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Autore: Sia_    23/09/2020    4 recensioni
Adrien la segue con gli occhi e il cuore si ferma nell’esatto momento in cui l’amica appoggia i palmi delle mani al legno chiaro: è lo stesso punto, la stessa posizione, la stessa ora. Deglutisce e alla fine si decide a seguirla, “Me ne vuoi parlare?”
Marinette si morde il labbro, “Ho dato per scontato una persona.” ride, “Con il senno di poi, probabilmente… ”
“Probabilmente?”
Gli avrei detto il mio nome.
“Non lo avrei fatto.” conclude Marinette, staccando le mani dalla staccionata, per poi girarsi a osservare la strada che li separa dall’uscita del parco. Con le dita si tocca il fianco ed un vuoto nel petto le ricorda che non ha più uno yo-yo per volare via a piacimento.
Un pensiero simile attanaglia la mente di Adrien, che preso d’assalto da una serie infinita di ricordi vorrebbe scappare, sente la necessità di scappare. Si chiede se sia davvero lei, se è riuscito a trovarla e l’urgenza di sapere gli sta torturando l’anima, “Spero tu possa avere una seconda occasione.”
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono innamorato di te.” Chat Noir si gira di quindici grandi e la guarda con un mezzo sorriso. Il laghetto del parco brilla sotto la luce delle stelle e l’acceca, “E lo sarò sempre.”

Chaton.” sussurra, stringendo le dita in due pugni, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 

Il supereroe scrolla il capo, “Avanti, Buginette, volevo dirlo un’ultima volta.”


L’aria finisce per essere carica di pioggia quel giorno. Lo può sentire chiaramente, aspirando dalle narici e inarcando di poco la testa verso l’alto: sta arrivando una tempesta. Appoggia la fronte al muro freddo, i capelli della sua frangia prendono una forma circolare e le scoprono la pelle che diventa immediatamente gelida. 

Gli occhi le cadono sull’orizzonte, oltre al vetro della finestra semi aperta e osservano alla perfezione quelle sfumature grigiastre che tingono il cielo: sta arrivando una tempesta. È una considerazione che appesantisce il suo cuore e le impone di mettersi a pensare più di quanto dovrebbe. Sono esattamente tre mesi che non smette di farsi domande, che ci sia fuori il sole, che ci siano le nuvole, il vento, la pioggia e persino le tempeste: starà bene, almeno lui

Sono esattamente tre mesi che Ladybug e Chat Noir non si vedono più, ora che il male è stato sconfitto e consegnato alla giustizia. Sono esattamente tre mesi che Ladybug ha chiuso la scatola con i suoi orecchini, sono esattamente tre mesi che nel cuore ha una voragine. Il tempo dovrebbe lenire le ferite, mentre la sua finisce giorno per giorno per essere lacerata un po’ di più. 

Sospira, sul vetro della finestra si forma un alone bianco che le impedisce di guardare la sua città per una ventina di secondi e rompe finalmente il dilagare dei suoi pensieri, “Marinette, tesoro, finirai per arrivare in ritardo alla festa di Chloé.” la voce di Sabine la raggiunge dal piano di sotto e le impone di alzarsi di scatto. 

Maman, scendo subito.” risponde meccanicamente, lanciando uno sguardo al vestito che ha confezionato lei stessa, ora steso sul letto. Si avvicina a passi stanchi, le dita gelate toccano la stoffa con incertezza per paura di bruciarsi: la sensazione sulla pelle sta rendendo tutto vero e s’accorge che non ha voglia. 

S’accorge, stanca com’è di sopportare quella situazione, che non ha voglia di andare da nessuna parte se non lo può avere al suo fianco come una volta. S’accorge, ora che tutto è finito, che non avrebbe voluto condividere ogni singolo attimo della sua vita con nessun altro. Lo vorrebbe lì, dovrebbe essere lì.

Un tuono squarcia il cielo in quel secondo, sta arrivando una tempesta. 

 

🐞

 

Fa fatica a vivere i momenti della vita, Marinette se n’è resa conto al compleanno di Alya: avrebbe dovuto essere l’anima della festa, invece è rimasta un po’ sulle sue, stretta in un angolino con il sorriso forzato sulle labbra. Immaginava, Marinette immaginava come sarebbe stato raccontare a Chat Noir chi erano tutti quelli nella stanza: così gli presentava la sua migliore amica, Nino, perfino Adrien gli ha presentato. E forse, con il passare degli anni, gli avrebbe anche raccontato cosa davvero Adrien avesse significato durante l'adolescenza. 

Alla festa di Alya però Chat Noir non c’era, come non c'è adesso.

S’ammutolisce, finendo tutto d’un fiato il bicchiere di vino che Kim le ha messo tra le mani qualche ora prima e lo appoggia alla tavolata bianca. Lancia un’ultima occhiata ad Alya e a Nino, come a scusarsi di essere venuta per così poco tempo, ma quella serata le sembra essere stata lunga tanto quanto l’eternità intera. È strano che i momenti con Chat Noir siano invece appena percettibili, durano talmente poco che fa fatica ad afferrarli. 

Appena esce dall’hotel, il freddo della sera la colpisce in pieno volto e non ci mette tanto a sentire un brivido che le percorre la schiena: si stringe nel pesante giubbotto, sistemandosi la sciarpa che ha ricamato, per coprirsi meglio il collo. 

“Marinette, aspettami.” la ferma una voce e lei, seppur di spalle, capisce alla perfezione chi ha pronunciato quelle parole e a raggiungerla è anche il suono delle porte elettriche che si chiudono. 

Adrien?” chiede sorpresa, stringendo nella mano la tracolla della borsa che porta alla spalla, “Che ci fai qui?” si avvicina di qualche passo, annullando le distanze e chiudendogli il giubbotto per evitare che prenda troppo freddo. 

“Alya mi ha detto che andavi a casa.” le spiega in un sussurro, aiutandola a far passare i bottoni nelle asole, “Volevo accompagnarti, saranno mesi che non passiamo un po’ di tempo insieme da soli.” 

Marinette, nonostante la sua cotta sia ormai passata, non riesce ad evitare di arrossire e annuire, “Hai ragione.” conferma con un semplice sorriso, tornando ad alzare lo sguardo per incontrare gli occhi verdi del ragazzo: ogni volta che gli è così vicino le sembra di tornare al tempo delle medie e quell’amore giovanile le accelera il cuore, “Mi è dispiaciuto cancellare per quel caffé, ma il lavoro mi sta succhiando via ogni minuto libero.” 

Adrien risponde a quel sorriso e sembra lanciarle un incantesimo: mon dieu, forse non sarà mai davvero in grado di superarlo, “Non ti preoccupare, ero anche io impegnato con le correzioni dei compiti dei miei studenti.”

Riprendono a camminare, non sono tanto distanti l’uno dall’altro e probabilmente è per quello che Marinette comincia a sentire un certo calore scaldarle la parte destra del corpo, quella che è più vicina al giovane, “È stato bello stasera.” 

“Incantevole, peccato che Nino non si sia deciso a chiedere ad Alya di sposarlo, sarebbe stata l’occasione giusta.” 

“Lo farà presto, tranquillo.” lo rassicura, ondeggiando sui tacchi, “Non smette di parlarmene e immagino che stia tartassando anche te di messaggi, vedrai che per il fine settimana Alya starà già mandando gli inviti di matrimonio.” 

Raggiungono le strisce pedonali e si fermano quando la luce del semaforo diventa improvvisamente rossa: la strada, a quell’ora della notte, è vuota e potrebbero benissimo passare, ma non hanno intenzione di sprecare un secondo di quella breve conversazione. Adrien si appoggia al lungo palo con la spalla e torna a guardarla meglio, “Non so se mi piacerà più questa fase, o quella in cui non ci daranno tregua per i preparativi.” 

“L’unica fase che ci piacerà sarà quella della luna di miele, saremo finalmente soli.” appena finisce di parlare le guance si arrossiscono per l’imbarazzo, “Parlo della loro luna di miele, non intendevo… ”

Il cuore di Adrien si ammorbidisce: sono poche le volte in cui tornano come alle medie, in cui Marinette riesce a mangiarsi le parole o imbarazzarsi per averne dette troppe e la sensazione che gli provoca sa di una rara felicità, “Lo so, tranquilla.” 

La luce torna a farsi verde e i due si incamminano lentamente, misurando alla perfezione ogni passo: è come se stessero passando sul ghiaccio e ogni mossa improvvisa potrebbe farli scomparire da un momento all’altro, devono mantenere l'equilibrio. Non è sempre stato così, quel rapporto di amicizia si è intensificato solo da poco: saranno due anni e qualche mese che Marinette è diventata l’ancora di salvezza, la casa in cui rifugiarsi per Adrien e quella sicurezza è ampiamente ricambiata, “Ti va di passare per il parco?” la invita, allungandole il palmo della mano per tirarla con sé: è come se già lo sapesse, che proprio non potrebbe dirgli di no. 

Marinette infatti lo segue, le loro dita si intrecciano e la serata prende tutta un’altra sfumatura: la sensazione di vuoto provocata dalla mancanza di Chat Noir sembra sparire dal suo corpo e si sente più leggera. Non mette piede nel parco da tre mesi, l’ultima volta è venuta con il suo partner per una passeggiata serale: con gli occhi punta immediatamente la parte di staccionata davanti alla quale si sono fermati a parlare. Non s’accorge che anche Adrien ha voltato il viso verso la medesima direzione e che i suoi occhi sono profondissimi, “Non ci vengo da una vita, anche se è a due minuti da casa mia.” riesce finalmente a dire, distogliendo lo sguardo con una scossa del capo, “Non è cambiato di una virgola.” 

“Vero?” il giovane ride appena al suo fianco, una nuvola di vapore gli si crea davanti alla bocca, “È incredibile come certe cose non si trasformino mai.” 

Una folata di vento rompe quella conversazione, gli alberi sopra di loro cominciano a muoversi ferocemente e il rumore delle foglie che sbattono l’una sulle altre sembra essere assordante, “Pensavo si mettesse a piovere stasera.” Marinette si rimette a posto la frangia spostata dall’aria, “Prima di uscire il cielo dava tempesta.” 

Adrien annusa l’aria e la guarda con una smorfia gentile sul volto, “No, non penso che si metterà a piovere.” le spiega, senza confessare di aver passato nottate come quella a scrutare il cielo, pur di scappare dalla solitudine della propria casa, “Il vento tira verso sinistra, quei nuvoli saranno già lontani.” le sorride, rimettendosi a camminare verso il lampione.

Sente alla perfezione i passi di Marinette che lo seguono e si volta a guardarla di quindici gradi: è di una bellezza straordinaria sotto quella luce. È sempre stata bella per la verità, ma ora che è adulta e nascosta sotto la pesante sciarpa con il naso arrossato, Adrien non riesce a capacitarsi di quanto accecante sia. “Marinette.” la richiama, strappandola dai suoi profondi pensieri: è tornata da Chat Noir, a immaginarsi dove sia. Se sta camminando come lei, se è ancora a Parigi e se, se la ama ancora, “Va tutto bene?” ha notato il suo comportamento distaccato durante la festa di Chloé e s’è subito preoccupato di chiedere il perché ad Alya e a Nino, ma nessuno dei due gli ha dato una risposta plausibile: quella smorfia che le dipinge il volto non è stanchezza, non è lavoro.

“Hai mai la sensazione di esserti lasciato scappare un’occasione?” gli chiede di getto, senza nemmeno girarsi a guardarlo. 

“È per il lavoro che ti hanno offerto a Milano?” 

Marinette scrolla il volto, sorridendo, “Non parlo di lavoro, no.” si limita a dire, lasciando che sia Adrien a riempire il silenzio. 

“Sì.” 

“Sì?” 

Il ragazzo annuisce, serrando per bene le labbra: se le aprisse, confesserebbe di amare una donna, di aver amato una sola donna per tutta la vita. Confesserebbe quello che è riuscito a nascondere per tanti anni, “Però ormai è passata.” 

“È passata.” Marinette conferma amareggiata, rompendo il suo passo lento e tornando a guardare verso la staccionata, “Ti dispiace se vado a vedere un attimo il laghetto?” 

Adrien la segue con gli occhi e il cuore si ferma nell’esatto momento in cui l’amica appoggia i palmi delle mani al legno chiaro: è lo stesso punto, la stessa posizione, la stessa ora. Deglutisce e alla fine si decide a seguirla, “Me ne vuoi parlare?” 

Marinette si morde il labbro, “Ho dato per scontato una persona.” ride, “Con il senno di poi, probabilmente… ” 

“Probabilmente?” 

Gli avrei detto il mio nome.

“Non lo avrei fatto.” conclude Marinette, staccando le mani dalla staccionata, per poi girarsi a osservare la strada che li separa dall’uscita del parco. Con le dita si tocca il fianco ed un vuoto nel petto le ricorda che non ha più uno yo-yo per volare via a piacimento.  

Un pensiero simile attanaglia la mente di Adrien, che preso d’assalto da una serie infinita di ricordi vorrebbe scappare, sente la necessità di scappare. Si chiede se sia davvero lei, se è riuscito a trovarla e l’urgenza di sapere gli sta torturando l’anima, “Spero tu possa avere una seconda occasione.”

Marinette finalmente sorride, “Lo spero anche io per te.”

 

🐞

 

Adrien non ha smesso di studiarla un solo secondo: il suo modo di camminare, di stringere le mani, di ridere, di parlare, di vivere

E Marinette respira come la donna della sua vita, Marinette vive come la donna della sua vita. Probabilmente perché Marinette è la donna della sua vita, quella che per anni lo ha rincorso sui tetti di Parigi. 

“Non serviva che mi venissi a prendere sotto casa.” la ragazza lo ammonisce, “Potevo andare da Alya a piedi da sola.”

“Non stiamo andando da Alya.” Adrien ride, prendendola per la mano e incamminandosi per la strada che porta verso il centro della città.

“Mi stai sequestrando?”

“Nino mi ha appena scritto che stasera è la sera giusta per chiedere alla tua migliore amica di sposarlo, vorrebbe un goccio di privacy.” le spiega gentilmente, “Quindi sono venuto a sequestrarti.” 

“È da quando avevamo quindici anni che aspetto questo momento.” Marinette si libera dalla presa di Adrien e incrocia le mani al petto con fare infastidito, ma un sorriso le nasce presto sul volto, “Oh, sono tanto contenta.” 

“Non sembra vero, saranno settimane che ha l’anello nella tasca dei pantaloni.” 

Marinette si gira a guardarlo, sorpresa, “Le deve chiedere la mano, ha tutto il diritto di essere un po’ agitato.” gli dice sicura, “Non ti è mai successo di dover dire qualcosa di importante a qualcuno e non sapere come fare?” 

La gola di Adrien si fa tutto ad un tratto più asciutta e il cuore viene stretto in una morsa mortale, “Era più facile dire certe cose, prima.” 

Prima?” 

Marinette non si è accorta che l’ha portata nel parco come qualche sera prima e che si è piantato davanti alla staccionata in quell'esatto punto, “Dirti che ti amo, era più facile prima con sai… ” rimane in silenzio per qualche secondo, poi trova il coraggio e si passa una mano davanti al volto, “Con la maschera.”

Il tempo si cristallizza nell’esatto momento in cui quelle parole raggiungo i timpani della giovane. Lo guarda e non sa esprimere verso, incantata dall’ennesimo incantesimo che Adrien le ha lanciato contro, “È la mia seconda occasione?” si affretta a chiedere poi, toccando il legno freddo della staccionata e rimettendosi a posto la sciarpa sotto al mento. 

“La nostra seconda occasione.”
 


 
Non chiedetemi cosa sia, non lo so nemmeno io: mi mancava scrivere su questi due idioti e non ho saputo resistere. 
Immagino che siano un po' più grandicelli: Marinette e Adrien lavorano, lei ha inseguito il suo sogno di diventare stilista e lui quello di fare il professore di fisica. Non ho voluto aggiungere niente di specifico su Gabriel, non me la sentivo di entrare così nel dettaglio, anche se si sta parlando di seconde occasioni. Ne avremmo bisogno un po' tutti. 
Ringrazio chi si è fermato a leggere, spero che questa picciola sciocchezza vi sia piaciuta!
Sia 
   
 
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