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Autore: hellisnotonfire    16/10/2020    1 recensioni
In una notte senza luna Rin fa un incontro inaspettato. Le conseguenze porteranno ad una nuova consapevolezza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando erano partiti all’alba, Rin non aveva più aperto bocca. Un evento più unico che raro, per una bambina che di parole sembrava non spenderne mai abbastanza, e del quale solo Jaken si era rallegrato. Sesshomaru invece sembrava persino più cupo del solito. Non sapeva come comportarsi davanti ad un atteggiamento fin troppo anomalo per una Rin di solito così loquace, e la cosa aveva finito con l’infastidirlo. Per questo decise di fermarsi ben prima che il sole cominciasse a tramontare. 

 

Rin dal canto suo si sentiva persa. Sembrava passata un’eternità da quando avevano abbandonato Koumei nel bosco, e la paura di tutto quello che poteva essergli successo le stava facendo venire gli incubi. Fu proprio mentre stava sistemando il giaciglio per la notte che il dolore della perdita le prese con forza lo stomaco. Era riuscita a trattenersi tutto il giorno, ma l’arrivo della notte con le sue ombre la fece quasi impazzire dalla disperazione: scoppiò in un pianto disperato. 

 

“Rin” gracidò Jaken con incredulità “ma sei impazzita?”, poi incominciò a chiamare a gran voce il nome del suo padrone. Tuttavia la bambina non ebbe neppure la forza di articolare una frase. Lei doveva essere col suo cucciolo! Doveva proteggerlo!

 

Dal buio arrivò la voce di Sesshomaru, che fendette l’oscurità come una lama. 

“Rin, smetti di piangere”

“Non posso” riuscì a malapena a sibilare tra le lacrime. “Perchè, signor Sesshomaru? Perché abbiamo dovuto abbandonarlo? Era solo al mondo, proprio come me!”. 

La verità di quelle parole per un attimo la sopraffece, così asciugandosi le lacrime in fretta e furia fece per scappare nel bosco, per nascondersi alla vista dei due demoni. 

La sua corsa durò ben poco tuttavia, perché senza neanche accorgersene si trovò tra le braccia del demone cane. 

 

Tenendo tra le braccia la bambina, il demone allungò una mano artigliata e le asciugò una lacrima rimasta impigliata tra le ciglia. 

“Rin, smetti di piangere” ripetè Sesshomaru. “Ti devo far vedere una cosa”, e senza aggiungere ulteriori parole con un balzo si librò in volo. 

Rin non riuscì a formulare un pensiero coerente: era la prima volta che il signor Sesshomaru la faceva volare con sé, un evento più unico che raro, e in quanto tale l’aveva lasciata nel più completo silenzio. Non le restò che rannicchiarsi tra le braccia del demone per difendersi dal vento che le frustava la faccia e vedere dove l’avrebbe portata. 

 

ll viaggio durò molto meno di quanto la bambina si sarebbe aspettata, e terminò sulla cima frondosa di una quercia secolare. Rin non riusciva a capire come mai il signor Sesshomaru l’avesse strappata dall’accampamento per farla arrivare proprio lì, così si accinse ad aprire bocca per chiederglielo, ma fu bloccata sul nascere dalla mano di Sesshomaru, che la invitò con un cenno di diniego a rimanere in silenzio, per poi indicare col dito un punto sotto di loro. Rin si sporse leggermente dalla stretta del demone, e quello che vide la lasciò senza fiato: era Koumei! 

 

Dalla felicità la bambina incominciò a divincolarsi, rischiando quasi di cadere nel vuoto, e decise anche di chiamarlo a gran voce, quando si accorse tuttavia che il suo amico non era solo. Accanto al cucciolo, infatti, stava accucciato il più bell’esemplare di lupo che in avesse mai visto in tutta la sua vita: era enorme, e il pelo folto, bianco come il latte, alla luce della luna assumeva quasi riflessi argentei. Il lupo adulto osservava Koumei in ogni suo movimento, quasi non volesse mai perderlo di vista, nemmeno per un istante. 

Rin ci mise ben poco a realizzare, che alla fine, la madre si era ricongiunta col figlio. 

 

Guardò Sesshomaru alla ricerca di una conferma, che non tardò ad arrivare nel brusco cenno di assenso del demone. Rin guardò per l’ultima volta il suo amico, salutandolo con occhi colmi di lacrime di gioia, e consapevole che non lo avrebbe mai dimenticato. Poi si rivolse a Sesshomaru e mormorò “adesso possiamo tornare a casa, signor Sesshomaru”. 

Il viaggio di ritorno all’accampamento si svolse, come all’andata, nel più completo silenzio, mentre la bambina rimuginava su quei giorni che erano stati così intensi e pieni di emozioni.

Ritornati davanti al calore del fuoco, tuttavia la bambina si accorse che quella volta il demone non era scomparso per  arrampicarsi su un albero, ma piuttosto si era seduto accanto al fuoco, come se stesse attendendo qualcosa. 

“Sa, signor Sesshomaru” mormorò la bambina, rannicchiata nel suo giaciglio “penso proprio di dovermi scusare, ho commesso un terribile errore”. 

“Per cosa, Rin?” il mormorio del demone le arrivò quasi intellegibile. 

“Perché mi sono resa conto di aver detto una falsità. Quando abbiamo lasciato Koumei nel bosco, lei doveva aver già sentito che la sua mamma stava arrivando, non è vero?”. Niente trapelò dagli occhi di Sesshomaru, che non confermò né smentì quell’affermazione. 

Così Rin riprese a parlare. “Ero arrabbiata, perché pensavo che mi sarei potuta prendere cura del mio nuovo amico. Quando l’ho trovato nel bosco, pensavo fosse abbandonato, impaurito, e che non avesse nessuno al mondo. Ho pensato che fossimo molto simili, in realtà, io e Koumei. Ma questo non è vero. Io ho capito cosa mi voleva far vedere questa sera, signor Sesshomaru: che Koumei non è solo, come io non sono mai sola, e mai lo sarò. Perché io ho lei. Non è cosi?”.

 

Per un momento nessun suono provenne dal demone. 

Poi, due parole, nette come una lama. “È così”. 

La bambina non aggiunse nulla, altre parole sarebbero state superflue, ma gli rivolse un sorriso raggiante e lentamente si avvolse nelle coperte, con le palpebre che si facevano sempre più pesanti. Qualche istante, e il sonno la reclamò implacabile. 

 

Così rimase Sesshomaru, nel silenzio della notte, a guardare quella bambina che in poco tempo aveva cambiato la sua esistenza. La guardò, la vegliò, la protesse, nella consapevolezza che finchè ci sarebbe stato lui, nessuno avrebbe potuto ferirla. 

Inconsapevole di come sarebbe diventata ancor più importante, una volta divenuta donna. 

 

“È così”, bisbigliò alla notte. 

“Per sempre”.  

 

 

Angolo autrice

Ciao a tutti! E così, alla fine, non senza ritardi stratosferici, la storia ha raggiunto la sua conclusione. Sono felicissima, si tratta della mia prima storia con più di un capitolo, e sono anche molto soddisfatta della sua conclusione. Mi ha anche emozionato, e spero che possa farlo anche con chi la leggerà. A presto!

 
  
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