«È bellissimo! Sei fantastico Taru-Taru!»
Purin lo stringe in un abbraccio e lui trattiene il respiro, irrigidendosi perché colto di sorpresa – eppure dovrebbe essere preparato a simili dimostrazioni d’affetto.
«Ma non è opera mia.» borbotta Taruto, imbarazzato, con le braccia strette lungo ai fianchi «Stavamo facendo delle ricerche in zona e l’ho scoperto per caso…»
«Sì, ma hai deciso di portarmici!» conclude Purin nascondendo il volto contro il petto del ragazzo, facendolo arrossire.
«Ho pensato che forse ti sarebbe piaciuto.» bofonchia lui, in difficoltà come se stesse confidando qualcosa di tremendo.
«Ed è così! Lo adoro! Mi hai fatto un bellissimo regalo!» esclama Purin, stringendolo un po’ più forte prima di iniziare a correre tra i fiori.
Taruto vorrebbe ribattere, dirle che è solo un semplice campo di girasoli e farle presente che alla fine del pomeriggio dovranno comunque tornare a Tokyo, ma tace e fissa lo sguardo su di lei, ridacchiando mentre la vede alzarsi sulle punte per poter osservare meglio i fiori.
«Sai perché mi piacciono così tanto?» chiede all’improvviso Purin, sfiorando qualche petalo con la punta delle dita, un sorriso tanto timido quanto dolce dipinto sul volto.
Taruto la guarda, incuriosito dal cambio nel suo tono di voce divenuto all’improvviso più basso, e scuote piano la testa, facendo qualche passo nella sua direzione.
«Erano i fiori preferiti della mia mamma.»
Lui si blocca e sgrana gli occhi a quella confessione; incapace di parlare, si limita ad affiancarla, facendo intrecciare le loro dita per farle avvertire la propria vicinanza.
«Lei era tanto bella, sai? E pensa che io non le somiglio per niente…» sussurra la ragazza mentre gli occhi si velano di lacrime che rimarranno fra le ciglia «Lo dicevo anche a lei quando ero piccola, ma mamma ogni volta mi rispondeva dicendomi che ero bellissima perché sembravo un piccolo girasole.» aggiunge, finendo la frase con una risata che sembra un singhiozzo trattenuto.
«È vero.»
Purin sbatte le palpebre e si volta verso di lui, chiaramente sorpresa da quella affermazione.
«Beh… è anche per questo che ho pensato di portarti qui: appena ho visto questo campo di girasoli ho pensato a te.» mormora Taruto, evitando accuratamente di incontrare lo sguardo della ragazza mentre avverte le proprie guance diventare rosse; si era ripromesso di tenere per sé quella considerazione – era arrossito persino quel giorno, dopo aver formulato quel pensiero che aveva reputato troppo imbarazzante e sdolcinato per essere condiviso ad anima viva – ma le parole erano scivolate fuori dalle proprie labbra con estrema facilità.
«Di’ qualcosa, qualsiasi cosa, per favore.» borbotta lui, arrischiandosi ad abbassare lo sguardo su di lei.
«Davvero? È la verità?» sussurra la ragazza, tirando su col naso.
«Secondo te avrei detto qualcosa di così imbarazzante se non fosse vero?!»
Purin si lascia andare ad una risata un po’ roca e si lancia su Taruto, abbracciandolo ancora più forte di prima e sorridendo quando sente le braccia di lui stringerla di rimando.