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Autore: Chiara PuroLuce    10/10/2020    8 recensioni
Un'incontro nella panetteria di un supermercato, riserverà una sorpresa immensa e parecchie emozioni a Claudia ed Emiliano.
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                 UN OCCHIO VIOLA DAL PASSATO
                               
                                                                pumpNIGHT 2020 Prompt 8 – Occhio
 
 
 
«Desidera altro signore?»
 
«No, grazie, sono a posto così. Buona giornata» risponde l’uomo alla sua collega, poi prende il pacchetto che gli porge e sparisce tra le file del supermercato.
 
Claudia restò bloccata sul posto. Non seppe dire per quanto tempo, ma non riusciva assolutamente a muoversi e pensare ad altro.
Quegli occhi. Non poteva essere… lui, eppure erano così insoliti che… doveva assolutamente ritrovarli. Non sapeva come avrebbe fatto… ma doveva. Ne andava della sua sanità mentale.
Quell’uomo li aveva di due colori diversi. Uno viola e l’altro grigio. Quell’uomo poteva essere lui, finalmente.
 
«Claudia, ehi… Claudia!» la riscosse Roberta «Ma che ti prende. Hai un cliente che ti sta chiamando da un po’.»
 
«Cosa? Oh, sì, certo, chiedo scusa. Durante la pausa vorrei chiederti una cosa, se posso» sussurrò alla collega che annuì titubante e lei si rivolse al nuovo cliente «mi perdoni signore. Cosa desidera?»
 
Claudia lavorava in un piccolo supermercato vicino casa, nel reparto panetteria e quel lavoro, oltre che essere comodo da raggiungere, le piaceva molto. Il contatto con i clienti e il poterli aiutare, la rendevano felice. Le sarebbe mancato quel lavoro, ma la pensione si stava avvicinando a grandi passi e di lì a un mese sarebbe stata ufficialmente fuori da quel mondo e si sarebbe goduta il meritato riposo. Le dispiaceva un pochino perché, anche se lavorava lì solo da cinque anni, aveva legato con tutti ed era ben voluta anche dai capi. Aveva dovuto cambiare occupazione a causa della chiusura della ditta dove aveva lavorato per una vita e, per puro caso, era riuscita a trovare quello. Alla sua età. Un miracolo.
Mezz’ora dopo, stava addentando un panino con la frittata quando venne raggiunta da una Roberta piuttosto curiosa.
 
«Ehi, ma che ti è preso di là, prima. Lo sai che non possiamo permetterci di oziare o il capo ci licenzia.»
 
«Lo so, ma non ho potuto farne a meno e comunque poi ho recuperato alla grande.»
 
«Certo, per tua fortuna. Mi dici come mai ti eri incantata a guardare quel signore con gli occhi strani? Certo, è un gran bell’uomo, ma è troppo giovane per te.»
 
«Ti ricordi che ti dissi di avere avuto un figlio che poi, a cinque anni, mi è stato rapito? Si sono perse le sue tracce e nessuno – carabinieri, polizia, investigatori privati – è riuscito a ritrovarlo?»
 
«Sì, che tragedia che ti è capitata, mi spiace molto e… ehi, aspetta un momento, non starai per caso cercando di dirmi che…»
 
«Andai in tv, mostrai la sua foto a tutti, tappezzai questo paese e quelli vicini… ma fu tutto inutile. Sparito, volatilizzato» continuò lei persa nei suoi dolorosi ricordi «e ora… a distanza di trenta cinque anni… oh, Roby, potrebbe essere lui!»
 
Sì. Forse aveva ritrovato il suo Simone. Era nato con due occhi di colore diverso. Eteroctomia. Una condizione rarissima, che poteva essere sia innata che dovuta a un incidente. Simone ci era nato così e lei aveva ingenuamente pensato che, quella sua particolarità, avesse facilitato il suo ritrovamento. Ma non era stato così e il suo piccolino era svanito nel nulla.
 
«Non farti illusioni. Se non erro mi hai detto che non è la prima volta che ti viene notificato un nuovo avvistamento. E, puntualmente, tu ci stai male quando si scopre che era una falsa pista.»
 
«Sì, lo so. Ma…»
 
«C’è una cosa che potresti fare però» continuò lei, imperterrita «la prossima volta che arriva – e di solito lo fa al mattino presto, oggi era in ritardo – servilo tu e, se riesci, fagli notare che ha degli occhi particolari molto belli, vedi cosa ti dice. Potrebbe essere un inizio. Magari col passare del tempo diventerà più facile e, chi lo sa, mai dire mai.»
 
«Ma io di tempo non ne ho. La pensione si avvicina. Potrei rimanere col dubbio per sempre ed è ancora peggio di vivere come adesso.»
 
«Pensaci. Peccato che tuo marito sia morto l’anno scorso, mia cara. Sarebbe stato un bel supporto, ora.»
 
«Angelo sarebbe stato felicissimo, al settimo cielo. Lo devo anche a lui, capisci? E… e poi non trovi che gli assomigli un pochino?»
 
«Vacci piano, potrebbe non essere lui. Pensaci.»
 
Claudia ci pensò seriamente, il consiglio di Roberta poteva funzionare.
 


Quello che Roberta non disse all’amica, era che quell’uomo non si era mai visto prima dell'ultimo mese e che, quando arrivava al banco, la cercava con gli occhi e la fissava con sguardo pensieroso. Non voleva accendere in lei false speranze.
Claudia non lo aveva mai notato prima di quel giorno perché lei, essendosi ricordata della sua storia, cercava, in quanto suo superiore – vigliaccamente lo sapeva, ma voleva solo proteggerla – di affidarle compiti che non prevedevano la sua presenza a contatto col pubblico.
Sperava solo che, se davvero i due erano davvero chi pensavano di essere – perché aveva il sospetto che anche quell’uomo fosse tormentato dal dubbio – scoprissero le carte quanto prima. In caso contrario, lei, si sarebbe spinta oltre e avrebbe offerto a lui un aiuto concreto.
Ora doveva solo stare a vedere cosa succedeva.
 

 
Emiliano era irrequieto. Da qualche tempo, era stranamente agitato. Era da un mese che frequentava quel supermercato vicino casa, tutti i giorni. All’inizio ci era entrato per recuperare dei pannolini per la piccola Asia, sua figlia di tre mesi e, già che c’era, si era diretto al banco panetteria per prendere un po’ di pane fresco e una focaccia alle cipolle per lui.
Poi si era girato – attratto da dei panini al cioccolato particolarmente invitanti – e la vista della donna che stava versando del pane nell’apposito vano da esposizione, lo aveva bloccato sul posto e il cuore gli si era fermato.
Perché quella donna minuta, con i capelli grigi che sfuggivano dal cappellino che indossava per igiene, l’aveva attratto tanto? Che cosa aveva di speciale da farlo tornare tutti i giorni, solo per vederla da lontano?
Mai una volta l’aveva servito, sempre indaffarata tra il magazzino e il bancone, ma lui tornava lo stesso.
Quella mattina, invece, lei si era accorta di lui e si era fermata a fissarlo. Lui, di contro, non aveva dato segno di essersene accorto e se l’era data a gambe il più in fretta possibile. Vigliacco.
Poteva salutarla, scambiarci due parole in croce, ricambiare lo sguardo, sorriderle… e invece no, era scappato come un ladro colto sul fatto.
Poi era partito in quinta con l’auto, salvo poi fermarsi in un parcheggio poco distante a fissare il vuoto per una buona mezz’ora.
Quella donna non gli era nuova. Aveva la certezza di averla già incontrata molti anni prima, ma quando…. E dove!
Il giorno dopo, decise, il giorno dopo avrebbe preso coraggio e parlato con la misteriosa donna della panetteria.
 
 
 
Era tornato! Il cuore di Claudia fece una capriola. Guardò Roberta che le fece l’occhiolino e le fece segno di buttarsi, così si avvicinò all’uomo con fare guardingo, ma professionale.
 
«Buongiorno signore. Lieta di rivederla al nostro banco. Cosa posso servirle?»

Brava, così si fa. Non lasciare che le emozioni prendano il sopravvento, si disse.
 
«Io… ah, sì. Volevo un pezzo di focaccia alle cipolle. È possibile avere quello con meno crosta?»
 
«Sì, certo. La servo subito» disse, e si mise all’opera.
 
Lavorare e cercare di non fissarlo con la coda dell’occhio non era affatto semplice.
 
«Ecco a lei» gli disse una volta finito «Buona giornata e torni a trovarci.»
 
Ma che fai, cretina. Lo lasci andare così, dopo la notte in bianco che hai fatto cercando di trovare il coraggio?
 
«Grazie. E… scusi se glielo dico, ma… ci siamo già visti da qualche parte?»
 
Cosa le aveva appena chiesto? Possibile che anche lui avesse quel dubbio che non voleva andarsene dalla sua testa?
 
«Potrebbe essere. Occhi come i suoi non si scordano facilmente, lo sa? Il suo occhio destro è molto particolare, raro e bello.»
 
«Me lo dicono tutti. A quanto pare ci sono nato così. Ma non saprei dirle se è la verità o se ho subìto qualche trauma da piccolo e mi è venuto. Non esistono mie foto prima di una certa età e non so chi siano i miei genitori. Non quelli biologici per lo meno. Mi hanno adottato che ero già grandicello.»
 
Oddio, poteva essere che davvero lui fosse…
 
«Io… io avevo un figlio, una volta» gli confessò con un nodo in gola «me l’hanno rapito che aveva cinque anni. Aveva gli occhi uguali ai suoi, anche dello stesso colore. Sono sicura che è ancora vivo e spero di ritrovarlo un giorno. Oggi avrebbe quarant’anni.»
 
«Mi spiace molto per la sua tragedia. Io sono stato adottato a sette anni e… mi darebbe anche sette bocconcini morbidi e due baguette? Sa, non vorrei che la riprendessero perché parla invece di lavorare.»
 
Lei lo fece, felice per la sua premura. Lui continuò.
 
«Prima dei cinque anni non ho ricordi. So solo che per due anni ho vissuto con gli zingari in giro per il mondo. Un bel giorno è arrivata un’assistente sociale al campo con dei poliziotti e mi hanno portato via. Eravamo tornati da qualche giorno da queste parti. Sono stati la mia salvezza. Poi i Russo mi hanno adottato e ora ho una famiglia mia. Mi mette anche due pezzi di pizza margherita?»
 
«Certo» gli rispose con un nodo in gola «mio figlio, Simone, ricordo che è sparito durante una festa di paese. C’era un campo, da qualche giorno, che stazionava vicino al cimitero. Quando lui è sparito, i carabinieri si sono diretti subito lì. Di loro non c’era già più traccia e nessuno mai è riuscito a ritrovarli.»
 
A quel punto lo fissò con gli occhi lucidi e notò che anche lui li aveva.
 
«Che cosa sta cercando di dirmi, signora?»
 
«Claudia. È il mio nome. Sono vedova, mio marito Angelo Pini, è morto l’anno scorso.»
 
«Pini. Mi dice qualcosa, sì, ma… Pini. Angelo. Claudia. Pini» rifletté lui a voce alta.
 
«Senta, non voglio spaventarla. Non sono una maniaca. Voglio solo parlarle» gli confessò «perché se quello che penso è corretto… So che sembra incredibile, so che potrebbe essere solo una coincidenza, ma… Posso sperare che lei accetti questo mio maldestro invito?»
 
I minuti seguenti furono lunghissimi per Claudia, ma si impose di non distogliere lo sguardo da lui.
 
«Mi darebbe anche del pane di Altamura?»
 
E lei lo fece. Le speranze ormai scemate. Poi lui la ringraziò e fece per andarsene, il cuore di Claudia ormai calpestato. Improvvisamente lui si girò.
 
«A che ora finisce il turno? Potrei aspettarla nel parcheggio qua vicino. Sono un informatico, lavoro in proprio e concluso l’appuntamento di lavoro di stamattina, sono libero.»
 
«Termino a mezzogiorno» gli rispose lei, incredula.
 
«Allora l’aspetto. Buona giornata.»
 
Quando se ne andò, a Claudia la speranza rinacque e Roberta poco distante, avendo assistito a tutta la scena, l’abbracciò di slancio.
 
«Ricordati sempre che potrebbe non essere lui, ma solo una gran bella coincidenza. Me lo prometti, amica mia?»
 
E lei annuì, perché se avesse parlato, avrebbe pianto.
 
 
 
L’incontro con quello che scoprì chiamarsi Emiliano andò meglio del previsto ed entrambi ne uscirono provati.
Nel mese seguente, si incontrarono spesso e, a poco a poco, la memoria dell’uomo tornò. Le disse che un giorno aveva battuto la testa cadendo malamente, durante la fuga dopo un furtarello e la sua amnesia iniziò da lì.
Il giorno che Emiliano ricordò di essere Simone, era stata invitata a casa sua a cena per festeggiare il suo pensionamento. La moglie Lia, l’aveva accolta con calore ed era ansiosa di conoscere la donna che, forse, avrebbe potuto fare luce sul passato oscuro del marito. Conoscere lei e la piccola Asia, aveva riempito il cuore di Claudia di una gioia immensa.
Stava cullando la piccola e le stava canticchiando una vecchia ninna nanna risalente al tempo di sua nonna, mentre stava facendo dondolare la piccola in braccio quando, improvvisamente, vide Emiliano sbiancare velocemente, tanto che anche la moglie si allarmò.
La parola che lui disse subito dopo le fecero scendere i lacrimoni, le fecero restituire la piccola a Lia e correre ad abbracciarlo stretto.
Quella parola, una sola, l’aveva riportata alla vita dopo tanti anni di tenebra. E da lì, tutto ricominciò. Quella parola magica era…
 
«Mamma!»
 
 
 
 
   
 
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