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Autore: MusicDanceRomance    29/09/2020    12 recensioni
“È il tuo modo di scherzare, vero?”
“Affatto, mi piacciono i colori. Ti regalerò una sciarpa molto vivace.”
Draco annuì, anche se provò ad immaginarsi con qualcosa che avrebbe stonato con il nero, il verde o l’argento che erano da sempre solenni simboli dei Malfoy, e la cosa gli sembrò piuttosto difficile da approvare.
“Credo che tu saresti più bella di me con mille colori addosso.”
“D’accordo, allora li indosserò tutti anche per te.”
Lo fai già, le avrebbe voluto rispondere lui.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Luna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Draco e Luna, la notte e l'orizzonte'
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Nda:   
Salve, sono tornata a tediarvi con un’altra Draco/Luna. È il seguito (e lieto fine) di “Il peso della notte” e “Oltre l’orizzonte”, e ora che ho scritto tre racconti su questa coppia mi sento soddisfatta e concludo la loro storia XD
Stavolta non ci sono stati prompt, mi sono innamorata della coppia e avevo una vergognosa voglia di romanticherie, la storia è una song-fic costruita sulla canzone di Francesca Michielin “L’amore esiste”, e suggerisco di ascoltare la canzone mentre la si legge :P
E Aaaattenzione: in mezzo a tanta tenerezza ho voluto inserire anche un piccolo omaggio fatto al personaggio di un anime che adoro, vediamo chi lA riconosce.
Vi auguro una buona lettura e spero vi piaccia.
 
 
 
RINCORRERE IL VENTO
 
 
 
Può nascere dovunque, anche dove non ti aspetti
dove non lo avresti detto, dove non lo cercheresti
 
Luna giocava con una sfera magica di vetro verde. Se la portava agli occhi e cercava di catturare i riflessi del sole attraverso il gioco di luci dello spesso specchio che la componeva.
Draco era steso accanto a lei sul prato, si copriva la vista del sole con una mano, le maniche della camicia erano arrotolate per il caldo e si distingueva bene il segno del Marchio Nero sul braccio sinistro. Avrebbe voluto ignorarlo e detestava il fatto che quel segno di morte sarebbe stato parte della sua pelle per sempre.
A un certo punto Luna lasciò da parte la sfera e si sedette, osservando Malfoy che rimaneva in silenzio come per smaltire tutto l’insieme di emozioni vissute nell’ultimo periodo.
“Draco” lo chiamò con tranquillità “Adesso io e te siamo una coppia?”
Il giovane Serpeverde balzò a sedersi mettendosi in guardia, come se temesse che il sogno che stava vivendo fosse pronto a infrangersi dopo appena due giorni.
“Ti ho baciata. Ti sto baciando da due giorni.”
“Ed è molto bello” aggiunse Luna senza problemi “Mi domando se ti andrebbe di fare il passo successivo.”
Draco non aveva ancora completamente metabolizzato il fatto di avere avuto il coraggio di farsi avanti con lei, dopo aver passato mesi a sentirsi in colpa nei suoi confronti. Ancor di più, non aveva realizzato pienamente di considerarsi tutto meno che un Malfoy per essersi innamorato giusto di Luna Lovegood – fino all’anno precedente sarebbe scoppiato a ridere a tale pensiero – eppure non si era mai visto più felice.
Non aveva mai pensato all’amore, e adesso che se lo era ritrovato davanti si sentiva quasi un ragazzino impacciato e completamente privo di esperienze in materia.
Avvicinò una mano a quella di Luna e provò a non contraddirsi. Luna intendeva questo, chiaramente, voleva che si definissero i confini e fosse chiaro che si sarebbero dovuti comportare come due normali fidanzati.
“Ti andrebbe di cenare insieme a Hogsmeade domani sera?”
“Perché no?” commentò Luna con un tono quasi distratto, mentre riprendeva ad acchiappare i riflessi del sole nella sua sfera.
“So che non parlo molto e forse non mi sono spiegato bene, ma mi piacerebbe fare ogni passo insieme a te, Luna. Sei la mia ragazza adesso.”
“Bene” sorrise lei con una serenità spiazzante “Allora devo presentarti ai miei amici. O meglio, devo ripresentarti, ti conoscono già tutti, ma non così. Sabato prossimo mi accompagneresti alla festa dei Weasley?”
Ecco un piano che non si sarebbe mai aspettato. Innamorarsi di un’amica del trio sempre vincente Potter-Weasley-Granger significava anche doversi sorbire a vita gli eroi buoni.
Draco accumulò montagne di pazienza per tollerare l’idea di venire ospitato dai Weasley e rispose nel modo più gentile possibile alla ragazza:
“Certo che ti accompagnerò.”
Per incoraggiarsi si convinse che quella sarebbe stata una buona occasione per raggiungere rapporti di civiltà con i salvatori del mondo magico, magari l’idea alla fine gli sarebbe pure andata a genio. Così si sentì strano: sicuramente stava entrando in sintonia con lei.
No, non avrebbe mai potuto immaginare un finale simile.
 
Può crescere dal nulla e sbocciare in un secondo
può bastare in un solo sguardo per capirti fino in fondo
 
“Luna...” osò Hermione, che tra tutti sembrava ancora la più sorpresa a proposito della coppia di cui stava discutendo l’intera Hogwarts “Ripetimelo un’altra volta, ti sei innamorata di Malfoy mentre eri prigioniera a casa sua?”
Luna ancora osservava da lontano Draco: il suo fidanzato era divertente da guardare, tentava di parlare in modo cortese con Harry e cercava di mettersi a proprio agio in mezzo a troppi Weasley perché potesse sopportarli in una volta, ma la forza di volontà non gli stava mancando.
“Luna? Mi hai sentito?” richiese con cautela Hermione “Ti sei innamorata durante la tua prigionia?”
Allora Luna ricordò che doveva ancora rispondere alla sua amica:
“Certo che no, Hermione. È stato lui ad innamorarsi di me per primo. O almeno, credo sia andata così. I suoi occhi erano tristi, si sentiva in trappola, non mi ha mai fatto paura. Sapevo che prima o poi avrebbe dimostrato di essere diverso dagli altri della sua famiglia.”
“Ah” Hermione sembrò rilassarsi momentaneamente “Perché sai, io conosco le fiabe Babbane e c’è una storia che parla di una sindrome particolare che...”
“A proposito, a volte Draco si comporta come il Cacciatore di Beribei della fiaba. Glielo devo dire, anche se sorride ogni volta che lo paragono a creature magiche o a personaggi di storie. Forse si imbarazza perché non li conosce e devo spiegargli tutto, ma mi ascolta sempre.”
Allora Hermione Granger si sentì per la prima volta quasi incompetente, perché aveva letto tutti i libri di fiabe immaginabili e mai aveva sentito parlare di una storia come quella appena nominata dalla sua amica Corvonero.
Intanto Draco e Luna cominciarono a ballare in pista come tanti altri compagni vittoriosi. Per quanto Draco provasse a stringerla a sé come era giusto che fosse per un dolce lento, la ragazza continuava a tenerlo a distanza e ballava sulle punte. Gli aveva spiegato che quei tipi di passi erano un buon augurio per le nuove coppie, e poi gli sussurrò:
“C’era una volta un cacciatore di Beribei che liberò tutti i Beribei che aveva catturato.”
“E perché lo fece se era un cacciatore?”
“Perché aveva capito che non aveva mai voluto fare il cacciatore.”
 
Può invadere i pensieri e andare dritto al cuore
sederti sulle scale e lasciarti senza parole
l’amore ha mille steli, l’amore ha un solo fiore
 
Draco guardò Luna che raccoglieva erbe strane nel bosco di Ryapthons, e si domandò per quale ragione non avevano potuto trascorrere le vacanze estive insieme da qualche altra parte.
Ma per quanto quel compito fosse faticoso, capiva che fare qualsiasi cosa con lei, anche la più banale, era sempre piacevole.
Quando le stava accanto si liberava la mente di qualunque dettaglio possibile, di qualunque brutto ricordo, si svuotava di ogni macchia del passato e di ogni vergogna sul Serpeverde codardo che era stato.
Cancellava tutto, perché ogni pensiero che prendeva forma quando lei gli parlava era rivolto alle cose belle, non esistevano più ombre del passato o timori per il futuro.
Luna invece era intenta a classificare tre tipi di erbe differenti: quanto si divertiva nel farsi aiutare da Draco? Aveva ancora molto da imparare, ma la buona volontà faceva già metà dell’opera, era la parte più importante del lavoro di squadra.
“Luna... per curiosità, qual è il tuo fiore preferito?”
“Quello che non viene preso da nessuno, Draco.”
Dopo tale risposta la giovane si rialzò da terra e strinse in un fascio le erbe curative del bosco. Al collo portava una coloratissima collana di pietre, i suoi lunghi capelli biondi erano stretti in una lunga coda tenuta ferma da un nastro azzurro lucente.
La ragazza riprese fiato dopo essere stata parecchi minuti con gli occhi piantati sul prato, e  si mise a contemplare la linea tra tramonto e terra, assaggiando il leggero vento che soffiava contro di loro. Infine spinse il suo ragazzo a parlare:
“Sei silenzioso. Ti stai preparando per qualche domanda particolare?”
“Beh... volevo regalarti qualcosa, prima o poi” rivelò Draco “Non c’è niente che desideri? Anche per festeggiare il fatto che siamo una coppia da tre mesi.”
Luna si mise a riflettere per qualche secondo. Era comune che i fidanzati si facessero doni, ma lei aveva già tutto quello che le occorreva. Però rammentò un suo piccolo desiderio del passato:
“Ora che ci penso, sì, c’è una cosa che mi piacerebbe molto sfruttare per acconciare i capelli. Lo indossa una scrittrice Babbana molto simpatica.”
Draco cercò di soprassedere sul fatto che dovesse acquistare un oggetto Babbano – non era facilissimo, ma doveva sforzarsi – e le domandò:
“D’accordo... cos’è?”
“Un cappello. Un cappello che riproduce una piccola casa circondata da finti alberelli. Forse i Girrifrilli vedendo una casa accogliente sopra la mia testa si decideranno a farsi vivi.”
“I Girrifrilli...” mormorò Draco cercando di decifrare anche l’ultimo desiderio della ragazza “Sono le creature che se si fermano un po’ sopra il tuo capo ti fanno venire idee geniali?”
“Esatto! Oh, Draco, ormai stai imparando tutto delle creature magiche, sei bravissimo!”
Malfoy tornò a fissare il campo pieno di fiori colorati, non sapendo come rispondere.
Ripensò alle richieste incessanti che gli aveva fatto Pansy Parkinson al quinto anno, quando avevano avuto una relazione insensata e lei aveva preteso rose e un gioiello per San Valentino. Ricordò le svariate studentesse di Hogwarts che gli si erano offerte durante gli anni della guerra, ma in realtà miravano alle ricchezze della famiglia Malfoy.
Luna avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa, qualsiasi lusso, e lui l’avrebbe accontentata immediatamente, come sempre aveva fatto durante le sue relazioni senza importanza.
Ma c’erano i fiori e poi c’era il sole.
C’erano le altre ragazze e poi c’era Luna.
Si stava abituando al suo carattere stravagante e, dannazione, comprendeva che le sue stranezze la rendevano talmente unica che nessun’altra bellissima Purosangue avrebbe mai potuto competere con la sua semplicità.
Luna lo fissò con uno scorcio di speranza, perché teneva tantissimo al piccolo dono:
“Cosa ne pensi?”
“Ti regalerò quel cappello bizzarro. Con piacere” accettò Draco.
 
Può crescere da solo e svanire come niente
perché nulla lo trattiene o lo lega a te per sempre
 
“Qualche problema, Malfoy?”
“Ti sei dichiarato alla mia ragazza, Paciock! Ho più di un problema con te!”
Gli occhi di ghiaccio di Draco sembrarono pronti a trafiggere quelli sereni di Neville.
Come molti studenti, Draco aveva accettato di ripetere alcune lezioni dell’ultimo anno di Hogwarts, e pur non frequentando tutti i corsi era tornato al castello come studente e aiuto bibliotecario. Stessa cosa aveva fatto Neville Paciock, perché in alcune materie, come Difesa Contro Le Arti Oscure, in tanti avevano parecchie lacune da colmare.
La cosa positiva dell’anno successivo alla guerra era essere al tempo stesso sia uno studente che un lavoratore, così aveva modo di stare con Luna il più possibile. La cosa meno piacevole era invece incrociare alcuni Grifondoro che si erano offerti per la ricostruzione del castello e svolgevano vari lavori al posto degli Elfi Domestici.
Draco aveva notato subito che Paciock girava troppo attorno a Luna, ma quando lei gli aveva raccontato cosa quel Grifondoro intollerabile avesse appena fatto era andato in escandescenze e si era precipitato nel cortile per affrontarlo. E l’odioso di Paciock, che quando era un moccioso balbettava di fronte a lui e ora si sentiva l’eroe di otto mondi, gli aveva risposto come se non vedesse l’ora di farlo a pezzi e soffiargli la fidanzata:
“Lascia perdere, Malfoy!”
“Tu devi lasciare perdere la mia ragazza, o la pagherai!”
“Non mi dire che adesso vuoi sfidarmi a duello! Siamo cresciuti per queste stupidaggini!”
Draco aveva già puntato la bacchetta contro di lui, ma la voce sottile e decisa di Luna lo aveva frenato:
“Draco, possiamo parlare in privato? Scusaci, Neville.”
Si ritirarono in una stanza. Draco era fuori di sé:
“Quel Grifondoro crede di potersi permettere il lusso di fare l’eroe anche con te adesso? Si sente coraggioso nel dichiararsi alle ragazze già impegnate?”
“Ritengo che sia meglio dichiararsi piuttosto che stare in silenzio e soffrire. Si dovrebbe sempre rischiare, non credi?”
“E io dovrei restare a guardare dopo che Paciock ti dice che è pazzo di te?”
“Capisco che non è stato gradevole per te.”
Draco provò a fare un lungo respiro, ma già in lui si era cominciata ad insinuare l’idea che Luna avrebbe potuto stancarsi di lui. E lui chi era in fondo per trattenerla con sé?
Dannazione, no, non poteva perderla, non poteva.
“Lui ti piace?” gli costò un enorme sforzo pronunciare tali parole.
“Cosa?” domandò Luna con la sua aria rilassata e sognante mentre sorrideva al tramonto del sole.
“Paciock! Lui ti piace? Avete passato molto tempo insieme, avete combattuto insieme, io cosa ho fatto per te? Ti ho tenuta prigioniera in casa mia!”
“Oh, Draco” Luna sembrò assumere un tono più concentrato e serio “Avevamo detto di non nominare più quella vecchia storia. E invece di correre contro Neville potevi chiedermi cosa gli ho risposto.”
“Dimmelo adesso, allora! Tanto sto impazzendo!” si mise a urlare perdendo quasi il controllo di sé.
Luna intrecciò pacatamente le dita di una mano con quelle di Draco:
“Stai tremando. Sei arrabbiato?”
“Sì.”
“Non ne hai motivo” gli sorrise “Neville è stato comprensivo, gli ho detto che sono molto felice con te.”
A quelle parole Draco smise di essere infuriato e non pensò a nulla se non a stringere Luna a sé e poi ad imprimerle piccoli baci sulle labbra.
“Dannazione, Lovegood. Sei mia, se lo devono mettere bene in testa!”
Luna sorrise a quella confessione affrettata e piena di paure:
“Sei carino e buffo, sai?”
 
Può crescere su terre dove non arriva il sole
apre il pugno di una mano, cambia il senso alle parole
 
Luna sfiorò il braccio di Draco, osservando senza alcun timore il Marchio Nero, indelebile, che lui portava sulla pelle e che non avrebbe mai potuto cancellare da sé con alcuna magia.
Durante l’anno della guerra aveva visto vari studenti Serpeverde esibirlo con orgoglio, ma non il suo ragazzo. Le era sempre sembrato piuttosto infelice per via di quel segno, non aveva dubbi che ancora a volte ne fosse intimorito.
Era stesa sul suo lettino, stavano stretti e abbracciati insieme, e Draco aveva caldo. Lo aiutò ad arrotolare una manica e osservò il Marchio con attenzione, per spronarlo a parlare. Fu esattamente quello che lui fece, dopo averla guardata con una nota di rimorso negli occhi.
“Detesto il fatto che non si possa rimuovere” confessò “è il simbolo di tutti i miei sbagli.”
“Allora potresti coprirlo.”
“Cosa intendi?”
“Facciamogli dei disegni intorno o coloriamolo. Lo trasformeremo. È così che i Babbani coprono quelli che chiamano tatuaggi, sai? Sono la prima della classe in Babbanologia.”
Draco l’attirò a sé e le lasciò un tenero bacio in fronte.
“I Babbani sono troppo diversi dai Malfoy.”
“Allora guardalo con altri occhi: è un simbolo, indica che sei sopravvissuto, che lo abbiamo sconfitto, che hai ricominciato da lì.”
Draco le accarezzò i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia laterale. Indugiò un altro attimo, infine le chiese:
“Quando i Mangiamorte vi torturavano... quando ero costretto a punire gli altri studenti...”
“Non volevi, lo so.”
“Sono stato codardo.”
“No, sei stato umano. E adesso vedo che mi sorridi un po’ di più, ne sono felice.”
Draco si accovacciò accanto a lei e insieme, abbracciati, ricominciarono a parlare dei tanti progetti che avevano in mente, pensando solo al loro domani.
Sapevano anche ridere. Ridere delle loro bizzarrie del passato, di come si erano cercati sempre, di come erano destinati ad essere uniti.
“Draco, cosa ne dici se mi tingessi alcune ciocche? Non siamo troppo biondi insieme?”
Le proposte esaltanti di Luna lo spiazzavano sempre, ma non lo infastidivano, perché aveva imparato ad amare le sue stranezze.
“Se ti piace l’idea, fallo. Ami indossare l’arcobaleno, lo so.”
“Però avere i capelli troppo colorati potrebbe spaventare i Girrifrilli. Potresti tingerti i capelli tu, allora.”
Il mezzo grugnito di Draco non si fece attendere.
“Oh, non ti piace l’idea, d’accordo” sorrise Luna con semplicità.
“È il tuo modo di scherzare, vero?”
“Affatto, mi piacciono i colori. Ti regalerò una sciarpa molto vivace.”
Draco annuì, anche se provò ad immaginarsi con qualcosa che avrebbe stonato con il nero, il verde o l’argento che erano da sempre solenni simboli dei Malfoy, e la cosa gli sembrò piuttosto difficile da approvare.
“Credo che tu saresti più bella di me con mille colori addosso.”
“D’accordo, allora li indosserò tutti anche per te.”
Lo fai già, le avrebbe voluto rispondere lui.
 
L’amore non ha un senso, l’amore non ha nome
l’amore bagna gli occhi, l’amore scalda il cuore
l’amore batte i denti, l’amore non ha ragione
 
“Luna... se vuoi che mi fermi, dimmelo.”
“Mi fido di te.”
Aveva voluto lasciare la luce accesa, voleva vederla. Non si era mai sentito più agitato, aveva persino pensato che forse non sarebbe stato quello giusto per lei e lei lo avrebbe capito nel momento in cui il loro amore avrebbe smesso di essere esclusivamente spirituale.
Fu il più possibile dolce e delicato con lei, e la sua ragazza non fece altro che sorridergli e mostrargli di fidarsi.
Luna era emozioni pure e, benché non avesse avuto esperienze prima di lui, forse fu lei quella che persino allora gli insegnò ad amare e a fare l’amore.
Lo accolse in sé con dolcezza, dimostrando di desiderarlo e di volere esattamente ciò che chiedeva anche lui. Lo assecondò, lo visse e si lasciò vivere, tremò per lui, si donò completamente a lui e gli fece comprendere di essere fatta per il suo corpo in ogni sospiro e sorriso. Scoprì di appartenergli, nel sangue, nella carne, tra baci nuovi infuocati di passione e piccoli sguardi che brillavano di nuove sensazioni.
Luna non aveva mai speso troppo tempo nel sognare l’amore, e la curiosità verso la passione fisica era scattata solo nel momento in cui aveva compreso di essere innamorata. Allora le si era accesa una scintilla di fuoco nel cuore, e sapeva che con lui sarebbe stata bene.
Fu tutto bellissimo.
Draco non si trovò mai così completo. Non si sentì mai così sé stesso, tenero e nascosto nella notte, nudo nell’anima oltre che nel corpo, solo per lei.
Lei capì perché tanti scrittori e poeti amassero parlare dell’amore. Era qualcosa che aveva a che fare con l’essere vivi e forti, col riscaldare i cuori, con la sfida tra ragioni, sogni e realtà, e la rendeva felice.
“Ti amo, Lovegood.”
“Ti amo, Malfoy.”
Quando insieme rimasero abbracciati sul letto dopo essersi confusi insieme l’uno nell’altra, ancora si vollero ripetere la loro promessa d’amore.
“Mi stai contagiando, sai, Luna?”
“Oh, scusa, non credevo di avere il raffreddore!”
“Intendevo in un altro senso.”
“Anche tu stai contagiando me. In un altro senso” la ragazza gli lasciò una punta di baci sul collo e riprese a sorridere.
 
 È grande da sembrarti indefinito, può lasciarti senza fiato
il suo braccio ti allontanerà per sempre dal passato
l’amore mio sei tu
 
La ammirò ancora nella penombra della spaziosa camera a Villa Malfoy, mentre dormiva abbracciata a lui sotto le coperte. Era serena, sorrideva come se stesse facendo sogni meravigliosi.
La tirò a sé e continuò a ricordare tutto quello che era appena successo.
Pensò che l’intera felicità del mondo poteva essere contenuta in una stanza, e che non c’era magia più bella di quella dettata dai corpi.
Al mattino, quando si risvegliarono insieme, Draco scoprì che per la prima volta dopo mesi e mesi non c’erano stati pianti strozzati, risate e voci che invocavano pietà nei suoi ricordi del sonno. Gli incubi erano davvero finiti.
Fu Luna a parlargli per prima, aveva ancora gli occhi leggermente insonnoliti ma radiosi:
“È bello... svegliarsi con te.”
Draco la strinse a sé.
Luna rimase accanto a lui, i suoi lunghi capelli un po' scompigliati, che non teneva con nessun fermaglio, le conferivano un aspetto più seducente, ma ugualmente puro e sereno.
Draco le accarezzò alcune ciocche, in silenzio.
A volte la perfezione si poteva catturare in un istante del mattino, in uno sbadiglio, in un sorriso che esplodeva senza bisogno di troppe spiegazioni.
Luna si mise a cantare con dolcezza. Lo faceva sempre quando si svegliava di buonumore. Cominciò ad intrecciarsi alcune ciocche di capelli e scrutò la luce fuori dalla finestra, salutando il sole. A giudicare dalla luce che filtrava nella camera, la giornata si preannunciava ricca di pensieri positivi, così pensò che era il momento adatto per rivelare a Draco un’altra parte di sé.
“Draco, voglio dirti una cosa.”
“Vuoi raccontarmi una nuova fiaba?”
“No, se vuoi te la racconto, ma dopo. Adesso voglio dirti... Ariambò.”
“Cosa?”
Luna si sorprese, ma non troppo:
“Non hai studiato il Koleuchi, la lingua antica dei maghi? C’è un canto bellissimo che mi ha insegnato la mia mamma, la parola Ariambò è importante fin dall’inizio dei tempi.”
Allora Draco la ascoltò con più interesse. Luna non gli aveva mai parlato molto di sua madre, e se era giunto il momento di farlo doveva prestare maggiore attenzione.
“Mi manca, sai” confessò lei “Le saresti piaciuto, sei di poche parole, ma lei ti avrebbe capito.”
“Ne sono sicuro.”
“La mia mamma ogni tanto mi ricompare nei sogni. Così ricordo più facilmente la sua voce. Quando ero piccola mi diceva che quando mi sentivo sola non dovevo disperarmi, perché un giorno Ariambò sarebbe arrivato e avrebbe cancellato il dolore, eliminando anche il suo. Ariambò sei tu. L’amore mio sei tu.”
 
Può renderti migliore e cambiarti lentamente
ti dà tutto ciò che vuole e in cambio non ti chiede niente
 
Lucius Malfoy osservò silenziosamente il figlio, e spostò con rapidità lo sguardo verso la moglie, tentennando sulla domanda che stava per porre a Draco:
“Xenophilius Lovegood. Sua figlia. Dovremmo imparentarci con loro? Draco, mi sembra di ricordare che nutrissi interesse in passato per una Greengrass, o anche per la figlia dei Parkinson...”
Narcissa, al contrario del marito, non osò mostrare le proprie titubanze a proposito dei sentimenti del figlio. Aveva un unico timore, che avrebbe preferito non esternare.
Ma Draco apparve più determinato che mai:
“Io voglio solamente Luna. È lei la mia felicità.”
“Lei è stata nostra prigioniera, Draco” Narcissa si decise a parlare “Forse ti senti in colpa, forse cerchi di rimediare ma in realtà non è amore, è un modo per espiare quello che siamo stati costretti a farle...”
Draco si alzò dal tavolo e riuscì a battere i pugni sul mobile pregiato:
“Lei è la mia scelta migliore. E no, non è colpa, non è perdono. Forse non capirete mai, ma non importa.”
Detto questo, il giovane Malfoy si congedò dalla propria famiglia, e quando l’elfo domestico gli si rivolse quasi tremando, Draco si slacciò la cravatta verde e argento che indossava e gliela offrì.
“Sei un elfo libero. Se vuoi continuare a servire la mia famiglia, sarai pagato.”
Quando si smaterializzò e si presentò dopo qualche minuto a casa Lovegood, Luna lo accolse sorridendo. La sua ragazza portava la spilla del C.R.E.P.A. in bella vista sulla camicetta, e aveva appena terminato di ascoltare alla radio la sua amica Hermione che aveva fatto nuovi passi importanti per la liberazione di ogni elfo domestico presente nella nazione.
Malfoy affrontò lo sguardo di Xenophilius Lovegood che lo squadrava con particolare curiosità tenendo sul naso degli occhiali rosa, ed infine lo ascoltò dichiarare:
“Deve essere un bravo ragazzo se lo ami, figliola. Piacere, io sono il direttore del Cavillo. Ti piace leggere e scrivere, Draco?”
“Non particolarmente.”
“Magnifico, nessuno è perfetto! Allora ti regalerò una cravatta, hai l’aria di uno che ne ha un gran bisogno.”
Quando Xenophilius si spostò in un’altra stanza Luna sussurrò a Draco:
“Gli sei piaciuto. Mio padre regala le sue cravatte solo a quelli che gli stanno simpatici. A proposito, dove hai lasciato la tua? Di solito la porti sempre, è successo qualcosa?”
“Sì. Mi rendi migliore.”
 
Può nascere da un gesto, da un accenno di un sorriso
da un saluto, da uno sbaglio, da un percorso condiviso
 
Erano di fronte al mare. Di nuovo, insieme.
Ammiravano la sabbia bianca, le acque azzurre e cristalline, le onde dolci. Lungo la sabbia camminavano in fila delle formichine, mentre lungo un promontorio poco lontano si scorgevano delle creature selvatiche, sicuramente Innivellisis, Draco aveva imparato a riconoscerli, si inerpicavano lungo i sentieri ripidissimi e poi cominciavano a volare fino ad arrivare sopra il mare.
Erano creature pallide e alate, totalmente innocue. Non si avvicinavano quasi mai agli uomini, ma con Luna sembravano aver fatto un’eccezione, perché un loro esemplare, forse il capobranco, zampettò verso di loro e la ragazza cominciò ad accarezzarlo e a parlargli dolcemente, come se fosse un essere umano:
“Ciao, io mi chiamo Luna, e lui è il mio compagno Draco. Siamo tuoi amici, lo hai capito. Cosa vuoi dirmi?”
Allora la creatura rivelò a Luna un piccolo graffio sotto un’ala bianca. Si fidò di lei e le mostrò le sue ferite.
Draco comprese che così era stato per lui in passato. Ecco come nasceva a volte l’amore, quando non si aveva timore di mostrare le proprie ferite a qualcuno e si veniva amati nonostante tutto. Forse lui non aveva atteso altro che aspettare qualcuno che lo amasse. E lei lo aveva capito.
Luna rimase concentrata nel disinfettare le ferite della creatura magica, poi passò a curarla e preparò un piccolo impacco perché la bestiolina stesse meglio. Aveva studiato molto bene ad Hogwarts, Hagrid era stato il miglior insegnante che avesse avuto, anche se quando lo nominava a Draco lui borbottava definendolo ancora un “barbuto selvatico”.
Ricordò che Hagrid le aveva spiegato che gli Innivellisis erano molto paurosi e se venivano feriti andavano anche tranquillizzati con lunghi racconti. Allora non mancò di cominciare a sussurrare alle lunghe orecchie della creatura alata una miriade di parole, come se stesse chiacchierando con un bambino e volesse fargli capire che tutti i dolori erano terminati ed era tempo di svagarsi.
“Sai, il mio fidanzato a volte appare ancora scontroso con gli altri, ma in realtà è molto premuroso” si assicurò che Draco non la ascoltasse, e proseguì “Vedi, si è messo in acqua a nuotare, adesso non può sentirmi. Ti rivelo un segreto: una volta si divertiva a fare il prepotente, ma succedeva perché la sua famiglia gli aveva insegnato a comportarsi così. Cosa vuoi sapere? Ah... come mi sono innamorata di lui? Beh, ci siamo avvicinati durante una guerra. Eravamo prigionieri, ma questi sono ricordi più tristi. Lui si è innamorato per primo, credo. Quando siamo tornati a scuola faceva di tutto per evitarmi, ma avevo capito che fingeva di ignorarmi perché stava provando qualcosa di bello verso di me e detestava il fatto che lo intuissi. Allora ho cominciato a sognarlo, e mi accorgevo che ogni volta che lo sognavo mi svegliavo col sorriso. È stata una cosa graduale per entrambi, probabilmente. Anche se non ci davamo speranza, ci sognavamo in silenzio. E poi la guerra è finita, ci siamo sentiti liberi e ci siamo fatti avanti. A modo nostro, ed ora eccoci qui, felici e tranquilli.”
Luna vide che la creatura magica si era già ripresa perfettamente e cercava mille coccole. Quello era un ottimo segno, significava che era stata davvero in gamba nell’accudirla.
“Ti è piaciuta la mia storia?” sorrise Luna all’Innivellisis alato.
In risposta la bestiolina magica fece due salti e cominciò a volare attorno alla spiaggia, dimostrando di essere felice e di stare bene.
“Oh, sì” commentò Luna con una punta di soddisfazione “Piace molto anche a me, la mia storia con Draco.”
 
L’amore non ha un senso, l’amore non ha nome
l’amore bagna gli occhi, l’amore scalda il cuore
l’amore batte i denti, l’amore non ha ragione
 
Fu in un mattino dorato che Luna chiuse il bagaglio e Draco la imitò.
Avevano entrambi ottenuto i M.A.G.O. con ottimi voti ed erano liberi di dipingere un futuro tutto loro, abbozzando schizzi in giro per il mondo e intessendo storie che avrebbero trovato un lieto fine.
Erano stati una coppia strana che aveva fatto discutere e lasciato a bocca aperta alcuni benpensanti del Mondo Magico. Se ne erano infischiati e poi si erano detti che in quella porzione di terra non avevano più molto da scoprire.
Draco era deciso ad accompagnare Luna in un viaggio lungo un anno, alla ricerca di creature strampalate. Avrebbe redatto un diario e sarebbe stato un inviato speciale del Cavillo, sotto pseudonimo, perché non teneva a firmarsi col suo vero nome.
E dopo quell’anno a cercare mirabolanti avventure, ne era certo, avrebbe trovato anche lui la sua strada, accanto a Luna che non avrebbe mai smesso di incoraggiarlo.
Ma intanto una nuova partenza li aspettava.
Una partenza che forse aveva atteso fin da bambino, un miraggio in cui non avevano osato credere quando erano rimasti separati dalle mura di una cella, una memoria lontana quando i Mangiamorte tormentavano gli studenti di Hogwarts ed entrambi erano impegnati a sopravvivere per aggrapparsi all’idea di un amore futuro.
Ma tutto il resto apparteneva al passato.
Draco e Luna si strinsero la mano e richiusero la porta di casa Lovegood dietro di loro, cominciando a camminare contro l’alba, con un piccolo bagaglio alla mano e tanti desideri di esplorazione nel cuore.
“Qual è la nostra prima tappa, Luna?” domandò Draco quando raggiunsero la mongolfiera magica con la quale avrebbero viaggiato tra le nuvole.
“Domanda interessante. Non ci ho pensato. Ti va bene se improvvisiamo? Suppongo che le prime creature da studiare siano i Trolbelli, e loro si trovano solo quando non si cercano con troppa attenzione.”
Draco non nascose un sorriso.
“Allora intanto pensiamo a raggiungere le nuvole.”
“E poi ci faremo portare dal vento” concluse Luna per lui “Potremmo giocare un po’ a rincorrerlo.”
Liberi dai vincoli, dalle chiacchiere e dai pregiudizi, liberi di farsi trasportare, partirono convinti di raggiungere nuovi confini, e la linea oltre la luce del sole apparve loro più abbagliante che mai, ricca di promesse e speranze per i giorni a venire.
L’amore migliore, pensarono insieme, era quello che si basava sulle conquiste quotidiane, e loro avevano voglia di vincere sempre.
 
L’amore mio sei tu
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Noticine finali:
Storia zuccherosa? Spero non troppo ma sì, è fondamentalmente lovvosa e zuccherosa. Se c’è qualche imprecisione consideratela licenza poetica. Nel mio immaginario Draco ha voluto ripetere alcune materie dell’ultimo anno e i M.A.G.O. li hanno alla fine fatti insieme.
E sì, l’easter Egg, ditemi che lo avete riconosciuto, c’era eccome, ed era la scrittrice Babbana dal buffo cappello, la mamma di Sana, del manga/anime Rossana. Io amo la signora Smith. Una volta, in una mia fanfiction su Rossana, è stata lei a citare una mia scena di Harry Potter, adesso devono essere i personaggi di Harry Potter a citare lei, mi sembra giusto. XD
Quanto alla parola Ariambò e all’antica lingua dei maghi, il Koleuchi, li ho inventati io.
Ringrazio Graine che come sempre mi costringe a pubblicare e che mi ha compresa profondamente nelle difficoltà incontrate per la scelta del titolo. Non sapevo minimamente quale titolo mettere e se avessi usato quello della canzone lei mi avrebbe urlato contro per settimane :P
Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui. Spero vi sia piaciuta.
 
 
 
 
   
 
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