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Autore: Rosette_Carillon    21/09/2020    0 recensioni
Una fredda sera autunnale, che sembra destinata a terminare con una brutta caduta e una pioggia improvvisa, termina invece con una cena confortante e un caldo abbraccio, una caviglia fasciata e luci rassicuranti che rischiarano il buio.
[polyamory]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                                       Pioggia e cannella
  



 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’orologio appeso alla parete del salotto segna le sei quando la porta viene aperte, e Thomas entra nell’appartamento. È stanco e ha freddo, le gambe gli tremano mentre si richiude la porta alle spalle, e un brivido di freddo scuote il suo corpo.
Fuori piove, e lui non è riuscito a evitare del tutto di bagnarsi.
Dalla cucina esce Neil, ha un panno fra le mani con cui se le sta asciugando. Gli sorride << ben tornato. >>
Thomas ricambia il sorriso mentre si toglie la sciarpa, ma quello dell’altro uomo svanisce. Lancia il panno in cucina e gli viene incontro. Gli prende il borsone e lo poggia per terra, poi gli prende il volto fra le mani << tu stai male. >>
<< Mh. Sono solo un po’ stanco, >> risponde l’altro, poggiandosi contro il corpo di Neil.
<< Hai la febbre, >> lo corregge, cingendogli la vita con un braccio, e raggiungendo i suoi capelli con la mano libera, per sciogliere la coda bassa in cui sono raccolti << va a riposarti. Ti chiamo io più tardi, quando la cena è pronta. >> Gli preme una mano contro la fronte << e magari ti preparo una tazza di latte con cannella, va bene?>>
<< Mh-mh. >>
<< Vieni, >> gli toglie la giacca, e lo guida versò la sua camera da letto. << Com’è andato l’allenamento?  Hai finito prima? Hai fatto bene. >>
<< Sono caduto, e l’allenatrice mi ha fatto finire prima. >>
<< Sul ghiaccio? >> lo guarda preoccupato << ti sei fatto molto male? >> Apre la porta della stanza e fa per accendere la luce, ma cambia idea immaginando che l’altro preferisca il buio.
<< Non è nulla di grave. >>
Aiuta Thomas a sdraiarsi sul letto, poi gli sistema sopra una coperta. << Ora riposa tranquillo, vedrai che poi starai meglio. >>
<< Mh. >>
Alaric torna due ore dopo, quando la cena è quasi pronta e il tavolo apparecchiato. Si affaccia alla porta della cucina << ciao. >>
<< Ciao, com’è andata in palestra? >>
<< Bene, il solito. Mi faccio una doccia e arrivo. Dov’è Thomas? >>
<< L’ho messo a letto. Aveva un po’ di febbre. Ah, mi ha detto che è caduto. >>
<< Va bene, mammina, >> scherza << poi ci penso io. >>
Quando l’uomo esce dal bagno, trova gli altri due in salotto seduti sul divano. Thomas si è sistemato fra le braccia di Neil, la testa contro la sua spalla e gli occhi socchiusi.
Alaric si ferma a osservarli, incerto se annunciare la sua presenza facendo rumore, o cercare di fare più silenzio possibile. Si avvicina ai due, prende i capelli di Thomas fra le mani, cominciando a giocarci, e l’altro apre gli occhi. << Ehy, ben svegliato. >>
<< Mmh. >>
<< Qualcuno ha esagerato, mi sembra, e si è stancato troppo. >>
<< Sto bene. >>
<< Certo, certo. >> Gli preme una mano contro la fronte. Non riesce a essere particolarmente delicato, e non è esperto come Neil, ma riesce comunque a rendersi conto che la temperatura non è alta. Forse la febbre è scesa? << La cena è pronta, no? Andiamo. >>
Thomas si mette in piedi, Neil alle sue spalle, e si incammina verso la cucina. Zoppica. Alaric e Neil si scambiano uno sguardo preoccupato, poi il primo si fa sentire << sei caduto? >>
<< È solo una storta alla caviglia. >>
<< L’hai fasciata? >>
<< Non serve. >>
Alaric sospira e scuote la testa << poi ci penso io. >>
Fuori piove ancora, e dalla notte umida proviene il rombo lontano di un tuono. I tre si siedono a tavola, e mangiano accompagnati da quel temporale che si fa sempre più vicino.
La zuppa di zucca e castagne è calda e confortante, le patate morbide, la torta è dolce senza essere nauseante.
Chiacchierano e si raccontano la giornata. Thomas si limita ad ascoltare, stordito, le voci degli altri due. Sente vagamente le loro parole, e loro non cercano di forzarlo a partecipare alla conversazione. Dopo cena si lascia guidare docilmente in salotto. Il lampadario è spento, sono state accese solo due soffuse lampade da parete. Le tende vengono chiuse, e il mondo esterno rimane fuori dalle mura dell’appartamento.
Si sistema sul divano fra le braccia di Neil, e lascia che Alaric si occupi della sua caviglia.
<< Non voglio vederti camminare per almeno due giorni, sia chiaro, >> intima l’uomo, massaggiando la zona leggermente gonfia con un analgesico.
<< Mh. >>
Neil gli bacia una tempia e lo stringe a sé << tranquillo, addormentati pure fra le mie braccia. Poi ci pensiamo noi. >>
<< Non sono stanco, >> mente. Non riesce ancora a capacitarsi di aver dimenticato che il giorno dopo sarebbe stato sabato, l’unico giorno in cui possono prendersi la mattina con calma, senza fretta. Pertanto, quella sera sarebbero potuti andare a letto tardi.
Il venerdì sera era un momento perfetto, ma lui è riuscito a rovinarlo cadendo come un principiante e tornando a casa fradicio.
Gli occhi chiusi contro il petto di Neil, sente Alaric sbuffare mentre gli fascia la caviglia con gesti delicati. La mano lenta di Neil gli accarezza i capelli mentre sprofonda in un piacevole torpore, nonostante il desiderio di restare sveglio. Non vuole sprecare quella sera, ma quelle attenzioni sono così rilassanti.
<< Il piccolo disgraziato ti si è addormentato fra le braccia. >>
<< Vado a lavarmi le mani, poi lo porto a letto. >>
<< Va bene, >> risponde Neil, approfittando di quei momenti per coccolare l’uomo addormentato fra le sue braccia, giocare con i suoi capelli lunghi, cullarlo lentamente. Poi Alaric torna, e solleva Thomas con facilità, fa in modo che la sua testa poggi contro una spalla, e lo porta a letto.
I due uomini lo sistemano sotto le coperte e, prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle, si assicurano che la fila di lucine decorative sia accesa. Proprio il giorno prima, Thomas ha sostituito quelle a forma di edera con altre a forma di zucca, più autunnali.
In corridoio, Alaric si fa pensieroso. << Credi che stia capitando qualcosa che non vuole dirci? Mi sembra stressato, >> poi si china a baciare l’altro uomo.
<< Forse. >>
<< Bè, qualche idea per farlo parlare? >>
Neil lo blocca contro il muro col suo corpo, e si china con le labbra sul suo collo. La sua figura è più minuta di quella dell’altro, che potrebbe facilmente scostarlo, ma è Neil quello che ha sempre il controllo, che sa come prenderselo e come mantenerlo. << Forse, >> mormora a bassa voce. Gli bacia il collo, lecca la pelle calda e sensibile, soffia piano facendo fremere l’altro, poi fa un passo indietro << posso provare a ricattarlo con una fetta di dolce. >>
Alaric scoppia a ridere, il volto arrossato, e Neil gli coprì la bocca con una mano << ssh, >> ridacchia, portandosi un dito contro le labbra << andiamo a letto, >> sussurra poi.
<< Hai in mente qualcosa? >>
<< Tu? >>
<< Non necessariamente. Possiamo aspettare domani. >>
<< Mh, aspettiamo domani. Aspettiamo che Thomas stia meglio. >>
 
 






NOTE.
Solo una semplice storiella autunnale, cozy, che spero possa piacere a qualcuno.
 



 
  
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