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Autore: Scarlet Jaeger    29/09/2020    5 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note:
Salve a tutti e ben trovati, o ritrovati, in questa storia. Vorrei fare alcune premesse prima di iniziare con la storia in sé per sé. Questo è il continuo delle vicende raccontate in “It’s My Life” ma, chi non avesse letto la precedente può tranquillamente iniziare a leggere da qua. Magari non capirà qualche piccolo riferimento al rapporto dei protagonisti, ma cercherò di essere più chiara possibile. In caso contrario, sarò ben felice di aiutarvi a capire ^_^
Questa volta, differentemente dalla precedente, non sarà scritta in prima persona dalla protagonista ma bensì in terza, perché ho potuto così avere più spazio anche per gli altri personaggi. Io di solito prediligo la prima persona, ma perché riesco a fare una migliore introspezione e calarmi nel personaggio mentre scrivo, ma spero di aver fatto un buon lavoro uguale XD
Questa storia inoltre è incentrata 2 anni dopo le vicende della prima (che raccontano il 1° campionato mondiale dal punto di vista di Saya), mentre questa sarà basata su delle vicende inventate da me e si colloca subito dopo la caduta della B.E.G.A, quindi a fine terza serie. Vorkof è sconfitto e siamo tutti felici e contenti xD inoltre avrete modo di vedere Kai Hiwatari alle prese con la vita da liceale e col suo passato. Sicuramente ne vedrete delle belle, spero!
Finisco col dirvi che questo capitolo sarà compreso da un Prologo, in cui Saya racconterà in prima persona ciò che è successo dalla fine dei “It’s My Life” fino all’inizio delle nuove vicende, e quindi ripercorreremo le due serie viste dal suo punto di vista (ma tranquilli, non sarà una sintesi della serie, bensì delle vicende dei protagonisti e del loro rapporto). Inoltre, ogni titolo del capitolo sarà il titolo di una canzone ad esso dedicato, in cui appunto ci troverete una citazione del testo della suddetta canzone che mi ha colpito, che è perfetto per quello che accade o che sembra riassumere alcune vicende successe. Ho fatto una meticolosa ricerca di tutte le canzoni che mi sono servite per tutti i capitoli, è stata una faticaccia ma è stato anche divertente! Diciamo che fanno da colonna sonora ad ogni capitolo ehehe. Io amo la musica, perché è la mia fonte di ispirazione ed ogni canzone di queste che incontreremo lo è stata per la stesura del capitolo ^^
Anche il titolo della storia stessa, così com’è stato per “It’s My Life”, è il titolo di una canzone e “Let us burn” è dei Within Temptation, il mio gruppo preferito!
Bene, detto questo non posso che augurarvi buona lettura. Ci leggiamo nelle note finali! XD




 
 
 
Let us Burn



 
 
 
Prologo:

Eccoci qua, come tutti ben sapete io sono Saya Ditenji e sono la nipote del presidente della BBA, che è stato da poco reintegrato a capo della società. Purtroppo alcuni recenti avvenimenti hanno fatto sì che la nostra strada si incrociasse di nuovo con quella di Vorkof, ma per fortuna, grazie ai Bladebreakers ed a tutti gli amici delle altre squadre, siamo riusciti a sventare anche quest’ultimo folle piano, partorito dalla mente di quel criminale, ed il Beyblade è tornato ad essere uno sport per tutti, da praticare con amore e passione.
Ma voi vi starete chiedendo cosa sia successo da quando salutai Kai, diretto al collegio dove suo padre lo spedì. Bene, rividi Kai Hiwatari, così come rividi Max e Rei, circa 5 mesi dopo averli salutati, per colpa di un gruppo di Blader chiamati “Scudi Sacri”, che erano particolarmente interessati ai Bit Powers dei ragazzi. Sono stati il tormento della squadra per settimane…almeno finché non ci si è messa un’altra banda di pazzi, lo Psyco Team, che ci ha dato non pochi problemi. Grazie a questi ultimi però conobbi Hilary, una compagna di classe di Takao e del Prof, e che in poco tempo diventò anch’ella parte integrante della squadra. Mi fece piacere non essere l’unica ragazza in squadra, perché con lei instaurai subito un bel rapporto di amicizia e confidenza come non lo avevo mai avuto con nessuno. Se non con Kai ai vecchi tempi.
Quando rividi Rei invece gli saltai letteralmente addosso, e lo tempestai di domande su come avesse passato quell’ultimo periodo. Parlammo molto quella notte, seduti in un angolo appartato del giardino di casa Kinomiya, dove i ragazzi erano ospiti. Mi sembrò di essere tornata ai tempi del campionato mondiale e mi fece piacere il fatto che, nonostante il tempo trascorso, il mio rapporto con Rei sembrava lo stesso di quando partimmo per il primo campionato. Non avevo dimenticato il bacio e tutto quello che avevamo passato in Russia, ma in quel momento sentivo che poteva esserci solamente una bella amicizia e mi andava bene così. Mi raccontò che era diventato istruttore di Beyblade al suo villaggio e le sue giornate erano talmente piene e stancanti da non aver avuto tempo per pensare a nulla che non fosse il Beyblade. Era tornato al suo paese per dare una svolta al suo rapporto con Mao, invece con lei erano rimasti in una situazione di stallo. Gli aveva fatto piacere tornare a casa dopo così tanto tempo, passato a vagabondare da un posto all’altro, come gli aveva fatto piacere passare del tempo con lei, ma la situazione era rimasta la stessa di un tempo e forse il fatto di essersi allontanato di nuovo dal villaggio gli aveva dato un nuovo vigore, anche se lo aveva fatto in seguito alla sconfitta da parte di un Blader che lui al tempo ancora sapeva essere sconosciuto.
Con Kai invece la situazione era notevolmente cambiata. Per quanto fosse cambiato da quel giorno in Russia, quando lo rividi stentai a riconoscerlo. Era tornato ad essere il solito apatico inespressivo e nei suoi occhi ametista avevo scorto una malinconia che non gli era mai appartenuta. Per fortuna non era più scostante e freddo come ai tempi del primo campionato, ma non sembrava più integrato con noi come lo era stato dopo la sfida sul Lago Bajkal. Sembrava come se nulla gli importasse, ma si era prodigato così tanto per difendere un ragazzino della sua scuola che per un momento pensai che se ne fosse innamorato. A grandi linee mi disse che in quella scuola stava conducendo una vita monotona e senza stimoli. Se ne stava sempre per i fatti suoi ed ogni tanto sgattaiolava nel suo magazzino privato, lontano da tutto e da tutti, ma ci aveva raggiunti solo dopo essere stato sfidato da Dunga, uno dei quattro Blader degli Scudi Sacri. Aveva ripreso Dranzer solo in occasione di quella sfida ed a me sembrò tanto triste quel racconto. Non avrei mai immaginato per lui una vita così solitaria, non dopo tutto quello che aveva passato alla Borg.
Per tutto quel tempo parlò poco di sé o in generale, però tutto sommato era abbastanza amichevole con tutti noi, almeno rispetto ai vecchi tempi. Mi dispiaceva solo che si sentisse così distante da noi. Mi sarebbe piaciuto provare ad avvicinarmi di più, ma lui teneva tutti a distanza, quasi volesse proteggere sé stesso dal provare sentimenti…e lo lasciai stare. Mi ero illusa che il nostro rapporto sarebbe potuto tornare come quando eravamo bambini, ma così non fu e mi ritrovai di nuovo a passare il mio tempo con Rei. Con lui invece mi sembrò come se il tempo non fosse minimamente trascorso. Parlavamo molto, per lo più di Mao e Kai, ma il riavvicinamento effettivo ci fu in seguito alla cattura della Tigre Bianca da parte degli Scudi Sacri, che volevano tutti e quattro i Bit dei ragazzi.
Quella notte Rei era talmente disperato e distrutto che lo sentii uscire dal Dojo di casa Kinomiya ad un ora imprecisata della notte. Ero rimasta con lui sotto sua esplicita richiesta, in seguito a quella vicenda, ed invece mi aveva lasciata sul mio Futon pensando che dormissi e si era allontanato da solo. Lo trovai ad osservare le stelle con espressione malinconica, appoggiato alla ringhiera di un ponte, e quella visuale mi strinse il cuore. Avevamo assistito alla cattura della Tartaruga di Max e all’Aquila di Kai nel primo campionato, come la cattura di tutti i Bit Powers dei ragazzi Cinesi ed Americani, e molte volte mi ero fermata a pensare a cosa avrei fatto se mi avessero rubato il Bit di Star Pegaso, quindi potevo ben immaginare come Rei si sentisse. Mi avvicinai per dargli conforto e per fargli sentire la mia vicinanza, ma mi ritrovai di nuovo attaccata alle sue labbra e quella volta non fu per “colpa” mia.
Ciò che successe dopo sono solo meravigliosi ricordi confusi. Il bacio prese una piega fin troppo frenetica, che ci costrinse a correre verso casa mia, luogo più vicino pur di toglierci dalla strada. Mio padre era spesso fuori per via del lavoro e mia madre quella notte era di turno, quindi essendo stata sola in casa abbiamo potuto dare libero sfogo alla passione forse fin troppo repressa tra noi. Complici erano stati gli eventi che Rei stesso era stato costretto a vivere, compresa la perdita della Tigre, ma quella notte capii veramente cosa volesse dire la parola “sesso”. Non posso certo parlare di amore, perché in fondo io mi sentivo ancora attratta da Kai e sentivo di provare per lui un sentimento molto intenso, ma purtroppo Hiwatari non mi considerava, almeno non come avrei voluto, e da adolescente in piena crisi ormonale io mi concessi a Rei.
Il ricordo di quella notte però, se pur fosse bellissimo, mi lasciò in bocca un sapore amaro. Purtroppo domandai a me stessa come mai finissi tra le braccia di qualcuno solo in seguito alla sua disperazione. Era successo con Kai, che mi aveva baciata di fronte a tutto lo stadio Russo dopo che Sergey gli aveva rubato l’Aquila Rossa, e mi ero ritrovata avvinghiata a Rei per lo sesso motivo…
Dopo quella volta il nostro rapporto tornò agli albori, e seppur ognuno di noi trattava l’altro come sempre, sapevamo che non eravamo destinati a stare insieme.
Io avevo continuato a pensare a Kai e lui aveva Mao ad attenderlo in Cina. Si misero finalmente insieme all’inizio del terzo campionato del mondo, momento in cui conobbi Hitoshi Kinomiya, il fratello di Takao. Inizialmente lo conoscemmo come Jin del Vento e quel personaggio così misterioso mi aveva particolarmente incuriosita. Era un ottimo Blader e sembrava conoscerci. Il suo pensiero mi tormentò per giorni, fino alla finale del terzo torneo Nazionale, dove ci rivelò la sua identità ed il fatto che sarebbe stato l’allenatore dei Bladebreakers Revolution, la rappresentativa Giapponese in quel terzo campionato del mondo.
Purtroppo la mia speranza di riformare la vecchia squadra crollò drasticamente dopo aver letto le modalità di iscrizione, e cioè che si accedeva a coppie. Così, insieme a Takao, Hilary, il Prof ed un ragazzino scostante di nome Daichi, conosciuto poco prima del Torneo, vedemmo andare via uno ad uno i nostri vecchi compagni. Io ero preparata al fatto che Max, ma soprattutto Rei, sarebbero andati via. Rei stesso mi parlò della sua decisione di provare a combattere con i White Tigers, rinominati Baiutzu. Stessa cosa per Max, che militò tra le fila Americane.
Quello che ci lasciò più basiti fu la partenza di Kai per la Russia. Non capii in un primo momento perché avesse deciso di volarci le spalle senza dire nulla a nessuno, nemmeno a me, ma poi le sue intenzioni mi furono chiare. Voleva battersi con Takao.
Quindi passò anche il terzo campionato del mondo, che vide i Bladebreakers campioni per la terza volta, e lo passai essenzialmente tra le braccia del nostro allenatore. Mi avvicinai a lui grazie alla mia abnegazione ed al fatto che Takao all’inizio degli incontri perse un po’ la bussola. Hitoshi era preoccupato per il fratello, come era comprensibile, anche se di fronte a noi non lo dava a vedere. Lo trovai un giorno, nella tappa americana, sul tetto del nostro Hotel, che osservava malinconicamente il panorama notturno. Avevo visto correre via il nostro campione dopo aver sbattuto la porta, chiaro segno che dovevano aver discusso. Io come mio solito andai per cercare di alleggerire il suo animo o il suo cuore, perché non volevo che il nostro allenatore, colui che avrebbe dovuto guidarci, si fosse accollato i problemi di tutta la squadra. Takao in crisi, il prof Kappa nervoso, Hilary sempre più isterica e Daichi che punzecchiava Takao fino a farlo imbestialire più del dovuto avrebbero provato così tanto Hitoshi che prima o poi sarebbe scoppiato.
Quella notte iniziammo la nostra strana, breve, ed intensa relazione, che terminò drasticamente una volta concluso il Campionato Mondiale. Lui scelse la sua carriera, e scelse di allontanarsi anche da suo fratello per allearsi con Vorkof. Credo di non avergli mai perdonato quel cambio di fazione, e forse in un primo momento non lo perdonai nemmeno a Kai, ma con lui era diverso, perché sapevo che Kai sceglieva di allontanarsi solo per potersi battere con il suo rivale di sempre, e farlo con una squadra o con l’altra lo lasciava del tutto indifferente.
Dopo la caduta della B.E.G.A, Hitoshi scelse di continuare a seguire la sua carriera lavorativa e dal giorno della finale tra Takao e Brooklyn non lo rividi più.
Quel giorno segnò però un altro tipo di cambiamento. Brooklyn in primis cambiò. Non era più il ragazzo che aveva quasi mandato Kai in ospedale.
Io invece riuscii a farmi due nuovi amici, e cioè Yuri e Boris della Neo-Borg. Erano in ospedale per colpa di Garland e mio nonno si era prodigato così tanto per loro da accudirli quasi fossero anche loro suoi nipoti, e lo stesso feci io. Assistetti i due ragazzi per tutta la loro degenza in quella camera asettica di ospedale, finché non furono dimessi. Rimasi soprattutto ad accudire Yuri, il ragazzo che in Russia mi aveva fatto salire i brividi lungo la schiena in seguito alle sue occhiate glaciali. I suoi occhi color del ghiaccio mi avevano sempre messo una certa inquietudine, almeno finché non ci lessi una certa riconoscenza.
Mio nonno decise anche di ospitare i due Russi dopo che furono dimessi, affinché potessero fare le loro sedute di riabilitazione in fisioterapia.
Erano messi molto male…
Però, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, sotto una specifica richiesta del Presidente, e con un moto di riconoscenza verso mio nonno e tutto quello che aveva fatto per loro, i due ragazzi decisero di frequentare il liceo in Giappone. Al monastero erano rimasti Sergey ed Ivan, che insieme a qualche individuo che non condivideva le volontà di Vorkof, decisero di trasformarlo in un centro di accoglienza per ragazzi in difficoltà.
Quindi, ad una settimana dall’inizio delle nuove lezioni, ci stavamo godendo la vittoria contro la B.E.G.A, avvenuta due settimane prima, e lo stavamo facendo crogiolati sotto il sole di fine Aprile…
 
 
 
 
Capitolo 1 – Starlight
 
 
 
Just tell me to stay
Dimmi solo di restare
I’ll turn
Io mi volterò
I won’t look away
Non guarderò altrove
I’ll stay here
Starò qui
I’ll never go but you don’t feel the same
Non me ne andrò mai ma tu non provi lo stesso.”

Starset - Starlight

 
 
 
Era passata una settimana da quando erano iniziati i lavori per riportare la sede della BBA alla sua precedente forma. L’immenso grattacielo fatto costruire da Vorkof era solamente uno spiacevole ricordo, così come il pensiero dell’uomo e la sfida Justice 5.
Tutto era tornato alla normalità. Tutto scorreva alla perfezione e, seppur mancasse poco oramai all’inizio del nuovo anno scolastico, i ragazzi si erano concessi un pomeriggio al mare. Le temperature in quell’Aprile erano molto al di sopra della massima stagionale, per cui avevano tirato fuori i loro costumi e si erano diretti in spiaggia, così per passare una spensierata giornata in compagnia degli amici.
Max e Rei avevano fissato la partenza per il giorno dopo, così da essere pronti anche loro al nuovo anno scolastico, nonostante Rei non frequentasse più una scuola ordinaria ma prendesse lezioni private in quanto capo Tribù.
Oltre a Saya c’erano Takao ed Hilary, che oramai facevano coppia fissa, il Prof Kappa, coi suoi bermuda verdi, Daichi, con la sua solita voglia di importunare il prossimo, Rei e Mao, anche loro in qualità di coppia, Kai, con l’aria di uno che sarebbe andato volentieri altrove, e Yuri e Boris, con ancora qualche cerotto e fasciatura, ma tuttavia già in ottima forma.
Le ragazze si erano appena alzate dagli asciugamani, dove era in corso una sfida a carte tra il Prof Kappa e Yuri, e l’occhio attento di Boris saettò subito in direzione delle loro compagne. Osservò le loro schiene, e non solo, allontanarsi verso il bar, e lo fece con un’occhiata più che eloquente.
«Hai notato qualcosa di interessante?», ridacchiò Takao in direzione del Russo, che si voltò verso di lui con ancora il sorrisetto stampato sulle labbra.
«Può darsi…», fece spallucce il diretto interessato, voltandosi di nuovo verso la fonte della sua attenzione, ma purtroppo le tre erano già sparite dal suo campo visivo, per cui non gli restò altro da fare che sospirare, sconfitto ma altrettanto divertito.
«Spero solo che non stavi guardando la mia ragazza…», lo sbeffeggiò bonariamente il campione del mondo, ma Boris scoppiò in una fragorosa risata.
«Come sei divertente ragazzino…», gli rispose. «Sono un gentiluomo, non mi permetterei mai di guardare delle donne impegnate», continuò, per poi piantare spudoratamente i suoi occhi azzurri in quelli dell’altro. «Stavo meticolosamente squadrando il di dietro della vostra amica prima che tu mi interrompessi…», fece poi spallucce, come se quella constatazione fosse la cosa più normale del mondo, scioccando però i presenti. Yuri gli riservò un’occhiata di sbieco, oramai rassegnato dai modi esuberanti del suo compagno di squadra. Takao, Max, Rei ed il prof Kappa invece lo guardarono leggermente scioccati, mentre Kai aveva platealmente alzato gli occhi al cielo, indispettito dai modi cavernicoli del suo ex compagno.
«Stava guardando che?!», si intromise Daichi, togliendo il dito che stava rigirando da un quarto d’ora nel naso con fare annoiato.
«Nulla pidocchio, fatti gli affari tuoi!», lo ammonì Takao, cercando di zittirlo. Per fortuna quel piccolo demonietto non controbatté, complice anche l’occhiata che Yuri riserbò anche a lui.
«Dai, non mi dite che non avete mai allungato gli occhi…», insistette di nuovo Boris, alzando un sopracciglio, e questa volta fu lui ad essere scioccato.
Osservò uno ad uno i ragazzi, che distolsero lo sguardo da lui facendo i vaghi. Ci fu anche un imbarazzante silenzio, che però fu interrotto da una risatina divertita di Takao, che come al solito non riusciva a stare serio.
«Beh, qualcuno ha allungato qualcosa di più …», disse e lo sguardo attento del russo tornò di nuovo su di lui, bramoso questa volta di dettagli. Purtroppo però Kinomiya si beccò un’ammonizione da parte di Rei, che alla fine sospirò sconfitto, nonostante il piccolo sorriso complice che gli era spuntato a fior di labbra.
«Ma non mi dire…», insistette Boris, questa volta notevolmente colpito, «non ti facevo così audace, ti ho rivalutato!», ridacchiò poi verso il diretto interessato, che arrossì lievemente sotto quelle parole. Tutto avrebbe voluto fuorché tirare fuori vecchie vicende, soprattutto con Mao e Saya nei paraggi. Erano riuscite a mettere da parte diverbi e gelosie diventando amiche e non avrebbe mai voluto che, per la curiosità di una persona, sorgessero altri problemi.
«Posso stringerti la mano?», continuò Boris, allungandola verso il cinese, in attesa che lui facesse come gli era stato chiesto.
«Dovresti stringerla anche a Kai…», fu però il commento di Yuri, fatto a bruciapelo e senza neanche spostare il suo sguardo di ghiaccio dal mazzo di carte che aveva in mano. Il prof Kappa nel frattempo si era stretto nelle spalle, suggestionato da quel silenzioso Blader ed impaurito dalla reazione che avrebbe potuto avere il suo vecchio compagno di squadra.
In un attimo Ivanov ebbe l’attenzione di tutti, compresa quella di Hiwatari, che lo guardò come se avesse voluto incenerirlo da un momento all’altro. L’ultima cosa che avrebbe voluto era quella di finire in mezzo a quei discorsi.
«Perché?», fu di nuovo il commento interessato di Daichi, che incurante dell’occhiataccia dell’ex membro della Neo-Borg continuò a guardare Yuri in attesa di una risposta.
«Tzè, per quel misero bacio?!», riprese parola Boris, all’udendo al bacio che Kai aveva dato a Saya dopo il suo incontro con Sergey nel primo campionato mondiale, allargando il sorrisetto malizioso ed indispettendo di più il povero nippo-russo, che si voltò a braccia conserte con un grugnito.
«Fatevi gli affari vostri», fu però la sua amorevole risposta, che fece scoppiare a ridere tutti i diretti interessati. Anche Yuri si concesse un sorrisetto malizioso, in fondo si divertiva troppo a cogliere Kai in momenti di puro imbarazzo come quello.
«Ah, ho capito! Allora dovresti stringerla anche ad Hitoshi, il fratello di Takao!»
Fu Daichi a riprendere parola, con il tono di voce di chi la sapeva lunga. Aveva un’espressione vittoriosa sul volto, come quella di chi ha appena compreso di cosa stessero parlando, e con un dito indicò il povero Kinomiya, che nel frattempo era sbiancato.
«Taci pidocchio, doveva rimanere segreto!», lo ammonì poi e sotto quella constatazione ammutolirono tutti i presenti, scioccati da quella rivelazione.
La relazione tra Saya ed Hitoshi avrebbe dovuto rimanere segreta anche per i componenti della loro stessa squadra, ma fu Hilary ad accorgersene, perché aveva notato Saya sgattaiolare fuori ogni notte dalla camera che divideva con lei. Era stata la nipote del presidente a chiedere ai suoi compagni di mantenere l’anonimato, soprattutto perché non voleva farlo sapere ad una persona in particolare. Voleva continuare a viversi la sua vita e la sua adolescenza, conscia che quegli anni non sarebbero più tornati, ma Kai ancora tormentava il suo povero cuore, e lui sembrava non accorgersi di lei…
Quella rivelazione fece storcere le labbra a Boris e serrare la mascella a Kai, che nonostante non stesse prendendo parte alla conversazione, le sue orecchie funzionavano ancora bene. Non seppe però dire perché quella consapevolezza lo indispettì, talmente tanto da farlo alzare stizzito dal suo posto e sparire come era solito fare.
«Cos’è, è troppo puro per certi discorsi?», chiese poi Boris, rompendo il silenzio che era caduto tra loro, anche se sapeva benissimo che era tutto fuorché puro, perché tutto quello che era stato costretto a vivere il suo compagno lo aveva vissuto anche lui. A differenza di Hiwatari però, Kuznetsov l’aveva superato.
«Ha un problema personale con Hitoshi, credo, in fondo se Brooklyn l’ha ridotto alla stregua di un colapasta è anche colpa sua…», fece però spallucce Yuri, sentenziando di nuovo quella constatazione con espressione disinteressata. Sembrava più preso dalla partita a carte che stava giocando con il piccolo Kappa che dai discorsi del suo compagno, ma ogni tanto si sentiva in dovere di entrare nella conversazione per dire la sua.
«Ah… povero piccolo Hiwatari…», si lasciò sfuggire l’altro russo, con un sorrisetto divertito. Si voltò poi verso Takao, quella volta con espressione più seria. «Permettimi di dirti che tuo fratello è stato un vero stronzo!», gli disse poi con una smorfia, e Takao non poté far altro che annuire rassegnato. In fondo anche lui non aveva compreso a pieno il passaggio di fazione di suo fratello, ma oramai era acqua passata e non aveva voglia di tornare su vecchi discorsi. Ed in realtà non avrebbe neanche voluto che la conversazione arrivasse a quel punto.
«Preparati a correre lontano, pidocchio!», si rivolse poi a Daichi, con espressione inviperita, «se Saya saprà che tu hai rivelato il suo segreto potrebbe ridurti a brandelli!», lo sbeffeggiò e fu solo in quel momento che vide negli occhi del piccoletto un lampo di terrore. Saya era l’unica che riusciva a metterlo in riga e l’unica che lui ascoltava, e forse era perché nei suoi battibecchi con gli altri riusciva anche a difenderlo e ad essere gentile con lui. La piccola bertuccia dai capelli rossi non avrebbe mai voluto mettersi contro di lei e fu per questo che da quel momento se ne rimase seduto e zitto al suo posto, quasi fosse stato in punizione.
«Di cosa state parlando?»
L’arrivo della diretta interessata però fece prendere un colpo a tutti i presenti, tranne a Yuri, che stava continuando con nonchalance la sua partita a carte, in cui stava indegnamente stracciando il Prof Kappa, che si distraeva ogni volta ad ascoltare i discorsi degli altri.
Le ragazze stavano mangiando con gusto il loro gelato quando sedettero accanto ai propri compagni, mentre Saya prese posto accanto a Boris.
«Di scolapasta…», le rispose quest’ultimo con un’alzata di spalle ed una risatina divertita, che contagiò anche gli altri ragazzi, ma sotto quell’osservazione le tre alzarono un sopracciglio.
«Cose di poco conto…», cercò di mettere fine alla conversazione Rei, che con uno sguardo cercò di ammonire Boris e farlo desistere dal dire qualsiasi altra cosa tra quello che si erano appena detti.
«Se lo dite voi…», fece spallucce Saya, anche se non era del tutto convinta di quella risposta, ma in fondo anche i ragazzi avevano i loro discorsi privati, così come li avevano tra ragazze, per cui non continuò. Quando spostò lo sguardo sui presenti però, notò due particolari curiosi.
«Dov’è Kai?», chiese in primis, spostando lo sguardo alla ricerca del suo vecchio amico d’infanzia, «e perché Daichi ha l’aria di un cane bastonato?», chiese infine, spostando lo sguardo in tralice su Takao.
«Oh, lascia stare Daichi, tra qualche minuto si sbloccherà!», ridacchiò in risposta il campione del mondo, voltandosi poi dalla parte del piccoletto, che gli riserbò un’occhiata maligna. Ma Kinomiya sapeva di avere il coltello dalla parte del manico, ed anche un buon pretesto di ricatto, infatti, mimando col labiale, gli intimò di rimanere in silenzio o avrebbe detto a Saya quello che lui aveva rivelato di fronte a tutti. Il possessore di Gaia Dragoon non proferì parola a riguardo, anche se continuò a riservare a Takao una dignitosa dose di accidenti sussurrati tra i denti.
«Mentre Kai…», provò a rispondere anche alla prima domanda, ma gli fu decisamente difficile formulare una frase senza rivelare cosa avesse indispettito così tanto il loro compagno, tanto da fargli abbandonare il gruppo.
«Mentre Hiwatari è una donna mestruata…», lo sbeffeggiò Boris con nonchalance, andando in aiuto del campione. «Non riesce a stare in mezzo alla comune plebaglia per più di un’ora, ed è scoccata dieci minuti fa», fece spallucce, finendo a far sorridere tutti. I suoi diverbi ed i battibecchi con Kai erano oramai famosi.
 
 
La giornata passò tranquilla, all’insegna delle chiacchiere e del divertimento, e Kai riapparve solo quando fu l’ora di tornare a casa. Aveva il volto accaldato e l’aria di chi avrebbe tirato le cuoia da un momento all’altro. Anche il suo sguardo ametista era troppo vacuo per essere lucido.
Fu quando rimase solo con Saya, dopo averla accompagnata fino al cancello della sua villetta, che lei decise di rivolgergli la parola. Fino a che insieme a loro c’erano stati Yuri e Boris, che avevano salutato di fronte casa di suo nonno, due isolati prima, non lo aveva fatto per non dare modo a Boris di punzecchiarlo. Aveva cercato di tenere una conversazione tranquilla coi due, chiedendo come fossero stati in quella giornata e come si sentissero nonostante fossero ancora in convalescenza, lasciando di proposito Kai fuori dai discorsi. Ma purtroppo si era ben accorta che qualcosa non andava e non voleva assolutamente che fosse tornato a casa da solo.
«Kai?», lo richiamò prima che iniziasse a camminare. Lui si era voltato con un sopracciglio alzato, ma lo sguardo quasi assente convinse la ragazza a trascinarlo indietro.
«Sei sicuro di stare bene?», gli chiese, guardandolo di sbieco e portando le braccia sui fianchi in un gesto ammonitore.
«Sì…», le rispose però lui, come al solito spiccio e coinciso, ma quella risposta non soddisfece a pieno la ragazza, che con qualche passo ridusse di nuovo la distanza che c’era tra loro. Gli arrivò prepotentemente di fronte e Kai non poté sottrarsi a ciò che successe. Con una mano gli aveva spostato la frangia argentea e gliel’aveva poggiata sulla fronte con aria assorta.
«Hey…», si lamentò lui, cercando di divincolarsi da quelle attenzioni, ma ovviamente non sortì l’effetto sperato.
«Tu scotti!», lo ammonì lei e lui sotto quella constatazione storse il labbro, come se avesse mangiato qualcosa di aspro.
«E allora?», commentò quasi acidamente, ma oramai Saya si era abituata ai repentini cambi d’umore del suo amico e sapeva per certo che oramai non c’era cattiveria nei suoi modi di fare. Kai era semplicemente restio verso ogni tipo di rapporto umano. Sarebbe cambiato, di quello ne era sicura, ma ci sarebbe voluto del tempo e lei era sempre stata pronta a concedergliene più del dovuto. In fondo non aveva mai perso la speranza con lui nemmeno quando l’aveva ferita e ripudiata durante il primo campionato del mondo.
«E allora tu non tornerai a casa da solo!», lo ammonì di nuovo e vide i suoi occhi ametista alzarsi al cielo per l’ennesima volta, ma di nuovo non si fece impressionare da ciò.
«E tu non mi accompagnerai per poi tornare a casa da sola...»
«Non è mia intenzione», fece spallucce lei, «sarai tu a rimanere qui. Ho tutto quello che serve per aiutarti, vieni!», lo prese per la maglia e lo tirò fin dentro al cancello ed anche se in un primo momento si oppose a tutto quello, Kai era troppo distrutto per mettersi a controbattere e quindi seguì la ragazza fino in camera sua, la stessa che ricordava dagli spensierati giorni d’infanzia, quelli che oramai, soprattutto per lui, erano solo un bel ricordo.
Tutti i suoi ricordi, anche quelli che avrebbe preferito non ricordare, erano tornati in seguito al primo scontro con Brooklyn, quando perse coscienza di sé stesso. Alcuni erano tornati anche in seguito alle percosse ed alle contusioni riportate nel secondo scontro. Tutta quella violenza gli aveva fatto riaffiorare alla mente tutti gli abusi subiti al monastero, quelli fisici, quelli mentali e sì, suo malincuore anche quelli sessuali. Lui ricordava oramai bene il mondo in cui aveva perso la verginità e non ne andava assolutamente fiero. Ogni volta che chiudeva gli occhi ripercorreva con la mente quegli spiacevoli giorni. L’aver ricordato tutto il suo passato aveva contribuito a far sì che Kai si fosse chiuso più in sé stesso. Da quando aveva iniziato a frequentare il collegio dove lo aveva mandato suo padre non era stato più lo stesso. Non era più l’amico che Saya conosceva, né il ragazzo freddo ed apatico che avevano conosciuto durante le prime tre tappe del primo campionato del mondo, e nemmeno il ragazzo amichevole che aveva provato ad essere dopo la loro sfida sul lago Bajkal. Adesso c’era un altro Kai Hiwatari, malinconico e distaccato.
In quel momento però, seduto stancamente sul letto della ragazza, la osservò uscire dalla camera e tornare qualche minuto dopo con una valigetta tra le mani. Cercò di seguirla con lo sguardo mentre appoggiava sul comodino tutto l’essenziale e lo fece con un’espressione incredibilmente contrariata. Fosse stato per lui sarebbe tornato a casa senza ripensamenti e senza che qualcuno si preoccupasse per lui. Era sempre stato abituato a cavarsela da solo e non era abituato ad avere attorno persone che si preoccupavano per lui. Nemmeno suo nonno aveva mai avuto grande considerazione di lui, figurarsi suo padre. Sua madre la ricordava appena…ed al monastero ognuno dei ragazzi doveva imparare a cavarsela da solo. Se non lo facevano, incorrevano nelle severe ed ingiuste punizioni di Vorkof.
«Che stai facendo?», chiese però di punto in bianco, stanco del silenzio che era sceso tra loro e conscio del fatto che Saya non lo avrebbe lasciato andare via tanto facilmente.
«Ti restituisco il favore…», gli rispose lei, quando decise che tutto l’occorrente che aveva diligentemente portato in camera era pronto per essere utilizzato. «Tu mi hai aiutata quella notte a Mosca…» si decise a continuare dopo aver visto l’espressione confusa di Kai. Ovviamente non poteva biasimarlo se non ricordava quel particolare, che probabilmente per lui non doveva essere stato importante. Ma per lei no, perché lei ricordava ancora il batticuore provato tra le braccia di Kai, quando lui aveva cercato di saldarla nel grande letto della camera d’albergo.
Lui però, dopo aver capito a cosa alludesse, distolse definitivamente l’attenzione da lei ed in quel momento le sembrò così buffo ed indifeso che la sua espressione le strappò un sorrisetto. Però lei non aveva intenzione di perdere altro tempo, soprattutto sapendo che la condizione in cui versava il povero ragazzo si sarebbe potuta complicare.
«Togliti la maglia», gli disse infatti, perentoria, beccandosi un’occhiata in tralice e decisamente contrariata.
«Avanti, non fare il bambino!», sbuffò, alzando gli occhi al cielo in un gesto decisamente spazientito, che portò Kai a stringere le braccia al petto con fare contrariato. Solo in quel momento si accorse che, in quella posizione, il tessuto che aveva strusciato sulle sue spalle aveva lasciato un notevole bruciore, tanto da strappargli un gemito di dolore.
«Visto?», grugnì Saya, avanzando di un passo e facendo scattare leggermente indietro il povero disperato. «Se non te la togli da solo te la tolgo con la forza!», minacciò infine e fu solo dopo aver scorto l’espressione risoluta di lei che Kai decise di assecondarla, perché tanto già sapeva che l’avrebbe spuntata. Era in terra nemica, dopotutto, e lei era troppo testarda per farla desistere dal compiere qualsiasi cosa avesse in mente di fare.
Così, dopo aver sbruffato per farle capire che, nonostante avesse fatto come gli era stato detto lui non era propriamente d’accordo, iniziò a togliere l’impedimento. Ma come preventivato, la nipote del presidente se ne infischiò della contrarierà dell’amico ed osservò i suoi lenti gesti impacciati mentre toglieva di mezzo l’impiccio della maglietta, arrossendo lievemente sotto quella visione.
«Sei contenta?», grugnì poi, riportando le braccia al petto con fare decisamente alterato.
«Sei Bordeaux!», sentenziò però lei, senza minimamente degnarlo di una risposta. La vista che le si era parata di fronte era stata più importante. Inoltre ci aveva visto giusto e Kai si era preso una bella insolazione. Probabilmente non era abituato a stare troppo a contatto col sole, e la sua pelle arrossata ne era stata la prova. Aveva notato subito il rossore sulle guance e sul naso del ragazzo, così come lo sguardo confuso. Sembrava quasi ubriaco, ma lei sapeva per certo che Kai non avrebbe mai fatto abuso di alcol, quindi la risposta era fin troppo palese per i suoi gusti. «Non senti bruciare?», chiese poi, sfiorando leggermente la spalla del ragazzo, che serrò la mascella in seguito ai brividi provocati da quel gesto. Non seppe dire però se fossero stati in relazione di quel tocco o del fatto che la sua pelle bruciasse come se fosse stata toccata da lava incandescente.
«Tzè…», fu però la sua risposta, che costrinse Saya a sospirare mentre lasciava cadere sul palmo della mano una generosa dose di crema all’aloe.
«Dai, voltati, ti prometto che questa allieverà un po’ il bruciore…»
Di nuovo, a malincuore, Kai non poté fare altro che obbedire ed in pochi secondi si era ritrovato seduto sul letto con le gambe incrociate, con lei in piedi alle sue spalle che spalmava la crema. Era una scena quasi paradossale, visti i protagonisti, lo riconobbe anche la ragazza stessa.
Era sceso inoltre un imbarazzante silenzio, almeno finché non fu lui a romperlo per primo.
«Cosa ci hai trovato in Hitoshi? Capisco Rei…ma Kinomiya?», chiese con voce quasi sprezzante, che trasportò tutto il disprezzo nei confronti dell’ex allenatore dei Bladebreakers Revolution, e quella domanda fatta così a bruciapelo fece perdere un colpo al cuore di Saya, che bloccò i suoi i movimenti e strabuzzò gli occhi con fare scioccato, in seguito ad una cosa che lui assolutamente non avrebbe dovuto sapere.
«Tu come…», chiese infatti in risposta, con voce stranamente roca. Essere giudicata da Kai era l’ultima cosa che voleva. Inoltre la speranza di poter essere per lui qualcosa di più di una semplice amica era un desiderio che non aveva mai abbandonato. Non aveva mai perso la speranza di fare colpo su di lui un giorno, ma credeva che, se lui avesse saputo quello che si era ritrovata a fare, lo avrebbe solamente allontanato. E poi sapeva dei diverbi che c’erano stati tra i due, nonostante la loro relazione fosse iniziata e finita prima della B.E.G.A, prima di Brooklyn e tutto ciò che Kai era stato costretto a vivere, ma si era ben accorta che Hiwatari non aveva mai tollerato Hitoshi fin dalle qualificazioni del terzo campionato mondiale. Il fatto che fosse il fratello del suo migliore amico e rivale non aveva cambiato le cose. Il più grande dei Kinomiya continuava a stargli indigesto.
«Dovreste tenere a freno la lingua di quel piccoletto dai capelli rossi…», le rispose Kai e nonostante fosse voltato ancora di spalle, Saya fu sicura che avesse avuto sul volto un’espressione a dir poco contrariata.
«Daichi!», inveì la ragazza, «ecco perché aveva un’aria da cane bastonato!», ricordò poi con una smorfia, ma si accorse che Kai stava ancora aspettando una risposta. In fondo se la meritava, ed anche se lui non si era scomodato a guardarla negli occhi, era sicura che fosse in attesa che lei soddisfacesse la sua curiosità.
«Ehm, diciamo che ci siamo avvicinati in un momento di disperazione. Era l’inizio del campionato, Takao era in crisi e non riusciva a vincere gli incontri. Il nostro allenatore si prodigava per far andare tutto dritto, ma gli costava un certo sforzo. Lo trovai una sera, sul tetto dell’albergo, che rimuginava sugli eventi trascorsi... Aveva appena finito di litigare con suo fratello e si stava dando colpe che, secondo me, non avevano ragione di esistere. Cercai di essere di conforto, come ho sempre fatto con tutti, perché non volevo che la squadra perdesse la sua guida…ed è successo quello che è successo», fece spallucce, cercando di non dover scendere nei particolari, ma era ben certa che Kai non glieli avrebbe chiesti nemmeno se avesse voluto saperli veramente.
Calò di nuovo il silenzio tra loro, momento in cui Saya riprese a spalmare la crema sulle spalle tese di Kai. Fu però lei a riprendere parola.
«Ѐ buffo però come io finisca sempre tra le braccia di qualcuno mosso dalla disperazione…», disse, parlando con una voce talmente malinconica che quasi stentò a riconoscerla. Ma in fondo era vero, ed anche l’unico bacio che lui le aveva dato era stato mosso da quel sentimento. Tuttavia Kai non rispose, né si sentì in dovere di farlo, anche perché veramente non sapeva cosa dire. Difficilmente Saya avrebbe sentito parole di conforto uscire dalla sua bocca, per questo cercò di riprendere la spensieratezza di sempre, nonostante l’espressione triste.
«Ho finito, adesso puoi stenderti e dormire un po’, io andrò nel letto dei miei…», gli rese noto, senza aspettare che lui si voltasse per rispondere. Fu appena lei gli ebbe dato le spalle che lui l’afferrò per il polso, tirandolo appena per costringerla a girarsi a guardarlo negli occhi, resi lucidi dall’insolazione. Aveva un’espressione talmente indecifrabile che, per un momento, credette davvero che ripetesse ciò che era avvenuto nello stadio Russo. Sarebbe stata anche pronta ad accoglierlo, perché era una cosa che desiderava dalla prima ed ultima volta in cui era accaduto. Ma non accadde nulla di tutto ciò e si dette anche della stupida per averlo anche solo pensato. Tuttavia l’espressione del ragazzo la convinse ad alzare leggermente un sopracciglio con fare confuso. Non riusciva più a leggere le sue espressioni.
Kai non era più un libro aperto per lei.
«Grazie», le disse però lui, pronunciando la parola che difficilmente riusciva a cogliere dalla sua voce, per cui quel ringraziamento doveva essere stato davvero sincero e di quello gliene fu grata. Provò anche sorridergli, nonostante l’imbarazzo di sentirsi gli occhi che tanto amava addosso.
«Buonanotte Kai», gli augurò infine, quando lui allentò la salda presa che aveva fatto sul suo polso, facendole salire alcuni brividi di freddo laddove la sua mano fin troppo calda aveva stretto la sua pelle.
«Buonanotte Saya», sentì la voce di Kai in risposta solo quando stava chiudendo la porta della sua stessa camera alle spalle e quando si ritrovò da sola nel buio corridoio, appoggiò le spalle al muro e si lasciò cadere a terra, stringendosi le ginocchia al petto con fare disperato.
Kai sapeva di Hitoshi, ed il mondo le crollò addosso…
Fine capitolo 1
 
 
 
 
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Colei che scrive:
Ma eccoci qua con questo inizio della nuova storia e non mi sembra vero T.T Sono passati pochissimi giorni dalla conclusione di “It’s my life”, lo so, ma non riuscivo più ad aspettare! Dovevo darvi questa chicca, o gioia xD E perché dopo mesi mi sono seduta di nuovo al pc! xD Mi sento stranamente emozionata ad iniziare questa nuova avventura, perché per la prima volta sarà una storia totalmente originale *-* in cui ne vedremo delle belle, spero, ed in cui ho infilato vecchi personaggi di cui probabilmente nessuno ricorda l’esistenza xD (no va beh, sono abbastanza famosi XD), ed ho creato anche personaggi originali, giusto per rendere tutto più avvincente!
In questo primo capitolo ho fatto una descrizione di ciò che ne è stato della serie V-Force (da cui viene il college di Kai, Yuya il ragazzino innamorato XD, gli Scudi Sacri e lo Psyco Team) e la serie G-Revolution dal punto di vista di Saya.
Inoltre la parte in terza persona è stata la trasposizione di un sogno fatto in quarantena dopo essermi sparata discrete puntate della serie e dopo aver scritto un capitolo XD un po’ il giorno in cui è partita l’idea di questa storia. Mi sono sempre immaginata Boris così e lo ritroveremo sempre così, per la gioia di Hiwatari! xD Con questo capitolo ho voluto un po’ mostrare i caratteri dei personaggi che troveremo lungo il percorso!
Come si vede dalle note inoltre, ho inserito anche Julia, che comparirà nella seconda parte della storia, perché sì, sarà divisa in due parti xD ma sarà più una guess star, esattamente come Yuri e Boris, perché la storia in sé per sé vede come protagonisti Saya e Kai, ma ho intenzione di creare qualcosa di parallelo per loro perché li amo *-* (ma comunque sia, i russi saranno sempre, intensamente presenti!). Stessa cosa con la misteriosa ragazza che comparirà per Boris ehehe solo perché sono maligna!
Inoltre, se a voi farà piacere, vorrei creare una raccolta di One Shot (in cui probabilmente inserirò le cose citate sopra), in cui descrivere ciò che Saya ci ha raccontato nel prologo (quindi il rapporto con Rei e quello con Hitoshi) :D rimando tutto a voi!
Credo non ci sia altro da dire, a parte benvenuti o ben ritrovati in questa avventura!
Come sempre spero di avere un vostro parere e di avervi con me in questa nuova avventura <3 Riportiamo in vita i vecchi ricordi T.T
Al prossimo aggiornamento!
  
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