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Autore: laisaxrem    13/10/2020    0 recensioni
Kakashi è diventato Hokage solo da tre mesi ma il Consiglio ha già iniziato ad imporgli cambiamenti che non vuole affrontare. Ovviamente cercherà di trarre il massimo del divertimento dalla situazione sfruttando la sua vecchia squadra.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 1: You got Some Power in your Corner now

Notes:

DATA: Giovedì 11 Giugno - anno 2
TITOLO: Friend Like me - Robin Williams

(See the end of the chapter for more notes.)

Chapter Text

Era pomeriggio inoltrato e Kakashi era immerso nella lettura di un dispaccio del Raikage quando bussarono alla porta; finalmente, dopo quasi dieci ore di lavoro, si concesse un sorriso: ecco arrivata la sua tanto agognata pausa.

Era diventato Hokage tre mesi prima e aveva odiato ogni singolo giorno.

Ok, “odiato” era forse una parola un po’ troppo forte, ma aveva saputo sin dall’istante in cui Tsunade glielo aveva comunicato che quello non era il lavoro adatto a lui e quei novantadue giorni gli avevano dato ragione. Non che non fosse bravo, anzi. Aveva sempre avuto l’abilità di convincere e trascinare le persone, ma lui era un combattente, non un politico. E il Consiglio (ma soprattutto gli anziani) lo stavano esasperando. Non c’era da stupirsi che Tsunade avesse sempre una bottiglia di sake nel cassetto della scrivania: erano passati solo tre mesi e già un paio di volte aveva dovuto lottare per non sbatterli contro la parete (e quando aveva confessato al cosa ad alta voce Shizune aveva ridacchiato e gli aveva raccontato di quando Tsunade l’aveva fatto davvero).

Un secondo bussare lo riscosse dai suoi pensieri e Kakashi s’affrettò ad invitare gli ospiti ad entrare.

Sulla soglia c’era Shikamaru, le mani nelle tasche, la schiena un po’ curva, l’aria annoiata. Gli ricordava un po’ sé stesso e non era affatto sicuro che la cosa fosse un bene. Aveva iniziato a lavorare come suo assistente un paio di giorni dopo il suo insediamento. Semplicemente si era presentato in ufficio, chiedendo udienza, e aveva chiesto di poter subentrare a Shizune in modo da essere pronto per quando fosse giunto il momento per Naruto di diventare Hokage. Kakashi non ci aveva riflettuto granché: aveva sorriso ed aveva accettato la proposta, forse anche per un po’ di ragioni sbagliate.

Shizune aveva accettato di rimanere ad istruire Shikamaru per il ruolo di assistente dell’Hokage per qualche mese ma, se all’inizio era presente ogni giorno, sempre intenta ad insegnare al giovane jōnin qualcosa di nuovo, man mano che il tempo passava gli lasciava sempre più spazio e la si vedeva sempre più spesso rannicchiata sulla sua poltrona in un angolo dell’ufficio, a leggere chissà quale romanzo travestito da manuale di medicina. Quel giorno, invece, aveva deciso di prendersi una lunga pausa pranzo con Tsunade e ancora non era tornata in ufficio.

Senza troppi complimenti Shikamaru entrò nell’ufficio e andò a posizionarsi accanto a lui dietro alla scrivania. Con lui entrarono quattro ninja a cui Kakashi era particolarmente affezionato. Alla testa del gruppo c’era Tenzō che aveva lasciato la divisa da ANBU per quella classica da chūnin, gli occhi scuri seri come al solito anche se un lieve sorriso gli curvava le labbra. Sorrideva di più da quando era entrato a far parte del Team Kakashi, l’aveva notato. Subito dopo Tenzō c’erano i tre membri della squadra; Naruto, che stava ridendo di qualcosa, le mani intrecciate dietro alla testa, così simile a Minato-sensei da fare quasi male; Sakura, che rideva con lui, gli occhi verdi che brillavano mentre guardava il libro che stringeva in mano; e Sai, il pallido volto perplesso mentre cercava di riprendere il volume dalle mani della compagna.

Come sempre Kakashi sentì un calore riempirgli il petto alla vista di quei quattro e, come sempre, una fitta di rammarico lo colpì al pensiero di Sasuke. Ma quello non era il momento per pensare a lui, no. L’Uchiha aveva già dato fin troppi grattacapi a tutti loro. Sperava solo che il viaggio che aveva intrapreso nemmeno tre settimane prima gli portasse finalmente la pace che cercava.

Kakashi scosse la testa per scacciare quei pensieri. Non c’era altro che poteva fare per Sasuke. Ma quello era il suo diversivo, la sua pausa da quel lavoro che non voleva. E voleva godersi ogni secondo.

Sorrise ed alzò una mano, ma non fece in tempo a salutare i nuovi arrivati che Naruto si accovacciò davanti alla scrivania, poggiandovi braccia e testa senza troppi complimenti.

«Kakashi-senseeeei! Quand’è che mi lascerai la poltrona, eh? Eh?»

«Non essere irrispettoso, Naruto», lo redarguì prontamente Tenzō, che era rimasto insieme agli altri ad una distanza rispettosa ma non troppo formale.

«Naruto, te l’abbiamo già detto, devi studiare se vuoi essere pronto per diventare Hokage», lo rimproverò Sakura alzando gli occhi al cielo (ma a Kakashi non sfuggì il piccolo sorriso che le incurvava le labbra).

«A proposito, come procede lo studio?» s’informò lanciando un’occhiata al suo assistente, che aveva raccolto dalla scrivania un paio di rotoli e li stava studiando con la fronte aggrottata.

«Non procede», rispose Shikamaru scuotendo il capo e lanciandogli un’occhiata significativa.

«Non sono bravo con i libri, Kakashi-sensei, lo sai. Imparo meglio con la pratica, dattebayo!»

«Ci sono cose che non si possono imparare se non sulla carta», ribatté Kakashi, sospirando teatralmente e appoggiandosi pesantemente contro lo schienale. Per lo meno la sedia dell’Hokage era dannatamente comoda, doveva ammetterlo. «Storia, strategia, diplomazia, la sottile arte della –»

«Sì, sì, ho capito», l’interruppe Naruto mettendo il broncio e tornando accanto ai suoi compagni per poi lasciarsi cadere a terra, il volto ancor più corrucciato. «Ma non mi piace. Non mi piace per niente».

All’ennesima occhiata di Shikamaru, Kakashi capì che la sua pausa stava durando troppo ed era ora di parlare d’affari. Oh bè, aveva intenzione di godersi ogni istante.

«Comunque. Ho una missione per voi», annunciò ed immediatamente tutti e quattro raddrizzarono la schiena e si misero in formazione in centro alla stanza, ogni traccia di leggerezza svanita dai loro volti. Kakashi sorrise appena dietro la maschera mentre afferrava il rotolo dalla pila sulla scrivania. «È di livello A. So che Sai e Naruto non sono ancora jōnin e –»

«Non ti preoccupare, Kakashi-sensei!» l’interruppe di nuovo Naruto, l’espressione seria già completamente sparita dal suo volto tondo per lasciare il posto ad un sorriso luminoso (Kakashi sospirò internamente ma alla mente gli tornò il ragazzino di dodici anni che aveva protestato veementemente contro il Sandaime per avere missioni di alto livello). «Jōnin o no siamo prontissimi, dattebayo! Allora, cosa dobbiamo fare? Occuparci di un gruppo di nukenin? Sventare un assassinio al Daimyō? Andare in qualche altro Villaggio a… non so… salvare il Kage? Eh, Kakashi-sensei? Eh?»

«Niente di tutto questo, Naruto. Si tratta di un trasloco».

Silenzio.

«Ehm… Uh… Oh, ho capito!» esclamò Naruto, l’espressione spaesata che lasciava il suo volto per una soddisfatta mentre si batteva il pugno sulla mano e annuiva convinto. «Il Daimyō deve cambiare residenza, vero? Quindi dobbiamo occuparci della sicure-»

«Non si tratta del Daimyō», l’interruppe l’Hokage, mettendosi più comodo sulla poltrona e cercando di trattenere il sorriso. «Si tratta di me».

«Devi andare in qualche missione diploma-»

«No. Il Consiglio ha deciso che l’appartamento in cui vivo non è appropriato per ospitare l’Hokage», iniziò a spiegare Kakashi, cercando di nascondere il fastidio per quella che riteneva una violazione della sua privacy. Il suo appartamento andava benissimo per lui, grazie tante, e riteneva uno spreco doversi trasferire in una casa grande praticamente il doppio di quella che occupava con suo padre quando era bambino. Ma alla fine, dopo mesi di vessazioni, aveva ceduto. Controvoglia, scalciando e mordendo, ma aveva ceduto. Bè, almeno poteva trarre qualcosa di divertente dal trasloco. «Quindi mi è stata assegnata una casa nuova. Ovviamente ciò significa che bisogna trasportare tutti i miei averi lì prima che io mi ci trasferisca».

«E cosa c’entriamo noi?»

«Voi, Naruto, siete i fortunati prescelti per questo arduo compito».

Ancora silenzio.

«Non puoi usare un team di genin, senpai?»

Kakashi scosse il capo, ormai del tutto incapace di nascondere l’ilarità dalla voce. «Il Consiglio ritiene che gli effetti personali dell’Hokage siano questione di sicurezza nazionale e pertanto debbano essere affidati solo a shinobi di alto livello».

Era una grandissima stronzata, ovviamente, e Kakashi aveva cercato di convincere il Consiglio a fare esattamente ciò che Tenzō aveva suggerito. Ma alla fine, su consiglio di Shizune, aveva deciso di abbandonare l’ascia di guerra: quello non era sicuramente qualcosa per cui valeva la pena farsi il sangue amaro o inimicarsi qualche membro del Consiglio. Ci sarebbe stato tempo più avanti per quello, ne era sicuro.

«Kakashi-sensei, le lusinghe non ti porteranno da nessuna parte», ribatté Sakura, l’espressione del viso a metà tra il sorriso ed il rimprovero.

«Non sono lusinghe, Sakura-chan, è la verità», ribatté lui, evitando di ricordarle di chiamarlo solo per nome. La giovane si stava ormai abituando, cosa che non si poteva dire degli altri membri della squadra o del suo staff, ma Kakashi aveva notato che usava sempre l’onorifico quando si trovavano in una situazione ufficiale. Oh, bè, qualunque cosa era meglio di “Hokage-sama”.

«Quindi cosa dovremmo fare, Hokage-sama?» chiese Sai.

Appunto. Forse doveva emettere un qualche ordine ufficiale che vietasse i titoli onorifici. Sì, forse l’avrebbe fatto. Doveva solo evitare di farsi scoprire da Shikamaru.

«Mi trasferirò nella mia nuova casa domani sera dopo il lavoro. Perciò avrete circa dodici ore di tempo, da quando lascerò il mio appartamento per -»

«Oh bè, il tuo appartamento è così piccolo che con una decina di cloni trasporterò tutto in meno di un’ora, dattebayo!» l’interruppe, di nuovo, Naruto.

Se la situazione non fosse stata così divertente la cosa l’avrebbe infastidito.

«Potrei darti ragione su questo, Naruto… ma dovrete trasportare anche i miei effetti personali che si trovano nel deposito». Ed eccola lì, la bomba.

«Deposito? Che deposito».

Bene, era ora di godersi lo spettacolo.

«Vedi, quando un ninja diventa jōnin gli viene assegnato un deposito nel monte degli Hokage. L’idea è tenerci all’interno qualunque cosa possa essere una debolezza in caso una spia nemica faccia breccia nel Villaggio. Tutto ciò che riguarda la vita privata, la famiglia, dovrebbe essere conservato là dentro…» Si trattava di una vecchia legge, antica quanto il Villaggio, pretesa da alcuni dei clan più potenti che volevano un luogo sicuro dove nascondere i propri segreti non solo dai Villaggi nemici ma anche dagli altri clan di Konoha. Col tempo quelle stanze nel Monte erano state sempre meno utilizzate, ma ancora venivano assegnate ai nuovi jōnin. «Ma io ci tengo principalmente i miei libri».

Tenzō e Sakura gemettero, il primo perché conosceva bene la gran quantità di libri che Kakashi aveva acquistato negli ultimi due decenni, e Sakura… bè, probabilmente aveva capito dal tono compiaciuto dell’Hokage che non stava assegnando loro una missione facile e veloce.

Anche Naruto doveva aver subodorato il tranello perché si corrucciò un po’ e lo guardò con diffidenza.

«Quanti libri?»

«Sette o otto…»

«Cento?»

«Mila».

La bocca di Naruto si spalancò in un’espressione di stupore così comica che Kakashi non riuscì a bloccare una risata. Sì, valeva la pena traslocare anche solo per questo.

«E noi dovremmo spostarli tutti?» chiese Sakura, incredula e forse anche un po’ stupefatta. Kakashi riusciva quasi a vedere i pensieri nella sua mente e il suo amore per i libri che la incitava ad andare a scoprire quel tesoro nascosto. Un po’ gli dispiaceva sfruttare così quell’entusiasmo… ma solo un po’. «Ti ci staranno ottomila libri in casa?»

«Non ti preoccupare, Sakura-chan, ci starà tutto quanto… Non solo i libri».

Un altro sguardo inorridito da Naruto.

«In che senso “non solo i libri”?! Kakashi-sensei, cosa c’è in quel deposito oltre ai libri?»

Kakashi sorrise. Forse, dopotutto, doveva ringraziare i consiglieri per quello svago.

«Armi, principalmente. Ma anche attrezzi da giardino, accessori per la cucina, vestiti, fotografie, giocattoli… Cose così».

«Giocattoli?» chiese Naruto, incerto.

«Credo intenda giocattoli se-»

«Taci, Sai!» esclamarono Tenzō e Sakura in contemporanea, le guance rosse come pomodori maturi.

Kakashi ridacchiò ottenendo un’occhiataccia da Sakura. Ma Shikamaru che si schiariva la voce interruppe il suo divertimento. Era ora di tornare al lavoro; doveva assegnare ufficialmente la missione e congedarli. Oh bè, meglio poco che niente.

«La missione avrà luogo domani», annunciò, e i quattro tornarono seri (anche se il rossore persisteva sulle guance di Tenzō e Sakura mentre Naruto era totalmente spaesato). «Tenzō, mi aspetto di vederti qui alle 0730 per prendere le chiavi. Mi raccomando, dovrete segnare accuratamente il contenuto su ogni scatolone. All’appartamento e al deposito troverete tutto il materiale e le istruzioni su dove lasciarli nella casa. Conto su di voi per portare a termine la missione entro il tempo stabilito. Potete andare».

«Sì, Hokage-sama».


«Penso che la cosa ti abbia fatto divertire più del dovuto, Kakashi-sensei».

«Probabile. Cos’hai per me?»

«Una richiesta del clan Hyūga riguardo all’uso esclusivo del Campo d’Addestramento 8».

«Sei sempre una gioia per questi occhi stanchi, Shikamaru-kun».

«Smettila di procrastinare e torna al lavoro, Hokage-sama».

«Prepotente. A volte mi chiedo chi sia ad avere il potere qui dentro».

 

Notes:

Ho controllato e ho più di 90 WIP per This Is Us. 90. Su Drive. Ed altri 70 sul blocco note del cellulare. Qualcuno mi dia una botta in testa.

  
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