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Autore: _Niente_Paura_    30/09/2020    3 recensioni
In un mondo corroso dalla piaga dei demoni vi è soltanto una sola via d'uscita, ed è bruciare tutto
Questa storia partecipa ai contest "Folclore d'Italia | Prima edizione" indetto da _Vintage_ e "Darkest Fantasy II edizione" indetto da Dark Sider, entrambi svolti sul forum di EFP
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Fiamma Nera'
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Capitolo 2


1. Una rivelazione nel passato


Prima che Brann morisse e i rapporti tra i due principi si spezzassero, Birken usava commemorare la tomba della regina Kniverod, così da poter entrare nelle sue grazie ed aver protezione.
Era un giorno come gli altri, il vento soffiava forte e i corvi gracchiavano. Era dinanzi l'entrata del cimitero reale, e tante lapidi erano distese ordinatamente a schiera, ogni tanto interrompeva la fila un pino o una siepe, oppure una grande statua marmorea raffigurante un angelo.
Entrò il giovane, guardandosi bene intorno. Occhi sgranati fissavano le lapidi nere ed i fiori accostati sulle tombe. Tra le mani stringeva un mazzo di tulipani gialli, mentre accelerava il passo divenuto sempre più svelto.
Giunto nel mezzo dell'appezzamento di terreno si fermo, ormai arrivato dinanzi un'alta statua anch'essa fatta di marmo. Questa raffigurava una donna alta dai lineamenti duri e severi, una corporatura esile e slanciata coperta da una tonaca elegante. I capelli erano raccolti in un morbido chignone e lo sguardo severo puntava dritto al basso, proprio dove si trovava il giovane. Questo messo a disagio, passò una manata tra i ricci marroncini, poi poggiò con dolcezza i tulipani difronte la lapide biancastra, ormai rovinata nei secoli.
Tossicchiò nervosamente il ragazzo, poi si sedette giungendo le mani e bisbigliando parole di preghiera.
Lui ancora non sapeva cosa stesse facendo, ma ciò che bisbigliava era una forma molto primordiale di Negromanzia.
Un colpo leggero di vento leggero scompigliò i capelli di Birken, sollevò il mantello porpora. Le mani giunte, gli occhi chiusi e le labbra dischiuse mormoravano parole sacre rivolte alla regina Kniverod.
S'illuminarono gli occhi della statua, ma non ebbe il coraggio di guardar l'artefice di quell'evocazione, si limitò a continuare nella sua preghiera con fervore, fin quando fu proprio una figura ad alzargli il mento con le sottili ed ossute dita.
Quando alzò lo sguardo notò immediatamente il volto scurito, era come se non l'avesse o quanto meno fosse indefinito. Una chiazza nera al posto del volto, mentre il corpo era pallido come la carta.
Non osò aprir bocca Birken, osservando quella figura snella e slanciata con quelle dita ossute che sfioravano le sue guance.
– Chi osa disturbar il mio secolare riposo, e per qual motivo? – una voce metallica uscì dal volto oscurato, e quasi non credeva alle proprie orecchie il giovane principe Birken. Sgranò gli occhi, mentre lui paralizzato dalla paura non riusciva minimamente a muoversi né tanto meno parlare.
– Allora? Sto aspettando te ragazzo – balbettò qualcosa Birken, poi finalmente riuscì a comporre una frase di senso compiuto
– Io … io volevo solo … solo avere il vostro favore … – Una gracchiante risata uscì dalla figura eterea che ora stava al disopra del giovane e l'osservava dall'alto in basso
– Sei proprio un delizioso bambino – dalla coltre nebbia nera s'intravide un sorriso e due occhi fiammeggianti – Almeno hai capito chi sono vedo – sopirò leggermente la donna
– Voi … siete Kniverod? – un'altra risata da parte dello spirito
– Certamente, e tu chi saresti? Un mio antenato? – annuì Birken ora molto più a suo agio. Il demone dell'oltretomba si avvinò al suolo e si piegò verso il ragazzo. Era sera e non v'era nessuno nelle vicinanze, a parte quegli assillanti ed opprimenti corvi.
– Ma conferma i miei sospetti, non sei tu il principe primogenito – restò spiazzato a tale domanda
– Sì … sì, sono Birken il secondogenito … Come fate a sapere queste cose ? –
– Ma dimmi, conosci l'arte della Demonologia? – Fece cenno di diniego il ragazzo, e quello che ottenne fu un verso spazientito da parte dello spirito – Quale graziosa e gaia coincidenza! Non sei per nulla consapevole del prodigio da te compiuto! – osservò per bene lo spirito, a tratti incredulo – Oh giovane, non è mica inconsapevole della straordinaria impresa da te compiuta? Ma non c'è motivo di serbare tanto stupore per un mio discendente – un ampio sorriso bianco comparve nella macchia nera – Ordunque ragazzo, mi rivelasti qualche minuto addietro di voler il mio favore, ma giovane stolto, non sai che i Demoni d'oltretomba non possono modificare il piano materiale? Ma sta' tranquillo, ti rivelerò altresì una informazione importante, ti svelerò il segreto della Fiamma Nera, ma ti comando di farne buon uso.– un attimo di pausa, così da poter scrutare arcigna il ragazzo – Capelli neri come il carbone, occhi dorati come quelli di un falco, sono colori assai strani ma comunque presenti sul volto alieno. Si spezzerà qualcosa dentro, e noterai come l'uomo diventerà bestia. Nero diverrà il suo sangue, nere le unghie delle mani ed aguzzi diverranno i denti. Sarà dunque compiuta la trasformazione … ed allora vedrai, proprio vicino a te , la Fiamma Nera. –






2. La malattia


Forte Fenice era costellato di ritratti, ma uno in particolare aveva attirato l'attenzione di Berenice, la quale aspettava l'arrivo del futuro marito. Era un ritratto di Svart, dipinto giusto qualche anno fa.
Svart a quel tempo era sicuramente di bell'aspetto, piacente e con un portamento elegante ma anche affabile. I neri capelli cadevano morbidamente sui zigomi alti e gli occhi dorati penetravano affondo nello sguardo lucente della ragazza.
Questa si presentava come un esile figura avvolta in un abito largo color azzurro, mentre i lunghi capelli bianchi e mossi erano raccolti da un fermaglio a forma di scaglia.
Intanto nel corridoio, uno Svart assai frettoloso s'accingeva ad incontrare Berenice. Lo sguardo era scostante, mentre l'andatura diveniva sempre più meccanica e rigida. Con ampie falcate Svart si stava avvicinando alla sala dei ricevimenti, ove l'aspettava la futura sposa.
Portava una larga camicia bianca e neri pantaloni infilati in alti stivali in pelle anch'essa nera. Le mani erano lunghe ed eleganti, queste erano avvolte da dei morbidi guanti in velluto nero.
Entrò in tale stanza sbattendo la porta ed entrando come una furia, era palese che la morte del padre l'avesse scosso non poco. Le orbite segnate e solcate di nero, gli occhi dorati brillavano d'una luce assai strana e le labbra pendevano pericolosamente verso il basso. Una cosa che saltava immediatamente all'occhio di Berenice, oltre all'atteggiamento brusco, era un ricorrente ghigno da parte del futuro sposo, il quale mostrava dei denti da una forma abbastanza aguzza.
Si avvicinò con cautela Berenice, l'osservò per bene e chinò il capo
– Piacere di conoscerla altezza – sibilò appena Berenice accennando un inchino, cercando di mascherare lo stupore relativo all'aspetto del giovane. Bofonchiò qualcosa il nuovo Re, poi sollevò gli occhi gelidi verso la donna
– Il piacere è mio Lady Berenice – la voce suadente uscì dalla gola del Re, il quale adocchiava la ragazza e la squadrava dall'alto in basso – Com'è stato il viaggio? Faticoso? – ed aggiungendo tale quesito si accomodò su una poltrona, invitando Berenice con i gesti a far lo stesso.
– Oh no, il viaggio è stato molto piacevole! Sembra volato il tempo! Una volta giunta nella capitale, be' sono rimasta molto colpita dalla bellezza di questa! – un sorriso timido nacque sul volto scavato di Svart, il quale con lo sguardo penetrante solcava l'animo della giovane.
– Sono assai felice che le piaccia, sa trascorrerà molto tempo qui – un sorriso di rito da parte della ragazza, mentre dall'altro sorrise con fare assai piacente.
– Eh be', in effetti ha ragione – una breve risata dalla donna, la quale sistemava nervosamente i bianchi capelli – Sono rimasta molto più colpita però dal Forte. È veramente maestoso, anche se incute un po' di timore –
– Come biasimarla Lady Berenice, la storia del Forte non è esattamente la più felice – lo sguardo dorato andò verso la finestra ed il sorriso si perse per qualche istante – Una storia tragica quella di Castel d'Avorio, ma dalle sue ceneri nacque il Forte, ecco perchè Forte Fenice – la donna l'osservò incuriosita ma al contempo timorosa – Sa, quel giorno ci fu un grosso incendio. I draghi attaccarono il nostro castello e ridussero in cenere gran parte della capitale. Capisce perchè il nostro matrimonio è così importante? La gente ha bisogno di fidarsi della Gente Bianca, ha bisogno di ricredere nei draghi, solo così potremmo avere una possibilità contro questa piaga –
– Mi scusi Mio Signore, questo lo so … ma non sapevo addirittura la mia gente avesse distrutto questa capitale – Scoperchiò i denti Svart, guizzando lo sguardo feroce verso questa
– Certo! Ogni parte ha una sua versione della storia, non esisterà mai un'unica verità –


Poco dopo l'incontro con la futura sposa, Svart si precipitò fuori dalla stanza come una furia. Con ampie falcate percorse l'intero e lungo corridoio. Si diresse alle stalle, dove chiese della carrozza reale. Nel mentre s'era messo un soprabito porpora ed un cilindro nero sulla testa, così da proteggersi dal freddo dell'esterno.
Non impiegarono molto a sistemarla, passò più tempo nell'aspettare il cocchiere che sistemare i cavalli. Il sovrano Svart era dentro la carrozza nera intarsiata d'oro, uscì la mano avvolta in un guanto di velluto nero e fece cenno di partire al cocchiere.
Il viaggio non era tanto lungo, bastava circa un'ora per arrivare alla meta, ovvero la sede principale della scuola di Negromanzia.
La carrozza dopo qualche attimo si fermò, e Svart scostando le tendine porpora adocchiò l'esterno. Stavano dinanzi Arcana Bibli, e con gli occhi socchiusi osservava il cocchiere andargli ad aprire la porta.
Poco dopo l'incontro con la futura sposa, Svart si precipitò fuori dalla stanza come una furia
– Non c'è tempo cocchiere, vada lei all'interno e vada a cercare l'esploratore Logan. Digli che il Re lo sta convocando con la massima urgenza – annuì questo e s'addentrò nella biblioteca, per poi uscirne dopo qualche attimo con Logan al seguito. Una volta entrato nella carrozza nera, si mise a sedere e con lo sguardo stupito osservò l'amico
– Che succede? –
– Devo andare alla scuola di Negromanzia, ed ho bisogno di qualcuno fidato al mio fianco – sospirò amaramente Logan e distogliendo lo sguardo dal corvino scosse il capo
– Ne abbiamo già parlato, avrai qualche tuo parente di cui puoi fidarti … Io non sono credibile a corte, non posso rivestire una carica così importante –
– Va bene, non sarai la mia Mano, ma potrai almeno darmi un aiuto? C'è bisogno di avere del sangue nobile pure per quello? – rispose Svart assai infastidito
– D'accordo, ti aiuterò, ma ricordati che sei tu il Sovrano, non io – ma già Svart aveva smesso d'ascoltarlo, portò fuori dal finestrino l'elegante mano avvolta nel guanto nero, e fece cenno di partire al cocchiere.
Calò il silenzio fra i due, mentre Svart stava dinanzi il finestrino, e con aria nostalgica osservava lo scorrere della vita sotto i suoi occhi. Le case pian piano si abbassavano e divenivano più rade, dando spazio a sconfinati campi arati e pascoli verdeggianti, poi il nulla.


La brezza leggera scompigliava i bianchi capelli di Berenice, mentre gli occhi cerulei lacrimavano a causa del vento. Stava seduta sopra una marmorea panchina nel giardino del Forte, nel mentre la ragazza leggeva un libricino in pelle.
Poco più in là s'avvicinava una figura dai gentili boccoli marroni, con lo sguardo assai docile adocchiava l'eterea figura con una certa curiosità
– Posso sedermi vicino a lei Lady? – La voce di Birken destò dai pensieri Berenice, la quale levò lo sguardo sul giovane e fece un cenno affermativo – Allora, cosa ne pensa della capitale? –
– Ad essere sincera me l'aspettavo diversa, sa dai nostri testi si evinceva che voi foste dei barbari, invece sembrate persone normalissime anche se fin troppo colorate – Nel mentre parlava con vivacità, la donna richiuse il libro e lo poggiò sulle cosce. Alle affermazioni di Berenice, Birken non riuscì a trattenere un sorriso divertito
– In effetti siamo molto più colorati rispetto alla sua gente, ma sappi che è del tutto normale trovarci strani, forse un po' offensivo darci dei barbari. Ci sono differenze tra le varie culture e chi non viaggia non è abituato a queste eventualità e quindi resterà con più facilità spiazzato –
– Mi scusi, ma lei non si è presentato. Penso che lei sappia chi sono, ma mi rammarica dirle che io non sappia il suo nome – annuì Birken e sfoggiando un ampio sorriso prese la delicata mano di Berenice per baciarla
– Lord Birken, secondogenito della casata Rejen, al suo servizio –
– Senza offesa, ma siete assai diverso da vostro fratello. Siete … ecco … siete meno … strano – abbozzò un sorriso storto il ragazzo, osservando la donna cercando di non far trapanare alcuna emozione
– Non è la prima farmelo notare sa? In effetti io ed il sovrano abbiamo poco e niente in comune, mi sembra più che evidente che siam fatti di paste diverse – un sorriso comparve sul volto di Birken, il quale osservava ammiccante la donna, la quale però sembrava sottrarsi a quel contatto visivo
– Davvero? – annuì di rimando l'uomo, più che convinto, poi d'improvviso la faccia si fece più cupa e prese le mani della giovane Berenice stringendole forte.
– Quel che le sto per rivelare non deve dirlo ad anima viva, capito ? – La donna sgranò gli occhi cerulei e serrò la bocca, poi timidamente fece cenno di sì – Bene … lo dico per la sua incolumità – socchiuse gli occhi Birken e sospirò amaramente – Svart è esattamente ciò che sembra, una bestia. Quando nacque fuoriuscì da sua madre accompagnato da una melma nera, sin da piccolo presentava … ecco … stranezze – Che tipo di stranezze? – – Tralasciando i capelli e gli occhi di quel colore strano, il suo sangue era assai scuro e i denti divenivano sempre più aguzzi … fino ad arrivare ad oggi e al suo aspetto odierno – deglutì Berenice e smarrita voltò gli occhi su di Birken
– Ed io cosa potrei mai fare ? –
– Tutte queste stranezza confermano che Svart sia la Fiamma Nera, anni addietro ottenni una profezia dal Demone Kniverod … quel che le chiedo non è facile Lady Berenice –
– Me lo dica – disse lei determinata
– Dovremmo uccidere Svart –
– E perchè mai dovremmo uccidere la Fiamma Nera? Non era l'unica arma a disposizione per poter sconfiggere la piaga dei Demoni ? –
– Tecnicamente sì, ma dovrà pur esserci un altro modo. Non sono molto convinto che farsi avvolgere dalle fiamme nere sia uno scenario gradito –
– Ma Lord Birken! Non può modificare il corso della natura! Altrimenti saranno guai seri! –
– Ci rifletta su Lady Berenice –


– Sai, a volte sento come un vuoto dentro di me … ma non riesco a capire cosa mi manca – disse Svart con gli occhi fissi nel vuoto. Provò ad avvicinarsi Logan, e poggiare delicatamente una mano sulla spalla, ma bruscamente si scostò il corvino – A volte mi sembra di non essere mai stato felice, che tutto ciò che vivo è una menzogna … dimmi Logan, anche tu ti senti così a volte? – Fece cenno di diniego questo, mentre s'allontanava un po' dall'amico – Vedi, è questo quel che odio delle persone, il loro silenzio. Loro non sanno mai che dire quando gli si pone una domanda del genere –
– E chi saprebbe risponderti? Nessuno può, solo tu sai cosa ti rende così malinconico e scostante – Adocchiò Logan per un lungo istante, gli occhi dorati affondarono nella carne del ricercatore, il quale ebbe la netta sensazione di non aver mai conosciuto Svart
– Credo che a questo mondo non ci si può fidar di nessuno. Come diceva mio padre : “Il destino è crudele e gli uomini sono miserabili” – abbozzò un sorriso nervoso Logan in risposta alla frase del corvino
– Secondo me stai diventando troppo paranoico, è normale esserlo dato l'enorme responsabilità che hai addosso, ma hai persone al tuo fianco che possono aiutarti e coprirti le spalle – scrutò l'amico e gli sorrise di rimando
– Forse hai ragione –
Oramai erano giunti ad un sistema di casette sperdute nel bosco. Il cocchiere aveva seguito la strada principale, ma dopo un po' di tempo fu costretto ad intraprendere una stradina secondaria che pian piano si proseguiva diveniva sempre meno agibile.
Adesso che stavano dinanzi quelle casupole, il cocchiere andò ad aprire ai due uomini. Quando uscì il sovrano, una flotta copiosa di gente s'accalcò nelle vicinanze della carrozza, era chiaro che fossero a conoscenza della sua visita.
– Halea! Io sono il vostro nuovo sovrano, Svart – A tale presentazione i sudditi chinarono il capo in segno di riverenza.
– Come immagino già sappiate, sono venuto qui per controllare le vostre ricerche sulla Piaga – uno fra loro si fece avanti e fece un regale inchino
– Sire, noi tutti siamo a conoscenza del motivo della vostra visita. Permettete che mi presenti, il mio nome è Logarius, sacerdote della via Rossa – annuì il Sovrano – Ora, con il vostro permesso vorrei accompagnarvi dinanzi quello che è il Vescovo della scuola di Negromanzia – annuì Svart e seguì l'uomo con al seguito Logan.


Col tempo la scuola fondata da Kniverod subì alcuni cambiamenti, e da le uniche due vie, ovvero la Negromanzia e la Demonologia, si ricavarono altre vie.
Per la via della Negromanzia vi erano la via Rossa e la via Nera. Mentre per quanto riguardasse la Demonologia non v'era alcuna diramazione.
Se la Via della Demonologia era rimasta presso che la stessa dai tempi di Kniverod, la situazione era ben diversa per la via della Negromanzia.
Demonologia era un arte che poteva essere praticata da chiunque e facilmente, tant'è che libri di quel ramo fossero trovabili in Arcana Bibli, ma più complesso risultava lo studio di Negromanzia.
Anzi tutto per poter studiare Negromanzia vi erano solo due opportunità, o essere il sovrano oppure scegliere di vivere all'interno di quella che era la Chiesa Negromante e divenire un monaco.
Qualora si fosse scelto di divenire monaco, comunque non era sufficiente per studiare tale arte, ma urgeva passare un addestramento e superare un esame.
Il perchè la Negromanzia era un arte così difficile da ottenere era più semplice di quel che sembrerebbe. Tale arte era assai oscura , richiedeva non poche energie per poter esercitarla a dovere. E come se non bastasse, i demoni spesso e volentieri riuscivano a sopraffare i negromanti, e per tal motivo era necessario un duro addestramento.
S'era formata una piccola cittadina, poco lontana dalla capitale, e lì risiedeva l'intera organizzazione.
Logarius appena giunse dinanzi lo studio del Vescovo, chinò il capo poi bussò.
– Sì? – Si udì la voce di un uomo dall'altra parte
– Sua Maestà Svart è arrivato, ed ha con sé un accompagnatore –
– L'accompagnatore resti fuori – rispose la voce dietro la porta con un tono che non ammetteva alcuna replica
– Mi scusi Vescovo, ma lui è una persona fidata –
– Non importa, lei sa delle regole! Non è un monaco, quindi non può recepire neanche una sola informazione riguardante la Negromanzia –
– Lui è una persona assai fidata –
– Poco importa, non si fanno eccezioni in questo luogo! Neanche per il Re – serrò forte i pugni il corvino, volgendo lo sguardo su Logan, il quale allargò le braccia.
Così, dopo qualche sospiro, Svart decise d'entrare nella stanza.
– Era poi così difficile Sire? – L'uomo stava seduto dinanzi la finestra, stava dando le spalle al sovrano. Questo non doveva essere fin troppo anziano, ma comunque presentava il capo brizzolato. Con cautela Svart s'avvicinò e provò a tossicchiare, per attirar la sua attenzione
– Giovane Re, l'ho sentita che entrava. Cosa si aspetta? Che io mi alzi? Davvero vorrebbe far alzare un povero vecchio? – Girò il capo, volgendo le sue iridi scure sulla figura alta e smilza del sovrano. D'altro canto Svart non disse nulla, se non sbuffare vistosamente – Come? Non mi avete corretto sull'età? Pensavate davvero fossi così vecchio? – Al che il giovane corvino sgranò gli occhi ed avanzò verso l'interlocutore
– Sbaglio o ero venuto per discutere sulla piaga? Cosa importa se lei è vecchio o meno? – ruggì Svart digrignando i denti e cercando d'allargare le dita che parevano gli artigli d'una belva pronta ad attaccare
– Oh! Si calmi Sire, e sieda qui di fianco – e nel mentre gli indicava la seggiola proprio accanto alla sua. Si guardo bene intorno, forse un po' spaesato, poi però si mise a sedere, osservando incuriosito quell'uomo dall'aspetto così ordinario.
– Dunque, lei già sa della premonizione avuta da Kniverod no? Almeno dovrebbe essere di dominio pubblico –
– Tutti i suoi taccuini sono di dominio pubblico – Puntualizzò schietto e seccato il sovrano
– Quanta impazienza! Si vede proprio che lei è un giovane – Abbozzò un lieve sorriso il Vescovo, poi sospirò per un breve istante – Dunque, sono secoli che si cerca una cura per questa piaga. Sono stati in molti, prima di me, a provarci, ma hanno fallito. Guardando a mente lucida, credo che sia molto più probabile che continueremo a fallire … la Fiamma Nera apparirà quando sarà il momento –
– Vescovo … lei non può dire questo, deve avere fiducia e sperare … altrimenti se molliamo noi, che cosa dovrà fare il popolo? – il tono di voce di Svar era assai cupo ed al contempo turbato. Annuì il vescovo a tale osservazione
– Corretto, ma ciò non toglie che ormai è tutto inutile, non posso continuare a cercare un qualcosa che forse non esiste –
– Come osa dire ciò? Si rende conto che secoli di culto si basano su quella dannatissima Fiamma Nera? Certo che esiste! Deve esistere! – Svart s'alzò in piedi e continuava a fissare sprezzante il Vescovo – Vuole far il codardo? Bene! Lo cercherò io stesso quella dannatissima Fiamma! – il volto smunto del corvino s'avvicinò pericolosamente al viso del vescovo, il quale poteva sentire il gelido respiro sul collo – Tanto dalla mia parte ho anche la Gente Bianca – a tale risposta s'irrigidì il Vescovo, senza più alcuna parola da proferire se non un bieco
– Se ne vada –


– Come è possibile che ti abbia cacciato via? – Logan aveva gli occhi sgranati mentre parlava con Svart, il quale stava con gli occhi fissi sul paesaggio che scorreva sotto i loro occhi
– Ha farfugliato qualcosa come “Non è stata trovata ora una cura, perchè dovremmo trovarla ora”, penso sia convinto che la Fiamma Nera salterà fuori a prescindere se noi la cerchiamo o meno, e cercarla non accelererà i tempi, almeno secondo lui – rispose il corvino sospirando amaramente
– Cosa dirai al tuo popolo allora? Di aspettare e pregare? I demoni infestano le nostre vite da fin troppo tempo, abbiamo bisogno di pace – Logan assai preoccupato si sporse in avanti, come per attirare maggiormente l'attenzione del sovrano, ma questo era più che attento alle parole dette dall'amico
– Come se non lo sapessi! Ovvio che non posso dire determinate sciocchezze, se perdo la fiducia io la perderanno anche loro e se mai accadrà una cosa del genere, be' saremo fottuti – a tale affermazione arretrò Logan, riposizionandosi con la schiena aderente allo schienale. Nel mentre lo scalpitare degli zoccoli era appena udibile, poiché lo scrosciare della pioggia era talmente tanto fracassante, da oscurare gli altri rumori. Svart osservò per bene il cielo con aria preoccupata, diede uno spintone a Logan così d'attirare la sua attenzione. Gli indicò il finestrino con aria preoccupata
– Credi che verranno ? –
– I demoni non perdono occasione per turbare le vite dei vivi – fece una smorfia preoccupata Logan, poi in fretta e furia prese il libro di Demonologia
– Sono i demoni dell'acqua, l'unica cosa che possiamo fare è tenere in bocca del sale e non ingoiarlo – suggerì con distacco Svart mentre prendeva un sacchetto
– Come fai ad esserne certo? –
– C'è un diluvio fuori, cosa vuoi che siano? –
– Come la mettiamo con i fulmini ?–
– Dammi le mani e ripeti insieme a me – rimbeccò Svart, il quale si mise un mucchietto di sale in bocca, poi porse un po' di sale all'amico. Quello che ne seguì fu un tentativo disperato di allontanare dei demoni che cominciarono a sentirsi da lontano.
Svart con cura pose nei palmi della mano del pepe, poi con i palmi rivolti verso l'alto formò un cerchio con le mani di Logan.
– Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superrius, est sicut quod est inferius : ad perpetranda miracula rei unius – tale frase fu pronunciata con difficoltà, in quanto Svart teneva ancora il sale in bocca e lo teneva nella parte sottostante la lingua, tale procedimento fu fatto anche da Logan, il quale seppur inesperto di demonologia, già aveva effettuato tale pratica.
Le voci dei demoni si fecero più forti, non erano voci umane, non erano concepibili da mente umana. Vennero i brividi al cocchiere, il quale continuava imperterrito a far correre i cavalli, i quali oramai erano più che impauriti, non gli restava che porre fiducia nel sovrano e nell'accompagnatore di quest'ultimo.
La frase sembrò far effetto sui demoni, ma si doveva continuar con quel racconto in quella lingua antica e dimenticata. Bisognava ricordar ai demoni com'era stato creato il mondo e che loro non ve ne facevano parte.
– Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptione. – Ancora una volta i demoni liberarono in aria quel verso così stridente da far raggelare il sangue a qualsiasi creatura di questo mondo
– Pater eius est sol, mater eius luna ; portavit illud ventus in ventre suo :nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. –
Le nuvole nere che s'erano abbassate fino in terra, pian piano si stavano alzando verso l'alto. Tale fenomeno era ricorrente quando dei demoni si stavano per palesare in quel luogo.
Logan diede un occhiata fugace, e sorrise notando la dipartita dei demoni. Sputò immediatamnte il sale e si spalmò sul vetro.
– Logan, non essere mai precipitoso coi demoni, una loro ritirata può essere solo una strategia da parte loro – lo ammonì Svart con un tono di rimprovero
– Sì, ho capito, ma adesso sembrano essere andati via –
– Appunto, sembrano –


Passarono i giorni da quell'attacco, e da allora Svart non uscì neanche una volta da Forte Fenice. Sicuramente aveva i suoi impegni, ma di certo era una cosa assai strana che non andasse ad Arcana Bibli per prendere in prestito dei taccuini di Kniverod.
Infatti l'uomo era assai strano, ormai divenuto apatico ed asociale, stava rinchiuso nella biblioteca reale a leggere ogni giorno.
Il popolo ormai aveva perso le speranze, in quanto era stata diffusa la notizia che la scuola di Negromanzia avesse chiuso i battenti, ed il sovrano invece che porre rimedio al panico generale, preferì rinchiudersi dentro quella biblioteca, senza neanche uscir per mangiare o svolgere i primari bisogni.
Fu tirato a forza fuori per il giorno delle sue nozze. Il volto adirato, l'espressione tirata e i pugni stretti. Però oltre a quel carattere asociale vi era qualcosa di assai strano, la sua pelle era divenuta grigiastra e delle vene cominciarono a disegnarsi sulle braccia e le mani.
Era come se qualcosa l'avesse corroso, come se fosse stato infettato da qualche rara malattia. Lo visitarono i dottori di corte, ma non vi fu nulla da fare, una cura proprio non si trovava.
Gli occhi dorati erano ancora lì, così come i morbidi capelli neri, ma la gentilezza ed il garbo che possedeva fino a qualche mese fa sembrò essersi perso chissà in quale momento, oramai era divenuto l'ombra di sé stesso.



N.D.A.

Le frasi in latino sono tratte da un famoso testo antico, La Tavola di smeraldo.


 
   
 
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