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Autore: Kim WinterNight    06/10/2020    2 recensioni
Roddy vorrebbe eliminarla tutta quella dannata musica.
Vorrebbe bandirla dal mondo e rubarle quel ragazzo. [...]
Vorrebbe lasciarsi tentare da Roddy, lo vorrebbe davvero.
E vorrebbe che non smettesse mai – mai – di guardarlo in quel modo.

- Partecipa alla "Ten Songs Challenge".
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mike Patton, Roddy Bottum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note prima della lettura:
Questa sorta di OS spezzettata in dieci frammenti nasce grazie alla Ten Songs Challenge, ecco qui le regole:
 
#01. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom.
#02. Apri la tua cartella di musica, seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
#03. Scrivi una Drabble/Flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare lo scritto: parti con l’inizio della canzone e finisci quando termina, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolato o “strano” sia il risultato finale.
#04. Scrivine 10, poi pubblicale.

 
Come successo in passato, quando ho sperimentato per la prima volta la challenge e ho portato fuori My love and my agony, ho usato questo pretesto come “terapia d’urto” per sbloccarmi in un periodo in cui non riuscivo a scrivere niente di niente! È un metodo infallibile, a quanto pare, ed è pure divertentissimo.
Stavolta la colonna sonora sarà tutta interamente curata dai Nothing But Thieves, e prima di ogni frammento troverete il titolo con tanto di collegamento alla canzone, caso mai voleste ascoltarla.
Ultima nota – così non vi annoierò alla fine della shot: alcune delle frasi o parole in corsivo si rifanno ai testi delle canzoni, ma non tutte quante.
Grazie a chiunque deciderà di leggere e a chi arriverà in fondo con la voglia di lasciare un piccolo commento :3
Alla prossima e buona lettura ♥
 
 
 
 
 
 
He would
 
 
 
 
 
 
 
 
La sua testa oscilla di lato.
Destra, sinistra, destra, sinistra.
Lo guarda, guarda il ragazzo di fronte a lui.
Si sente una macchina rotta, un cuore spezzato, un alcolico con i piedi.
Vorrebbe baciarlo, toccarlo, stringerlo a sé.
Ma riesce solo a far penzolare la testa a destra e a sinistra.
L’elettricità è nell’aria, Roddy la sente.
E sente l’impulso di gettarsi tra quelle braccia e gridare a quel ragazzo quanto lo ama.
Ma è rotto dentro, lui l’ha infranto in mille pezzi.
In fondo potrebbe solo ballarci sopra.
In fondo potrebbe solo ignorarlo.
In fondo potrebbe solo guardarsi dentro e trovarsi per l’ennesima volta patetico.
Ubriaco, spezzato, patetico.
La sua testa penzola.
Il suo cuore palpita.
Si alza, barcolla, sorride maldestramente – non sa neanche se sia un sorriso, quello che gli compare sulle labbra umide di birra.
Barcolla verso di lui, verso quel sogno.
Verso quelle braccia forti e quegli occhi torbidi.
Lo guarda, sorride, poi perde lucidità.
Si fa buio, vuoto, spento.
 
 
 
 
 
 
Un forte rumore lo riporta a galla.
Apre gli occhi e il mondo oscilla tutt’attorno.
È in una stanza, qualcuno è insieme a lui.
Si mette a sedere, impreca, ha la testa pesante e il cuore a mille.
Poi lo vede, quel sogno.
Il suo sogno.
Mike siede sulla poltrona, un taccuino tra le mani e lo sguardo concentrato.
Compone, ancora.
Compone, all’infinito.
Roddy vorrebbe eliminarla tutta quella dannata musica.
Vorrebbe bandirla dal mondo e rubarle quel ragazzo.
Destare il suo interesse, oh sì, destare in Mike il desiderio – quello che li unisce, quello che Roddy prova nei suoi confronti.
Vorrebbe eliminare quel rumore, quelle grida che gli affollano la mente.
Gettarsi su Mike, stringerlo, dirglielo.
Dirgli quanto abbia bisogno di lui.
Non della sua fottuta musica.
 
 
 
 
 
 
La notte è fonda, torbida, spenta.
Roddy non ha fatto che guardarlo.
Alla fine non l’ha interrotto, non gli ha parlato, non si è gettato su di lui.
L’alcol ha lasciato pian piano spazio ai cattivi pensieri.
L’euforia se n’è andata, i buoni propositi se ne sono andati.
Tutto se n’è andato.
È rimasta solo una triste nenia che gli ammorba il cervello.
È rimasta soltanto la consapevolezza di non essere fatto per quel sogno.
Sospira.
Mike non si è neanche accorto che lo guarda, tant’è preso da chissà quale canzone, da chissà quale testo, da chissà quale pittogramma – da chissà quale grido nella sua mente.
Perché non possono stare insieme nella stessa stanza?
Perché non possono sfiorarsi con lo sguardo senza soffrire?
Perché Roddy si sente così vuoto e spezzato?
 
 
 
 
 
 
Sospira, ancora.
Si guarda attorno e la rabbia lo assale.
Ancora loro due, ancora il loro silenzio.
Il silenzio che per Mike è rilassante – lo stesso che per Roddy è doloroso.
Vorrebbe alzarsi, abbracciarlo, dirglielo.
Invece resta immobile sul letto, le gambe incrociate e la voglia di ubriacarsi ancora – così smetterà di pensare, di pensarlo.
Come può rimuoverlo dalla sua mente se lui è lì, proprio di fronte a lui?
Dovrebbe dirgli addio, dovrebbe lasciarlo comporre e scomparire.
Lui, Roddy, non è niente per quell’artista implacabile.
Un’ispirazione come quella di Mike non conosce confini, non conosce pause, non sa cosa sia una vacanza.
Un estro come il suo non concede spazio per un altro essere umano.
Per un altro sentimento.
Sospira ancora, è sempre più triste.
Ormai dovrebbe esserci abituato.
Invece, al dolore, non ci si abitua mai.
 
 
 
 
 
 
Vorrebbe che qualcuno lo aiutasse a uscirne.
Sente che quello che prova per Mike sta diventando pericoloso.
Come una dipendenza.
Vorrebbe aiuto.
Ma tutto ciò che può fare – così patetico e affranto – è guardare quel ragazzo e desiderarlo nel silenzio della notte.
Tra le ombre, vorrebbe scrivere un messaggio.
Aiutatemi, sto morendo d’amore.
Stupido, patetico, idiota.
E quel messaggio potrebbe infilarlo in una bottiglia e gettarlo in mare.
Forse qualcuno lo troverebbe e avrebbe qualcosa su cui riflettere.
Chiunque penserebbe che è ridicolo.
Ma lui ama quel ragazzo – colui che non è un cantante, non è un artista, non è un creativo per lui, ma solo il suo sogno.
Eppure Mike gli dà sempre un sacco su cui riflettere.
Se Roddy si sente così stupido è solo grazie all’indifferenza dell’altro.
È palese, Mike non ha attenzioni che per la sua musica.
Non gli passerebbe mai per la mente di incrociare il suo sguardo e di sorridergli.
Non gli verrebbe mai in mente di sfiorarlo.
 
 
 
 
§ § §
 
 
 
 
 
 
Mike si è sentito osservato per tutta la notte, ma non ha battuto ciglio.
Si alza dalla poltrona, il sole è già sorto da un pezzo.
Si accosta al letto. Roddy dorme, a un certo punto è crollato.
L’ha lasciato comporre.
L’ha privato di quelle attenzioni.
Lo scuote, deve svegliarlo. Tra un’ora ripartiranno: nuova data del tour estivo, nuovo concerto magnifico, nuova magia sul palco.
Il tastierista si ridesta di scatto, ma non fa in tempo ad accorgersi che Mike lo stava toccando.
Il cantante ha lasciato subito la presa – non vuole illuderlo, non può illuderlo.
Lo sente, lo sa: Roddy lo guarda sempre in quel modo.
 
 
 
 
 
 
Scappa con me, vorrebbe dirgli.
Ma è orgoglioso, Mike, troppo orgoglioso.
È solo nel suo cielo perfetto, fatto di musica, arte, creatività.
Ma vorrebbe lasciarsi andare, lasciarsi tentare da quel ragazzo così simpatico e dolce.
Sente gli occhi del tastierista che lo spogliano, li avverte come fossero mani vogliose.
Vorrebbe lasciarsi andare, ma non se la sente.
È sempre la razionalità a vincere in lui.
Preferisce andare sul sicuro, sperimentare in campi in cui non rischia di soffrire.
In cui non rischia di mostrarsi.
Vorrebbe lasciarsi tentare da Roddy, lo vorrebbe davvero.
E vorrebbe che non smettesse mai – mai – di guardarlo in quel modo.
Di spogliarlo con le iridi e di bramarlo con i sospiri spezzati che tenta di nascondere.
Vorrebbe averlo tra le braccia e lasciarsi trasportare verso l’ignoto.
Eppure non si sente ancora pronto – lo sarà mai?
 
 
 
 
 
 
Vorrebbe cantargli una canzone d’amore, una di quelle che solitamente ripudia.
Vorrebbe gridargli: stai con me, non lasciarmi respirare.
Ma non può, non riesce.
Quello che vuole, quello di cui ha bisogno, non riesce a viverlo.
Pensa solo alla musica, è nato per questo.
Anche se quei dolci occhi lo chiamano, anche se quelle lievi mani le vorrebbe sempre addosso.
Sente il proprio dolore – il dolore della distanza forzata – mischiarsi a quello di Roddy.
Sono uguali, sono la stessa cosa.
Vivono le stesse emozioni, ne è certo.
Ma non possono esternarle. Non possono dirsi – darsi – tutto quello che desiderano.
Mike lascia sgorgare la sua voce, così aspra, così lontana dalla malinconia che lo attanaglia.
Vorrebbe che quelle grida fossero versi d’amore per Roddy.
Invece non fa che ferirlo, non fa che ignorarlo, non fa che respingerlo come fosse una malattia infettiva.
Come se temesse di diventarne dipendente.
Anche se Mike lo sa: ne è già completamente assuefatto.
Vorrebbe dirgli: stai con me, non lasciarmi respirare.
Invece lo ignora e gli volta le spalle.
 
 
 
 
 
 
Si sente un animale in gabbia, non gli resta che comporre e comporre ancora. La musica è la sua unica valvola di sfogo.
Anche adesso che il sole è alto, che lui e Roddy sono seduti uno accanto all’alto sul tour bus e quasi si sfiorano.
Sente il gelo attraversarlo, frapporsi tra i loro corpi bollenti.
Avverte il calore di quel ragazzo e vorrebbe che fosse suo – parte di sé.
Vorrebbe afferrarlo per i capelli, sbatterlo alla parete del bus e baciarlo con ferocia – come fossero animali, come fossero bestie fuori controllo.
Ma è patetico, in fondo.
Apre gli occhi, scuote la testa: tutto quello non fa per lui, non è da lui, per niente.
Non gli resta che sfogarsi sulla musica.
Svegliati, Mike!, si impone. Non sarà mai tuo, non sarai mai pronto per amarlo.
Lo sa perfettamente, eppure ogni tanto gli capita di illudersi.
Che sciocco ipocrita.
Lui è nato per la sua arte: senza sbandate, senza pause, senza ripensamenti.
Non ha tempo di svegliarsi tra le braccia di qualcuno che lo ama – che può vederlo, capirlo, spogliarlo davvero di ogni maschera.
La musica è la sua maschera, può indossarla e rimuoverla quando gli pare.
 
 
 
 
 
 
Dovrebbe provare a essere felice, ma non fa per lui.
Si volta a guardare Roddy, si concede un istante per carezzare quel sogno con lo sguardo: iridi chiare, capelli chiari, viso angelico, sorriso dolce – tutto per lui, se solo lo volesse.
E lui lo vuole.
D’improvviso compie un gesto avventato, un gesto che non avrebbe dovuto neanche concepire.
Solleva una mano e sfiora con le dita il viso di quel ragazzo.
Si osservano per un attimo.
Poi Mike si ritrae – non è pronto, quel sogno non fa per lui.
Ha paura, una paura fottuta.
Vorrebbe tanto non essere se stesso, vorrebbe tanto essere qualcun altro e poter amare Roddy.
Amarlo davvero.
Ma lui sarà sempre e soltanto se stesso.
Non è nato per mentire, non è nato per fingere.
La maschera che indossa è parte di sé, lo rappresenta – ci è nato, con quella addosso.
Si volta e torna a posare gli occhi sul taccuino.
  
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