Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Mari Lace    22/09/2020    10 recensioni
“Cosa pensi di me?”
“Non si fanno queste domande.”
“Per favore.”
Prima di toccare il fondo ha chiamato Daniele. È stata una reazione istintiva; si sente così priva di qualsivoglia valore, perché lui le dà ancora retta e perde il suo tempo con lei? Rebecca cerca negli altri l’approvazione che da sola non è in grado di darsi. Non sa se dal vivo avrebbe mai osato una domanda simile, ma non le importa. Ciò che importa adesso è soltanto la risposta che riceverà. Daniele infatti prende un bel respiro, esita, infine l’accontenta.

Questa storia tratta di amicizie, ma soprattutto di crescita. Tratta di una lotta al nero che può solo essere solitaria, per quanto altri possano provare a esserci. Tratta di una ragazza che sbaglia, cade e si rialza.
Racconto scritto per il concorso "In my end is my beginning".
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rebecca ha avuto altri amici

 

Rebecca ha avuto altri amici, ma nessuno di loro era – né poteva essere – Daniele.

Si sono conosciuti al liceo, il primo giorno di lezione. Lui stava leggendo un libro e lei si è avvicinata; non è brava a socializzare o ad attaccare discorso per prima, ma non conoscere nessuno nella nuova scuola le dà coraggio. Forse è vero lo stesso per lui, perché alzando lo sguardo dal libro accenna un sorriso e glielo mostra. Un fantasy! Quello non lo ha letto, ma conosce l’autrice e inizia a parlare di alcuni suoi libri che ha amato – quasi non se ne rende conto. Lui la segue e a Rebecca sembra tutto incredibilmente naturale. Quando la campanella scandisce la fine della ricreazione, prima di tornare al suo posto scambia uno sguardo con il ragazzo e si apre in un largo sorriso. «Rebecca» si presenta, finalmente, tendendogli la mano. Daniele pronuncia il suo nome e lei lo sa: è appena nata una bellissima amicizia.

 

È di pessimo umore – se dev’essere onesta, nemmeno ricorda l’ultima volta che non lo è stata. La sua routine quotidiana ha assunto tinte fosche ormai da un po’. Non è qualcosa che Rebecca sappia spiegare, lei stessa stenta a rendersene conto. È sempre così stanca, negativa – il suo armadio si è riempito di abiti neri, specchio del suo umore.

Scherzare con Daniele è una delle poche luci delle sue giornate. Con lui sta bene, per qualche minuto riesce a dimenticare il mondo intorno rifugiandosi in uno spazio fatto di intese e riferimenti che capiscono solo loro due. Oltre al tempo che passano a scuola – sono compagni di banco da ormai tre anni –, che spesso si prolunga per studiare un po’ insieme, hanno un appuntamento fisso la sera, in chat. Scrivono una storia – niente di serio, puro divertimento: muovono personaggi di loro creazione in scenari insoliti, un paragrafo a testa. Rebecca non esiterebbe a definirla la parte migliore della giornata. Daniele la fa sentire al sicuro, a volte le sembra che la protegga dal mondo. È sempre disposto ad aiutarla, l’ascolta quando ha un problema. Non capita spesso, veramente, non è brava ad aprirsi e dar voce alle sue frustrazioni; ma quando tutto si accumula e minaccia di esplodere, è da lui che va. La maggior parte delle volte però si limita a chiamarlo per chiacchierare di tutto e di niente: non annulla i problemi, certo, ma li allontana.

Il suo umore però non migliora. Gli attimi passati con Daniele sono sprazzi luminosi che vengono presto inglobati dal buio del resto – Rebecca inizia a sentirsi un peso per lui, un giorno. Nota che è sempre lei a chiamarlo, mai il contrario – nota che se è lui ad avere un problema, non ne parla.

Una mattina – Daniele e Marco, un loro compagno, vivono a metà strada tra il liceo e casa di Rebecca e così vanno sempre insieme – sono a pochi metri dalla scuola quando Daniele si ferma di colpo. Lei e Marco si voltano subito, preoccupati; sono lacrime, quelle che iniziano a spuntare dagli occhi del ragazzo? Chiedere non ottiene nulla, Daniele glissa. Rebecca non l’ha mai visto così vulnerabile. Non è in condizione di affrontare una giornata di lezioni, tornerà a casa – si offre di accompagnarlo, ma lui rifiuta. Non dice niente, ma quel rifiuto fa male.

La sera in chat tasta il terreno, ma tutto ciò che ottiene è un “oggi mi sono sfogato abbastanza” – vorrebbe chiedere di più, Rebecca, insistere, ma si morde la lingua e tace. Continuano la scrittura per gioco fingendo che nulla sia accaduto, ma non è così.

Sono piccoli incidenti del genere a farla precipitare. Daniele l’aiuta sempre, lei vorrebbe fare lo stesso – perché non può? Inizia a sentirsi terribilmente di peso, rinuncia a chiamarlo nove volte su dieci. Vive in un’inerzia dai vaghi contorni di nero, con pochi sprazzi di lucidità. Non capisce cosa l’abbia trascinata in quel vortice buio, ma non riesce a uscirne.

“Cosa pensi di me?”

“Non si fanno queste domande.”

“Per favore.”

Prima di toccare il fondo ha chiamato Daniele. È stata una reazione istintiva; si sente così priva di qualsivoglia valore, perché lui le dà ancora retta e perde il suo tempo con lei? Rebecca cerca negli altri l’approvazione che da sola non è in grado di darsi. Non sa se dal vivo avrebbe mai osato una domanda simile, ma non le importa. Ciò che importa adesso è soltanto la risposta che riceverà. Daniele infatti prende un bel respiro, esita, infine l’accontenta.

“Tu sei estiva. Mi piaci perché sei luminosa, sembri sempre sprizzare gioia.”

Il suo mondo si ferma, esplode di colori che fino a quel momento pareva aver dimenticato. Estiva? Sprizza gioia, lei? Sentirsi dire una cosa del genere quando di sé pensa tutto il contrario la riempie di gioia, è invasa da un calore che non riesce a esprimere. Si sente contenta, forse per la prima volta in mesi lo è realmente.

Il mondo torna a brillare un po’ – le viene un’idea per una storia, inizia a lavorarci. È entusiasta.

Passa presto, però: il nero torna, la distanza – reale o immaginata – con Daniele cresce. Una sera arriva al punto di dirgli che non c’è bisogno si sentano tutte le sere, forse sperando che lui la contraddica e insista per quel loro impegno fisso; non avviene. Da allora la crepa nella loro relazione non può che allargarsi.

Durante l’estate non si sentono praticamente mai: a settembre è come essere nuovamente due sconosciuti – fa male.

Rebecca sta un po’ meglio, nei mesi estivi ha stretto altre amicizie ed è pian piano sfuggita al vortice nero che tanto a lungo l’ha trattenuta. Ma con Daniele non sa che fare: pur vedendo con fin troppa chiarezza tutti i danni che ha arrecato alla loro relazione, non ha idea di come rimediare. Sente il ragazzo lontano, irraggiungibile come forse non era neanche al loro primo incontro, quando non conoscevano il nome l’uno dell’altro. Sa che è colpa sua, ma si ferma qui – non ha mai affrontato una situazione del genere, prima. Giorno dopo giorno, mentre le lezioni riprendono e il loro ultimo anno li vede seduti in banchi diversi, sente la distanza crescere – il sottile filo che la lega a Daniele le sfugge tra le dita, presto del tutto.

È una sensazione di smarrimento strana, diversa dallo sconforto nero che ha provato per quasi un anno. La notte soffoca nel cuscino l’amarezza sotto forma di lacrime, di giorno osserva Daniele da lontano desiderando parlargli senza però sapere cosa dirgli. L’intesa che un tempo avevano e che ha spesso considerato perfetta è in pezzi, frammenti che per quanto si sforzi non riesce a incollare – è troppo tardi.

Soffre, Rebecca – soffre per mesi di un dolore sordo, invisibile, anomala nostalgia. Si distrae con lo studio e gli amici, ha trovato un gruppo con cui si trova bene (nessuno di loro è Daniele, tuttavia).

I mesi passano, le cose non cambiano – Rebecca sì. La protagonista di un romanzo la sfida a trovare sempre il lato positivo in ogni situazione e lei si scopre sorpresa a praticare il suo gioco. L’assenza di Daniele è una ferita che continua a far male, forse brucerà sempre un po’, ma il suo sguardo è più ampio adesso. Se guarda indietro, vede tutti i suoi sbagli ma anche qualcosa di più. Vede che dipendeva da Daniele, che l’ha sempre difesa. Affidandosi a lui si era isolata in un’ingenuità incosciente senza permettersi di crescere, facendo del ragazzo la sua personale isola che non c’è. Novella Wendy, ha infine preso il volo – per le ragioni sbagliate, ma l’ha fatto. Allontanandosi dal suo migliore amico è maturata, notarlo le fa quasi paura. Fa male, certo – fa male e vorrebbe tornare indietro per prendersi a schiaffi, ma le piace chi è diventata.

Ha finalmente iniziato ad amarsi, senza più appoggiarsi al giudizio degli altri – senza fondarsi su Daniele.

 

“Grazie per stasera, Reb, a presto!”

Uno dopo l’altro, i suoi amici se ne vanno. È stata una bella serata, Rebecca si sente contenta.

Cecilia è l’ultima ad andar via. Sulla soglia le consegna una busta di carta. “Ancora auguri, Becca” le dice, aprendosi in un ampio sorriso. Rebecca ricambia e, d’istinto, l’abbraccia. Rimangono così per un po’, ma i genitori dell’amica non possono aspettarla per sempre e infine anche lei, dopo un ultimo saluto, se ne va.

L’ha conosciuta due anni prima, all’università – frequentano la stessa facoltà, anche se i corsi in comune non sono moltissimi. Qualcosa in lei l’ha colpita dal primo momento: Cecilia è buona, genuina, ma anche incredibilmente forte; più la conosce, più se ne accorge. Per vari motivi non si frequentano tantissimo, ognuna presa dai suoi impegni, ma Rebecca è grata per ogni momento che passano insieme.

Si avvia in camera e sbircia il contenuto della busta. Scopre così un disegno, piegato in due.

Sul foglio è disegnata una ragazza, gli occhi pieni di stelle. Altre stelle e alcune scintille sono sparse tutto intorno a lei, sullo sfondo. In alto a destra, Cecilia ha vergato due frasi. Le legge subito, poi un’altra volta, quindi le rilegge ancora. Le lacrime iniziano a scorrere, sul volto si forma un sorriso simile a quello sfoggiato dalla sua controparte disegnata. Anni fa, ha pensato di essersi persa – impossibile tornare.

“Hai così tanta luce”, le ha scritto oggi un’amica. Parole che la colpiscono nel profondo, riportando a galla uno scambio mai del tutto dimenticato. E allora sorride, Rebecca, al mondo e a sé stessa – è tornata estiva.

  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Mari Lace