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Autore: Iron_Captain    10/10/2020    2 recensioni
[tratto dal testo]
Era davanti alla lapide in cui era sepolta l'unica mammifera a cui si era affezionata dopo tanto tempo. Avrebbe voluto fare più di ciò che aveva fatto per cercare di proteggerla...e adesso avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riportarla in vita. Ma non ne aveva la possibilità.
“Ti prometto...che porterò avanti la tua battaglia, alla quale avevi dato inizio tanto tempo fa; e che nessun altro predatore verrà bandito ed esiliato da Zootropolis!”
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bellwether, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: I primi sintomi


Una volpe dormiva, nella sua stanza buia, su suo bel letto comodo comodo. L'indomani sarebbe dovuto andare a scuola, perciò doveva riposarsi bene. Ma ciò non accadde: nel cuore della notte, in tarda serata, il piccolo Wilde venne svegliato di colpo dalle voci dei propri genitori. Le riuscì a sentire bene, poiché erano molto forti. Sembravano stessero litigando…ma non riuscì a sentire ciò che stavano dicendo. A quel punto Nick decise di alzarsi dal letto e di andare a vedere cosa stava succedendo. Era preoccupato e triste, nonostante non era la prima volta che li vedeva litigare. Dopo essere uscito dalla propria camera, percorse il corridoio e iniziò a scendere le scale. Man mano che si avvicinava, poté sentire più chiaramente il loro litigio.

“Quand’è che dedicherai del tempo e affetto a nostro figlio?! Quando?!” urlò Aurora a suo marito.

“Sai benissimo che sto lavorando per portare uno stipendio a casa e per permettere a nostro figlio di andare in una scuola per bene; e poi il mio lavoro servirà a salvare le vite di numerosi mammiferi, soprattutto le prossime generazioni!” fu la risposta di Jason Wilde.

“Nostro figlio non ha bisogno del tuo stipendio: ha bisogno della tua presenza e del tuo affetto! Lo sai che vorrebbe entrare nel gruppo degli scout? Almeno lo sai questo?! Sai che continua a chiedere come mai non vai a prenderlo a scuola qualche volta, come fanno alcuni papà dei suoi compagni di scuola!”

“Mamma.”

I suoi genitori si voltarono verso il piccolo volpino sconvolto.

“Nick! Come mai non sei andato a letto?” chiese la mamma preoccupata, che andò ad accarezzarlo sul viso per tranquillizzarlo.

“Vi avevo sentito urlare.” fu la risposta del piccolo canide di 9 anni, che come ogni cucciolo usava termini molto esagerati per potersi esprimere, a causa del fatto che non possedevano una vasta conoscenza delle giuste parole da usare.

“Oh, piccolo Nick.” Disse la mamma dolcemente guardandolo negli occhi. “Io e tuo padre stavamo soltanto parlando…non stavamo urlando.”

Lo sguardo di Nick si spostò improvvisamente di lato, facendo in tempo a vedere il proprio papà uscire di casa.

“Papà!” lo chiamò inutilmente la piccola volpe, che successivamente abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.

Anche Aurora si voltò, e non appena vide chiudersi la porta di casa, diventò di colpo sconvolta e fu sul punto di piangere.

“Quando smetterà di andare a lavorare?” chiese Nick piangendo.
“Non lo so, piccolo mio.” fu l’unica risposta che seppe dare la mamma, poiché si sentiva delusa e demoralizzata.

Nick Wilde osservò triste quella porta dell’ingresso di casa che gli aveva portato via il proprio papà; e più la guardava, più sentiva crescere dentro di sé la rabbia.

“Io non voglio andare a lavorare…Non voglio diventare come lui! Voglio che sia qui!” disse Nick sfogandosi, mentre piangeva.

Nel sentire quelle parole, e percependo la rabbia che provava, la mamma andò ad abbraccia il suo piccolo Nick Wilde.

“Oh Nick, vedrai che tuo padre tornerà presto…e che ti porterà qualche bel regalino.” disse Aurora nel tentativo di far smettere di piangere il proprio piccolo, nonostante sapeva che stava mentendo.

Le due volpi si abbracciarono intensamente e diedero libero sfogo ai loro pianti per Jason Wilde, che ogni giorno non dedicava mai del tempo alla loro famiglia, ma soltanto al lavoro. E nel loro dolore speravano, fino ad illudersi, che quel loro membro della famiglia sarebbe tornato, e avrebbe dedicato il suo tempo alla moglie e al figlio.


Dopo aver sognato quel brutto ricordo, il canide si svegliò di colpo.

“Mamma!” esclamò Nick inconsapevole di aver sognato.

Dopo essere tornato in sé, il canide osservò la stanza in cui si trovava: le pareti erano di un bianco talmente lucido da far credere a chiunque di trovarsi in Paradiso, e le luci sul soffitto erano molto forti; c’erano degli armadietti grigi scuri in cui si trovavano parecchie fiale e scatole di medicine.

“Nick, stai bene?”

La volpe si voltò verso Judy, che si trovava a fianco del lettino su cui era stato disteso da chissà quanto tempo. Dalla sua espressione poteva chiaramente vedere la sua preoccupazione e paura.

“Che è successo? Dove mi trovo?” chiese il canide ancora un po’ frastornato, e con un insopportabile mal di testa.

“Questo me lo devi dire tu, Nick: il signor Fisk ti aveva trovato in bagno, privo di sensi…comunque ci troviamo nell’infermeria dell’Alchemax.”

Non appena il canide sentì quel nome, la sua espressione divenne improvvisamente seria…dopodiché si alzò dal lettino.

“Nick!” esclamò la leporide. “Che stai facendo?”

“Tu che dici Judy? Mi appresto ad andarmene il prima possibile da qui!” esclamò arrabbiato Nick.

Nel vedere che il proprio partner stava per incamminarsi verso l'uscita dell'infermeria, Judy andò a fermarlo.

“Non puoi andare via da qui!...Hai bisogno di farti fare delle analisi…”

“Allora andiamo in un ospedale, dove sicuramente sono più bravi a capire che cos’ho.” fu la risposta di Nick, che riprese a camminare verso l’uscita dell'infermeria.

Proprio in quel momento sopraggiunse un’infermiera elefante con una siringa tra le zampe.

“Ma…dove sta andando quella volpe?” chiese stupita.

La leporide, rimasta spiazzata di fronte alla reazione scontrosa del proprio partner, si voltò verso l'enorme mammifera alle proprie spalle.

“Ehm…il mio partner preferisce andare in ospedale. Mi scusi per averla fatta scomodare.” disse rapidamente Judy, che si affrettò a raggiungere il canide prima che uscisse dall'edificio.


Da quando erano entrati in macchina, i due poliziotti erano rimasti in silenzio per tanto tempo, ognuno immerso nei propri pensieri. Non appena Judy frenò l'auto di fronte a un incrocio, dopo aver visto che il semaforo era rosso, ne approfittò per chiedere delucidazioni dal proprio partner.

“Allora Nick, mi dici che cosa ti è preso, quando ci trovavamo in infermeria?”

Il canide decise di ignorarla: non solo non aveva intenzione di affrontare quel delicato discorso, ma poi stava pensando in che modo potesse irritarla e spingerla a non rivolgergli la parola, come era abituato a fare. In passato le aveva detto di non mostrare le sue debolezze agli altri mammiferi, affinché non venissero usate contro di lei; e le aveva anche confidato…che da quando era successa quella brutta questione sul fatto di essere stato discriminato e rifiutato dal gruppo degli scout, aveva imparato a non mostrare le proprie debolezze e delusioni.

“Nick?!” lo chiamò ancora la coniglietta.

“Uh, stavi parlando con me?” disse il canide facendo finta di non averla ascoltata.

“Si…Mi vuoi dire che ti sta succedendo?” disse Judy sbuffando.

“Niente. Sto benone come sempre, coniglietta irritante.”

“Uffa! Ma perché rendi le cose più difficili, anche quando non lo sono!” disse con tono alterato la leporide.

“Forse perché non ne voglio parlare.” rispose il canide seriamente e volgendo di nuovo lo sguardo verso il finestrino della macchina.

“Vorrei ricordarti che siamo partner e migliori amici; e come tali, dobbiamo nutrire fiducia l’uno con l'altra e aiutarci a vicenda quando abbiamo un problema.” disse Judy, ricordandogli che poteva confidarsi e chiederle aiuto senza doversi vergognare o porsi dei problemi.

Quando la volpe si voltò verso la propria migliore amica, le mostrò un’espressione cupa e seria.

“Ci sono alcune cose che non possono essere risolte…e che non si possono confidare con tanta leggerezza.”

Dopo aver visto il sguardo e ascoltato quelle parole, la piccola agente abbassò le orecchie sconfortata; dopodiché appoggiò la propria zampina sinistra su quella destra del partner, che puntualmente la allontanò da lei.

Nel momento in cui il semaforo diventò di nuovo verde, la leporide spinse il pedale sull’acceleratore e mosse il cambio per mettere la prima marcia per far muovere nuovamente la loro volante e dirigersi all’ospedale più vicino.


Una volta arrivati al San Bernardo, Nick stava aspettando il proprio turno nella sala d'attesa, mentre Judy era andata a chiamare il loro capitano per avvertirlo che non sarebbero tornati in centrale, e che si trovavano in ospedale a causa di ciò che era accaduto al proprio partner alla Alchemax.

“Tienimi aggiornato sulle condizioni dell'agente Wilde.”

“Si capitano: appena saprò qualcosa la avvertirò, Signore. Arrivederci.”

Dopo aver chiuso la chiamata, l'agente Hopps tornò dalla volpe, che stava ancora aspettando che arrivasse il suo turno. A vederlo sembrava stesse bene: a riprova del fatto che il suo pelo non era pallido, e sembrava fosse…in gran forma. Tuttavia escluse subito l'idea che avesse fatto finta di sentirsi male: non era il tipo da fare quelle cose esagerate, e poi non aveva alcun motivo per farlo in quel momento; così come non faceva mai alcun tipo di scherzo quando era in servizio, tranne fare qualche battuta ogni tanto.

“Come stai Nick?” chiese la leporide preoccupata.

“Sei veramente ossessionata a farmi questa domanda, oggi.” fu la risposta del canide, il quale si era stancato di sentirsi dire ancora una volta che stava bene.

“Guarda che la questione è seria Nick, e vorrei che non la prendessi sottogamba o che ci scherzi su!”

“Io la sto prendendo sul serio, Judy!...E non lo so come mai ero svenuto, ok?” ribatté il canide irritato.

“Va bene, non scaldarti così! Sono soltanto preoccupata per te.” Le confessò la piccola agente.

In quel preciso momento arrivò una dottoressa antilope femmina con un foglio in mano che si fermò di fronte ai due agenti di polizia.

“Il signor Wilde?”

“Eccomi qui.” rispose il canide scendendo dalla sedia alta dell'ospedale, seguita subito dopo da Judy. “Menomale che è qui per salvarmi da questa… piccola persecutrice che non smette di molestarmi.”

“Nick!...Non dare ascolto alle sue parole: sono soltanto…”

“Preoccupata per lui.” disse l'antilope terminando la sua frase e sorridendole; poi si rivolse alla volpe, alla quale fece segno di seguirla.

Una volta entrati nella stanza sterilizzata, la dottoressa fece sedere la volpe per fare il prelievo di un campione di sangue. Mentre l'antilope stava preparando la siringa, Nick ne approfittò per rilassarsi sulla comoda sedia per animali di grandi dimensioni; ma nel momento in cui la mammifera si preparò a infilzare l'ago sulla pelle del paziente, il predatore ebbe la sensazione di essere minacciato: era come se nella sua testa fosse scattato una specie di campanello d’allarme. Non appena avvertì il pericolo, il canide ebbe l'impulso di allontanarsi di scatto dalla dottoressa, e con un movimento veloce della zampa fece volare via la siringa, che cadde a diversi metri distanza dai due animali. La mammifera si stupì per quella reazione incontrollata e improvvisa da parte del paziente, che sembrava fosse spaventato.

“Ha paura dell'ago?”

“No…sono solo un po’ ansioso.” si giustificò Nick, nonostante non fosse vero. Non riuscì a spiegarsi come avesse reagito in quel modo, poiché non stava facendo nulla di male. Forse era soltanto stressato a causa delle parole di Bellwether. Mentre cercò di calmarsi e controllare le proprie reazioni, la volpe si rimise seduta sulla sedia.

Dopo aver preparato una nuova siringa, la dottoressa riuscì ad appoggiare l'ago sulla pelle del paziente; ma non appena cercò di farlo penetrare all'interno della sua pelle, notò che era più dura, e fece così più fatica a fare il prelievo.

Anche il canide avvertì che c'era qualcosa di diverso nel proprio corpo. Si sentiva bene, eppure era preoccupato: sentì le proprie paure crescere dentro di sé, ed iniziò a respirare più velocemente, e il cuore gli batteva molto forte.

“Per adesso deve attendere qui in sala, poiché dobbiamo effettuare altri esami per sapere se è in buona salute o no.” disse l’antilope prima di uscire dalla stanza.

Nick non disse nulla, poiché aveva i pensieri rivolti altrove.

   
 
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