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Autore: Meramadia94    21/09/2020    3 recensioni
Deborah è la giovane e competente criminologa del 12th, e per tutta la squadra è come una sorella minore. Una sera però la ragazza scompare nel nulla, vittima di un serial killer. La squadra ingaggia una terribile lotta contro il tempo per salvare la loro consulente da un terribile destino, e nessuno è più determinato del fratello a riportarla a casa e consegnare il suo carnefice nelle mani di Madama Giustizia.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jackson Hunt, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Al 12th un altro giorno volgeva al termine. E con esso erano riusciti a chiudere un altro caso intricato. Un'altra vita spezzata bruscamente che aveva ottenuto giustizia , un altro assassino assicurato alla giustizia ed una famiglia aveva ottenuto giustizia. 
Per festeggiare, la squadra aveva deciso di andare all Old Haunt per celebrare la loro vittoria. Il distretto si era a poco a poco svuotato, ad eccezione del detective Kate Beckett e di una ragazza sui 25 anni, di emdia statura, occhi chiari e capelli scuri acconciati in una treccia, abbigliata con una camicetta d'organza bianca ed un paio di jeans decorati con delle perle e dei brillantini.
Deborah Elise Ryan, detta Debby o Debs per gli amici, criminologa del distretto.
- Tu che fai?- fece Beckett - Non vai a casa?- fece Beckett recuperando la giacca per andare via notando che la ragazza ancora non pareva prendere in considerazione nemmeno l'idea di andarsene.
Deborah fece cenno di no con il capo alzando per un attimo lo sguardo dalle sue scartoffie  e dallo scherzo del suo pc - Voglio rimettere a posto i miei appunti prima di andare via...- fece sorseggiando il tè al limone che teneva sulla scrivania per poi rimettersi al lavoro. 
Beckett la guardò sorridente, pensando a quanto fosse passato da quel giorno in cui il suo detective più giovane le aveva chiesto di poter portare lì la sorella minore, studentessa di psicologia criminale, per farle fare un po' di esperienza. 
 Deborah, Debby per gli amici, era stata presa a benvolere da tutta la squadra fino a diventare una sorellina per tutti loro, ed aveva deciso di continuare a lavorare per il 12th anche dopo la fine del suo tirocinio e dopo essersi laureata.
 In quegli anni, si era trasformata in una splendida ventiseienne, intelligente, capace, preparata e sempre disposta  ad aiutare i parenti delle vittime a gestire il dolore per la perdita dei loro cari, oltre che i suoi colleghi con i loro piccoli problemi. 
- Vuoi davvero passare la serata con delle scartoffie che parlano di profili psicologici di criminali?- fece la poliziotta - sei proprio certa che non ci sia qualcuno che ti aspetta a casa?- 
Debby la guardò con il tipico sguardo di un sospettato che aveva appena realizzato che Beckett e Castle lo avevano attirato in una trappola.
- Non... non so di cosa parli...- fece Debby.
- Tranquilla, non ho detto niente a tuo fratello e ai ragazzi.- la tranquillizzò Beckett - ma dovresti portarlo qui. E ti assicuro che tuo fratello ed Esposito non giocheranno a fare lo sbirro cattivo e lo sbirro ancora più cattivo con lui.- 
- Perchè ci sarai tu ad impedirglielo?- 
- No. Perchè ci penserò io ad impersonare entrambi.- fece Beckett sorridendo per poi infilarsi nell'ascensore - Buonanotte.- 
Debby scosse la testa sorridendo.
Sì, decisamente avrebbe dovuto portare il suo ragazzo a conoscere Kevin ed il resto della squadra prima che decidessero di procurarsi un mandato per i suoi appunti, il suo cellulare e le sue mail per conoscere il nome del suo innamorato e fare indagini su tutto quello che aveva detto e fatto dall'asilo. 
Poco più di mezz'ora da che lei e Kate si erano salutate, iniziò a piovere. E fu quello l'impulso che le fece decidere che per quel giorno aveva dato abbastanza e che si era meritata un bel bagno caldo ed il suo letto.
Uscì di corsa dalla centrale e ringraziò il cielo di aver trovato subito un taxi disponibile.
Entrò di volata nella vettura, asciugandosi alla meglio capelli e spalle.
- Dove andiamo signorina?- fece il tassista. 
- West Broadway, per favore.- fece Deborah adagiandosi sul sedile. 
Il tassista borbottò qualcosa come un '' Come vuole lei'' e partì. Deborah si mise comoda e lasciò  correre lo sguardo dal finestrino. Le era sempre piaciuto guardare fuori dal finestrino, fin da quando era bambina, anche se nove volte su dieci finiva per soffrire il mal d'auto 
Fu per quest'abitudine che notò quasi subito che qualcosa non andava. La macchina, che all'inizio procedeva verso il quartiere dove abitava, all'improvviso aveva girato e preso un'altra strada... che pur non conoscendo molto bene sapeva che non avrebbe affatto condotto verso casa sua.
- Mi scusi.... sta sbagliando strada...- tentò Debby.
L'autista si voltò... e mostrò il volto che nessun essere umano avrebbe mai più voluto vedere. Quell'uomo era Nigel Malloy. Il suo nome era saltato fuori durante un'indagine per duplice omicidio . L'implacabile serial killer che nel 2008 aveva rapito, torturato e barbaramente ucciso dodici donne e che poi era stato arrestato e condannato all'ergastolo senza la possibilità della condizionale.  Un bel sollievo per la collettività... fino a quando, circa sei mesi prima, non avevano scoperto che Nigel Malloy, ufficialmente morto in carcere era scomparso dall'obitorio e la polizia aveva comunque dato disposizioni per seppellire una bara vuota.
Ma Nigel Malloy, '' Il tristo Mietitore'', non era morto. Probabilmente aveva solo simulato la propria morte, magari con l'aiuto di un complice... in questo modo era riuscito a realizzare il piano di Jerry Tyson, che aveva pensato di convincere il mondo di essere morto, per essere libero di uccidere ancora.
- Che cosa vuoi....?- 
Nigel le sorrise con uno sguardo da psicopatico prima di rispondere - Cominciamo con il fare un giretto... poi si vedrà.- 
'' Ok... calma e sangue freddo, calma e sangue freddo....rifletti.''- cercò di mettere in ordine i pensieri e di riassumere nella sua mente tutto quello che era successo da quando era salito in macchina... quel fingere di riaccompagnarla a casa e poi svoltare per portarla via... era stato quello a metterla in allarme. 
Ma se avesse sentito il suono delle portiere che si bloccavano si sarebbe allarmata molto prima. Non l'aveva sentito, quindi poteva uscire tranquillamente.
Oddio, stava parlando di saltar giù da una vettura in movimento... minimo si sarebbe rotto una ventina di ossa... ma al corso di pronto soccorso che aveva seguito in quarta liceo gli aveva detto chiaramente che era meglio rischiare di rompere qualche costola ad un tizio mentre gli si praticava un massaggio cardiaco piuttosto che farlo morire. 
'' Ok. Tranquilla.  Ce la puoi fare.'' - mise la mano sulla maniglia della portiera e con un gesto rapido la aprì e saltò giù. 
- CHE DIAVOLO PENSI DI FARE?!?!?- urlò Nigel mentre tentava di accostare.
Deborah correva quasi avesse il demonio alle calcagna sotto la pioggia battente, trovando rifugio al parco. Ce l'aveva quasi fatta. Doveva solo nascondersi e chiamare i soccorsi con il suo cellulare... in quel momento maledì di non essere andata via con il resto della squadra per mettere in ordine i suoi schedari.
Tirò fuori il cellulare e compose il numero del fratello....
'' Il suo credito non è sufficiente per effettuare la chiamata''
-Nonononononono...- fece la ragazza sempre più terrorizzata. Di notte, sotto la pioggia battente, con il cellulare scarico ed un serial killer che l'aveva presa di mira.... trovava molto strano che non fosse ancora svenuta o impazzita per la paura.
Si guardò attorno e quando vide una cabina telefonica, pensò che Dio si fosse ricordato di lei.
Istintivamente mise una mano in tasca alla ricerca di spiccioli per telefonare... ne teneva sempre un po' per il caffè...mise dentro gli spiccioli e afferrò la cornetta.
'' 911, qual'è la sua emergenza?''
Prima ancora che potesse dire o fare qualcosa, sentì due braccia forti afferrarlo da dietro. Quando riuscì a girarsi vide gli occhi del suo aggressore: erano gli stessi di una bestia.
E come un animale la sbattè con forza contro la cabina per poi immobilizzarla a terra.
Gli occhi erano gli stessi di una bestia e le puntava una pistola sotto il mento.
- Non avresti dovuto farlo.- 
- Non farlo... ti prego...- supplicò la ragazza pensando che ormai per lei fosse finita.
'' E' finita. Qui è dove muoio.''- quando, per disperazione, afferrò un pezzo di vetro  e glielo conficcò in un braccio.
Malloy, di rimando, le fece perdere i sensi premendo un un pezzo di vetro su di un nervo alla base della nuca.
Subito dopo, tutto divenne buio, come in una notte senza musica e senza stelle.
  
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