Per Maqry ❤
Diventare
genitore.
Luna inclina la
testa, puntando
gli occhi grigio-tempesta su di lui. «Sei pallido»
constata semplicemente. «Più del
solito» aggiunge, avvicinandosi.
Avvicina le
labbra alla sua
fronte e Draco non si ritrae. Sta ancora cercando di metabolizzare
l’ultima
frase pronunciata dalla ragazza – tranquillamente, con
spontaneità. Perché
però l’ha invaso il terrore?
«Non
hai la febbre» afferma
Luna, indietreggiando. «Cosa ti preoccupa, Draco?»
Lo domanda
poggiandogli una
mano sulla destra che ha serrato a pugno senza neanche accorgersene.
«Io
non…» si ferma. La guarda
negli occhi.
“Non
sarebbe stupendo avere
dei gemelli?”
«Non
credo… di poter essere un
buon padre».
Luna dapprima
non dice
nulla: il suo sguardo si addolcisce, alza l’altra mano a
sfiorargli una
guancia. «Puoi essere tutto ciò che vuoi,
Draco» sussurra infine, con tanta
convinzione che è tentato di credere anche lui a una frase
così impossibile.
«È
un maschio». Draco
registra a stento le parole del medimago, l’attenzione
catalizzata piuttosto
dalla creatura che piange e si agita tra le sue braccia. Stringe la
mano di
Luna, che – stremata – lo fissa felice.
Hanno fatto un
patto – un patto
strano, da Luna: lei sceglierà i nomi
quando avranno dei gemelli. Tocca
a lui, stavolta, e Draco omaggia la tradizione dei Black.
«Papà»
balbetta il piccolo
Scorpius, «papà».
Draco si ferma,
emozionato
come poche volte in vita sua, e lo raggiunge.
Luna, dalla
parte opposta
della stanza, sorride sognante.
«Fermati,
Lorcan, torna
qui!»
«Ahia!
Mamma, Scorpius mi ha
dato un pizzico!»
«Se
continui così mi
prenderai tra dieci anni, Lys!»
Le urla dei
bambini salgono
dal cortile fino allo studio di Draco, ma non gli dispiace. A volte gli
è difficile
conciliare la Villa dei suoi ricordi – così
austera e silenziosa, troppo grande
per un bambino – con il luogo pieno di vita e rumore degli
ultimi anni.
Osserva i figli
giocare
dalla finestra: tra pianti e dispetti sembrano felici – lo
sono – e lui
stenta a credere alla sua fortuna.
Avverte il vero
peso di un
genitore quando Scorpius, già quindicenne, si presenta
imbarazzato per
chiedergli consiglio in fatto di ragazze.
Lo porta a ripescare
– impacciato –
i ricordi delle uscite con Pansy. Alla fine, però,
l’unico suggerimento che
sente di dare è di essere
sé stesso – se
lei saprà apprezzarlo, bene,
altrimenti non ne vale la pena.
Un
vecchio istinto da Malfoy lo porta quasi a chiedere se la ragazza in
questione
sia una Purosangue, ma si trattiene pensando a Luna.
«Fammi
sapere» mormora a conversazione terminata, trovandosi poi a
pensare che crescono davvero
troppo in fretta, i
figli.
«Buon
viaggio, Lys».
Il
giovane li abbraccia; sorride raggiante, come ha fatto per tutta la
settimana.
«Vi scriverò!» promette, un attimo prima
che la Passaporta s’illumini e lo
porti via.
La
casa sembra vuota, senza tre voci acute a echeggiare per i corridoi.
«Soli»
mormora Draco, un po’ incredulo.
«Insieme»
rettifica Luna, prendendolo a braccetto. «È il
loro turno di volare».
Draco
annuisce. Lo sa: avere figli significa anche lasciarli
andare.