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Autore: Freaky_Frix    05/10/2020    0 recensioni
A Liam si è inceppato qualcosa dentro, ma è troppo stanco per provare ad aggiustarsi. Capita a tutti, no?



[Questa one-shot partecipa al #writober2020 indetto da fanwriter.it!]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Assurdo

Assurdo

Il mare era irrequieto, e non aveva nessuna intenzione di calmarsi. Ruggiva, gettandosi sulla spiaggia in una muta richiesta d’aiuto, per poi tornare indietro all’improvviso, quasi ferito dall’irregolarità dei sassi sporgenti.

Liam si era messo lontano dal bagnasciuga, e osservava l’orizzonte abbagliante con lo sguardo perso e lucido; si era dimenticato come si battevano le palpebre. Il cielo era plumbeo e portava tempesta, il vento soffiava sempre più insistentemente, e le poche persone che erano scese per fare una passeggiata si erano affrettate verso casa. Tutte tranne Liam, seduto con i talloni ben piantati tra le pietre, una sigaretta malconcia tra le labbra e i gomiti sulle ginocchia, le mani penzoloni. Faceva freddo, e questo si vedeva dal naso e dalle nocche arrossate.

Anche Liam sarebbe dovuto tornare a casa, ma semplicemente non ce la faceva. Si sentiva intorpidito, non tanto presente a se stesso. Probabilmente se in quel momento un fulmine fosse caduto abbastanza vicino a lui, non si sarebbe nemmeno spostato; non gli sarebbe importato poi molto, di morire folgorato. Non gli importava di niente, ormai.

Era tutto finito, ogni cosa. Presto o tardi sarebbero venuti a prenderlo, strappandolo via alla sua bolla confortevole. I suoi genitori non erano d’accordo: per loro non era vero; il ragazzo era semplicemente paranoico e molto stressato. Non dormiva più come prima, si guardava sempre intorno, come se stesse aspettando qualcuno, e a volte lo vedevano parlottare tra sé guardando un punto indefinito, ma si rifiutavano di prendere in considerazione la possibilità di tendergli una mano e dargli un aiuto concreto. Perché Liam stava bene, e non si poteva pensare altrimenti. Era solo un brutto periodo.

Un brivido lo percorse qualche minuto dopo l’inizio dell’acquazzone; non si era nemmeno accorto che pioveva. Batté le palpebre, ritornando alla triste realtà. Si mise in piedi con una certa fatica, come un moderno Atlante. Solo che lui, al posto del cielo, trasportava una spada di Damocle, che minacciava di troncargli la testa di netto in ogni momento. Nei suoi pochi sprazzi di lucidità il ragazzo si chiedeva quale fosse il suo problema; quale fosse il greve macigno che lo aveva praticamente affossato, ma non lo trovava da nessuna parte. E questo lo esasperava, conducendolo nuovamente nella sua ovattata apatia, fedele  e silenziosa compagna.

Se avesse guardato un po’ più in là, oltre una porticina della sua mente che teneva ben serrata, avrebbe visto tutto l’amore che aveva riversato nel mondo. Tutto il divertimento, tutte le risate, tutti gli amici, tutte le cotte. Avrebbe rivisto la parte colorata della sua vita, ma questo gli avrebbe fatto troppo male.

Perché le persone lo lasciavano sempre solo? Perché non era rimasto nessuno?

Tirò un calcio ad una bottiglietta di plastica accartocciata e abbandonò la spiaggia. Camminava sotto la pioggia con le spalle ricurve e gli occhi puntati verso il marciapiede, scansando ogni tanto i bisogni dei cani, ogni tanto una crepa nelle mattonelle. Raggiunse la tettoia di un vecchio bar abbandonato e si decise ad accendersi la sigaretta, cosa che gli riuscì dopo tanti (troppi) tentativi. Fumò lentamente, assaporando il modo in cui il suo respiro, che fino a qualche minuto prima sembrava sospeso in una pausa drammatica, si ampliasse nella cassa toracica. Quando gettò il mozzicone per terra cominciò a piovere più forte. E a quel punto Liam si ritrovò la faccia tirata in un ghigno poco convinto. Cos’era, esattamente, a farlo divertire?

La vendetta della natura che lo puniva per averla inquinata ancora una volta.

Assurdo, pensò, rimettendosi in strada e facendo rotta verso casa.

Chissà se anche lei, la natura, pensava lo stesso di lui. Un essere umano, una creatura nata con l’impellente necessità di essere immerso in una società, alienato. Solo. Vuoto ma al contempo pesante.

Assurdo.


Angolo dell'autrice: buonasera a tutti! È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho pubblicato qualcosa in questa sezione. Questa one-shot nasce dall'unione di una canzone (Every breaking wave degli U2) e il #writober2020 indetto da fanwriter.it (e un po' anche dal periodo). Il prompt di oggi è "mare", bellissimo ma anche malinconico. Spero che abbiate apprezzato e vi ringrazio per aver letto.
Alla prossima!

Frix

   
 
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