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Autore: Asmodeus    06/10/2020    3 recensioni
Raccolta di brevi one-shot incentrate principalmente sui rapporti tra Martino/Niccolò e il resto del gruppo, ideale spin-off di "Come sorridono le giraffe?"
Una carrellata di clip sulla vita di questo variegato gruppo di amici, tra demenzialità e momenti di dolcezza o intimità, con l'unico obiettivo di strapparvi anche oggi un sorriso.
- Questa raccolta partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" organizzata da Soul_Shine sul forum di EFP.
- I capitoli #4 e #5 partecipano anche alla challenge "Slot machine" organizzata da Juriaka sul forum di EFP.
- Il capitolo #5 partecipa anche alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
Genere: Demenziale, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Elia Santini, Giovanni Garau, Luca Colosio, Martino Rametta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come cani e gatti


VENERDÌ
23:17
2 ottobre 2020


Luchino recupera una fetta di torta al limone, poi raggiunge Martino ed Elia sul balcone. Stanno rollando una canna, approfittando dell’assenza momentanea di Eva.
«Ma non dovevamo fumarcela anche con Gio e Nicco?» domanda il biondino, sedendosi a lato dei due.
«Ma ancora magni? Ma non stai scoppiando?» lo apostrofa immediatamente Elia, giudicandolo con lo sguardo per quella che sarà come minimo la quarta fetta per quella sera.
«Lascialo fare, va bene così!» lo difende Martino. «C’aveva ragione Nì prima, ho cucinato per un esercito senza rendermene conto…»
«Ce sta zì, eri anche nervoso per il cane no? Almeno ti sei sfogato cucinando…» bofonchia Luchino, prima di infilarsi metà fetta tutta intera in bocca. Poi prova a domandare di nuovo qualcosa, ma dagli sguardi che riceve gli altri evidentemente non lo intendono a causa della torta nella sua bocca.
«Luchi’, non se capisce niente. Mastica e poi chiedi, non ti rubiamo la torta tranquillo!» lo rimprovera ridendo il rosso, mentre il moro ridacchia e continua a rollare la canna.
Luchino manda dunque giù tutto, poi ripete la sua domanda iniziale riuscendo stavolta a risultare comprensibile. «Dicevo… non si arrabbiano mica quei due se ce la fumiamo tutta noi l’erba?»
Martino ed Elia lo guardano stupiti, poi si guardano negli occhi, poi tornano a guardarlo.
«Tu ti preoccupi troppo Luchi’» ribatte Elia con una scrollata di spalle.
«Tanto Gio ha promesso ad Eva che non fuma più, lo sai. Anzi, se non facciamo in fretta fanno in tempo a tornare e a quel punto è meglio che non gli fumiamo in faccia…»
Finisce di rollare la canna, poi soddisfatto mostra il suo lavoro agli amici.
«Ok, ma Nicco?» domanda di nuovo, passando ad Elia l’accendino per appicciare l’erba e riprendendo la mezza fetta di torta per finirla.
Luchino è sempre stato un po’ più lento degli altri, e si accorge di fare spesso più domande del dovuto. Però lui vuole vederci chiaro, capire bene le cose e chiarirsi i dubbi. Come quando aveva chiesto a Martino se essere gay voleva dire che avrebbe cambiato sesso – ma se nessuno glielo aveva mai spiegato prima, come poteva sapere che era tutto davvero così semplice?
Stavolta è Martino a rispondergli, un po’ piccato.
«Nicco ha voluto portarsi Paco a casa, no? Non è colpa mia se adesso è l’ora della sua pisciata serale. Tu che dici?»
Elia ridacchia facendo i primi tiri, poi passa la canna al rosso che se la gusta per bene.
«Sì, ci voleva proprio per chiudere questa giornata infinita. Grande Eli’, un ottimo lavoro!»
I due si battono il cinque, mentre Luchino finisce la torta e attende a parlare di nuovo.
Era rimasto sorpreso a vedere il cane tanto odiato da Martino in casa loro, difatti, ma il rosso sembrava tutto sommato a suo agio. Aveva però ovviamente rifiutato di accompagnare il botolo a fare l’ultima pisciata prima di dormire, e dunque era sceso Niccolò accompagnato da Giovanni ed Eva. La rossa amava già quel cane, glielo potevi leggere negli occhi, e Gio non aveva voluto lasciarli uscire soli.
Luchino termina di deglutire la torta, poi tira fuori un’altra delle sue domande.
Una volta qualcuno gli aveva detto che avrebbe dovuto cercare lavoro per i quiz televisivi, visto che gli piaceva così tanto fare domande.
«Ma Marti…» attacca, proprio mentre il rosso passa a lui la canna. «Non ti piacevano i cani scusa? Perché odi così tanto Pato? Che ti ha fatto?»
Elia ridacchia, correggendolo con un “È Paco, non Pato” prima di lasciar rispondere al rosso.
Martino si irrigidisce per un attimo, poi recupera la canna dalle mani di Luchino per fare un lungo tiro prima di rispondere.
Chiude gli occhi per qualche secondo, poi quando li riapre sembra più rilassato e triste.
«Perché è un bulldog, ecco perché. E a parte questo, perché mi abbaia sempre contro e mi rincorre quando mi vede. E la sua padrona non l’hai mai fermato, ‘sta vecchia stronza».
Luchino vorrebbe interromperlo con altre domande, ma lo lascia continuare a parlare. Anche Elia è interessato alla vicenda: a quanto pare nemmeno lui ne sa molto.
«Quando ero piccolo piccolo i vicini di casa dei miei nonni avevano anche loro un bulldog francese, identico a Paco. Si chiamava Nerone, che fantasia del cazzo vero? Un piccolo cane nero come il carbone e sempre incazzato, che mi abbaiava contro e mi correva dietro ogni volta che mi vedeva».
Martino sposta lo sguardo verso il pavimento del balcone, fissando le mattonelle come se potessero riportarlo indietro nel tempo, a quel passato lontano.
«Io non gli avevo mai fatto nulla di male, almeno che io ricordi, e non ho mai capito come mai fosse sempre arrabbiato con me. Però sta di fatto che mi faceva paura. Era come un piccolo diavolo nero che mi terrorizzava ogni volta che andavo dai nonni…»
Il rosso fa un altro tiro, poi passa la canna ad Elia e continua il racconto.
«Un giorno ricordo che decisi di superare questa mia paura, perché era l’unico cane che mi faceva quell’effetto. Così cominciai ogni giorno ad andare davanti al cancello dei vicini dei nonni a salutarlo. Lui mi correva incontro incazzato come sempre, e abbaiava per spaventarmi e mandarmi via. Ma io restavo lì, fermo. Tremavo di paura, ma non scappavo».
Martino alza la testa e sorride, con gli occhi lievemente lucidi.
«Sono sempre stato testardo in queste cose. Ma alla fine pensavo di averla vinta io. Ogni giorno che passava, Nerone abbaiava sempre meno. Aveva capito che non avevo più paura di lui, quindi non si sforzava più di spaventarmi perché era inutile. Io non me ne andavo più. Aveva dovuto arrendersi lui, alla fine».
Elia ha gli occhi fissi sull’amico come lui, e a Luchino pare di aver persino smesso di respirare per la curiosità.
«Ma quel bastardo col cazzo che si era arreso, l’infame. I nonni erano felici che il cane avesse smesso di aggredirmi, e così pure i vicini. Così un giorno andammo da loro e mi lasciarono libero di giocare con Nerone. Ci osservavano da vicino, ma nessuno pensava che sarebbe successo nulla di grave. Avevo anche portato con me il mio peluche preferito, Albert: era un bellissimo gattino bianco, morbidissimo. Volevo che Nerone ci diventasse amico, come era diventato amico mio…»
La voce di Martino si è affievolita sempre di più: ora sta quasi sussurrando, come se fosse diventato difficile tirar fuori quei ricordi dal passato e ridargli una voce.
«Beh, lo stronzo non era mai diventato mio amico, difatti. Non appena fu a portata, quel bastardo di un cane mi rubò Albert, mordendomi la mano e strappandomelo via. Io mi misi subito a piangere per il dolore e lo spavento, e il nonno arrivò subito insieme al suo vicino per soccorrermi e punire Nerone. Ma lo stronzo era scappato via con Albert».
Gli occhi di Martino ora sono ben più che lucidi, e anche Luchino si sta emozionando.
«Alla fine lo ripresero, anche perché il giardino era tutto recintato e l’infame non poteva fuggire tanto lontano. Ma Albert era stato trascinato per tutto il prato, tirato per il collo, e si era rotto. Me lo ridiedero che era diventato per metà verde e marrone col pelo rovinato, e la testa mezza staccata dai morsi di quella belva».
Luchino a quel punto si alza: vuole abbracciare l’amico per quella storia triste, così gli butta le braccia al collo a sorpresa, bofonchiando qualcosa per rincuorarlo.
Martino è stupito dal gesto, così come Elia, e lo allontana poco dopo imbarazzato.
«Guarda che non c’è bisogno di consolarmi» afferma, grattandosi la testa. «Mi sono ripreso da quella brutta sorpresa tantissimi anni fa. Però da allora odio tutti i bulldog francesi, soprattutto quelli neri. Soprattutto quelli che mi abbaiano contro senza motivo».
A quel punto getta lo sguardo giù dal balcone, come se potesse rintracciare Niccolò, Giovanni ed Eva con Paco di sotto.
«Lo so che Paco non mi ha fatto niente. Però non riesco proprio a farmelo piacere, mi ricorda troppo Nerone, e l’Arnalda gli amici dei miei nonni…»
«Beh Marti, vedila così» attacca Luchino. «Paco non è Nerone. È lui che ha paura di te, non il contrario: si vede da come ti guarda quando siete nella stessa stanza. Sa che qui sei tu il padrone, e se ti abbaia contro è solo perché sente qualcosa di negativo provenire da te».
Il rosso lo guarda stupito, ma lo lascia continuare.
«È la tua occasione per dimostrare che se ti lasciano in pace, tu non hai nulla contro di lui. Ma se poi fa lo stronzo, lo lasciate di sotto a casa da solo e pazienza, l’Arnalda se ne farà una ragione. Che ne dici?»
Martino è senza parole, come Elia. Balbetta solo un semplice “Grazie”, e poi gli sorride, un po’ più incoraggiato.
«Prego! Lieto di esserti stato utile! Ma ora mi prendo un’altra fetta di torta. Ho ancora fame!» esclama, alzandosi dalla sedia e rientrando in cucina.
«Ah, a proposito: Mi passi la ricetta della torta, per favore?»

[1500 w.]


🦊🐺🐹
[Prompt 1. “Mi passi la ricetta?”]
[Traccia 20- Un personaggio a vostra scelta, da bambino, ha subito un trauma. Ne parla a 8 (Luchino), che lo ascolta.]

Buondì a tutti!
Eccomi finalmente con una nuova clip sui Contrabbandieri, e finalmente anche Luchino riesce ad essere presente su queste pagine!
Una piccola nota per chi non segue anche l'altra mia raccolta "Come sorridono le giraffe": Paco è il cane di Arnalda, la vicina di casa di Martino e Niccolò, ed è un bulldog francese nero e quasi sempre incazzato nei confronti di Martino. Nella clip "Ospiti indesiderati" dell'altra raccolta, la signora Arnalda finisce in ospedale e Niccolò si offre di prendersi cura del suo cane - ovviamente finendo per scontrarsi con un Martino totalmente contrario a questo gesto di generosità, date che disprezza Paco con tutto sé stesso. Ma ovviamente questa situazione di odio reciproco non può durare a lungo, e ho voluto finalmente dare una svolta al rapporto tra Marti e questo povero cane (anche se avevo creato sia Paco che l'Arnalda proprio in contrapposizione a Martino per affibbiargli qualche sfiga supplementare per la challenge di Soul XD).
Ed ecco quindi la nascita di questa clip di svolta! Ho tratto ispirazione per questa clip dalla challenge di Juriaka, "Slot machine", che chiedeva di scrivere una lista "al buio" di dieci personaggi per poi dover scrivere qualcosa su di loro con abbinamenti casuali seguendo una marea di bellissimi prompt. Il fortunello estratto è stato proprio Luchino, non esattamente il miglior ascoltatore di traumi o consigliere tra i Contrabbandieri in effetti XD Ma ho pensato anche di dargli una possibilità, e di affrontare dal suo punto di vista un problema di vitale importanza per Martino in questi giorni.
Spero che questa clip vi sia piaciuta, e che porti i suoi frutti per il rapporto tra Martino e Paco! Come sempre, se volete lasciarmi il vostro parere con una recensione siete i benvenuti, e per il resto ci rivediamo alla prossima clip! ;)

   
 
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