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Autore: LawrenceTwosomeTime    13/10/2020    0 recensioni
Marla potrebbe essere morta, o stare morendo. Marla potrebbe avere un'ultima chance di riprendersi la sua vita. L'unica certezza, per Marla, è che niente è come sembra. In suo aiuto giunge Tara, che di vivere non ne vuole sapere. Un thriller metafisico incentrato su angosce sepolte, sentieri male illuminati e bizzarre amicizie.
Genere: Dark, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vediamo se ho capito bene: non solo tu vorresti uscire di qui, ma pure tornartene da dove sei venuta?” chiese Tara.
Marla annuì mentre finiva di sorseggiare il suo caffè.
Tara fece una risatina sguaiata.
“Che c’è di tanto divertente?” chiese Marla con un mezzo sorriso che le affiorava sulle labbra.
“No no, figurati, non è divertente, è una cosa seria” replicò Tara in un tono che di serio non aveva proprio nulla.
“Ma trovo abbastanza ironico che una come me, una che si era impegnata veramente un sacco per finire all’altro mondo – e che ancora non ci è riuscita del tutto, porca di quella puttana ladra – si sia ritrovata per puro caso a offrire la sua ospitalità a una come te, che invece ti attacchi alla vita come una piattola alle palle di un barbone.”
“Che finezza” mormorò Marla.
Notò che nella voce dell’altra c’era un accenno di amarezza.
Si conoscevano da pochissimo, e forse non era il caso di porre domande personali; ma in quel luogo certe precauzioni non sembravano valere molto, e poi l’atmosfera era talmente languida che la giovane non riuscì proprio a trattenersi dal chiedere: “come mai lei non è ancora venuta a prenderti?”
Per un momento Tara sembrò perdere il suo sarcasmo, e apparve come nuda, smarrita. Ma si riprese in fretta.
“Secondo te perché? Quella stronza si diverte a negarti quello che desideri. Proprio come si diverte a prendere da te quello che non vuoi che sia preso.”
“Chi pensi che mi abbia regalato questa casa?” aggiunse con una punta di scherno.
“Anzi, mi correggo: relegato in questa casa?”
Marla distolse lo sguardo, a disagio.
“Io volevo crepare, e lei mi ha dato una casa. Così posso godermi questo magnifico Nulla da qui fino alla fine dei tempi. O finché il mio corpo non tira le cuoia nel mondo reale. Ma dubito che sia così semplice… da queste parti il tempo è un concetto relativo.”
Marla si alzò. Misurò a grandi passi l’arioso soggiorno.
Croccanti stuoie di vimini rivestivano il pavimento in faggio.
Pur non condividendo il suo desiderio di farla finita, capiva perché Tara odiasse a morte quella casa.
“Io credo che ci sia un motivo se ci siamo incontrate” disse infine.
“Sforbiciare per tutti i secoli dei secoli?” azzardò Tara.
Marla represse una risatina.
“Il fatto che mi piacciano le donne non significa che mi piacciano automaticamente tutte le donne” rispose.
“Ahia” borbottò Tara fingendosi offesa.
“Comunque una ragione c’è” continuò Marla.
Deve esserci.”
Tara la fissò con un’espressione indecifrabile.
“Prima dicevi che hai solo ricordi vaghi di come sei finita qui. Qualcosa che ha a che fare con un incidente… ma non è detto. A volte la mente crea false reminiscenze per seppellire traumi troppo difficili da affrontare.”
“Dove vuoi arrivare?” chiese Marla.
Tara si appoggiò a una credenza studiandosi le unghie.
“Forse, e dico forse, non sei così attaccata alla vita come sostieni di essere.”
Marla esitò. Sorrise.
“Magari, e dico magari,” disse a sua volta “sei tu a non essere così determinata a morire come invece pensavi.”
Tara sorrise di rimando.
Prese la tazza vuota dal tavolinetto e la portò nel piccolo acquaio della cucina.
Quando tornò in salotto, scoprì che Marla si era distesa sul divano e fissava le travature del soffitto. Sembrava tranquilla, in pace con sé stessa.
“Perché so con certezza di aver desiderato la morte,” riprese Tara “ma non ricordo come ho tentato di togliermi la vita.”
Credi” rimarcò Marla.
“Scusa?”
“Tu credi di aver desiderato la morte. Ma è solo un ricordo: non dev’essere per forza autentico.” 
L’anfitriona sospirò.
“Te l’hanno mai detto che sei una rompicoglioni?”
Marla rise di gusto.
“Non saprei, ma sono pronta a scommettere che apprezzassero il mio eccezionale altruismo.”
“Come ti accennavo, questa casa ha un’uscita di emergenza” buttò lì Tara.
“Non mi è mai passato per la testa di imboccarla – per non correre il rischio di uscire dal coma, capisci – ma, dato che la mia situazione sembra essere a un punto morto, credo proprio che ti accompagnerò laggiù. E chissà, magari anch’io troverò quello che sto cercando.”
Marla annuì.
“Può pure darsi che, svegliandoci, scopriremo di essere ricoverate nello stesso reparto. Perfino nella stessa camera. Vicine di letto.”
Tara sbuffò.
“Se mi fai tornare in vita, giuro che ti ammazzo.”
“Promesso?”
“Vaffanculo.”
Marla tese la mano.
Tara scosse la testa.
“Quello lo fanno solo i politici e gli assicuratori.”
Marla chiuse la mano a pugno. Tara le diede un colpetto con la propria.
In un modo o nell’altro sarebbero uscite di lì.
Anche se erano dirette in luoghi diversi – di fatto, verso due destinazioni diametralmente opposte –, si sentivano unite da una certezza profonda: non sarebbero rimaste in quella prigione un minuto di più.
Entrambe erano alla ricerca di una chiusura, di un esito chiaro e circoscritto: che fosse il caotico clamore della vita o il gelido abbraccio della morte, poco importava.
 
Tara spalancò la botola che conduceva nel seminterrato. Un odore acre e stagnante si riversò all’intorno, quasi a volerle ammonire.
La donna si voltò e prese a scendere la cigolante scaletta di legno alla base dell’apertura. Indossava abiti leggeri dai colori tenui, gli stessi con cui si era presentata aprendo la porta a Marla.
Questa domandò: “Ma… e lo zaino? La bussola?”
“Lasciali,” le giunse in un’eco la voce ovattata di Tara “sono solo zavorra. Fanno parte del suo gioco, non del nostro. Per quel che ne so, potrebbero aiutarla a trovarci più facilmente.”
Marla lasciò cadere a terra l’equipaggiamento.
D’accordo, disse a sé stessa, giochiamo secondo le nostre regole.
E raggiunse Tara nello scantinato.
  
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