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Autore: ChiiCat92    13/10/2020    0 recensioni
"L’odore acre del fumo riempiva l’aria fino a saturarla, insieme con il calore soffocante delle fiamme e le urla di chi, lentamente, si consumava nel fuoco.
Elàdin fissava immobile l’inferno sotto di lui.
Il calore gli ustionava il viso, gli occhi erano così secchi che non riusciva a versare una lacrime.
Distrutto, perso, falllito. Morto.[...]"
Genere: Angst, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13/10/2020

 

Torre

 

L’odore acre del fumo riempiva l’aria fino a saturarla, insieme con il calore soffocante delle fiamme e le urla di chi, lentamente, si consumava nel fuoco.

Elàdin fissava immobile l’inferno sotto di lui.

Il calore gli ustionava il viso, gli occhi erano così secchi che non riusciva a versare una lacrime.

Distrutto, perso, falllito. Morto.

Tutto quello per cui suo padre aveva combattuto stava svanendo in fumo.

I ribelli erano in minoranza, certo, e lui, come tutti ne Consiglio, avevano creduto che non fossero abbastanza motivati, abbastanza forti. Che non avrebbero tentato di attaccare il Castello in un attimo di disperato suicidio.
Invece, in quella notte senza stelle coperte dal manto di fumo nero della sua vita che si sbrindellava, i ribelli avevano attaccato. 

Il Castello era in fiamme, e lui era in trappola nella Torre Astronomica. 

Avvertiva le fiamme corrodere la scala di legno, arrampicarsi lungo i mattoni, sentiva lo sfrigolio dell’edera cedeva al morso del fuoco: preso le fiamme, irruente, volubili eppure potenti come un guerriero armato, avrebbero fatto irruzione, e lui sarebbe bruciato come bruciano le cose mortali.

Era solo questione di tempo, un tempo che sembrava scorrere lento, un granello per volta, come a deriderlo. 

All’improvviso tutta la vita gli appariva come uno spreco di tempo. Anni che avrebbe potuto dedicare al popolo passati a coltivare l’arte della guerra; giorni, ore, momenti in cui avrebbe potuto toccare ancora una volta il suo amato.

Forse quello era il motivo per cui più gli dispiaceva morire.

Era stato un pessimo principe, un pessimo condottiero, ma un amante fedele. 

Il fuoco avrebbe risparmiato il suo cuore mangiando invece solo il suo corpo? 

Eppure, mentre osservava l’ardente rosso mare che divorava il cortile interno, le cucine, le sue stanze, e poi più in là tutto il resto del Castello, Elàdin sperò con tutto se stesso di non vedere neanche l’ombra di Jalal. 

Se fosse stato lì o sarebbe morto per mano del fuoco o per mano dei ribelli.

“Ti prego, Athaldin” pregava, mentre i suoi occhi stanchi e gonfi per il fumo vagavano tra le sagome carbonizzate, i soldati, e i ribelli “Fa’ che lui non sia lì, fa’ che mi abbia dimenticato e abbia a cuore la sua vita più della mia.” 

Non avrebbe sopportato di vederlo morire, quasi supplicava il fuoco perché si sbrigasse a divorare la Torre, a far scoppiare le lenti dei telescopi e poi le sue ossa come quella del maiale arrosto. 

Il calore aveva reso le pietre dell’unica finestra della Torre, quella dove solitamente veniva posizionato il telescopio, così calde da lasciare i segni sui palmi, ma Elàdin vi rimaneva aggrappato. 

La sua unica salvezza era un salto nel vuoto di trenta metri.

Non aveva una corda con cui calarsi, né, forse, se l’avesse avuta l’avrebbe fatto.

Che senso aveva rimanere in vita in un mondo che era andato bruciato? 

Dalle macerie del suo Castello non poteva che nascere una nuova vita, ma solo se lui e tutta la famiglia reale fossero morti. 

L’amara consolazione per tutto ciò che non era riuscito ad ottenere era che almeno la sua morte avrebbe dato un senso a tutto. 

Il clangore delle armi diventava sempre più soffuso mentre il ruggito delle fiamme che incalzavano come cavalli scalpitanti si faceva più forte. 

Ormai il calore era insopportabile, il viso di Elàdin si era arrossato, la pelle altrimenti chiara era paonazza, gli occhi iniettati di sangue.

Del bel principe che era stato rimaneva solo un omuncolo sudato in un mandello lurido. 

Si allontanò dalla finestra, incapace di tenere ancora lo sguardo sullo spaventoso paesaggio rosso. 

Gli sembrava di vedere l’aria vibrare, o forse era il sudore che colava copiosamente tra le ciglia a farla apparire tale. 

Adesso le pergamene prendevano fuoco spontaneamente sulla libreria apparendo come piccole farfalle dalle ali roventi che si estinguevano in un attimo. 

Avvertiva la nuca formicolare. Un estraniante istinto di sopravvivenza gli diceva di gettarsi dalla finestra.

Forse, gli sussurrava una voce all’orecchio, puoi sopravvivere alla caduta. Forse puoi ancora salvarti. Non devi morire così. 

« No. » mormorò. Non riconosceva la sua stessa voce, tanto era rauca e secca in quell’aria di fuoco. « No, io devo morire così. »  

Sedette a terra, la spada con il simbolo della casata reale al suo fianco. Quell’arma gli era stata regalata quando le sue braccia si erano fatte abbastanza robuste da sostenerla, e da allora era sempre stata al suo fianco. Non era mai stata usata in battaglia, non aveva mai conosciuto il sapore o il colore del sangue, l’aveva accompagnato come magico orpello durante le sfilate, i consigli, le visite ai reali.

Probabilmente sarebbe stata l’unica cosa a sopravvivere all’incendio quando il suo corpo sarebbe stato ridotto in cenere. 

Provò a respirare, gli sembrò di ingoiare fumo e fiamme. 

Chiuse gli occhi.

Il viso di Jalal si presentò prepotente dietro le palpebre chiuse. Il suo sorriso, le sue grandi mani, gli occhi neri come la notte, le lentiggini scure lungo la schiena. 

« Ti amo. »

Avrebbe voluto dirlo a lui, invece si trovò a confessarlo al fuoco, mentre il pavimento della torre cedeva, finalmente, e la Torre Astronomica crollava sotto il suo stesso peso, erosa dall’incendio che ormai l’avviluppava completamente. 



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The Corner 

Dunque, 
è successo che adesso sono un'insegnante. Non me lo aspettavo, né mi aspettavo che la mia vita cambiasse così.
Nè di arrivare al 13 ottobre con la storia del 7 ottobre ancora da pubblicare.
Voglio cercare di portare questo progetto a termine, quindi, anche se a rilento, continuerò a pubblicare.

Un'altra storiella fantasy, uno piccolo spaccato, giusto un'immagine, non viene da niente e probabilmente non porterà a niente, però volevo imprimerla su carta.

Chii
 
   
 
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