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Autore: ChiiCat92    01/10/2020    0 recensioni
"La Piccola Ombra strisciò fuori, silenziosa, verso la frescura della notte.
Guardinga, sottile, lasciò che il suo corpo raggiungesse le propaggini lattee della luce della Luna.
Odiava il Sole con il suo violento bruciare, distruggere, strappare il tessuto candido del mondo oscuro, con quelle pozze di rabbia rovente e i campi aperti senza ristoro.
Il vento cantava tra i fili d’erba ninna nanne per le lucciole, e le sue carezze rendevano inebriante il respiro."
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23/09/2020

 

Luna


La Piccola Ombra strisciò fuori, silenziosa, verso la frescura della notte. 

Guardinga, sottile, lasciò che il suo corpo raggiungesse le propaggini lattee della luce della Luna.

Odiava il Sole con il suo violento bruciare, distruggere, strappare il tessuto candido del mondo oscuro, con quelle pozze di rabbia rovente e i campi aperti senza ristoro. 

Il vento cantava tra i fili d’erba ninna nanne per le lucciole, e le sue carezze rendevano inebriante il respiro.

La Piccola Ombra saltellò per la gioia, ora prendendo la forma di quegli insetti lampeggianti, ora nascondendosi tra i fili d’erba, ora stiracchiandosi e assottigliandosi per diventare una ragnatela, tesa tra due steli. 

La Luna versava il suo nettare rotondo e bianco sul campo, avvolgendo ogni cosa con una patina argentea, sfolgorante, che niente aveva a che fare con il doloroso rosso acceso del Sole.

La Piccola Ombra godette di quella luce bianca, morbida, accogliente, passando da una forma all’altra come fosse una danza, l’infinita danza dell’essere. 

Per un po’ seguì la scattante sagoma di un topo, in cerca di cibo e riparo. Le sue minuscole zampette affondavano nel terreno senza fare un suono, e la Piccola Ombra replicava il suo passo quasi invisibile, illuminata a tratti dal bonario occhio della Luna. 

Un fruscio, il manto pesante di un animale più grande. Gli artigli si chiusero intorno al corpo del topo prima che potesse fare il balzo verso la salvezza e per un attimo, nei raggi pallidi, la Piccola Ombra fu sia preda che predatore. Poi la civetta si alzò in volo, la Piccola Ombra ne provò l’ebrezza, almeno finché non divenne troppo doloroso rimanere cucita al suo corpo.

Trovò un millepiedi che avanzava lento tra i fili d’erba, e adeguò il suo corpo piatto al suo. 

Era più facile rimanere a terra, senza doversi tirare ed estendere per coprire le enormi altezza che raggiungono certi animali. 

La Piccola Ombra non era come le altre, alle sue sorelle più grandi e affamate piaceva circondare con le loro membra gli esseri viventi più grandi. Loro non apprezzavano il piacere di rimanere a ciondolare a testa in giù scosse da brezze leggere in compagnia di un ragno, o correre veloci e piene di vita con un topo, o lasciarsi coccolare per un filo d’erbe cadendo poi in piccole lacrime di brina. 

Il millepiedi camminava alzando una zampetta alla volta, contraendo il suo maestoso corpo. Era una creatura così piccola eppure così forte, così complessa, la Piccola Ombra non desiderava essere nessun’altro, nient’altro.

Rimase con l’insetto, coccolata dal suo ipnotico muoversi sul terreno, per un tempo infinito, almeno fin quando, sonnolenta, non si sentì risucchiare dal calpestare violento di un grosso animale. 

Riscuotendosi, la Piccola Ombra provò a liberarsi, tirando il suo corpo ovunque per sfuggire a quella presa. Si aggrappò allo stelo di un fiore, ma quello cedette, con un debole lamento di nettare e petali. 

L’animale aveva i tratti del Sole, la sua violenza, il suo calore, avanzava calpestando e uccidendo con passo pesante. Era una creatura che apparteneva al giorno, raramente si inoltrava nei campi a quell’ora. Persino la Luna disapprovava quella visita, tanto che la sua luce si nascose sotto un manto di nuvole.

La Piccola Ombra scalpitò, cercando di liberarsi dalla presa dell’essere. Ma le sue membra erano fragili, delicati strascichi di buio, adatte a insetti e roditori, non a fasci muscolosi e scattanti come quelli dell’animale.

Si sentì portare via, una velocità da capogiro. Terra e cielo si confusero in quella corsa mentre l’animale la trascinava lontana dal campo, dalle sue amate lucciole, dagli steli d’erba e le ragnatele, dal minuscolo mondo a cui il suo corpo era abituato. 

Corse con la creatura del Sole per tutta la notte, inseguendo ciò che inseguiva lei, desiderando ciò che desiderava, sognando i suoi sogni.

Alle prime luci dell’alba, quando ormai la Luna si era sdraiata e aveva superato la linea dell’orizzonte, finalmente la creatura si fermò. Esausta per aver corso tutta la notte, si accucciò ai piedi di un albero e rimane immobile. 

La Piccola Ombra, spaventata, riuscì a staccarsi da quell’enorme corpo. 

I raggi del Sole cominciavano a trapassare le fronde degli alberi, dorati, intensi, perforanti. Se fosse rimasta lì sarebbe scomparsa, annichilita dalla luce del giorno. Ma era così lontana da casa! 

Odiò la creatura che l’aveva portata via. Aveva in sé, in quel corpo innaturalmente slanciato verso l’alto, la forza che hanno tutte le cose distruttive, il potenziale per frantumare il mondo. Anche adesso che giaceva addormentata sembrava tesa, con i muscoli gonfi in grado di spezzare e uccidere. Non era come una civetta, che prende quel che le serve per sopravvivere, o una volpe, o un serpente. Era qualcosa che la Piccola Ombra non aveva mai visto. 

Dovevano essercene altre, di quelle creature, ma altrove, lontano, dove lei non sarebbe mai andata: quel che aveva vissuto quella notte le era bastato.

La Piccola Ombra frugò nel terreno finché non trovò la tana di una talpa. L’animale dormiva, con la pancia piena, segno che non si sarebbe svegliato fino al tramonto. 

Si accoccolò sotto il suo corpo sentendosi piccola e al sicuro, com’era sempre stato.  

Non avrebbe più pensato alla creatura del giorno, alle sue due zampe, alla sua posizione eretta, al modo in cui, violento proprio come il Sole, respirava aria e luce come se ne fosse l’unico padrone. 

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The Corner 

Per me tornare a scrivere per il Writober è...veramente impegnativo. La mia vita si è sfaldata, è impazzita, si è complicata, e la scrittura è scivolata in secondo piano senza che me ne accorgessi. Però è ancora importante, e anche quest'anno voglio cercare di portare a termine questo progetto.

Chii
   
 
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