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Autore: 7vite    04/10/2020    1 recensioni
Sono passati tanti anni da quando Doremi e le sue amiche hanno rinunciato ai loro poteri magici, invecchiando nel mondo degli esseri umani.
La piccola Hanna intanto é diventata la nuova regina del Mondo delle Streghe e da qualche tempo una nuova minaccia sembra abattersi nel suo Regno. Per riportare l´ordine avrá bisogno dell´aiuto di nuove apprendiste.
É qui che entra in scena Fami, la nipote piú grande di Doremi, che insieme ad altre coetanee fará del suo meglio per superare le prove magiche e diventare una Strega a tutti gli effetti.
Ma come potete immaginare, tutto ha un caro prezzo.
PS- Ojamajo Fami NON é collegata a "Senza magia", seppure ci siano moltissimi riferimenti. Eh beh, che posso farci? É pur sempre una mia creazione, eheh!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Fami, Hana-chan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
-Fami diventa apprendista-

 

Fami entrò in aula e si diresse verso un banco al centro della stanza su cui era stato adagiato un fogliettino di carta col suo nome. Prese posto e diede una rapida occhiata in giro cercando un volto a lei noto, ma non scorse nessuno che le fosse anche solo vagamente familiare.
”Questa sì che è sfortuna vera, nessuno dei miei vecchi compagni delle elementari è finito in classe con me. Devo proprio essere la bambina più sfortunata della terra!”
Pensò sbuffando tra sé e sé.
Quando la professoressa fece il suo ingresso gli alunni si issarono sulle gambe e fecero un profondo inchino. La donna sorrise e si inchinò un poco a sua volta. Aveva un´aria gentile e questo la rasserenò un poco.
La professoressa chiamò l´appello e chiese a ogni studente di raccontare qualcosa di sé.
Quando fu il suo turno, Fami si alzò in piedi di scatto sbattendo contro lo spigolo del banco e facendo cadere per terra il suo portacolori, provocando una risata generale.
“Ecco, ben fatto! Niente di meglio che iniziare il nuovo anno scolastico. E dire che volevo scrollarmi di dosso il soprannome “Goffami” che mi è stato appioppato in prima elementare. Sono veramente la bambina più sfortunata dell´intero universo!”
«Coraggio bambini, smettete di ridere.»
Li rimbeccò dolcemente la professoressa, ma Fami scorse un leggero sorriso sulle sue labbra. Quando si chinò per raccogliere il portacolori sbatté la testa contro il banco suscitando un´altra fragorosa risata che anche la professoressa non riuscì a dissimulare.
“Ahia che male, si può essere più tonti? Sono la bambina più sfortunata della galassia!”
Pensò carezzandosi il bernoccolo che si gonfiava sulla sua nuca.
«Ecco, tieni.»
La bambina che le sedeva di fronte le stava porgendo l´astuccio. Era molto gentile da parte sua, e Fami notò che non stava sghignazzando come tutti gli altri. Fami mugugnò un “grazie” poco udibile e finalmente si presentò alla classe.
«Mi chiamo Fami Inata, ho compiuto da poco dodici anni e ho sempre vissuto a Misora, così come la mia famiglia da diverse generazioni. Sono figlia unica, e la mia passione più grande è la musica: suono il pianoforte da quando ero molto piccola, inoltre amo leggere i manga specialmente quelli fantasy e… Beh, credo non ci sia nient´altro da dire su di me.»
«A parte che sei una grande pasticciona, ehiii ci sono, potremmo chiamarti Imbra-Inata!»
A parlare era stata una bambina che sedeva al primo banco. I capelli ricci color verde militare le ricadevano sulle spalle, mentre sulla fronte si apriva una frangetta sbarazzina. Gli occhi, dello stesso colore, erano circondati da folte ciglia nere.
Fami fece per replicare, ma i suoi compagni concordarono trovando l´idea alquanto geniale.
«Ma come osi? Che nessuno si azzardi a chiamarmi così!»
Inveì Fami issandosi in piedi e brandendo un pugno minaccioso verso nessuno in particolare.
«Basta, bambini! Un po´di ordine su! Tocca alla vostra compagna presentarsi: Mila Fujita.»
Fami riprese posto tra bisbigli di approvazione, non le piaceva affatto quella sensazione.
Ad alzarsi in piedi invece fu proprio la bambina che sedeva di fronte a Fami. Era alta circa quanto lei e aveva dei corti capelli rossi stretti in due codini che cadevano ai lati della testa.
«Mi chiamo Mila Fujita, ho dodici anni e vivo a Misora da pochissimo tempo, mi sono trasferita da Tokyo poco dopo l´inizio delle vacanze.»
Si interruppe un attimo, incerta su come proseguire.
«E sono figlia unica, vivo insieme alla mia mamma e ai nostri tre gatti: Nana, Hachi e Kyu.”
Disse sorridendo, anche gli altri sorrisero con lei.
«Nel tempo libero mi piace suonare il flauto di pan e cantare nel coro delle voci bianche, e ovviamente giocare con i miei tre gattini.»
Dopo Mila toccò alla bambina coi capelli verdi fare la sua presentazione. Fami la trovava già antipatica, sperava che facesse o dicesse qualcosa che la potesse mettere in ridicolo.
«Il mio nome è Trilly Nakao, ho dodici anni e mezzo e sono nata a Misora. Ho due sorelline minori, due gemelle pestifere che adorano cacciarsi nei guai. Nel tempo libero mi piace giocare a pallamano, suonare la chitarra, dipingere e osservare le stelle. Sono una persona super impegnata, ma sarà proprio la mia ambizione a farmi arrivare lontano.»
Trilly si sedette incrociando le gambe con aria soddisfatta, tutti la guardavano con grande ammirazione.
«Wow, tu sí che ti dai parecchio da fare.»
Aveva commentato una delle loro compagne.
«Naturalmente, solo chi eccelle può aspirare un giorno a diventare qualcuno che conta. Per quanto mi riguarda voglio essere la migliore in tutto, e avrò modo di dimostrarvelo nel corso di questo anno scolastico.»
“Ma quante arie si dà? Giuro, non la sopporto!”
Si ritrovò a pensare Fami mentre una gocciolina le scendeva sulla fronte.
“Beh, poco male se è tanto impegnata, questo significa che non avrò modo di trovarmela tra i piedi, almeno qualcosa di positivo c´è.”
 
 
Fami aveva appena varcato il cancello d´ingresso della scuola quando qualcuno aveva rischiato di investirla con la sua bicicletta.
«Aiuto!»
Strillò Fami parandosi gli occhi con le mani.
«Ehi, guarda un po´dove vai!»
Gridò una voce familiare.
«Ah, dovevo immaginare che fossi tu, Imbra-Inata. Guarda dove metti i piedi o rischierai sul serio di farti male, ti avviso.»
La ragguagliò Trilly rivolgendole un sorriso maligno, pedalando a tutta velocità senza darle il tempo di replicare.
«Non azzardarti mai più a chiamarmi in quel modo!»
Urlò Fami, ma quella era ormai lontana e le faceva un cenno di saluto con la mano.
«Ma guarda te se devo beccarmi un soprannome così crudele il primo giorno di scuola!»
Disse a nessuno imboccando la strada che l´avrebbe condotta verso casa.
«Spero solo che non prenda piede anche tra gli altri compagni, che guaio sarebbe!»
Rifletté a voce alta con le mani dietro la nuca.
Presa com´era nel suo delirio non si era accorta del gatto bianco che la seguiva a distanza.
«E poi non sono così imbranata come dice lei, è solo che a volte mi lascio sopraffare dall´emozione.»
Solamente in quel momento avvertì una strana sensazione alle proprie spalle, come se qualcuno la stesse pedinando, ma quando si voltò si trovò di fronte un piccolo gatto bianco che le corse tra le gambe miagolando.
«Oh piccolino e tu chi sei? Devi esserti perso. Non sei sicuramente un randagio, si vede dalla lucentezza del tuo pelo. Il tuo padrone deve volerti molto bene se ti cura in questo modo, chissà, adesso sarà enormemente preoccupato per la tua assenza. Mh, mi sa che dovrò riportarti a casa, ma come faccio? Non hai nemmeno una medaglina.»
Disse carezzando il collo della bestiola, che intanto prese a fare le fusa.
«Beh, troveremo un modo per farti tornare dal tuo proprietario, di certo però non posso lasciarti nel bel mezzo della strada, potrebbe essere pericoloso.»
E così dicendo issò il gatto e lo prese tra le braccia.
«Hai anche un ottimo profumo, oh come sei morbido, sembri un animale di pezza!»
 Camminò per un po´ ipotizzando il nome della creatura, e solo dopo un paio di metri si accorse di una donna poco distante appoggiata contro il muro che pareva la stesse attendendo.
«Ah, brutta bestiaccia, ecco che fine avevi fatto!»
Gridò la donna puntando un dito verso Fami, che inizialmente non comprese perché le stava urlando contro.
«Mi scusi, ma io…»
«Non dicevo a te, piccola, parlavo col sacco di pulci che tieni tra le braccia. Vieni Lalá»
Con eleganza il gatto balzò via dalle mani di Fami e corse verso la donna. Fami non aveva mai visto una persona più esoterica di quella: indossava un lungo abito nero corredato di un mantello, anche se non faceva così freddo. I capelli verdognoli erano stretti in due chignon ai lati della testa e i suoi occhi color rubino la fissavano con interesse.
«Suppongo di dover ringraziarti per aver trovato il mio gatto, non credi? Di ´un po’, vuoi che ti legga la mano? Potrei prevedere il tuo futuro.»
«Eh? Oh sì sì la prego, mi legga la mano.»
Eufonia sorrise e si avvicinò alla bambina. Aveva grandi e curiosi occhi rosa identici a quelli di Doremi e per un attimo esitò. Quanto tempo era passato da quando Doremi aveva la sua età?
«Ha forse cambiato idea?»
Domandò Fami con la mano tesa, vedendola tentennare.
«No, certo che no, ragazzina. Dunque vedo che ti chiami Fami, hai dodici anni e… Hai subíto un terribile lutto che ti ha portato via tanta gioia e spensieratezza eppure uhm... Qui vedo qualcosa di interessante, una novità che cambierà radicalmente la tua vita. Vedo un regno nascosto, un´amicizia profonda e una meravigliosa nuova avventura che ti aspetta.»
Fami la guardava con occhi sognanti.
«Un’avventura in un regno nascosto?»
Disse come se fosse imbambolata. Qualcosa nelle parole di quella donna le aveva ricordato le storie che era solita narrarle sua nonna. Parlavano di un mondo magico abitato da Streghe, con porte volanti appese in aria e bambini che nascevano da fiori.»
 «Allora, che te ne pare?»
«Sarebbe bello, se fosse vero… Ma la magia non esiste.»
Disse con delusione più a sé stessa che alla sua interlocutrice.
«Esiste, se ci credi.»
La corresse Eufonia, e Fami la guardò negli occhi. Era la stessa cosa che le ripeteva Doremi quando era una bambina e si rifiutava di crederle.
 
«Ma nonna, se davvero esiste un mondo così bello, perché mai è nascosto?»
Chiese la bambina con occhi grandi mentre la nonna le rimboccava le coperte.
«Per restare protetto. Se gli esseri umani potessero usare la magia, molti la userebbero solamente per i propri fini.»
«Ed è così sbagliato?»
Domandò ancora, e Doremi capì che la nipote non si sarebbe addormentata fino a quando non avesse dato una risposta soddisfacente ai suoi quesiti.
«Ci sono persone che usano la magia per aiutare gli altri, e questo è sempre un bene, ma ci sono persone malvagie che possono servirsi degli incantesimi per ferire gli altri. La magia va conquistata cara Fami, e come ogni cosa, ha delle regole che non si devono mai infrangere.»
«Nonna Doremi, credi che io possa usarla un giorno?»
La più anziana fece per lasciare la stanza spegnendo la luce
«Chi lo sa, Fami? Tuttavia spero che non sarà mai necessario.»
 
«Se esistesse la magia lei sarebbe ancora qui.»
Disse Fami con tono duro prendendo le distanze dalla strega.
«Sono felice che lei abbia ritrovato il suo gatto. Arrivederci.»
Fece un educato inchino e si allontanò dalla donna proseguendo verso casa.
«Aspetta Fami, non andartene così.»
La supplicò Eufonia parandosi davanti a lei.
«Perché? Cosa vuole da me?»
«Voglio che tu capisca che… Che insomma, la magia è reale.»
«Lei si comporta in modo molto strano, signora.»
Replicò la bambina mettendosi sulla difensiva e facendo dietro front.
«Dammi il tempo di spiegarti.»
«Mi lasci stare!»
Urlò infine Fami correndo verso la direzione opposta.
«No! Fermati subito! Dannazione, dove scappa? Lalá bloccala!»
Gridó Eufonia. Il gatto parti alla rincorsa e superò Fami, poi le si parò davanti ordinandole di fermarsi.
«Non devi aver paura!»
Esclamò una voce dolce e un attimo dopo il gatto si era trasformato in una minuscola fatina, così piccola da poter stare nel palmo chiuso di una mano.
Fami divenne blu dallo spavento, com´era possibile? Il gatto aveva parlato e poi si era trasformato in quella cosa.
«Ci credi adesso?»
Chiese Eufonia atterrandole di fianco sul suo manico di scopa.
«Ma io, ma questo, ma…»
Boccheggiò Fami convinta di essere impazzita.
«Non può essere vero.»
Si disse scuotendo la testa per scacciare le sue visioni, ma la strega e la fata erano ancora dinnanzi a lei più vivide che mai.»
«Devi accettare la cosa, adesso che ti stiamo di fronte, non credi?»
Domandò Lalá rivolgendole un largo sorriso.
«Quindi tu sei…»
Disse Fami allargando le gambe e puntando l´indice dritto verso la donna.
Eufonia sorrise, lieta che stesse accadendo.
«Sei una…»
«Sí?»
«Una strega!»
Le labbra della donna si curvarono in un sorriso.
«Esattamente, e ora che hai svelato la mia vera identità sono costretta a fare di te un´apprendista strega cara Fami.»
«Un´apprendista…?»
 
«Un apprendista è qualcuno che non ha ancora imparato il mestiere.»
Le spiegava Doremi mentre, mano nella mano, passeggiavano lungo il parco per ammirare la fioritura dei sakura.
«Io e le mie amiche apprendevamo la magia per poter divenire un giorno delle streghe a tutti gli effetti. Certo non è stato facile, abbiamo dovuto sostenere dieci esami diversi prima di poter diventare delle vere e proprie fattucchiere ed ottenere il nostro cristallo fatato.»
«Ed erano degli esami difficili?»
Chiese Fami, che poteva avere massimo cinque anni, mentre si chinava per raccogliere un petalo particolarmente bello.
«Dipende. Quando hai nove anni tutto sembra più difficile di quanto lo sia. E quando invece invecchi diventa l´esatto contrario.»
«Voglio diventare un´apprendista strega e superare gli esami, nonnina. Voglio ricevere anch´io un cristallo fatato tutto mio»
Doremi le rivolse un´occhiata gentile e divertita allo stesso tempo.
 
«Mia nonna mi aveva parlato di un jingle set.»
Replicó Fami  osservando la mano di Eufonia.
«Tua nonna è stata apprendista circa quaranta anni fa, le cose cambiano.»
Replicó Eufonia stizzita agitando la mano sotto agli occhi della bambina.
«Adesso indossa la collana e premi il centro del ciondolo.»
Le ordinò ficcandole la catenina tra le mani.
«E va bene.»
Fami eseguì gli ordini e un attimo dopo venne pervasa da una forte luce giallastra. Quando la luce si dissolse, stava indossando la sua divisa da apprendista, rosa proprio come i suoi capelli.
«Non ci credo!»
Strillò correndo a specchiarsi. Aveva un delizioso abito fornito di corpetto e gonna a palloncino. Sulla sua testa esibiva un cappello a punta e sulle mani e i piedi erano apparsi guanti e stivaletti.
«Allora era tutto vero. Tutte le storie di nonna Doremi, il mondo della magia, la regina delle streghe, i maghi, le fatine…? Esiste davvero tutto?»
Eufonia e Lalá annuirono all´unisono.
«Ma quindi tu… Tu hai conosciuto mia nonna? So che è così Eufonia, non mentirmi, per favore.»
Gli occhi della strega si rattristarono, e Lalá le volò sulla spalla per darle conforto.
«Ho conosciuto tua nonna Doremi, è vero. A tempo debito, giuro che ti racconterò tutto quanto, ma adesso è ancora troppo presto.»
  
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