Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    25/09/2020    3 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non aveva idea di come fosse finita così.
Da poco si era iscritto all’università, non aveva neppure finito di pagare tutte le tasse – ragion per cui era alla disperata ricerca di un lavoro –, aveva cominciato a seguire i corsi da una manciata di giorni e, fortunatamente, era già riuscito a stringere amicizia con alcuni suoi coetanei e senpai. Il suo essere socievole – almeno di norma – coinvolgeva il prossimo, sebbene a nessuno sfuggisse che talvolta ci fosse un’ombra che oscurava quel volto solitamente allegro, una tristezza più grande, un qualche segreto che celava il suo sorriso gentile. E fu proprio durante uno di quei suoi momenti in cui si sentiva più giù di morale che i suoi vecchi amici ne approfittarono bonariamente, sperando di poter fare qualcosa di buono per lui. Senza capire che così, invece, facevano esattamente l’opposto di ciò che il ragazzo desiderava.
Quando si rese conto di non reggere più quella situazione festosa si alzò, usando la scusa di dover andare in bagno. Passò oltre i divanetti attorno a quel tavolino imbandito di bottiglie, lattine, patatine e caramelle e uscì da quella minuscola stanza variopinta; si chiuse la porta alle spalle e, con essa, il suono della spensieratezza. Tirò un sospiro di sollievo. Finalmente, silenzio.
Rimase per un po’ fermo in quella posizione, rendendosi conto che erano numerosi i pensieri che affollavano la sua mente e ciò non gli giovava per niente alla salute. Ma troppe faccende erano rimaste irrisolte: in primis, questione più importante di tutte, doveva ancora trovare un impiego; poi ci si mettevano quei ricordi vaghi, sfocati, del suo passato. Quella mano femminile che si tendeva verso di lui, prima di scomparire. Quella schiena che gli voltava le spalle, incamminandosi per non più tornare. Ricordi, che si manifestavano nei suoi sogni, ma che non si sentiva in grado di decifrare.
Riaprì gli occhi, dandosi una scrollata. Agire. Doveva agire, come aveva sempre fatto.
Si avviò quindi realmente verso le toilette, quanto meno per sciacquarsi il viso e rinfrescarsi le idee. Doveva riprendersi e vivere il presente, goderselo appieno, per ripagare la cortesia dei suoi compagni.
Sentendosi più tranquillo ripercorse il corridoio all’inverso, notando soltanto in quel momento due dettagli: tra una porta e l’altra c’erano vasi contenenti piante che si estendevano verso l’alto, dalle foglie larghe di un verde vivo e sull’apice un’infiorescenza giallastra a spadice, avvolta da una spata di colore bianco; dinanzi a una di queste porte, proprio al centro dei due vasi, sostava una donna in abiti neri, un tailleur avrebbe osato dire, con occhiali da sole a nasconderle gran parte del volto. Alzò un sopracciglio dinanzi a questa, perplesso. Le sue conoscenze in ambito biologico lo avevano portato alla conclusione che le piante fossero spathiphyllum wallisi; tuttavia, riguardo la donna in questione, non aveva idea alcuna di chi si trattasse e quale fosse la sua mansione. Che stessero girando qualche film di spionaggio in quello stesso edificio o nei dintorni di esso?
Decise di lasciar perdere e stava per proseguire, quando udì una voce. Non conosceva quella canzone, né sapeva chi l’avesse scritta, composta e cantata. Fatto sta che colei che in quel momento vi stava dando forma aveva la voce più dolce e cristallina che avesse mai udito prima. Era come miele. Sembrava la voce di una bambina, una bambina triste che si spingeva verso il cielo, alla ricerca di qualcosa, ricevendo in cambio da esso soltanto pioggia. Quanta mestizia e rassegnazione si celavano in quelle note carezzevoli. Chiuse gli occhi, lasciando che lei rapisse per un po’ il suo cuore e lo purificasse con le sue lacrime.
Non appena ella tacque si riscosse, rendendosi conto che era come entrato in trance. Da quanto tempo era fermo lì? Tre minuti? Quattro? Notò che la donna lo scrutava con sospetto e le rivolse un breve sorriso, facendole un cenno di saluto col capo. In parte, era anche di scuse.
Mentre rientrava si domandò a chi potesse appartenere quel canto così… angelico. Sì, quella doveva proprio essere la voce di un cherubino sceso in Terra per curare cuori afflitti, come il suo. Perché adesso, dopo aver ascoltato la sua canzone, si sentiva molto meglio.
Abbassò quindi la maniglia, rientrando in quella stanzina, dove lo attendevano i suoi amici. Stavolta non dovette fingere nulla, e quando gli venne chiesto di cantare non se lo fece ripetere due volte. Scorse i titoli sullo schermo, finché uno di essi non attirò la sua attenzione.
“Dilemma no yoru”.
Eh sì, era proprio tutto un gran dilemma. Tra l’altro conosceva già quel brano, sapeva che parlava di un pentimento, di un desiderio che le cose andassero diversamente. Sapeva che per se stesso non poteva valere molto, ma quando cominciò a cantarlo decise di dedicarlo alla ragazza che lo aveva curato poco fa.
Se quella storia parlava di lei, se quelle lacrime erano le sue, allora desiderava averla potuta incontrare prima per cambiarne il destino e asciugargliele, così come lei aveva fatto con lui.
 
***
 
Una giovane fanciulla, dagli occhi umidi per il pianto, uscì proprio in quel momento da una stanza del karaoke, accompagnata dalle sue amiche più intime. Si inchinarono tutte dinanzi alla donna che le attendeva lì fuori, la quale le guidò fino all’ingresso dell’edificio.
Tuttavia, ella ben presto si arrestò nei suoi passi, voltandosi verso la porta adiacente a quella da cui erano uscite poco prima.
Si morse le labbra, nuove lacrime si raccolsero nei suoi occhi, mentre tacita ascoltava quella melodia.
Non aveva mai sentito una voce maschile così sottile, morbida, come seta, ma anche tanto… tanto espressiva, tanto rassegnata. E il sentimento divenne forte, prepotente, quando pronunciò queste parole:
 
Moshi mo deau no ga
futari motto hayakattara
kono unmei sae
sukoshi kawatteta no kana
 
Sembrava una risposta diretta al suo pezzo:
 
Doushite sekai wa sakasa ni muryoku ni nagareteku no?
Yuuyake
itsuka mita akane kumo
soba ni irenai sono kawari ni
 
Ma non era possibile, no? D’altronde, così come lei non aveva la minima idea di chi fosse a cantare lì dentro, lui non poteva essere a conoscenza di ciò che lei serbava nel suo animo.
Eppure, proprio ad egli si sentiva inspiegabilmente legata, come a nessun altro.










 
Angolino autrice:
Salve a tutti! Dunque, questa è una storia che ho finito di scrivere parecchio tempo fa, ma sembrava quasi che stessi attendendo il momento giusto per pubblicarla. Stanotte ho fatto un sogno ad essa correlato, e mi sono detta "Ecco, ci siamo!". E quindi eccomi qui!
Dovrei fare parecchie precisazioni, e non so nemmeno fino a dove posso spingermi senza spoilerare... Quindi mi concentro sull'aspetto più tecnico. 
Perché il prologo si intitola "0"? ... Segreto! Lo dirò nell'epilogo x'D
Lo stile cambierà nei capitoli successivi: prologo ed epilogo sono scritti in terza persona, al passato; tutti gli altri sono in prima, al presente. Perché tutto questo? Perché l'inizio e la fine dovevano essere raccontati, mentre il contenuto vero e proprio va vissuto. E mi sono detta che non sarebbe stato male sperimentare un pochino in tal senso. 
Mi dispiace se per questo la storia dovesse risultare confusionaria, ma tranquilli, vi avviserò prima di qualsiasi variazione.
Com'è immaginabile, il primo capitolo è dal punto di vista di Syaoran (ne saranno 10, prima che il pov cambi). 
Ah, ci tengo a precisare che lo Syaoran qui trattato è Tsubasa. Questa cosa verrà specificata anche a breve nella storia, ma per ovvie ragioni (soprattutto caratteriali) ci tengo a specificarlo da subito. Stessa cosa con Sakura/Tsubasa. 
Ora, come nasce questa storia? Semplicissimo, è un'idea venuta fuori a forza di sentirmi in loop delle canzoni cantate da Irino Miyu (seiyuu di Syaoran) e Makino Yui (seiyuu di Sakura). Sono una sempliciotta, già. Ero in viaggio verso Napoli, e a un certo punto bam, nella mia testa ha preso vita un nuovo mondo. Ammetto che inizialmente volevo ruotasse tutto attorno alla musica, ma nello scrivere le cose - come sempre - hanno preso una piega diversa. Per questo il titolo, in romaji anata he no uta, significa "una canzone verso di te". Alla fine l'ho lasciato perché, per come si mette la situazione, rimane adatto. 
Ora, passando al contenuto del prologo: la prima canzone citata è di Irino-sama (abituatevi al mio chiamarlo così, please), il titolo è scritto anche nel testo, e la parte presa recita "Se ci fossimo incontrati prima, questo destino sarebbe stato almeno un poco diverso?"; la seconda è "Amrita", una ost proprio di TRC  (o meglio, del film "La principessa del regno delle gabbie per uccelli") cantata da Yui-chan, di cui ho preso "Perché il mondo è sostenuto da contraddizioni e impotenza? Tu non puoi più stare al mio fianco, e al posto delle nuvole rosse che un giorno vedemmo al tramonto...
" (qui andrebbe aggiunto il continuo, perchè si lega alla pioggia che cade). Devo precisare che sono traduzioni mie, che si allacciano ad una mia interpretazione di esse per poterle adeguare al meglio alla storia.
Bene, penso di aver detto tutto! A presto col primo capitolo, con l'augurio che questa storia possa piacervi! ^_^
Steffirah


p.s.: "senpai" indica compagni più grandi/con più esperienza
  
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