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Autore: Degonia    20/08/2009    6 recensioni
*Il mondo sarebbe potuto cadere, a me bastavi solo tu*
Presi la mano di Jared dicendogli: “Cosa vuoi mangiare oggi?”
ma Jared non mi ascoltava, il suo sguardo era rivolto lontano.
Distante, un padre prese in braccio il suo bambino facendolo volare e divertire.
Sempre lì vicino, altri padri baciavano i loro figli e li prendevano per mano.
Sembravano divertirsi molto.
Jared stringeva la mia mano sempre più forte, con lo sguardo fisso su di loro.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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California - Ottobre 1985
Shannon: 15 anni (II Liceo)
Jared: 13 anni (I Liceo)
Personaggio Sconosciuto: 9 anni (III Elementare)



Ero appena uscito da scuola: il liceo mi stancava molto e i nuovi “compagni” non erano di gran compagnia. Mi avevano parlato molto meglio di queste ‘scuole superiori’, mio fratello diceva che era un luogo fantastico, ma...ognuno ha il suo punto di vista, giusto?
Me ne stavo seduto su una vecchia panchina del parco, oggi Shannon non mi avrebbe fatto compagnia perché aveva promesso alla sua pseudo - fidanzata che sarebbero andati al cinema e mi aveva proibito di unirmi a loro... che antipatico!!
Con la testa chinata verso l’esterno e le braccia a penzoloni fuori dallo schienale della panchina, adoravo guardare il cielo. Mi piaceva perdere ore ed ore ad osservare quell’enorme distesa: i miei occhi ci si specchiavano perfettamente all’interno. Le nuvole...giocavo ad indovinarne la forma e il colore. Perché sapete, è errato dire che le nuvole sono bianche, anzi, forse il bianco è il colore meno presente: all’interno ci si trova l’infinito...un enorme distesa di colore che unito forma il bianco.
Chiusi gli occhi e mi rilassai ancora: quel caldo che stava man mano svanendo nel clima autunnale, la brezza fresca, i miei capelli che ondeggiavano liberi...tutto ciò mi rilassava.
Ma feci un errore, non avrei mai dovuto abbassare la guardia, i bulletti delle zone periferiche erano sempre in agguato.
All’improvviso mi sentii bagnato.
Aprii velocemente gli occhi e mi accorsi che non avevo un centimetro di tessuto asciutto: quegli stronzi mi avevano buttato addosso interi secchi d’acqua.
Mi alzai di scatto.
Questa volta li avrebbe uccisi!
Mi voltai verso l’altra metà della panchina ma...ricordai che Shannon non era con me... >_< questa volta l’avrei prese!!
Mi feci coraggio.
Dovevo affrontarli: non potevo cadere senza aver lottato!
Strinsi i pugni e li guardai in cagnesco.
Ma loro erano in troppi: quattro contro uno non è leale; inoltre erano di quinto!
Il primo di loro, vestito in jeans e berretto rosso si lanciò contro di me.
Chiusi gli occhi e tenni le braccia alzate istintivamente davanti al volto.
Il suo colpo non arrivò mai!
Piano sbirciai tra le dita delle mani e...cosa vedevano i miei occhi?O_O
Un nanetto basso con un pallone sotto al braccio destro si contrappose tra me e i quattro ragazzi dandomi le spalle.
-Via!! Andate via!!- urlava il bimbetto con uno strano accento.
Lo guardai cercando di riconoscere in lui una figura amica ma era la prima volta che lo vedevo.
-Sparite o vi picchio!!- urlava ancora.
Era convinto di ciò che diceva?
Si rendeva minimamente conto che quei tipi l’avrebbero potuto fare a fettine in pochi minuti?
Ma il miracolo accadde.
-Tsk!- fece uno di loro –Andiamo via. Non voglio grane coi bimbetti che puzzano di latte!- lo sbeffeggiò.
Al che il mio piccolo salvatore gli andò contro urlando parole che non conoscevo: probabilmente bestemmie e cattiverie di ogni dove nella sua lingua.
Stava per rincorrerli quando lo fermai tenendolo per le braccia: -Ehi, vuoi farti uccidere?- gli chiesi.
-Uff!- sbottò lui -Potevo farli a pezzi!!-
Sorrisi sconcertato.
Che strano bambino!!
Era più basso di me, ma ... era davvero uno strano ragazzetto.
Pantaloncini da calcio bianchi e verdi venivano indossati sotto una maglietta verde di una taglia più grande. I capelli castani corti scompigliati. Ai piedi un paio di scarpette da calcio bianche e dei calzini dello stesso colore della maglia; sotto al braccio un pallone da calcio.
Lo osservai ancora un po’.
Mi guardava sorpreso e incuriosito.
Intanto pensavo ad un modo per far asciugare i miei vestiti prima di ritornare a casa: la mamma si sarebbe arrabbiata e non potevo di certo raccontarle che un bimbetto dell’asilo mi aveva salvato u.ù
Presi lo zaino e mi incamminai verso un posto solo mio.
Il ragazzino mi seguiva.
Corsi, ma non lo seminai.
Uff, era davvero insistente!!
-Cosa vuoi?- chiesi stufo guardandolo in volto.
-Voglio stare con te!- mi rispose sorridente e schietto.
-Che?- O_O
Che cavolo di risposta era?
Voleva stare con me?? Ma se neanche ci conoscevamo??
E poi, che voleva significare?
-Ti ho salvato, adesso voglio la mia ricompensa!!-
-Brutto bastard...-
Allora era a questo che mirava!!!
Che odiosi i bambini di oggi!
-Vattene, non voglio avere nulla a che fare con i mocciosi!- dissi continuando a camminare.
-Ma...- continuò a parlare, parlare e parlare fino a quando non urlai.
-Ti ho detto di andartene! Capito? Noi non ci conosciamo e non voglio stupidi bimbetti urlanti dietro di me!-
Si immobilizzò lì dov’era.
Lo guardai da lontano.
Piangeva!
Decisi che non dovevo farmi fregare da quelle lacrime e gli voltai le spalle.
Da lontano lo vidi ancora lì immobile.
Ero troppo buono!
Corsi indietro e mi inginocchiai di fronte a lui.
-Ehi scemotto- gli spostai la frangia che gli era ricaduta sugli occhi.
-Smettila di piangere, ok?-
Ma lui non smetteva.
Gli presi il volto tra le mani e lo obbligai a guardarmi negli occhi: -Ehi-
Ci guardammo per un attimo.
Le sue lacrime smisero di scendere.
Mi abbraccio forte.
Affondò il suo volto nel mio petto farfugliando qualcosa.
-...portami con te- capii soltanto.
Mi alzai e gli porsi la mano: -Vieni-
Sorrise felice asciugandosi le ultime lacrime rimaste.
Mi diede la mano e si incamminò riprendendosi il pallone che, prima, aveva fatto cadere.

Giungemmo presto sotto ad un vecchio ponte: io e Shannon l’avevamo battezzato a ‘nostro posto privato’. Lì non ci andava mai nessuno e potevamo fare quello che volevamo.
Era il nostro mondo!
-Che schifo qui!- sentii.
Mi voltai a guardarlo -.-
-Se non ti piace puoi anche andar via- gli risposi scontroso.
-No ^^ è bello!- sorrise ancora.
-Ma avevi detto che faceva schifo-
-Dettagli...- si affrettò a dire nel suo strano accento.
Mi sedetti su uno dei cartoni che Shannon aveva portato qualche giorno fa e cominciai a spogliarmi.
Dovevo mettere tutti i vestiti al sole sperando che si sarebbero asciugati nel più breve tempo possibile.
Mi tolsi le scarpe e i pantaloni e li stesi su un filo esposto al sole che io e Shannon avevamo attaccato qualche settimana fa.
Lui mi guardava.
Dopo passai alla maglietta, tolsi quella e poi la maglia interna bianca a maniche corte.
Continuava a guardarmi estasiato.
Non aveva mai visto un ragazzo senza vestiti?
Posai tutto sul filo di ferro e mi sedetti su uno dei cartoni asciutti.
-Perché mi guardi?- gli chiesi.
-Perché mi piaci!- disse sincero lui.
Silenzio.
Poi arrossii e gli diedi le spalle.
Gli piacevo?
Che cavolo voleva significare?!
Era solo un bambino!!
Decisi di provare ad ignorarlo, ma quel bimbetto continuava a guardarmi.
-Mi piaci!- ripeté mentre mi sorrideva.
Ok!
Doveva smetterla di dire queste cose >_<
Ma non ebbi il tempo di dire nulla che mi si buttò addosso!
-Mi piaci- continuava a ripetere sereno.
Mi abbracciava così forte che quasi mi faceva male.
-I Love You- sussurrò.
Bene, ora mi ero completamente perso!
Inoltre ebbi dei dubbi: che fosse una bambina?
Da perfetto maniaco lo guardai meglio: no! Era un maschio >_<
-Mi abbracci? Ho freddo!!- si lamentò.
In quell’assurda situazione non potei far altro che ricambiare il suo abbraccio, anche perché così facendo mi teneva al caldo.
Seduto sulle mie gambe continuava a strusciarsi contro di me.
Fuori il sole stava calando: i miei vestiti erano quasi asciutti, fortunatamente; e Shannon non si era visto per tutto il pomeriggio. Dov’era mio fratello in quel momento così delicato? Questa gliel’avrei fatta pagare!
Continuava a stringermi, il piccoletto, fino a quando si addormentò.
Dormiva beato tra le mie braccia.
Gli accarezzai i capelli.
Sulla maglietta da piccolo calciatore, notai il simbolo della sua squadra: tre strisce verticali, la prima era verde, la seconda bianca e la terza arancione.
Inoltre il suo inglese aveva un accento davvero strano, molto europeo.
Il silenzio interrotto solo dal vento, regnò su di noi.
Era molto gradevole stare insieme in quel modo.
Due ragazzi sconosciuti.
Un bambino europeo e uno americano: cos’avevano in comune?

Si svegliò una mezz’oretta dopo cercando sua madre.
Poi alzò la testa e mi guardò: sorrise ancora.
Mi piaceva vederlo sorridere.
Assonnato si alzò e andò a prendere i miei vestiti che si erano asciugati.
-Tieni ^^ ora sono asciutti- me li porse.
-Gra...grazie- dissi mentre li presi dalle sue mani.
-Sono contento che non hai preso freddo, il mio corpo ti ha tenuto al caldo-
-Eh?-
-Si, sono rimasto con te perché non volevo che stessi male-
Come poteva un estraneo fare tanto per me?
Non solo mi aveva protetto da quei bulletti, ma adesso scoprivo che non era andato via solo perché temeva per la mia salute.
Se l’avessi raccontato a Shannon, sempre se mi avrebbe creduto, si sarebbe fatto una bella risata.
Mi rivestii in fretta.
-Ti ringrazio davvero tanto- dissi.
Sorrisi.
-Bello!!!- esultò lui -Hai sorriso!!-
Sorrisi ancora.
Mi inginocchiai per essere alla sua altezza e gli diedi il pallone che era rotolato più in là.
Mi ringraziò abbracciandomi, poi premette le sue labbra sulle mie.
Si stacco subito.
Mi abbracciò ancora.
Ricambia il gesto.
Era solo un bambino, quel bacio non significava nulla.
E crescendo l’avrebbe dimenticato.
-Ora devo andare- disse.
-Se mi dici dove abito ti accompagno-
-No. Mio papà è un calciatore e alloggia nell’hotel vicino al parco con la sua squadra-
-E tu? Come mai sei con lui?-
-Perché ti stavo cercando!-
Disse ancora qualcosa di strano.
-Cercavi me?-
-Sì- sorrise.
-Ma tu, quindi, mi conosci?-
-No, ma il filo rosso che ho attaccato al dito si congiunge con il tuo-
Sorpreso dalle sue parole, guardai stupidamente il mio dito: qualche filo rosso? Io non vedevo nulla!!O_O
Mi dissi ancora che quel bambino era davvero strano.
-Ora ti saluto- disse un po’ malinconico.
-Domani...domani ci rivedremo?- feci io.
E’ vero, mi spaventava...ma aveva mosso in me qualcosa.
Volevo saperne di più.
-No, io tra poche ore parto per il mio Paese-
-Ah- sospirai quasi triste.
Mi salutò con la sua manina.
-Allora questo è un addio?-
-Non temere- mi rispose lui -E’ solo il principio-
Sorrise ancora, mi salutò con una mano e sparì.
Svanì com’era arrivato lasciandomi dentro un vuoto.
Che idiota! Non gli avevo neanche chiesto il suo nome!!
Avrei dovuto corrergli dietro, ma probabilmente non me l’avrebbe mai permesso.
Avevamo passato tutto il pomeriggio insieme e l’avrei ricordato per tutta la vita.
Probabilmente non ci saremmo mai più rivisti, ma ricorderò per sempre il calore del suo corpo, i suoi capelli marroni e il colore dei suoi occhi scuri che guardavano solo me.




Marocco - 2003
Il sole tramontava sul mondo, il cielo colorato d’arancio risplendeva sopra le loro teste; due eroi stanchi discorrevano:
-Sai, il mio primo amore è stato un ragazzo più grande di me, era la prima volta che viaggiavo-
-Davvero?-
-Si-
-E poi cos’è successo?-
-Nulla, io sono andato via... -
-E adesso lui dov’è?-
-E’ molto vicino-
-Si ricorderà ancora di te?-
-No, probabilmente mi ha dimenticato il giorno dopo il nostro incontro-
-Ah, che peccato...-
-Sbagli perché adesso lui è accanto a me-
-Ma... hai detto che di te non si ricorda-
-Già, lui ha dimenticato ciò che ero, però conosce il me stesso di adesso...
...perché sai, il mio filo rosso è ancora legato al tuo!-



Degonia
17 Agosto 2009
H: 18.53

   
 
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