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Autore: Rose Heiner    19/09/2020    0 recensioni
Tre vite. Tre colpe. Tre desideri. Alex, Gloria e Luke hanno diversi concetti di perdono e punizione, ma ormai la necessità batte la ragione.
"May soon redemption hunt them."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI
 

 
Uno. Due. Tre. Uno. Due. Tre. Uno...
Alex ispirava profondamente all’uno e al tre tentava di espirare immobile, senza muoversi. Senza mordersi un pugno, senza scattare come una furia o senza spalancare la finestra e rovesciare un secchio di acqua gelida al di sotto. L’unico minuscolo ostacolo per la sua pace interiore era il numero due: ogni volta che ci arrivava, le risatine maliziose di Gloria risuonavano nel patio esterno e si intrufolavano nella sua stanza al piano superiore, come una freccia attraverso il vetro. E poi seguivano i bisbigli dell’altro, quello che si era presentato fuori casa di Alex durante il pomeriggio e che, quando lui era andato ad aprire, gli aveva detto con aria svergognata: “Ehi, come va? Cerco la tua amica.” A quel punto Alex seppelliva la testa sotto al cuscino e lasciava che il letto smorzasse le sue imprecazioni. Quel tipo aveva una voce quasi irritante e Gloria... oh,  Gloria diventava così insopportabile quando flirtava per gioco -perché era un gioco, nient’altro che uno stupido gioco.- con quei ragazzi patetici.
Per non parlare dei loro discorsi, ridicoli... cosa le stava dicendo adesso? Perché non entravano dentro per un ultimo drink? Alex saltò a sedere sul materasso. No, Gloria, no. Non ci provare neanche. Non ti azzardare... Ma non riuscì a sentire la risposta di lei mentre schizzava in piedi e si precipitava giù per le scale fino al salotto. Era troppo. C’erano dei limiti a tutto, anche alla sua pazienza. Alex spalancò la porta d’ingresso e si ritrovò a fissare il viso stupito del tipo che fino a qualche istante prima faceva lo spavaldo con Gloria. Lei, dal canto suo, aveva cacciato un gridolino di sorpresa quando l’uscio si era illuminato d’improvviso. -Alex? Che cosa...-
Alex non spostò lo sguardo dal ragazzo che ancora teneva tra le dita le chiavi della cabriolet nera parcheggiata a pochi metri. -Buonasera.- disse con una voce un po’ più profonda del solito.
Non aspettò che contraccambiasse il saluto: prese una mano di Gloria e la trascinò dentro con sé senza che opponesse resistenza. Probabilmente neanche a lei piaceva l’idea di rimanere ancora a bere con quell’... individuo, ma continuava a prenderlo in giro nel modo malizioso che Alex odiava tanto.
Qualche secondo dopo, quando furono entrambi in casa, Gloria gli sorrise.
-Credo che tu mi debba una spiegazione.-  Non sembrava arrabbiata, anzi aveva l’espressione divertita che metteva su quando veniva beccata a combinare qualche guaio. Si sfilò i tacchi e il giubbotto di pelle in un gesto indifferente. Alex rimase a guardarla con un misto di emozioni contrastanti. C’era da qualche parte dentro di lui l’impulso di starle più vicino, di scoprire se anche il suo profumo fosse tanto attraente. Ma, in fondo, lei si era conciata così per uscire con quello. Aveva scelto appositamente dall’armadio quei jeans aderenti e quella magliettina attillata per ridere con un perfetto sconosciuto di cui non avrebbe ricordato nulla in qualche settimana. Perché Gloria faceva così, faceva sempre così.
Alex le voltò le spalle lentamente e cominciò a salire le scale. Che senso aveva parlarle? Cosa avrebbe dovuto dire? “Avrei voluto dormire stanotte, ma tu e il tuo amico avevate altri piani.”? Ridicolo.
-Alex? Ehi! Da quand’è che sei così antipatico?.- Non le rispose. Non era seria, aveva ancora una nota di allegria nella voce, ma la sentì corrergli dietro, con i piedi scalzi sul pavimento.
I loro rari litigi in genere si sviluppavano così: uno dei due rincorreva l’atro, si gridavano contro cose che non pensavano e tiravano su un muro di orgoglio. Poi, la mattina dopo, quando si rivedevano a colazione, in pigiama, con le occhiaie e i capelli scompigliati, ridevano l’uno dell’altra e tornavano a maltrattarsi per gioco.
Stavolta però Alex non si curò di Gloria che si appoggiava allo stipite della porta della sua stanza, le braccia incrociate al petto in cerca di una provocazione. Dandole le spalle, si sfilò la maglia e la lasciò scivolare sul letto. Si spostò davanti alla finestra, aprendo leggermente i battenti per sentire l’aria fresca sulla pelle.
-Allora? Che cos’hai che non va?- fece lei con un pizzico di disappunto. Certamente provava un po’ di risentimento poiché il loro consueto “litigio da innamorati” non aveva preso la solita piega. Alex sorrise.
-Hai una vaga idea di che ore sono?-
-Be’, scusa se ti ho svegliato. - mormorò Gloria, quasi delusa. -Anche se non mi sembra che hai la faccia di uno che è stato svegliato nel mezzo del sonno.-
Alex si girò leggermente verso di lei. Era seria? Non poteva essere seria.
-Che ci facevi ancora in piedi, Alex?- Che ci facevi ancora in piedi? Alex strinse i denti. Che ci faceva ancora in piedi? Quello che faceva sempre e che aveva sempre fatto. Aspettarla.
Aspettare che Gloria tornasse a casa a notte inoltrata, che si stancasse di giocare. Aspettarla in silenzio, da solo, con gelosia e senza sonno. Aspettarla fingendo di stare sveglio per un motivo personale qualunque. Aspettarla senza ammetterlo. Provò a parlare tenendosi il più calmo possibile. -E tu che ci facevi con quello? Alle due del mattino.-
Gloria, dietro di lui, sbuffò. -Dio, Alex, non pensavo fossimo arrivati a questo. Lascia stare: l’hai detto anche tu, no?  Sono le due. Ognuno a letto suo e siamo tutti contenti.-
Alex non disse nulla. Lasciò che lei si avvicinasse e che si frapponesse tra lui e la finestra. Il cielo nero sparì per lasciare posto ad un sorriso ferino. Gloria gli posò due dita sotto il mento, osservandolo con gli occhi socchiusi. Aveva davvero un buon profumo.  -Così domani mattina sarai bello come sempre e riposato.-
-No.-
Il cuore di Alex cominciò ad accelerare rovinosamente. Era stato quasi un sussurro, ma non l’aveva potuto evitare. Gloria, che stava già per allontanarsi indisturbata, si bloccò. Gli rivolse uno sguardo sorpreso. Non era abituata ad essere contraddetta. -Scusami?-
Alex si leccò le labbra prima di rispondere. C’era qualcosa che avrebbe voluto fare, che era molto diverso, invece, da quello che avrebbe dovuto fare. -Non ho voglia di dormire.- disse e sfiorò dolcemente una mano di Gloria con la sua.
Lei rimase dov’era, squadrandolo divertita, come se fosse ubriaco. - Alex, stai sparlando dal sonno.-
Alex scosse appena  la testa. Ormai non si poteva tornare più indietro. L’avvicinò a sé e prese a giocherellare con le dita di Gloria, come quando era annoiato. Le guidò al suo viso in innocenti carezze e se le portò alle labbra così da percepirne la presenza morbida mentre parlava. -Non ho voglia di dormire.- ripeté -Da solo.-
Per la prima volta nella sua vita gli sembrò di cogliere alla sprovvista Gloria. Aveva la bocca leggermente schiusa per lo stupore. -Stai scherzando, vero?-
Alex sorrise nervosamente. Non sapeva come rispondere. La voce gli era diventata così roca e remota che credette di averla persa. Un brivido impercettibile gli percorse la schiena nuda. Avvertiva il calore di un altro corpo accanto al suo, gli occhi grandi di Gloria che lo confondevano. L’afferrò lievemente per la vita e l’attirò ancora più vicina con il respiro spezzato. -Alex, noi...-
La baciò con delicatezza all’inizio, le sfiorò semplicemente la bocca con la sua come se temesse una reazione brusca. Ma Gloria non si spostò. Non gridò, non gli tirò uno schiaffo. Gli cinse il collo con le braccia e appoggiò la testa su una sua spalla. Alex sentì la guancia bollente di lei sulla sua pelle, quell’intreccio di profumi, impulsi e corpi vibranti. Non ci volle molto perché le affondasse il ardente viso nel collo, mentre indefinibili scosse lo elettrizzavano.
-Alex...- Era giusto? Era folle. Avrebbe dovuto fermarsi, avrebbe dovuto allontanarsi subito da lei. Ma ad ogni istante in più che stavano così, si sentiva accaldato, come quando aveva la febbre.
-Alex...- Gloria aveva affondato le dita tra i suoi capelli e gli scompigliava i ricci, ansante. -Alex, guardami.- ordinò.
Con un mugolio di protesta Alex aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo. Stava per dirgli di smetterla, di non toccarla in quel modo? Ma non aveva un’espressione disgustata o indignata, anzi sembrava... diversa. Gloria sorrise senza l’usuale spavalderia. Indugiò con un tenue rossore sugli zigomi.
-Spegniamo la luce?- mormorò poi. Era stata dolce, quasi teneramente imbarazzata.
Alex la spinse indietro, camminarono insieme senza staccarsi l’uno dall’altra fino alla parete con l’interruttore. Gloria, di spalle, tastò alla cieca il muro e, dopo qualche tentativo, il buio calò su di loro. L’ultima cosa che Alex vide furono le dita di Gloria sul suo petto e le sue labbra rosse, un attimo prima di baciarla ancora. Rimasero nella penombra della stanza, con il fioco bagliore dei lampioni fuori in strada e i deboli faretti della scrivania. E Boston dormiva tra i loro sospiri.

Angolo autrice: A Smartie, alla mia migliore amica che non vedeva l'ora di leggere qualcosa così.
   
 
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