Libri > Good Omens
Segui la storia  |       
Autore: Nao Yoshikawa    28/09/2020    4 recensioni
Crowley inizia lentamente e inesorabilmente a perdere la memoria a causa di una maledizione lanciata dai demoni. Lui e Aziraphale riusciranno a spezzarla o dovranno semplicemente rassegnarsi ad un destino già scritto?
Quanto è importante la forza di un ricordo?
«Posso azzardarmi a dire che questi oramai non sono più vuoti di memoria, giusto? Da quanto vanno avanti?» domandò stringendogli un ginocchio con una mano. Era una situazione inquietante e piuttosto spiacevole, ma l’angelo stava cercando di non pensare al peggio.
«Non saprei… una settimana, forse? Non capisco. Perché sto iniziando a dimenticare delle cose? Anche quelle più recenti…mi sono dimenticato del giorno in cui ti ho chiesto di sposarmii», Crowley si portò una mano tra i capelli, scombinandoli, con gli occhi lucidi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo Quattordici
 
Aziraphale e Crowley si alzarono in piedi nonostante la terra che tramava. E poco dopo videro esattamente ciò che si aspettavano di vedere: il Signore dell’Inferno venire fuori dall’ombra e che teneva una sua mano stretta sulla spalla di Belzebù.
«Ma tu pensa, ciao Crowley. Trovo davvero spiacevole il fatto che dobbiamo incontrarci in queste circostanze», Satana aveva un tono di voce amabile e un’aura che scatenava un certo timore reverenziale, ma non per Crowley, non più almeno. Vedeva in lui soltanto la causa di tutti i suoi mali.
«Per me sarebbe spiacevole a priori. Lascia stare Belzebù», disse furioso.
«Idiota, io sto bene, preoccupati per te piuttosto!» sbottò il Principe Infernale.
«D’accordo, visto che mi sento generoso, ci sono due opzioni: o ve ne andate di qui subito e la vostra punizione può essere, come dire, limitata. Oppure rimanete qui con tutte le conseguenze del caso!»
Aziraphale fece un passo in avanti.
«Noi vogliamo solo i nostri ricordi! I loro ricordi, quelli di Crowley e Belzebù, è ingiusto che siano puniti in questo modo!»
Il signore dell’Inferno sollevò le sopracciglia, sorpreso.
«Vuoi sapere cosa non è giusto? Andare con il nemico. L’amore è un sentimento umano, ma se proprio un demone vuole divertirsi, dovrebbe andare con uno dei suoi simili.»
Disse questo all’orecchio di Belzebù, mentre le poggiava le labbra su una guancia. Lei tremò, cercando di liberarsi dalla sua presa: dal Male in persona avrebbe fatto bene ad aspettarsi di tutto.
«Lasciami stare… non mi toccare…»
«Non ti conviene toccarla.»
Ad aver parlato non era stato Crowley, nemmeno Aziraphale. I due videro che oltre le figure di Satana e Belzebù vi erano Gabriel e Dagon.
«Siete qui!» esclamò l’angelo sollevato.
Il signore dell’Inferno si volse a guardarli.
«Mi chiedevo proprio dove foste. Ad ogni modo non l’avrei toccata comunque, ha contaminazioni angeliche», affermò con disgusto. Poi la lasciò andare e finalmente Belzebù poté stringersi a Dagon e a Gabriel.
«Come avete fatto ad arrivare fin qui?»
«Per miracolo, direi», rispose Dagon. «Gli altri sanno che siamo qui, che ci sono degli estranei, la terra ha tremato.»
«Insomma, bisogna per forza combattere?!» Aziraphale alzò la voce, impaziente. «La nostra relazione non toglie niente a nessuno.»
Satana era molto sorpreso e incuriosito circa quell’angelo. Lui e il suo compare erano stati abbastanza coraggiosi (e stupidi) da giungere fino a lì nel nome dell’amore.
«Tu vieni in casa mia», sibilò muovendo minacciosamente le ali e agitando l’aria attorno a sé. «Vai contro il mio volere e pensi anche di potermi dire cosa fare? Dio non ti ha insegnato a rispettare i tuoi superiori? Direi proprio di no.»
Crowley assottigliò lo sguardo, spiegando a sua volte le ali. Gli occhi sembravano più serpentini del solito, era tanto che non gli capitava.
«Non ti avvicinerai a lui, scordatelo!»
E con un battito d’ali gli fu addosso.
«Oh, sciocco, pensi davvero che funzioni così?» Satana lo afferrò per un braccio e a quel contatto Crowley sentì la pelle bruciare orribilmente, quasi sciogliersi. «Ci sono tanti modi per punire qualcosa. Volevo essere caritatevole e toglierti solo i ricordi, ma evidentemente vuoi una punizione peggiore!»
Belzebù e Dagon spiegarono a loro volta le loro ali nere, già pronte ad attaccare.
«Non vi intromettete, questa è una questione nostra» ringhiò la prima.
«Scordatelo!» esclamò Gabriel. «Aziraphale, i ricordi, prendili!»
L’angelo era stato colto alla sprovvista da quelle parole, ma fu tutto automatico: le sue ali si aprirono e immediatamente volò verso il fiume.
Le labbra di Satana si erano incurvate in un sorriso: si avvertiva della confusione fuori dal burrone.
«Oh-oh. Mi sa che abbiamo visite!»
Ben presto, infatti, la grotta fu invasa dall’arrivo degli altri demoni, indispettiti e furiosi per la visita dei traditori. Ma Crowley non sembrava minimamente disturbato, anzi, aveva un fuoco negli occhi inestinguibile.
«Se pensi che la differenza di numero mi spaventi, ti sbagli, mio signore. Provate pure a buttarci fuori a calci, ma non ti assicuro che riuscirete nell’impresa»
Quelle parole parvero inviperire Satana, il quale assottigliò lo sguardo.
«Siete una seccatura. Prendeteli e dopo vedrò cosa farne di loro.»
Ad un ordine del loro capo, ecco che i demoni, della collera, della guerra, della lussuria e via dicendo, si erano fiondati sulle loro vittime e su colei che fino a non molto tempo prima avevano rispettato come un secondo capo.
«Lasciatemi immediatamente, idioti!» esclamò Belzebù cercando di divincolarsi. Batté forte le ali, causando uno spostamento d’aria. Aziraphale intanto era corso vicino al fiume, con il cuore che batteva a mille. Si inginocchiò, allungando le mani.
«Ti prego, fa che funzioni, fa che funzioni!»
Ma dall’acqua ne uscì poco dopo un demone dagli occhi rossi come il sangue, con un ghigno, che gli fece prendere un grosso spavento.
«Ah-ah, non si tocca, angioletto!»
Dicendo ciò gli saltò addosso, afferrandolo. Aziraphale si sentì soffocare, una mano gelida stava poggiata sul suo collo e quella stretta non era calda e intima come quella di Crowley. Non poteva morire nell’impresa, lui era un Principato e, cosa più importante, era il marito di Crowley!
«No! Lasciami andare!»
Si fece forza, riuscendo a staccare il demone da sé e a rialzarsi in piedi, sebbene gli mancasse l’aria. Dietro di loro, Gabriel, Belzebù e Dagon sembravano impegnati a tener testa agli altri demoni, ma Crowley puntava senza ombra di dubbio al loro Signore con cui era in collera.
«Aziraphale!» esclamò proprio l’Arcangelo. «I ricordi! Maledizione, non toccatemi voi altri!» si lamentò con i demoni che gli stavano addosso. I loro tocchi erano come fuoco, come oscurità in altri casi.
«Bruceremo i tuoi amici nel fuoco e voi demoni traditori nell’Acqua Santa. Anzi, farò ancora di meglio», sorrise Satana, schernendo Crowley che continuava a mancarlo. «Cancellerò del tutto la vostra esistenza e a quel punto sarà come se non foste mai esistiti. Ma non preoccuparti, farò in modo che quei ricordi siano al sicuro.»
«Quei ricordi sssssono mieiii!» sibilò Crowley e per qualche attimo Satana ebbe l’impressione che si stesse per trasformare in un serpente, ma ciò in realtà non avvenne. Crowley cercava di colpirlo in modo furioso, pur sapendo che non c’era modo di uccidere il Signore dell’Inferno, non così almeno.
Dago, accanto a loro, era stata atterrata contro la fredda roccia e lottava per rialzarsi.
«Cavolo!» esclamò Belzebù, stanca e non troppo incredula dal fatto che la sua stessa fazione le si fosse rivoltata contro. «Gabriel, mi dispiace se ti ho portato fin qui!»
«Non dispiacerti! Non finirà di certo così, anzi, non finirà affatto, io lo so!» esclamò a gran voce. Satana sghignazzò, divertito.
«Sapete cosa? Mi date noia, facciamo che vi elimo e basta!»
Aziraphale chiamò un “NO” esasperato mentre la sua pelle bruciava. Era stato atterrato proprio come Dagon,  quei demoni erano troppi e loro erano solo in cinque.
«Non loro. Laaaassssciali!» solo  a quel punto Crowley si trasformò in un bellissimo cobra nero e si fiondò su Satana, mordendolo e scatenando di conseguenza la sua ira.
«Ah!» esclamò stringendosi una spalla ora sanguinante. «Sei stato molto, molto sconsiderato a fare una cosa del genere…»
Aziraphale chiuse gli occhi, chiedendo silenziosamente un piccolo aiuto al suo Dio.
Dopotutto non li aveva mai lasciati.
«Luce?» domandò Gabriel all’improvviso con un sussurro, riconoscendo in quella luce un po’ del suo Paradiso. La caverna infatti era stata illuminata e ciò stava creando molto disturbo ai demoni.
«Cosa c’è adesso?!» esclamò Satana, ma gli ci volle poco per capire. «Oh no. Non dirmelo. Seccatrice!»
Dai raggi di luce che trafiggevano la roccia, comparve lentamente la figura della donna chiamata Francis, ma conosciuta anche come Dio, perfettamente in ordine nel suo completo bianco.
«Beh, devo dire che è molto che non vengo qui. Un po’ buio e in disordine», commentò guardandosi intorno. Aziraphale e Gabriel sembrarono sollevati.
«Siete qui!» esclamò il Principato. «Nel senso, vi ho chiamata e siete venuta qui!»
«Pensavo aveste bisogno di un piccolissimo aiuto», Francis guardò Satana, il quale digrignò i denti.
«Non sei la benvenuta qui, che cosa stai facendo? Non ti riguarda, queste creature qui sono accusate di tradimento!»
«Ma non mi pare tu abbia il diritto di punire i miei angeli. Quello al massimo può essere un compito mio», affermò con tranquillità.
«Cosa? C-ci punirete?» domandò Gabriel, che già sentiva sparire il sollievo.
«Direi proprio di no, non ho motivo di punirmi, al massimo dovrei lodarvi per essere arrivati fin qui. Credo che la tua punizione sia stata troppo dura, non trovi?»
Nessuno osava muoversi né fiatare. Satana aveva paura di Dio, chiaramente, Lei era onnipotente e l’aveva scacciato dal Paradiso oramai milioni di anni fa.
«Demoni e angeli non possono stare insieme! Non siamo umani!»
«No, è vero. Ma Aziraphale e Crowley è un po’ come se lo fossero, vivono come umani da millenni oramai. E Gabriel e Belzebù, beh… l’amore non si può di certo controllare, no?» domandò con un sorriso.
Gabriel era in attesa.
«Vuol dire che… che per voi va bene? Che non è un problema?»
«No, ma bene. Tutto questo casino per nulla!» borbottò Crowley.
«Crowley!» si lamentò Aziraphale.
«Non preoccuparti, Aziraphale», lo rassicurò Francis. «Non per niente. Era necessario affinché vi ritrovaste. E intendo… ritrovarvi davvero. Ora siete qui. Anche se m dispiaccio del fatto che per voi due», guardò Gabriel e Belzebù. «Siano dovuti passare due secoli.»
Belzebù fece spallucce.
«Due secoli in confronto ad una vita eterna non sono niente. Potremo recuperarli, se  ci date l’opportunità.»
«Cosa? Mi stai ordinando di lasciarli andare?» esclamò Satana visibilmente nervoso. «Questa è la mia casa!»
Francis fece spallucce.
«Lo capisco, ma io sono Dio. Non so se c’è qualcosa che puoi fare. Allora, cosa dici, caro? Vogliamo finirla qui?»
Franccis si avvicinò senza alcun fare minaccioso, ma Satana tremò comunque. Per quanto odiasse quell’entità a lui superiore, non c’era nulla che potesse provare a fare. La temeva troppo, dopotutto.
«Io non accetto che i traditori rimangano qui», sussurrò attraversato da una rabbia tremante, il chiaro segno che fosse costretto a trattenersi dal fare qualcosa di ben peggiore.
Francis si voltò a guardare Crowley, ora tornato nella sua forma da uomo, il quale fece spallucce.
«Io non vivo già più qui.»
«Se vuoi bandirmi», affermò Belzebù, guardando anche Dagon. «Anzi, bandirci, fa pure. Trovati un altro aiutante, ma ridammi la mia vita. A meno che Dagon non voglia rimanere qui.»
«Eh? Cosa? Per quanto la vita all’Inferno non sia male, sento che c’è tanto che devo ancora conoscere, quindi… nessun problema», affermò sorridendo.
«Un momento, tu vuoi rinunciare a tutto questo per… per  me?» domandò Gabriel stupito. Non avrebbe mai voluto l’infelicità della sua anima gemella.
«Tu cosa dici?» chiese Belzebù incrociando le braccia al petto. «Preferisco una vita simil-umana con te, che una vita da Principe senza di te. Questo è… smielato, immagino», mormorò arrossendo. Era davanti ad un centinaio di demoni infernali, dopotutto. Gabriel allora decise di infierire ancora, abbracciandola.
«Solo un pochino.»
Aziraphale, visibilmente commosso, guardò Francis.
«Io… insomma… grazie… e scusate per aver dubitato»
Dio però lo guardò amorevolmente.
«Si dubiterà di me ancora. Allora, questi ricordi?» domandò poi entusiasta. Crowley fece un cenno con il capo e l’angelo tornò a  inginocchiarsi sul fiume dei ricordi rubati, in cui scorrevano immagini della loro vita insieme. Fece per afferrarne uno, e ciò che si ritrovò tra le mani fu una sorta di sfera cristallina d’acqua, luminosa.
«I miei ricordi sono lì?» domandò Crowley. «Sto per riaverli?» chiese inginocchiandoglisi accanto.
Aziraphale annuì.
«Ti fa paura la cosa?»
«Forse un po’, non so perché. Ma so già che la mia vita con te è stata bellissima. E questo non ho bisogno di ricordarlo, lo so e basta.»
Strinse con le mani i suoi polsi, invitandolo a restituirgli i ricordi. Aziraphale si lasciò andare ad un altro sorriso commosso, prima di avvicinare la sfera a Crowley. La luce si irradiò trasferendo i ricordi nella sua mente. Il demone dovette un attimo chiudere gli occhi, ma quando li riaprì, nonostante i primi istanti di confusione, sentì che ogni pezzo era tornato al suo posto. Si guardò intorno e soprattutto guardò Aziraphale, il quale era in attesa.
«Stai… bene…?»
Crowley rimase in silenzio per qualche attimo.
«Sì, stavo solo pensando… a quanto buono fosse il vino che hanno servito al nostro matrimonio. Diamine, era davvero ottimo.»
Bastarono quelle parole affinché Aziraphale gli saltasse addosso per abbracciarlo, esclamano: “Ha funzionato” di fronte ad un furioso Re dell’Inferno.
«Suvvia, non te la prendere», sospirò Francis tranquilla. «Non è colpa tua.»
Belzebù avrebbe riso, se non fosse stata impegnata a spintonare Gabriel.
«Ora tocca a me recuperare i ricordi e spero per te che siano tutti piacevoli!»
Intanto, sulle rive del fiume, Aziraphale e Crowley si stavano ancora abbracciando.
«Amore mio, tu sei tornato», sussurrò l’angelo incredulo.
«In realtà non credo di essermi mai mosso. Grazie per non esserti arreso con me.»
E con la consapevolezza che era sempre stato suo, da oltre seimila anni, e che sempre così sarebbe stato, lo baciò.
 
 
Diversi mesi dopo…
 
Alcune abitudini non morivano mai. Crowley, per esempio, non aveva perso l’abitudine di annotare tutto sul suo diario. Non solo ricordi, ma anche pensieri, emozioni, tutto ciò che gli passava per la testa. Nonostante non ci fosse più alcuna minaccia, trovava comunque bello e piacevole annotare tutto, ogni tanto rileggerlo. Avrebbero continuato a scattare fotografie, a conservare ogni singolo momento passato insieme. E la fede finalmente era tornato al suo dito.
«Crowley, ma perché è tutto in disordine?» si lamentò l’angelo con il marito, il quale stava steso sul divano a scrivere.
«Perché ti lamenti? Basta un miracolo ed è tutto a posto.»
«È il principio. Ecco, li vedo, sono già arrivati, renditi presentabile!»
Crowley si lamentò a bassa voce, rialzandosi e riordinando tutto. Poco dopo sentì Aziraphale accogliere i loro amici e dello scalpitio contro il pavimento in legno.
«Ciao!» salutò Adam. «Scrivi ancora sul tuo diario segreto?»
«Eeeeh? Ragazzino, non è un diario segreto, è soltanto un… un… roba che non ti riguarda!»
«Non preoccuparti, Crowey. Non c’è niente di cui vergognarsi, avevo anche io un diario segreto quando avevo otto anni», infierì Pepper.
«Che cosa?! Voi siete degli insolenti, ecco cosa!  Non è affatto SEGRETO!» esclamò a gran voce. Aziraphale intanto aveva tolto dalle mani di Anathema una torta di mele.
«Cara, non dovevi.»
«Lo so, spero almeno di non avvelenare nessuno», commentò la ragazza.
«Io sono viva, ma immagino che non sarebbe del veleno ad uccidermi», aggiunse Belzebù. Lei e Anathema avevano fatto amicizia e avevano scoperto di avere in comune molto più di quanto pensavano. Per Gabriel e Newton anche, più o meno.
«Sei proprio sicuro che non vuoi farti un cambio look?» domandò l’Arcangelo guardandolo. «Sono bravo con i miracoli. Magari puoi toglierti gli occhiali e vestirti tipo… come me!»
«Amh, no grazie!» rispose Newton.
«Gabriel, non molestarlo senza di me!» borbottò Belzebù. Crowley, ancora rosso in viso, li guardò uno ad uno.
«Ma che bella riunioncina di famiglia. E Dagon dov’è?»
«Credo che ci raggiungerà più tardi. Adesso che sta scoprendo le invenzioni di questo mondo non può farne a meno. Spero non si cacci troppo nei guai», commentò Belzebù pensando all’amica circondata di alcol ai festini.
«D’accordo, andate pure a sedervi», li fece accomodare Aziraphale. Da quando erano tornati dal loro viaggio all’Inferno, stava andando tutto bene. Potevano ancora contare sui loro migliori amici, perfino su Gabriel e Belzebù che stavano iniziando a vivere una vita simile alla loro.
E soprattutto poteva contare su Crowley, il quale era rimasto a fissare qualcosa oltre la finestra.
«Caro…?»
«Scusa, Aziraphale. Giuro che mi è sembrato di vedere Lei…»
«Oh, caro. Non devi sentirne la mancanza, Lei è sempre qui con noi!»
«E chi ha detto che senso la mancanza? Sono ancora in collera con lei per quel dannato piano ineffabile!»
L’angelo si avvicinò, abbracciandolo da dietro.
«Ma ne è valsa la pena, vero? Siamo di nuovo qui. Ripensare ai nostri ricordi è come conoscerci ogni volta.»
Crowley strinse la sua mano sul proprio petto, sentendo che tutto era di nuovo al sul suo posto.
«Lo è…»
E intanto, una donna vestita di bianco si lasciava alle spalle la loro casa per tornare chissà dove.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Nao Yoshikawa