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Autore: karter    04/10/2020    1 recensioni
Lexi ha venticinque anni e un'adorabile piccola peste a rallegrarle le giornate.
Dieci anni fa partì per andare a studiare in America. Sarebbe dovuta rientrare a casa quattro anni dopo, ma nulla è andato come avrebbe dovuto.
Un giorno fece sparire le sue tracce lasciandosi alle spalle anche Genzo, il suo Genzo.
Sono trascorsi sette anni da quel giorno.
Magda e Roberto si sposano e Lexi torna a casa.
Sarà pronta ad affrontare gli amici che aveva lasciato indietro?
E Genzo?
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Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Roberto Hongo
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2
Casa






 

“Con le ginocchia sotto il mento
Fuori piove a dirotto
Qualcosa dentro ti si è rotto
E sei più bella” 

Fatti bella per te - Paola Turci




 

Tredici giorni al matrimonio 


Arrivare a Zurigo fu un attimo. 
Neanche il tempo di sistemarsi che era già il momento di atterrare. E da lì la corsa per trovare il gate giusto e imbarcarsi nuovamente questa volta diretti a Singapore. 
Lexi  sospirò soddisfatta. Leo era stato un angelo. Nonostante tutto ciò lo avesse disorientato se n'era stato buono ascoltando ciò che gli veniva detto senza mai protestare. E altra cosa da non sottovalutare, le valigie spedite a destinazione quindi essere in viaggio solo con il bagaglio a mano. Non era certa che sarebbe riuscita a sopravvivere altrimenti. Troppi scali e in questo caso anche troppo poco tempo. 
Sorrise osservando quella piccola peste al suo fianco dormire. Il volo sarebbe stato davvero lungo e sperava che Leo passasse la maggior parte del tempo a dormire. Non sarebbe stato facile tenerlo buono in caso contrario. Quel piccolo uragano aveva bisogno di muoversi e quello non era decisamente il posto adatto. 
Più serena per essere a metà dell'opera, Lexi si lasciò scivolare sul sedile. Era esausta. La giornata precedente era stata stressante sia a livello fisico che mentale e tutto quello stress lo stava accusando in quel momento. Quanto le sarebbe piaciuto trovarsi seduta sul davanzale della sua finestra con una tazza di tè in una mano e un libro nell'altra a respirare il sole di San Paolo. Le mancava già il Brasile.
Sospirò tirando fuori le sue amatissimo cuffie. Sapeva che non sarebbe riuscita a dormire e piuttosto che abbandonarsi ai pensieri preferiva lasciarsi travolgere dalla musica. Ne aveva dannatamente bisogno. 
Quindi, ringraziando di aver raggiunto l'altitudine necessaria a poter riaccendere il telefono, si preparò a farsi riempire i timpani dalle note delle sue canzoni preferite. Stava già gustandosi gli accordi d'apertura di 'November Rain' quando notò un messaggio non letto. 
Curiosa controllò. Del resto le uniche persone che avrebbero potuto scriverle le aveva sentite quella mattina prima di partire da Francoforte. 
Era un numero che non aveva in memoria. 
Corrucciata lesse le cifre. Le parevano familiari, ma non riusciva proprio a collegarle ad alcun nome. 
Frustrata si decise a leggerne il contenuto e per poco il telefono non le cadde dalle mani. 
Com'era possibile? 
Come…. 
Marie. 
Se lo sarebbe dovuta immaginare, anzi aveva aspettato anche fin troppo prima di vuotare il sacco. 
Con mani tremanti rilesse nuovamente quelle parole. 

 

"Non potrai evitarci per sempre. Non me. Non lui. K.H.S.

 

Perché le parevano tanto una minaccia? 
Stupido Karl, non poteva aspettare qualche altra ora prima di scriverle? Che so, magari un paio di giorni, anche più di un paio. 
Sospirò, ma chi voleva prendere in giro. Un messaggio simile le avrebbe fatto lo stesso effetto in qualsiasi momento. 
Suo cugino la conosceva fin troppo bene. 
E le aveva appena rovinato le restanti dieci ore di volo. Era sempre il solito antipatico. 



 

🐝~🐝~🐝



 

«Ciao, straniera» 
Una ragazzina di tredici anni era seduta sugli spalti. Durante l'allenamento della giovanile dell'Amburgo non erano ammessi curiosi, ma essere la cugina del kaiser aveva i suoi vantaggi. 
Quel giorno, però, la piccola Lexi non era serena come al solito. Anzi, se ne stava seduta, con le ginocchia sotto il mento e le braccia attorno ad esse. Aveva lo sguardo spento, come se d'improvviso il mondo le fosse caduto addosso. 
Dal campo, Karl la osservava preoccupato. Da quando aveva parlato con Magda la sera prima, Lexi si era come spenta. Non sorrideva e parlava a malapena. Le aveva provate tutte per farle tornare il sorriso, inutilmente. Sperava solo che il portiere avesse più fortuna di lui. 
«Oggi non sei scesa in campo per dimostrare la tua superiorità?» chiese sedendosi al suo fianco e alzando lo sguardo verso il cielo. 
Immensi nuvoloni grigi lo nascondevano. Sarebbe potuto iniziare a diluviare da un momento all'altro. 
La bionda alzò le spalle in risposta. 
Non aveva la forza di emettere suono. Era preoccupata per Zane e non sopportava di essere bloccata in Germania, non quando il suo migliore amico aveva avuto un incidente. Aveva provato a chiedere agli zii il permesso per tornare a casa prima, ma non ne avevano voluto sapere. Quindi non poteva fare altro che lasciarsi sopraffare dalla preoccupazione. 
Genzo sospirò a quella vista. Sperava che la rivalità con lui sarebbe riuscita a smuoverla, inutilmente. Lexi era come spenta e gli faceva male vederla in quel modo. 
Una goccia di pioggia si posò su una gota chiara. Sembrava una lacrima. Il giapponese la osservò qualche secondo e si ritrovò ad avvampare. Lexi era bella anche in quel modo, con lo sguardo spento, i capelli spettinati e il volto bagnato dalla pioggia. 
Scosse il capo dandosi dello stupido, mentre le gocce di pioggia che cadevano su di loro diventavano sempre più numerose. 
Eppure la ragazza sembrava non badarci. 
Sospirò il portiere prima di alzarsi e sollevarla tra le braccia lasciandole posare il capo sulla sua spalla. 
Lexi si sentì avvolgere dal calore del suo amico e non poté impedire ad un sorriso di incurvarle le labbra. Perché anche se era preoccupatissima per Zane, sapere di poter contare su di lui la faceva stare bene. 
Sorrise aggrappandosi alla sua felpa ormai zuppa. Genzo era il suo pensiero felice. 


Lexi aprì gli occhi di scatto trovandosi davanti l'espressione curiosa del piccolo Leo. Dagli altoparlanti le hostess comunicavano di prepararsi alla fase di atterraggio. 
La ragazza sorrise dando un buffetto al suo angelo prima di aiutarlo ad allacciare la cintura per poi passare alla sua. 
Ma era distratta. Quel sogno, no, quel ricordo la stava destabilizzando. 
Se lo ricordava come fosse stato solo pochi attimi prima quel giorno. Era stato sotto quella pioggia scrosciante, con il cuore colmo di preoccupazione per il suo migliore amico, ma allo stesso tempo sereno per quei piccoli gesti rivolti solo a lei, che aveva trovato la forza di far combaciare le loro labbra. Ed era stato un istante stupendo. 
Sorrise portandosi una mano sul cuore che non voleva saperne di smettere di battere. 
Era sempre colpa (o forse merito?) di suo cugino. 



 

🐝~🐝~🐝



 

Dodici giorni al matrimonio 


«Ciao, turisti!» 
Lexi sorrise richiamando l'attenzione di Leo che correva per un corridoio "verde", o almeno così lo avevano denominato loro dato che c'erano un sacco di piante, fiori e alberi dalle forme e i colori disparati. 
«Zio Jamie, zia Sarah» salutò entusiasta facendo ridacchiare i due dall'altro lato del telefono. 
Tutte quelle ore di volo lo avevano reso decisamente iperattivo. 
«Come sta andando?» 
Sarah sorrise osservando Leo saltellare a destra e sinistra. Non invidiava per nulla l'amica. A lei sarebbe già venuto un grandissimo mal di testa. 
«Bene, tra qualche minuto dobbiamo imbarcarci per l'ultima volta. Questa sera alle nove saremo a destinazione» 
Lexi sorrise al pensiero. Quel viaggio stava diventando fin troppo lungo per i suoi gusti, non vedeva l'ora di arrivare. 
«Mamma, ho fame!» si lamentò Leo facendo sollevare gli occhi alla ragazza e ridere i due amici. 
Era raro che facesse i capricci, ma se iniziava era davvero insopportabile. 
«Ho fame» 
«Voi tra quanto arrivate?» 
«Ho fame» 
«Partiamo tra quattro giorni, ma non abbiamo nessuna intenzione di fare tutti i tuoi scali» 
James sorrise osservando Leo iniziare a saltare a destra e sinistra per attirare l'attenzione. 
«Ho fame» 
«Ehi, non tutti sono calciatori professionisti con uno stipendio milionario» 
«Touchè» 
«Mamma, ho fame» 
Risero tutti e tre prima di salutarsi. 
Era stato divertente, ma non era il caso di esagerare. 
«Forza, piccola peste, andiamo a prendere da mangiare, per l'ennesima volta. Tra poco si parte» 
Leo rise saltando in braccio alla madre che si abbandonò ad un dolce sorriso. 



 

🐝~🐝~🐝




 

Una bambina di sei anni se ne stava da sola, le gambe rannicchiate al mento e le braccia ad abbracciarle. 
I grandi occhi color della tempesta erano arrossati dall'enorme quantità di lacrime versate in quei giorni. 
Era passato un anno dalla morte del suo papà e le mancava ogni giorno di più. 
Se poi ci si aggiungeva che in quel postaccio doveva lottare ogni giorno contro i dispetti di quegli idioti, non era certa di riuscire a sopravvivere a lungo. 
«Ehi, nanerottola! Che ci fai qui?» 
Una ragazzina di quattordici anni la osservava con espressione curiosa. I lunghi capelli mori raccolti in una coda disordinata e una sigaretta tra le labbra sottili. 
Lexi parve non accorgersi di ciò che la circondava. Il suo sguardo era puntato sull'orizzonte, ma la sua mente era persa in ricordi lontani, sensazioni che sperava di non dimenticare mai. 
Magada la osservò.
La conosceva, in casa famiglia la conoscevano tutti, era l'ultima arrivata. Aveva sei anni, ma pareva molto più piccola ed era il bersaglio preferito di tutti i più grandi, soprattutto perché non lasciava che le mettessero i piedi in testa. Aveva fegato. 
«Ti conviene asciugare quelle lacrime, se Josh e gli altri ti vedranno, troveranno il modo di ridere anche del tuo dolore» 
La salutò in quel modo prima di tornare da dove era venuta. 
La bambina sorrise tra le lacrime. Da quando il suo papà era morto, era la prima volta che qualcuno le riservava una parola gentile. 
Con mani tremanti si asciugò il volto con la manica del golfino azzurro che indossava prima di rimettersi in piedi. 
Non avrebbe permesso a nessuno di ridere del suo dolore. Avrebbe combattuto con le unghie e con i denti e avrebbe reso il suo papà fiero di lei. 



 

Lexi sorrise aprendo gli occhi. 
Stava diventando una brutta abitudine quella di farsi sommergere dai ricordi durante le ore di volo. Doveva però ammettere che quella volta le era andata bene. Si era appisolata solo pochi minuti e Leo dormiva ancora. 
Sospirò volgendo lo sguardo fuori dal finestrino. 
La sua Australia era sempre più vicina. Se si concentrava le pareva quasi di poter sentire l'odore dell'oceano. 
Quanto le era mancata la sua isola. Non vedeva l'ora di atterrare. Certo, da lì sarebbero iniziati i problemi, ma poteva farcela.



 

🐝~🐝~🐝



 

Respirò a pieni polmoni. 
Fiori esotici, sabbia, salsedine. 
Era finalmente a casa. Quanto le era mancato quell'ambiente. Era rimasta lontana per anni, ignorando il senso di vuoto in fondo al suo cuore. Era stato come se fosse mancata una parte di sé...
Sorrise, non era mai stata tanto completa come in quel momento! 

 

«Nanerottola! Leoncino!» 
Una splendida donna dai capelli mori si sbracciò attirando la loro attenzione mentre al suo fianco un uomo dalla pelle ambrata scuoteva il capo reggendo un cartello con la mano destra, mentre la sinistra gli copriva gli occhi. Nessuno sapeva metterlo in imbarazzo come la sua futura moglie. 
«Zia!» urlò Leo lasciando la mano della madre per correre incontro alla donna e lanciarsi tra le sue braccia facendo ridere Lexi come non faceva da troppo tempo. 
Magda trovava sempre il modo di stupirla. 
«È stata una sua idea» 
Roberto sorrise abbracciando la ragazza che subito ricambiò. 
Non aveva avuto dubbi. 
Solo quella pazza della sua 'tutrice' avrebbe potuto scrivere "AAA Cercasi Nanerottola e Leoncino. NO perditempo" per attirare la loro attenzione. 
«Ci avete riconosciuti subito, però» 
«Era difficile non farlo. Le tue urla si sentivano fin sulla pista d'atterraggio» 
Una risata abbandonò le labbra del mister della nazionale brasiliana, mentre la sua futura moglie si esibiva in una linguaccia. 
Il piccolo Leonardo invece rideva felice. 
Gli zii gli erano mancati un sacco e poi, finalmente, avrebbe visto le terre nelle quali era cresciuta la sua mamma. 
Non stava più nella pelle!



 

🐝~🐝~🐝



 

«Mi sa che qualcuno qui ha sonno» 
Si erano fermati a mangiare qualcosa in aeroporto e per tutto il tempo Leo non aveva fatto altro che raccontare aneddoti del viaggio appena affrontato soffermandosi principalmente sulla mattinata a Francoforte. Si era divertito veramente tanto. Era normale che non si reggesse più in piedi, non erano stati giorni leggeri quelli che si erano lasciati alle spalle. 
«Direi di andare a casa» 
Roberto prese il piccolo in braccio avviandosi verso il parcheggio esterno seguito a ruota dalle due donne che si tenevano per mano. 
Era dal momento in cui si erano rincontrate che non riuscivano ad allontanarsi. Un pizzicotto, un abbraccio, una carezza. Avevano bisogno di un contatto che facesse capire loro di essere di nuovo insieme. Erano passati così tanti anni, erano successe talmente tante cose… 
Certo erano rimaste in contatto e spesso si erano anche viste, ma non era la stessa cosa.
In quel momento erano insieme nello stesso luogo in cui erano cresciute. In quella città che le aveva viste piangere e ridere, per poi dividersi con la promessa di non lasciarsi mai. Promessa che finalmente, a dieci anni di distanza, era stata mantenuta. 
Sorrise Magda stringendo più forte la mano di quella che per lei era sempre stata una sorellina da difendere. 
«Bentornata a casa!» 














 
Buongiorno! ^^

Eccomi tornata ad aggiornare questa piccola avventura.

Questa volta ci troviamo in viaggio. Lexi e Leo hanno lasciato la Germania e dopo due brevi soste a Zurigo e Singapore arrivano finalmente a destinazione. Quale? Perth in Australia, la terra dove la nostra protagonista è cresciuta.
Quindi vi pare che non vi porto a conoscere qualche nuovo personaggio?

Impossibile, ma andiamo con ordine.
I due con i quali Lexi parla a telefono sono due dei suoi più cari amici James Watson calciatore di origine inglese e sua moglie Sarah avvocato di successo londinesee.
Arrivati in Australia, invece, ci troviamo davanti i futuri sposi Roberto Hongo e la sua fidanzata, nonché tutrice di Lexi, Magda Hill.

Bene, per oggi ho concluso. Grazie a tutti per essere arrivati fino a questo punto e spero che finora la mia piccola avventura vi stia piacendo.
A presto!

karter
 
  
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