Rebecca
ha avuto altri amici
Rebecca ha avuto
altri amici, ma
nessuno di loro era – né poteva essere –
Daniele.
Si sono
conosciuti al liceo, il
primo giorno di lezione. Lui stava leggendo un libro e lei si
è avvicinata; non
è brava a socializzare o ad attaccare discorso per prima, ma
non conoscere
nessuno nella nuova scuola le dà coraggio. Forse
è vero lo stesso per lui,
perché alzando lo sguardo dal libro accenna un sorriso e
glielo mostra. Un
fantasy! Quello non lo ha letto, ma conosce l’autrice e
inizia a parlare di
alcuni suoi libri che ha amato – quasi non se ne
rende conto. Lui la
segue e a Rebecca sembra tutto incredibilmente naturale. Quando la
campanella
scandisce la fine della ricreazione, prima di tornare al suo posto
scambia uno
sguardo con il ragazzo e si apre in un largo sorriso.
«Rebecca» si presenta, finalmente,
tendendogli la mano. Daniele pronuncia il suo nome e lei lo
sa: è
appena nata una bellissima amicizia.
È di
pessimo umore – se
dev’essere onesta, nemmeno ricorda l’ultima volta
che non lo è stata. La
sua routine quotidiana ha assunto tinte fosche ormai da un
po’. Non è qualcosa
che Rebecca sappia spiegare, lei stessa stenta a rendersene conto.
È sempre
così stanca, negativa – il suo
armadio si è riempito di abiti neri,
specchio del suo umore.
Scherzare con
Daniele è una
delle poche luci delle sue giornate. Con lui sta bene, per qualche
minuto
riesce a dimenticare il mondo intorno rifugiandosi in uno spazio fatto
di intese e riferimenti che capiscono solo loro due. Oltre al tempo
che passano a scuola – sono compagni di banco da ormai tre
anni –, che spesso
si prolunga per studiare un po’ insieme, hanno un
appuntamento fisso la sera,
in chat. Scrivono una storia – niente di serio, puro
divertimento: muovono
personaggi di loro creazione in scenari insoliti, un paragrafo a testa.
Rebecca
non esiterebbe a definirla la parte migliore della giornata. Daniele la
fa
sentire al sicuro, a volte le sembra che la protegga dal mondo.
È sempre
disposto ad aiutarla, l’ascolta quando ha un problema. Non
capita spesso,
veramente, non è brava ad aprirsi e dar voce alle sue
frustrazioni; ma quando
tutto si accumula e minaccia di esplodere, è da lui che va.
La maggior parte
delle volte però si limita a chiamarlo per chiacchierare di
tutto e di niente:
non annulla i problemi, certo, ma li allontana.
Il suo umore
però non migliora.
Gli attimi passati con Daniele sono sprazzi luminosi che vengono presto
inglobati dal buio del resto – Rebecca inizia a sentirsi un peso
per
lui, un giorno. Nota che è sempre lei a chiamarlo, mai il
contrario – nota che
se è lui ad avere un problema, non ne parla.
Una mattina
– Daniele e Marco,
un loro compagno, vivono a metà strada tra il liceo e casa
di Rebecca e così vanno
sempre insieme – sono a pochi metri dalla scuola quando
Daniele si ferma di
colpo. Lei e Marco si voltano subito, preoccupati; sono lacrime,
quelle
che iniziano a spuntare dagli occhi del ragazzo? Chiedere non ottiene
nulla,
Daniele glissa. Rebecca non l’ha mai visto così
vulnerabile. Non è in condizione
di affrontare una giornata di lezioni, tornerà a casa
– si offre di
accompagnarlo, ma lui rifiuta. Non dice niente, ma quel rifiuto fa male.
La sera in chat
tasta il
terreno, ma tutto ciò che ottiene è un
“oggi mi sono sfogato abbastanza” –
vorrebbe chiedere di più, Rebecca, insistere, ma si morde la
lingua e tace.
Continuano la scrittura per gioco fingendo che nulla sia accaduto, ma
non è
così.
Sono piccoli
incidenti del
genere a farla precipitare. Daniele l’aiuta sempre, lei
vorrebbe fare lo stesso
– perché non può?
Inizia a sentirsi terribilmente di peso, rinuncia a
chiamarlo nove volte su dieci. Vive in un’inerzia dai vaghi
contorni di nero,
con pochi sprazzi di lucidità. Non capisce cosa
l’abbia trascinata in quel
vortice buio, ma non riesce a uscirne.
“Cosa
pensi di me?”
“Non
si fanno queste domande.”
“Per
favore.”
Prima di toccare
il fondo ha
chiamato Daniele. È stata una reazione istintiva; si sente
così priva di
qualsivoglia valore, perché lui le dà ancora
retta e perde il suo tempo con lei?
Rebecca cerca negli altri l’approvazione che da sola non
è in grado di darsi.
Non sa se dal vivo avrebbe mai osato una domanda simile, ma non le
importa. Ciò
che importa adesso è soltanto la risposta che
riceverà. Daniele infatti prende
un bel respiro, esita, infine l’accontenta.
“Tu
sei estiva. Mi piaci perché
sei luminosa, sembri sempre sprizzare gioia.”
Il suo mondo si
ferma, esplode
di colori che fino a quel momento pareva aver dimenticato. Estiva?
Sprizza
gioia, lei? Sentirsi dire una cosa del genere quando di sé
pensa tutto il
contrario la riempie di gioia, è invasa da un calore che non
riesce a esprimere.
Si sente contenta, forse per la prima volta in mesi
lo è realmente.
Il mondo torna a
brillare un po’
– le viene un’idea per una storia, inizia a
lavorarci. È entusiasta.
Passa presto,
però: il nero
torna, la distanza – reale o immaginata – con
Daniele cresce. Una sera arriva
al punto di dirgli che non c’è bisogno
si sentano tutte le sere, forse
sperando che lui la contraddica e insista per quel loro impegno fisso; non
avviene. Da allora la crepa nella loro relazione non
può che allargarsi.
Durante
l’estate non si sentono
praticamente mai: a settembre è come essere nuovamente due
sconosciuti – fa
male.
Rebecca sta un
po’ meglio, nei
mesi estivi ha stretto altre amicizie ed è pian piano
sfuggita al vortice nero
che tanto a lungo l’ha trattenuta. Ma con Daniele non sa che
fare: pur vedendo
con fin troppa chiarezza tutti i danni che ha arrecato alla loro
relazione, non
ha idea di come rimediare. Sente il ragazzo lontano, irraggiungibile
come forse
non era neanche al loro primo incontro, quando non conoscevano il nome
l’uno
dell’altro. Sa che è colpa sua, ma si ferma qui
– non ha mai affrontato una
situazione del genere, prima. Giorno dopo giorno, mentre le lezioni
riprendono
e il loro ultimo anno li vede seduti in banchi diversi, sente la
distanza
crescere – il sottile filo che la lega a Daniele le sfugge
tra le dita, presto
del tutto.
È una
sensazione di smarrimento
strana, diversa dallo sconforto nero che ha provato per quasi un anno.
La notte
soffoca nel cuscino l’amarezza sotto forma di lacrime, di
giorno osserva
Daniele da lontano desiderando parlargli senza però sapere
cosa dirgli.
L’intesa che un tempo avevano e che ha spesso considerato
perfetta è in pezzi,
frammenti che per quanto si sforzi non riesce a incollare – è
troppo tardi.
Soffre, Rebecca
– soffre per
mesi di un dolore sordo, invisibile, anomala nostalgia. Si distrae con
lo
studio e gli amici, ha trovato un gruppo con cui si trova bene (nessuno di
loro è Daniele, tuttavia).
I mesi passano,
le cose non
cambiano – Rebecca sì. La protagonista di un
romanzo la sfida a trovare sempre
il lato positivo in ogni situazione e lei si scopre sorpresa a
praticare il suo
gioco. L’assenza di Daniele è una ferita che
continua a far male, forse brucerà
sempre un po’, ma il suo sguardo è
più ampio adesso. Se guarda indietro,
vede tutti i suoi sbagli ma anche qualcosa di più. Vede che dipendeva
da
Daniele, che l’ha sempre difesa. Affidandosi a lui si era
isolata in
un’ingenuità incosciente senza permettersi di
crescere, facendo del ragazzo la
sua personale isola che non c’è. Novella Wendy, ha
infine preso il volo – per
le ragioni sbagliate, ma l’ha fatto. Allontanandosi dal suo
migliore amico è
maturata, notarlo le fa quasi paura. Fa male, certo – fa
male e vorrebbe
tornare indietro per prendersi a schiaffi, ma le piace chi
è diventata.
Ha finalmente
iniziato ad amarsi,
senza più appoggiarsi al giudizio degli altri – senza
fondarsi su Daniele.
“Grazie
per stasera, Reb, a
presto!”
Uno dopo
l’altro, i suoi amici
se ne vanno. È stata una bella serata, Rebecca si sente
contenta.
Cecilia
è l’ultima ad andar via.
Sulla soglia le consegna una busta di carta. “Ancora auguri,
Becca” le dice,
aprendosi in un ampio sorriso. Rebecca ricambia e, d’istinto,
l’abbraccia.
Rimangono così per un po’, ma i genitori
dell’amica non possono aspettarla per
sempre e infine anche lei, dopo un ultimo saluto, se ne va.
L’ha
conosciuta due anni prima,
all’università – frequentano la stessa
facoltà, anche se i corsi in comune non
sono moltissimi. Qualcosa in lei l’ha colpita dal primo momento: Cecilia
è buona, genuina,
ma anche incredibilmente forte; più la conosce,
più se ne accorge. Per vari
motivi non si frequentano tantissimo, ognuna presa dai suoi impegni, ma
Rebecca
è grata per ogni momento che passano insieme.
Si avvia in
camera e sbircia il
contenuto della busta. Scopre così un disegno, piegato in
due.
Sul foglio
è disegnata una
ragazza, gli occhi pieni di stelle. Altre stelle e alcune scintille
sono sparse
tutto intorno a lei, sullo sfondo. In alto a destra, Cecilia ha vergato
due
frasi. Le legge subito, poi un’altra volta, quindi
le rilegge ancora. Le
lacrime iniziano a scorrere, sul volto si forma un sorriso simile a
quello
sfoggiato dalla sua controparte disegnata. Anni fa, ha pensato di
essersi persa
– impossibile tornare.
“Hai
così tanta luce”, le ha
scritto oggi un’amica. Parole che la colpiscono nel profondo,
riportando a
galla uno scambio mai del tutto dimenticato. E allora sorride, Rebecca,
al
mondo e a sé stessa – è
tornata estiva.