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Autore: Alessia Krum    01/10/2020    1 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 46
La fine di un’era

– Sai, non avrei mai sperato che andassero così d’accordo. – disse Acqua a Max, accennando con la testa a Lyliana e Azzurra che parlottavano fitto all’altra estremità della sala. Max sorrise, divertito, e rimase qualche secondo a guardarle.
– Direi che hanno molto in comune. – commentò, rivolgendosi poi verso Acqua ammiccando. Lei arrossì lievemente, senza riuscire a staccare gli occhi da quel sorriso ipnotico. Gli gettò le braccia al collo, con l’infinito entusiasmo che mai la lasciava quando era insieme a lui, e rapidissima gli stampò un piccolo bacio sul naso. Max le sorrise nuovamente, gli occhi luminosi, prima di afferrarla per la vita e condurla fuori dal salone, trascinandola a tratti e fermandosi spesso a lasciarle un bacio, punzecchiarla, farle fare una giravolta. In quel momento non avevano altri pensieri per la testa se non quello di vivere il momento e scordarsi di tutto il resto, godendosi il loro amore ritrovato come se null’altro esistesse. 
Si fermarono poco prima di uscire dal palazzo, sulla soglia che dava sul giardino verdeggiante e illuminato dal sole. Erano entrambi accaldati, ma sui loro volti i sorrisi trionfavano sulla fatica. Acqua era appesantita dai mille strati di gonne dell’abito che Corallina aveva scelto per lei, e le guance le si erano colorate di rosso vivo per la corsa e l’emozione; ma anche Max non era da meno, avvinghiato nell’alta uniforme militare che l’occasione gli richiedeva. I loro sguardi rimasero legati a lungo, mentre riprendevano fiato e si lanciavano reciprocamente cenni di sfida. Fu Max a cedere alla tentazione, colmando in un passo frettoloso la piccola distanza che li separava e prendendole il volto tra le mani per baciarla. Si persero nel tempo, soli in quel piccolo idillio che apparteneva a loro soltanto. 
Il castello era deserto, in quel punto, e l’unica percezione estranea che li raggiungeva era un discreto vociare che saliva dalla città, attraversando il giardino. La giornata era meravigliosamente bella, degna delle celebrazioni che l’avrebbero riempita. I due ragazzi faticarono non poco a ritornare alla realtà, persi com’erano nella loro favola. Max ignorò il richiamo per  un po’, cullando Acqua fra le proprie braccia come se stessero ballando. Sentire il suo capo sul proprio petto lo riempiva di gioia; mai come in quel momento capì che si appartenevano, stretti come se fossero uno e incapaci di lasciarsi. Fu quasi doloroso dover porre fine a quel momento, ma non poteva ignorare i segnali ancora a lungo.
– Tua madre mi sta dicendo che è tutto pronto, e che dobbiamo raggiungerli. – sospirò il ragazzo inclinando il capo per poter vedere la reazione di Acqua. 
– Dobbiamo proprio? – sbuffò lei, imbronciandosi in un modo che Max trovò adorabile. Le schioccò un bacio sulla fronte, prima di risponderle:
– Sai, mi sembra di avere un déjà-vu. – Acqua sorrise, arrendendosi al dovere, e si incamminarono lungo i corridoi per tornare al salone d’ingresso. Si presero il loro tempo, senza affrettarsi troppo; in fondo non sarebbe stato così terribile tardare di qualche minuto. Quando arrivarono, tenendosi per mano e ridacchiando tra loro, gli altri erano già tutti presenti: la regina, che non si era mossa, Celeste, e il Saggio Archias li aspettavano, mentre prendevano gli ultimi accordi. Oltre il portone d’ingresso era stato montato un enorme palco che si affacciava verso sud sulla via principale di Atlantis. Il rumore della folla radunata era impossibile da ignorare, e Acqua cominciava già ad agitarsi. Azzurra, elegantissima e impeccabile, le si avvicinò ad accarezzarle un braccio per dimostrarle la sua vicinanza.
– Nemmeno io ci ho mai fatto l’abitudine. – le disse, con complicità, e Acqua fu quasi divertita dalla sua avversione per le formalità e l’etichetta.
– Tu segui lui, e andrà tutto bene. – le sussurrò la regina, indicando Max con un cenno della testa. Il ragazzo finse di risentirsi per quel suggerimento non troppo celato.
– Signore mie, io qua noto una certa predisposizione a sfruttare la mia persona senza alcun ritegno! – esclamò, con tono offeso. Poi con l’espressione di un eroe costretto al martirio, si profuse in un inchino, aggiungendo con tono drammatico: 
– Ma fate di me quel che volete, non esisto per altro che servirvi! – le due scoppiarono a ridere, e quella scenetta riuscì a contagiare persino l’umore di Celeste, che se ne stava mogia in un angolino. Anche lei era in alta uniforme come Max, ma a differenza del ragazzo portava al di sopra un lungo mantello blu notte di un tessuto che sembrava molto pregiato. Il cappuccio, per il momento, riposava sulle sue spalle. Il vecchio Archias era invece ammantato di rosso, e sembrava investito di un’aura quasi regale da quei drappeggi cremisi decorati con fregi dorati. Il vecchio si fece lentamente strada verso l’ingresso, ricurvo sul proprio bastone, seguito dagli altri. 
Una volta all’esterno, il palco li celava ancora alla vista del pubblico, e poterono ritagliarsi un ultimo momento prima di dare ufficialmente il via alle celebrazioni. Max si avvicinò a Celeste, che ancora non aveva detto un parola, e la abbracciò con immenso orgoglio. La ragazza si lasciò coccolare, perché doveva ammettere che ne aveva un gran bisogno, e si fece piccola fra le sue braccia. 
– Ti aspettiamo lassù. – le disse Max, stringendola un’ultima volta. Celeste annuì brevemente, facendosi coraggio. Lei stessa aveva fatto quella scelta, e ne era convinta fino in fondo, anche se ora il momento si avvicinava e la voglia di affrontarlo stava lasciando spazio all’ansia e all’agitazione. 
Osservò Archias cominciare a salire i gradini del palco con fatica, seguito poco dopo dagli altri. Max stava al centro, affiancato da Azzurra da un lato e Acquamarina dall’altro e teneva quest’ultima affettuosamente per mano. Acqua salì i gradini aggrappandosi con tutta la sua forza di volontà alla vicinanza di Max, consapevole che quella era solo la prima di innumerevoli occasioni simili. Il Saggio era già arrivato in cima alle scale, sul palco, e la folla cominciò ad applaudire proprio nel momento in cui la testa di Acqua oltrepassò il margine delle scale, permettendole di vedere la massa di gente che si agitava di fronte a loro. Senza pensarci troppo, si strinse di più a Max, e sentì che lui la prendeva sottobraccio. Le regalò un ultimo sorriso mentre percorrevano gli scalini rimasti, poi il ragazzo rivolse lo sguardo in avanti verso la città, e Acqua si meravigliò di nuovo a vederlo così solenne nei panni di un re. Pensò che la profezia non avrebbe potuto essere più accurata. 
Una volta che furono tutti sul palco, lasciarono che l’applauso continuasse fino a scemare naturalmente. Max faceva vagare lo sguardo sulla folla, e con le spalle dritte e la postura impeccabile indirizzava cenni del capo in saluto qua e là; anche Azzurra si rivolgeva al pubblico, nonostante ostentasse molta meno sicurezza del ragazzo, e di tanto in tanto salutava lievemente con la mano. Acqua tentò di imitarla, e come Max raddrizzò la schiena, mentre riconosceva tra la folla volti noti e miriadi di sconosciuti. Tutta la città era accorsa, compresi coloro che abitavano negli accampamenti agricoli fuori dalle mura, e la folla era mille volte più grande rispetto al ballo di primavera. L’emozione fu fortissima, perché Acqua riuscì a percepire con chiarezza che quella era la sua gente, e si inorgoglì enormemente nel vederli tutti lì, ritti e ammassati davanti al castello, come un’unica entità. Si sentì a casa. 
In prima fila, Corallina la salutò con la mano, imitata subito da Henri. Zia Olimpia le sedeva accanto. Non aveva voluto salire sul palco, nonostante fosse stata lei a prendere il posto di Max quando era prigioniero: diceva che lei e il potere non andavano d’accordo, e se ne sarebbe tenuta ben alla larga. Poi, Acqua incrociò lo sguardo di Lyliana, e finalmente riuscì a sorridere, sentendosi più leggera. La donna sembrava quasi un’altra persona, con quello splendido abito e un’aria molto più felice del solito. Acqua non poté fare a meno di notare il profondo orgoglio con cui la guardava, e ne fu riempita di gioia.
Poco a poco, il pubblico si quietò, lasciando spazio a un allegro brusio intervallato da grida di esultanza. 
– Popolo di Atlantis, benvenuto! – disse il Saggio con voce inaspettatamente forte, producendo un altro rumoroso scroscio di applausi. 
– Possa l’allegria dei vostri applausi accompagnare la nostra città per lungo tempo! – continuò. – Questo è lo spirito che guida le celebrazioni di questa giornata. Sarà un momento per festeggiare la fine delle sofferenze condividendo la gioia, e per ricordare il dolore di chi non è tra noi. – Acqua ascoltò le parole del vecchio con estrema attenzione. Il suo discorso fu lungo, anche se semplice e diretto. Ciò che diceva arrivava dritto al cuore di ognuno, e per ognuno aveva un significato diverso. Per lei, raccontava di un inatteso e doloroso ritorno alle origini, di terribili scoperte e nuove occasioni, cambiamento profondo e faticosa rinascita. 
Mentre ascoltava rapita il discorso di Archias, fece vagare lo sguardo sulla marea di teste che si agitavano lievemente lì davanti. Il suo pensiero rincorreva tutto ciò che a lei era stato risparmiato, e fu infinitamente colpita dall’immensità di storie che vedeva dispiegate dinanzi a sé: storie di coraggio, di resistenza, di tenacia, di sofferenza… Storie ordinarie e storie speciali, storie che avrebbe voluto conoscere una ad una, se solo ne avesse avuto la possibilità. Il pensiero di quell’enormità quasi la commosse, al punto che fu riscossa solo dagli applausi alla conclusione del discorso.
A quel punto, Archias si fece da parte, inchinandosi lievemente al cospetto della regina che avanzava. La stessa Azzurra, una volta giunta sul bordo del palco, si piegò in un inchino riconoscente verso il popolo, come faceva d’abitudine. Era sempre stata la sua personale ribellione contro l’etichetta, da quando, in una delle sue prime apparizioni pubbliche con Aquarius, aveva provocato le ire di diverse nobildonne e signore dell’alta società.
– Vedervi tutti qui oggi mi riempie di gioia. – esordì, allungando le braccia verso il pubblico. – Durante la mia prigionia spesso ho sperato che questo potesse accadere. In prima persona ho sperimentato cosa significa essere strappati ai propri cari, e vi capisco. Voglio soprattutto rivolgere un saluto caloroso a coloro che come me sono riusciti a tornare e a ricongiungersi alle proprie famiglie. La nostra resistenza ci ha ripagato esaudendo il nostro desiderio; ma non possiamo dimenticare chi non ha avuto la stessa occasione. Siamo stati coraggiosi, ma anche fortunati. Ora vi chiedo di non sprecare quella fortuna, e continuare ad adoperare il vostro coraggio per ricominciare. È un cammino che tutti dovremo affrontare insieme, per quanto difficile esso sia. – quando Azzurra tacque, la folla rimase sospesa in un breve silenzio rispettoso, prima di tributarle un altro applauso.
– Alla morte di Sua Maestà il re Aquarius, non ho permesso che si officiasse il passaggio della corona perché nemmeno la celebrazione più sobria avrebbe mai potuto essere in linea con la gravità delle circostanze. Vi chiedo quindi perdono, se fino ad ora nessuna incoronazione ufficiale ha mai avuto luogo. È questo il momento per rimediare alla mia mancanza, rinnovando il mio giuramento a voi come erede di Sua Maestà Aquarius e legittima sovrana di Atlantis. – Acqua era rimasta immobile, incantata come tutti dalla grazia della madre. 
Si riprese quando sentì Max sfilare con dolcezza il braccio dalla sua presa. Lo lasciò andare con orgoglio e lo osservò camminare con elegante solennità sul palco fino a raggiungere un tavolo su cui era posato uno scrigno dorato. Il giovane lo aprì, con gesti misurati ad enfatizzare la formalità del momento. Il Saggio nel frattempo si era avvicinato alla regina, apprestandosi a compiere il rito. Max sollevò dallo scrigno la corona dorata appartenuta al re, maneggiandola con infinita delicatezza. Con pochi lunghi passi, si pose accanto al Saggio, dal lato opposto di Azzurra, e tendendo le braccia in avanti, gli porse la corona chinando il capo. Acqua vedeva tutta la bellezza di quel momento nella sua simbolicità: Max restituiva il potere di cui si era appropriato, e il Saggio lo conferiva nuovamente alla regina, ristabilendo l’ordine naturale. Acqua immaginò quanto dovesse essere liberatorio per Max sbarazzarsi ufficialmente dell’accusa di usurpatore.
Archias ricevette la corona dal ragazzo, e la sollevò in alto, rivolgendosi al popolo mentre intonava parole in lingua antica che dovevano far parte di un rito vecchio di secoli. Azzurra nel frattempo si inchinò, quasi inginocchiandosi al cospetto del Saggio. Continuando le arcane preghiere, il vecchio si volse verso di lei e cominciò a calare la corona fino a posarla delicatamente sul suo capo. La folla rispose con una frase cerimoniale nella lingua degli antichi, e la regina fu infine investita del potere e poté alzarsi al cospetto del popolo. Le gemme brillavano sulla sua testa, incorniciate dai capelli biondi, che ondeggiarono leggermente al suo movimento. La regina infatti non aveva terminato i propri annunci, e fu lieta di riprendere la parola.
– Non ho mai svolto questo compito appieno, non ritenendomi adatta al comando per la mia indole. Chiedo il vostro perdono per questo, e prometto che dedicherò il massimo impegno per rispettare ciò che è mio dovere. Tuttavia, credo di parlare a nome di tutti affermando che in questi ultimi anni, il peso del potere sia stato gestito in maniera eccellente da un giovane di straordinarie doti. Nessuno negherà che egli abbia incarnato al meglio tutto ciò che un sovrano giusto e saggio rappresenta, portando innanzi gravosi incarichi e conducendo tutti noi verso la luce. – 
Acquamarina osservò Max, che rimaneva composto nel punto in cui si era fermato, trasmettendo una certa fierezza ma con un’aria più seria e quasi dimessa. Notò il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente, come se stesse respirando profondamente, e Acqua sorrise a quel dettaglio. La ragazza si incamminò verso un’estremità del palco, dove prese fra le mani l’oggetto simbolo della prossima cerimonia. Il fodero era pesante nella sua presa, ma fu felice di essere lei a portarlo. Azzurra continuava a parlare, mentre la figlia lentamente la raggiungeva. 
– Ho deciso pertanto di ricompensare il suo valore, e chiedere il suo aiuto fidato per quegli incarichi a cui io mai sarò adatta. – Acqua le porse la spada Intoccabile, e le due si scambiarono un sorriso mentre le loro mani si sfioravano sul fodero di quell’arma così significativa. 
– In accordo col Consiglio Cittadino, annuncio ufficialmente al popolo ciò che segue. – disse la regina, mentre Max si inginocchiava rispettosamente al suo cospetto. 
– Nomino Maxerius Losenor come meritevole Erede della Spada Intoccabile e Principe Reggente del regno di Atlantis. Egli sarà il mio primo consigliere in ogni circostanza che riterrò opportuna, e manterrà la carica di Primo Generale dell’Esercito in mia vece. – declamò la regina, sollevando la spada e porgendola con riverenza al giovane inchinato di fronte a lei. 
Max osservò la spada con ammirazione, prima di accettarla con estremo rispetto e gratitudine; infine si alzò, e con un movimento fluido la estrasse dal fodero, puntandola a terra. Si piegò di nuovo in un inchino alla regina, e pronunciò con ardore il proprio giuramento, come se avesse aspettato quel momento per tutta la vita. Gli occhi di Acqua brillarono vedendolo così felice e compiaciuto, e gli fu accanto senza pensarci troppo, prendendolo per mano mentre la folla esplodeva in un grande applauso. 
– Per terminare il nostro festeggiamento, desidero finalmente rendere omaggio al ritorno della principessa, la mia amata figlia Acquamarina, e riconoscerla ufficialmente come membro della famiglia reale. Ma innanzitutto voglio rivolgere pubblicamente i miei ringraziamenti più profondi alla magnifica donna che l’ha cresciuta in mia vece, senza chiedere nulla in cambio. Che possa vivere una vita felice accolta da Atlantis tutta come parte di sé. – Acqua osservò Lyliana arrossire fra il pubblico, evidentemente lusingata mentre si godeva il lungo applauso dedicato a lei. 
Quando la calma fu di nuovo scesa su tutti loro, Azzurra si voltò a ricevere dal Saggio un fine diadema decorato da pietre celesti. Mentre Archias e il popolo intonavano le antiche parole che celebravano il ritorno, Acquamarina abbassò il capo verso la madre e chiuse gli occhi. Il cuore le batteva a una velocità folle, e credette che le sarebbe presto scappato dal petto se non lo avesse fermato. Avvertì il diadema posarsi sul proprio capo con leggiadria, come se fosse stata una carezza. Aprì gli occhi, e sentì le mani di Azzurra che scivolavano lentamente verso il basso, fino a fermarsi sul contorno del proprio viso. Le loro fronti riposarono unite a lungo, mentre le acclamazioni crescevano sempre di più, e il calore del popolo le avvolgeva entrambe. Azzurra parlò di nuovo, trattenendo a stento la commozione nella voce. 
– Noi tutti dobbiamo molto a lei e al suo coraggio, non solo per averci ridonato la salvezza, ma per aver protetto in sé il Dragone, anima del mondo. Non dimentichiamolo mai. – Passò un tempo lunghissimo prima che il silenzio si ristabilisse, ma d’altronde nessuno aveva la volontà di porre fine all’eccitazione fervente di quella giornata. 
Sul palco, Acqua, Max e Azzurra si scambiavano discreti segni d’affetto che, sebbene limitati dall’austerità che la situazione imponeva, erano estremamente carichi di significato. Infine, madre e figlia si fecero da parte, spostandosi da un lato del palco per lasciare la parola a Max e al Saggio. 
Il momento era arrivato, e Acqua si chiese cosa stesse provando Celeste in quell’istante. Non aveva potuto vedere nulla delle celebrazioni, ma lei stessa aveva scelto così. Acqua immaginava che rimanere sola coi propri pensieri fosse il modo migliore per lei di prepararsi al passo enorme che stava per affrontare. Per quanto potesse provare empatia per lei, però, non avrebbe mai potuto capire fino in fono cosa provava. 
Celeste ascoltò col cuore in gola Max e Archias raccontare la lunga storia del Garante, una storia che lei conosceva troppo bene, ma che era stata taciuta molto a lungo. Non voleva più vivere nell’ombra, e anche se prendere quella decisione le era costata immensa fatica, aveva scelto di anticipare il termine del proprio addestramento e l’investitura formale. Era il momento di porre fine ad un’epoca di insicurezze e sotterfugi per nascondere la sua verità. Era stanca di fingere e voleva mostrarsi senza più dover indossare un cappuccio a coprire il proprio volto. Forse avrebbe avuto più pressioni, ma in cuor suo sperava e credeva semplicemente che si sarebbe finalmente liberata di un peso dalle spalle.
Ascoltare le parole del Saggio e di Max fu come percorrere nuovamente la sua vita intera, con un misto di orgoglio e amarezza che la accompagnavano intrecciandosi. Mentre il racconto giungeva al termine, Celeste sollevò il cappuccio a coprirle il capo e chinò la testa, per l’ultima volta. Prese un sospiro gigantesco, e il suo pensiero volò a rincorrere le due persone incredibili che le avevano insegnato, anche se in modi molto diversi, a voler bene a sé stessa. 
Salì le scale, sentendosi quasi sospesa in un sogno. Le girava lievemente la testa per l’emozione, ma continuò a misurare i propri passi con cadenza lenta e grave, fino ad arrivare al bordo del palco, mentre Max annunciava che il Garante stava per svelarsi, anticipando di un anno la sua investitura. Celeste attese con impazienza che finisse il discorso; e quando Max tacque, avvertì i passi della regina e della principessa che si avvicinavano a lei. Il silenzio era carico di attesa e quasi la fece impazzire. Sollevò le mani tremanti ad afferrare il bordo del cappuccio. Poteva quasi sentire le persone trattenere il fiato, in attesa della rivelazione. Esitò solo un attimo, ma lo fece: il cappuccio fu spostato all’indietro, e mostrò il proprio volto senza più abbassarlo. 
Un mormorio si diffuse, concitato, mentre lei respirava affannosamente fissando dritto davanti a sé. Il suo sguardo era saldo e il viso contratto, e dovette combattere contro sé stessa e la sua immensa paura per mantenere il mento alto. Il mormorio non cessava, ma si trasformò lentamente in sorpresa e approvazione, e Celeste sentì i muscoli dei viso che si distendevano, permettendosi infine di accennare un sorriso fiero. Si voltò verso Azzurra e Acquamarina, rivolgendo loro un breve inchino privo di sottomissione. Poco dopo si raddrizzò, e rimase impassibile ad osservarle mentre entrambe si inchinavano profondamente davanti a lei, come voleva la tradizione. Ripeté lo stesso gesto con Max, e il rito proseguì con le parole sacre e antiche pronunciate dal Saggio. Il tutto si prolungò in un tempo infinito nella percezione di Celeste, ma non le parve spiacevole. Tuttavia, quando finì, si sentì immensamente felice. 
– Popolo di Atlantis. – disse, pronunciando quelle parole come se sgorgassero dalla sua anima. – Oggi più che mai sono fiera di rappresentarvi e di dare voce al vostro spirito. Al nostro spirito: siamo una sola entità, uniti nel sacrificio come nella gioia. Sono stati anni terribili, e so che ognuno di noi ha vissuto innumerevoli momenti bui, alcuni dei quali talmente tremendi da piegarci per sempre. Conosco perfettamente il vostro dolore, perché appartiene anche a me: ho impresso nel mio cuore la sofferenza e la perdita, come molti di voi. E vi invito a seguitare nella vostra lotta, a proseguirla ogni giorno per non rendere vano ciò che è stato fatto. Dobbiamo rialzarci, e sarà difficile, ma la volontà non ci manca, e il coraggio nemmeno. Celebrando la nostra rinascita, è nostro dovere anche ricordare gli eroi che hanno combattuto in quest’ultima o in tutte le altre battaglie. Di comune accordo, invitiamo ogni famiglia a ricordare i propri eroi, incidendo questo pomeriggio i loro nomi sulle mura, in corrispondenza della porta Sud. Saranno per noi costante monito del sacrificio passato, e speranza viva che alimenti il futuro. – 
Celeste fece una pausa, compiaciuta di aver dato lei stessa quella notizia, che aveva sparso entusiasmo ed eccitazione negli animi dei presenti. 
– Ho soltanto un’ultima preghiera per voi. Qualsiasi cosa sia stata e sarà, prendete tutto questo e trasformatelo in qualcosa di buono. – 
 
***

Acqua strinse la mano di Azzurra e dopo uno sguardo complice, si apprestò ad avvicinarsi al muro. La celebrazione si era conclusa da poco, dopo una lunga serie di premiazioni al valore dimostrato da diversi soldati e civili negli ultimi anni. Sia Max che Celeste avevano tenuto lunghi discorsi, riassumendo vittorie e sconfitte del conflitto e presentando la strada che avrebbero dovuto percorrere in futuro. La guerra era finita, ma c’era ancora molto lavoro da compiere per poter affermare che, infine, erano risorti.
Al termine delle cerimonie, i sovrani e il Garante avevano guidato la processione del popolo attraverso le vie della città, conducendoli alla porta Sud delle mura, dove molti avevano già iniziato a incidere i nomi dei propri cari. 
Acquamarina aveva aspettato un po’ in disparte, prima di ricongiungersi ad Azzurra, osservando decine di persone che esprimevano il loro orgoglio e il loro dolore incidendolo sulla pietra. Era un momento così pieno di emozione, che commuoveva anche solo osservarlo da lontano. Poi, madre e figlia si erano procurate un coltellino, e avevano trascorso qualche momento insieme a commemorare la loro perdita più grande. Si avvicinarono al muro, tenendosi strette per mano e osservando per qualche secondo una porzione ancora vuota della pietra. 
Insieme scrissero il nome di Aquarius, imprimendo nella roccia l’amore di una moglie e la devozione di una figlia perduta, che nonostante tutto non avevano mai smesso di sentire la sua mancanza. Fu liberatorio, anche se affrontare quei pensieri dolorosi era difficile come sempre, e rimasero qualche istante abbracciate l’una all’altra a fissare la scritta senza aggiungere una parola. Quando si separarono, Acqua fece scivolare lo sguardo ad osservare Celeste che si avvicinava con passo deciso al muro e scriveva il suo dolore. Acqua vide che incideva due nomi, ma decise di non intromettersi in quel momento così privato. Si allontanò, perdendosi tra la folla, e venendo chiamata da ogni angolo, implorata di una gentilezza e una parola di conforto. 

Fu qualche tempo dopo, in un momento di calma, che fermandosi a riposare in un angolo tranquillo, fu colpita da una bellissima scena.
A poca distanza da lei, due bambine giocavano, correndo qua e là. Immaginò che fossero sorelle, e rimase rapita a guardarle, ascoltando inosservata i loro discorsi fantasiosi e le loro voci squillanti. I capelli, agitandosi, ricadevano sulle loro guance accaldate per il movimento. La ragazza restò ammaliata dalla loro vivace innocenza e restò a lungo ad osservarle. 
Due bambine che giocavano potevano anche non significare molto per la vita dell’intera città di Atlantis, ma ad Acquamarina parve che quello potesse essere un ottimo inizio.




- - - Angolo autrice - - -
È con immensa gioia e orgoglio che posso finalmente dire di aver concluso questa storia. Dopo averci lavorato, tra pause e periodi più prolifici, per svariati anni, sono da una parte contenta della conclusione di questa avventura, ma dall'altra so che mi mancherà molto. Spero che qualche lettore qui su Efp sia arrivato fino alla fine e possa averci trovato qualcosa di bello; sarebbe un grande piacere sapere che questa storia può significare qualcosa per gli altri come lo ha fatto per me. 

Alessia Krum
   
 
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