosse disposto a darle. All’improvviso, gli venne in mente la profezia e come fosse stato vicino a perdere tutto quello. Se non avesse scoperto di Potter cosa ne sarebbe stato di quei momenti?

Padrone… vi prego…”

Bellatrix, con le sue preghiere, lo riportò in quel letto. Si afferrò l’erezione ed entrò in lei. In altre circostanze si sarebbe beato nel sentirla pregare ancora un po’, l’avrebbe torturata ancora e ancora ma quel pomeriggio voleva solo prenderla e farla sua, gustarsela fino in fondo.

Non appena entrò in lei, Bellatrix si avvinghiò con le gambe al corpo del suo Signore come se non dovesse mai più lasciarlo andare. Sentirlo dentro di lei, sentire il suo petto che sfiorava i suoi capezzoli la faceva impazzire, letteralmente. Avrebbe voluto lasciarsi andare, andare completamente, senza remore, senza pensieri e, tuttavia, qualcosa la tratteneva, senza capire però cosa. Prese ad accarezzargli la nuca e a morderlo sul collo e sul petto, anche lei voleva lasciare il suo marchio su di lui, soprattutto quella sera, aveva bisogno di lasciargli qualcosa di sé, come se fosse un talismano.

Raggiunsero l’apice insieme, non capitava praticamente mai.

Bellatrix rimase come in preda a un deliquio per diversi attimi, inebetita da quella strana circostanza, inebetita dal piacere intenso che lui sapeva sempre darle. Appena si riprese notò come fosse già scivolato via, avrebbe voluto stringersi ancora un po’ al suo corpo ma sapeva bene come il Signore Oscuro fosse difficile da catturare, più difficile del fumo.

Grazie, mio Signore” mormorò Bellatrix, sfiorandosi il corpo lì dove prima era passato lui. Voldemort si girò verso di lei, un sopracciglio alzato. Sembrava confuso. Bellatrix adorava prenderlo in contropiede e lasciarlo senza parole… era un fatto così raro…

Di cosa, Bella?”

Bellatrix fece spallucce “Di tutto” si morse le labbra. Forse era il momento di aprirgli il proprio cuore, forse…

Un po’ vago” rispose lui, sbeffeggiandola “Ma accetto i tuoi ringraziamenti, strega” aggiunse avvicinandosi di nuovo a lei. Bellatrix lo guardò implorante, sembrava quasi intenzionato a chinarsi su di lei per baciarla, Bella stava già socchiudendo gli occhi e arricciando le labbra per porgergliele ma quel momento passò e lui si fece di nuovo distante. Era già alla porta quando Bellatrix lo chiamò per l’ennesima volta. Sembrava non volersi rassegnare al fatto che lui se ne sarebbe andato.

Vi aspetto allora, mio Signore. A presto” disse mordendosi le labbra. Una parte di lei avrebbe voluto aggiungere di più, molto di più. E quell’ “a presto” suonava così strano! Non lo salutava mai così. Anzi, spesso gli diceva “addio” forse in un moto di ribellione, per farlo preoccupare, per farlo pensare un po’ a lei, per fare in modo che si chiedesse “chissà se davvero era un addio”. Ma lui ogni volta la soppesava per poi risponderle ghignando divertito “Addio, Bella” ed era lei, quindi, a rimanere poi dubbiosa. E se non l’avesse più chiamata? E se non fossero più stati insieme? Mai più a rotolarsi insieme tra le lenzuola? Quella volta, tuttavia, non se l’era proprio sentita di rischiare così e le era uscito spontaneo “a presto”, sperando con tutta sé stessa che così sarebbe stato.

A presto” rispose Voldemort voltandosi verso di lei.

 

Bellatrix si ritrovò a urlare contro il vento, mentre afferrava con forza le sbarre fino a far diventare bianche le nocche. Non c’era stato nessun “a presto”. Proprio quando non era stata loro intenzione, il loro saluto era risultato in un addio. Bellatrix non riusciva a farsene una ragione. Non poteva credere non lo avrebbe più rivisto. Tutti le avevano detto fosse morto, ma lei non ci credeva. Non poteva crederci, non aveva senso. Se il Signore Oscuro fosse morto, lei sarebbe morta di conseguenza. Non poteva essere che lei potesse sopravvivere senza che il Signore Oscuro facesse parte del suo stesso mondo.

Continuò a urlare fino a quando non ebbe più voce, fino a quando la gola non le fece così tanto male che quasi si sentì strozzare. Chiuse gli occhi cercando di rivivere il tocco di lui sulla pelle, i suoi baci, i suoi morsi. Avesse saputo che sarebbe stata l’ultima volta, avesse avuto la certezza che quella sarebbe stata l’ultima volta, forse avrebbe trovato il coraggio per dirglielo. C’erano stati così tanti momenti favorevoli a quella confessione. Tanti momenti che avrebbe potuto sfruttare per aprirgli il proprio cuore…

Subito dopo averlo fatto la prima volta, per esempio, quando lei lo aveva richiamato e lui le aveva risposto semplicemente “Dimmi Bella”. Bellatrix tornò a rivivere quel momento una, due, tre volte. Fino a quando non si convinse di aver risposto “Vi amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, mio Signore”. Cosa importava se poi lui si fosse messo a guardarla in cagnesco e se ne fosse andato sbattendo la porta? Oppure se invece si fosse messo semplicemente a ridere, divertito da una tale debolezza? Cosa importava se tanto quella era stata l’ultima volta? Sarebbe valsa la pena soffrire in quel momento, per poi non avere nessun rimpianto dopo… lì, ad Azkaban. I dissennatori non le avrebbero fatto rivivere quell’ultima volta, forse, se non avesse avuto quel rimpianto.

Bellatrix represse un singhiozzo. Sentiva dolori lancinanti ovunque ma, soprattutto, a soffrire di più era il suo cuore. La sua anima. Aveva sprecato un’occasione, mille occasioni. E ora avrebbe mai potuto recuperare?

Forse non è stata l’ultima volta, pensò ritirandosi nuovamente nel buio della propria cella. Anzi, si corresse osservandosi il braccio sinistro, dove una volta c’era il Marchio. Lui verrà a salvarmi, si disse annuendo convinta, posso accettare l’ultima volta con Narcissa, Andromeda e Rod. Sì, posso accettare di non rivederli più, posso accettare i rimorsi e i rimpianti che mi provoca il loro pensiero. Ma non con il Signore Oscuro.

Premette forte le dita sul Marchio invisibile, nascosto. Lo chiamava sempre, ogni giorno.

“Vi amo, mio Signore” disse con voce roca e incrinata “Vi amo e vi aspetto” ripeté. Sapeva che lui la sentiva, non rispondeva, ma l’ascoltava sempre.

“E quella non sarà la nostra ultima volta”.

 

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Ed eccomi qua con una OS inaspettata e sicuramente non cercata da me. L’idea mi è venuta in mattinata, l’ho buttata giù nel pomeriggio e la posto senza pensarci due volte.

I dissennatori provocano a Bella questi pensieri e ricordi perché, per quanto i ricordi nel momento in cui li ha vissuti non siano stati particolarmente dolorosi, a penarci dopo diventano fonte di dolore. Lo so che non funziona proprio così, ma spero non risulti sgradevole come espediente!

Ho cercato di dedicare più o meno a tutti lo stesso “tempo” a tutti (Narcissa, Andromeda, Rod e Voldemort) ma, inevitabilmente, la Bellamort si è presa più spazio e spesso anche lo spazio riservato agli altri ^^’

I personaggi sono IC? A voi la sentenza, spero di sì!

Aidan e Violetta sono due OC, Violetta in particolare ha avuto spazio in altre due ff (Festa in maschera a Villa Malfoy e Rumore di baci). Mi sa che prima o poi scriverò un OS su lei e Rod, iniziano a piacermi XD

Ok. Direi che è tutto.

A presto,

Clo

 

  
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