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Autore: Wolstenholme    15/10/2020    2 recensioni
One-shot in cui Mail se ne va e lascia Mihael ai suoi ultimi pensieri.
Dal Testo:
[...]
“Ti amo, ma sono egoista.
Perché ho permesso che accadesse tutto ciò, ho permesso che te ne andassi, anche se ora sarei capace di uccidere pur di riportarti qui.
Ma... La tua vita non è con me, Mail.
Tu sei destinato alla Luce, io all'Oscurità.
Muoio affogando nella cenere che hai disseminato alle tue spalle.
Muoio sepolto dalle mie mani, ricoperte dalla terra fangosa sotto di me.”
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOLORE.

 


E non posso dirti che passerà, tenerti stretto quando in fondo sarebbe un inganno.
E non vedi che sto piangendo, chi se ne accorge non sei tu.
Tu sei troppo distratto.


 

Dicono che il tempo sia in grado di curare ogni ferita. Risanare ciò che, una volta, era integro. Dicono che il tempo possa rimettere i pezzi distrutti di un'anima logorata al proprio posto. Dicono che abbia questo immenso potere, se vogliamo, Divino.
Ma, chi è il tempo per decidere tutto ciò?
Come può permettersi di mettere il becco negli affari delle persone? Che diritto ha di venire a dirti 'stai tranquillo e non pensarci', come se solo affidandoti a esso la vita possa migliorare?
Presuntuoso e arrogante, il tempo.
Il suo perfetto e irritante scandire i secondi, le lancette di un orologio costruite a regola d'arte, e il suo quadrante simmetrico.
Certo, il mio è più che altro rotto e fatiscente, le lancette sono ferme a due ore prima. E lì, resteranno in ogni caso. Se solo questo potesse riflettersi nella realtà...
La mia verità è che il tempo dovrebbe farsi gli affari suoi, e con esso ogni persona esistente sulla faccia della terra; solamente un completo sprovveduto, crederebbe a una favola di tale entità.

Be', forse sei stato questo, per me: una favola. Una favola che non ha trascinato con sé il tanto desiderato lieto fine. Tutti lo desiderano, no?
Le persone come me non meritano un lieto fine. Meritano una lunga agonia protratta per anni e anni e anni.
Nonostante questa scomoda realtà, sei rimasto al mio fianco fino alla fine.
Hai varcato la soglia di casa con le lacrime agli occhi, i tuoi occhi verdi e umidi che mai più dimenticherò, mormorando a te stesso che saresti tornato sui tuoi passi dopo la prima curva.
Dove sei, ora?
Posso voler credere, convincermi, che tu sia al cespuglio finemente curato e preciso dietro l'angolo, proprio in casa della persona che hai sempre detestato per gli sguardi che ti riservava, che tu sia lì, fermo e indeciso, e che questo ti faccia tornare indietro e urlare quanto cazzo non vuoi perdermi, e non puoi.
Ma... La mia verità è che una persona come me, un uomo come me, non merita questo; vederti, di nuovo, è un lusso a cui non posso aspirare, dannazione.
Perché è scelta saggia fuggire e calciare quel terribile cespuglio.

Forse, adesso sei seduto sulla tua Chevrolet Camaro, una macchina del 1968 che hai sempre adorato come fosse figlia tua, parte di te.
Sei in macchina che attendi, da solo, immerso nel tipico freddo autunnale.
Stai tremando, e non esistono forti braccia in grado di scaldare il tuo corpo magro, ma forte. I brividi sulla tua cute, le labbra screpolate, la punta del naso quasi insensibile; forse ti muovi, per quanto possibile sul sedile del guidatore, cercando un po' di conforto.

Dio solo è a conoscenza di quanto vorrei scardinare la porta d'ingresso e dirigermi fuori, per arrivare davanti alla tua figura armoniosa e trascinarti via con me.
Ma se non ti trovassi più lì, nel parcheggio per auto di fronte a casa, come potrei sopravvivere?
Forse non voglio una risposta a questa domanda; sono un vigliacco.
Sono l'uomo che ti ha condotto all'esasperazione, l'uomo che ti ha urlato contro la tua inutilità e superficialità, l'uomo che ha umiliato il dono che tu sei.

Vorrei svanire. Vorrei che la Terra aprisse una grossa voragine sotto ai miei anfibi neri rigorosamente tirati a lucido per farmi sprofondare all'Inferno con sé.
Vorrei che questi pensieri inutili avessero un senso logico e tangibile, in modo da farti tornare qui, con me.
In modo da buttare al vento ogni oggetto d'intralcio, ordinare una pizza gigante con il salame piccante e abbandonare il suo cartone sul pavimento una volta finito di gustare il nostro cibo preferito, per poi fare l'amore per ore come se stessimo morendo. Sarebbe un bel modo per morire, vero Mail?
In ogni caso, questo non è ciò che farai.
Forse è così, stiamo morendo.
Siamo già morti.
Sono morto.
Sono morto nel momento in cui hai detto basta, hai decretato la fine, il punto finale.
Nel momento in cui hai urlato: “Basta.
Basta, Mihael, con i tuoi folli piani. Basta Mihael con i tuoi comportamenti senza logica. Basta Mihael per gli avanzi di cioccolata a terra. Basta Mihael, smettila di farmi sentire indegno ai tuoi occhi, sbagliato, come se fossi feccia, sono stanco.”
Ti ho sottovalutato e il mio amore per te è stato vano, e non avrà più uno scopo a causa mia e delle mie azioni.
Perché, tu, meriti di più di un grande stronzo come me. E io non meritavo te, cosa più importante.

Perfino lo specchio del piccolo bagno che hai dipinto di verde ride alla mia vista, ricordandomi senza sconti ciò che sono diventato, la lunga cicatrice che deturpa il mio volto, il tuo folle e disperato tentativo per riportarmi nel mondo dei vivi.
Ti amo, ma sono egoista.
E il tempo dovrebbe darmi un calcio nel culo.
Ho gettato il tuo amore al vento freddo che ora ti avvolge, ti ho tradito, ho dato per scontata la tua persona. Ho ucciso la tua brillante personalità di cui mi sono innamorato tempo addietro.

Ho creduto per anni di avere ogni cosa, ogni aspetto della mia vita sotto controllo, ma mi sbagliavo e ho perso la persona più essenziale e vitale: tu.
Vattene, Mail.
Permettimi di consumarmi tra mille lacrime e sigarette, le tue.
La mia barretta di cioccolato è liquefatta in un angolo del salotto di casa, la nostra casa. La casa di nessuno, ora.

Osservo la porta che hai oltrepassato con passo incerto e un velo di malinconia e desolazione invade questo luogo.
Eri tu che portavi la luce nella mia misera esistenza, ma io ero come un cieco che non vuol vedere.
Senza di te, questo luogo smette di respirare, di battere, di vivere.
Ogni cosa si tinge di nero, il sole smette di filtrare attraverso le tende grigie, un velo di polvere soffocante raggiunge ogni angolo possibile e immaginabile.
E io faccio parte di esso, coma una presenza tossica, una malattia incurabile, che uccide l'ambiente intorno a sé al suo passaggio, al suo tocco. Come la Morte.
Ti ho distrutto, Mail?

La mia testa sembra esplodere, la gola brucia a causa del tabacco aspirato con avidità, lo stomaco è colmo fino all'orlo di acidi provocati dalla fame.
La mia mano destra sanguina, il rivolo rosso e sottile arriva alla punta della dita.
Il corpo urla, la mente grida, ma nessuno può udire la mia voce, perché un destino inascoltato e intriso di silenzio è ciò che mi attende.
Un essere senza anima. Senza vita.
Senza di te.

I miei occhi sono gonfi e rossi, mi fanno male. Non mi hai mai visto piangere, Mail.
Invece, mi hai osservato impotente fare in mille pezzi una finestra, urlare contro di te, prenderti per la tua maglia a righe e sbatterti al muro con violenza, quando avrei desiderato solamente le tue dolci e morbide labbra sulle mie, secche come me.
Tu eri lì, Mail. La tua assenza mi divora.

Quando mi hai domandato per la quindicesima volta quale decisione avessi preso, come se ciò spettasse a me, come se io avessi quel sacro diritto su di te, ho ancorato i miei occhi spenti nei tuoi e ti ho risposto di andare via.
I tuoi Goggles sono sul tavolo della cucina, consumati e logori come forse eri anche tu.
Mentre io gridavo, però, tu restavi in umile silenzio. Mentre mi mostravo indisponente, mi ascoltavi. Mentre facevo della violenza la mia ragione di vita, mi curavi con il tuo sentimento.
Ma forse, anche tu sei giunto oltre il limite, alla fine.
Ti amo, ma sono egoista.
Perché ho permesso che accadesse tutto ciò, ho permesso che te ne andassi, anche se ora sarei capace di uccidere pur di riportarti qui.
Ti amo, anche se non te l'ho mai sussurrato.
Il silenzio è stata la mia armatura, così come sarà la mia tomba.

Ma... La tua vita non è con me, Mail.
Tu sei destinato alla Luce, io all'Oscurità.

Muoio affogando nella cenere che hai disseminato alle tue spalle.
Muoio sepolto dalle mie mani, ricoperte dalla terra fangosa sotto di me.

Il tempo non cura ogni ferita.
No, insinuato a forza dentro le persone, le distrugge pezzo dopo pezzo, senza alcuna altra possibilità, senza alcuna redenzione.
Chiudo gli occhi e lascio che accada. Non è ciò che voglio?



Dicevi sempre e per sempre, sì però guarda cosa è rimasto adesso, che niente è lo stesso.
Se non fa rumore l'anima e quando sei qui davanti non s'illumina,
è perché non ne sento più il calore, non ne vedo il colore.
(Distratto - Francesca Michielin)


 

FINE

 


Note:
Ho scritto questa one-shot di getto, non esiste logica né ragionamento in queste poche righe.
Spero possa piacervi, come sempre non ha pretese. Probabilmente alcuni riterranno questo Mihael OOC, mentre altri no. A voi eventuali valutazioni.
Alla prossima!

   
 
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