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Autore: TheGhostOfYou0    19/10/2020    0 recensioni
Un segreto in grado di distruggere una famiglia.
Un peccato tramandato di madre in figlia.
Anno 1469.
Francesco de’ Pazzi è vittima di un cognome importante ma non abbastanza, eclissato da quello della rivale famiglia de’Medici ed è pronto a tutto pur di ridare alla propria il prestigio che merita.
Fiammetta Canacci sogna una libertà che non le verrà mai concessa, fa parte delle piccola nobiltà fiorentina e lei, con un matrimonio, rappresenta l’unica possibilità per la sua famiglia caduta in disgrazia.
Sullo sfondo della Firenze del Magnifico i destini di un uomo in cerca di gloria ed un ragazza in cerca di se stessa sembrano intrecciarsi, stringersi intorno a quello della più potente famiglia del tempo, travolti in una spirale d’odio così profondo e violento da rendere difficile distinguere il bene dal male, fino ad i tragici eventi del 1478.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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Capitolo undicesimo
 
I battiti furiosi del suo cuore scandivano un tempo altrimenti immobile ed infinito. Da quando lei e Bastiano avevano messo piede nella camera matrimoniale un silenzio pesante era calato tra loro. Guardavano il grande letto a baldacchino senza riuscire a muoversi, ancora intontiti dal carico che, con poche semplici formule del sacerdote, era caduto sulle loro spalle.
Erano sposati, uniti nella vita e nella morte e nessuno dei due aveva ancora capito il perché.  
Fiammetta trovò il coraggio di voltarsi verso suo marito e lo osservò cercando di ritrovare quella familiare amarezza che avevano condiviso durante le nozze, ma ciò che vide la lasciò sorpresa.
Era vera e propria rabbia, che contraeva il suo volto in un’espressione tutt’altro che rassicurante, ed era la stessa rabbia prepotente che anche Fiammetta provava ma  non riusciva ad esternare. Forse perché lei, a differenza di Bastiano, non aveva mai avuto molte possibilità, forse perché alla fine dei conti le era andata meglio di quanto potesse immaginare, forse perché era sempre stato il suo destino ed il fatto che lo sentisse stretto e sbagliato non era altro che lo stupido capriccio di una ragazzina.
Per lui era diverso.
Bastiano aveva perso molto più di quanto lei potesse capire per colpa della loro unione.
Un uomo del suo rango avrebbe potuto avere una moglie non solo più bella, ma anche con una migliore reputazione ed una dote maggiore, invece era rimasto incastrato con lei per il volere di persone ancor più potenti a cui non era importato nulla di lui, della sua reputazione, del suo status sociale.
Aveva perduto la possibilità di prestigio e non solo, la possibilità di scegliere una moglie che gradisse e a cui potesse imparare a voler bene quantomeno.
Una che gli portasse lustro, non vergogna.
Fiammetta era dispiaciuta per questo e avrebbe voluto condividere con lui il dolore, per sentirlo più vicino e più amico, per iniziare a conoscerlo eppure, nonostante fosse certamente meno disgustato da lei rispetto ai loro primi incontri, non poteva certo illudersi l’astio nei suoi confronti fosse sparito solo perché ora erano formalmente uniti davanti gli occhi di Dio.
Non significava nulla.
Lo aveva visto tante, troppe volte, per credere che un giuramento fosse capace di modificare i sentimenti di un uomo.
 
“Mi state fissando.” Disse Bastiano, lasciando che le parole fluissero atone dalle sue labbra. Non era un’ accusa la sua, ma una semplice constatazione che lasciò spiazzata Fiammetta. Non sapeva come rispondere mentre l’imbarazzo che le divorava le guance era ben visibile alla luce soffusa delle candele ora che gli occhi di lui erano fermi sul suo volto.
“Mi dispiace.” Sussurrò. “È solo che non so come comportarmi.”
Bastiano incurvò le labbra in un sorriso sghembo, avrebbe voluto farle notare che neppure lui s’era mai sposato, non è che sapesse bene come funzionasse, ma sicuramente non era difficile immaginare cosa sarebbe dovuto succedere quella notte.
Evitò di prenderla in giro, però, e cercando di cancellare il senso di nausea che gli attanagliava lo stomaco al solo pensiero di toccarla, si avvicinò di qualche passo.
“Sedetevi.” Ordinò, spingendola con delicatezza al bordo del letto.
Fiammetta obbedì, senza proferir parola. Era estremamente nervosa, poteva sentire ogni muscolo del suo corpo irrigidirsi davanti alla consapevolezza di quello che stava per accadere e alla paura di non sapere, effettivamente, a cosa andasse incontro. Nessuno le aveva mai spiegato nulla.
Nessuno ne parlava mai.
Era disdicevole, sbagliato in ogni maniera possibile, eppure desiderò in quel momento che qualcuno le avesse spiegato cosa le sarebbe successo sul quel letto, tra le mura di quella camera sconosciuta, sola per la prima volta in vita sua.
 
L’altra parte di lei, quella che segretamente bramava la libertà e la vita, era curiosa ed eccitata all’idea di diventare finalmente donna e pregava che assecondando i desideri di Bastiano lui avrebbe iniziato a volerle bene davvero.
 
Bastiano rimase in piedi di fronte a lei, la osservava con gli occhi tondi che sembravano più grandi del solito mentre passava le dita sul suo volto in una specie di carezza, che era più un modo di studiarla, ancora una volta, scoprirne in lineamenti.
 Fiammetta chiuse gli occhi, incapace di sostenere il suo sguardo, illudendosi che quel contatto fosse l’inizio di quel qualcosa in più che tanto agognava.
 
Bastiano le afferrò le spalle, la spinse indietro, verso il centro del letto ed in un istante le fu sopra incastrandola in una gabbia di arti meno spaventosa di quanto Fiammetta immaginasse.  Si guardarono ancora una volta negli occhi, prima che Bastiano posasse le  labbra su quelle di lei con forza, premendo il volto contro il suo con le mani, immobilizzandola ulteriormente, senza darle la possibilità di sottrarsi nonostante Fiammetta non lo avrebbe fatto mai.
Era il suo dovere, era la sua unica possibilità, era il suo compito.
Fiammetta ora doveva essere una brava moglie.
Così si lasciò travolgere dalla passione del marito che ora muoveva il bacino contro le sue gonne, provocandole una strana sensazione di calore tra le gambe, facendole desiderare di eliminare gli strati di vestiti che li dividevano. Se avesse avuto la lucidità necessaria sarebbe arrossita dei suoi pensieri e se ne sarebbe immediatamente pentita, ma riusciva a malapena a respirare e non aveva né tempo né voglia di ragionare, troppo impegnata ad elaborare tutte quelle cose nuove che stava sperimentando. Erano troppe e tutte così intense da farle venire da vomitare, metterle lo stomaco sotto sopra fino al punto di non sapere più dove fosse lei e dove iniziasse lui, il letto, le coperte alle quali si appigliava con tutte le forze per non perdere la ragione.
Era peccato, lasciarsi andare.
Era peccato che provasse quella bruciante sensazione, eppure non riusciva a contenerla.
Non era ancora successo niente, Fiammetta lo intuiva, eppure il suo ventre in fiamme ed il volto di Bastiano affondato tra i suoi seni scoperti, che ricopriva di baci centimetro per centimetro, sembravano già abbastanza, sembravano già il culmine di un piacere nuovo che la faceva vergognare tremendamente ma che le faceva domandare come avesse fatto a sopravvivere senza.
Non era solo una questione di carne.
Era l’idea di sentirsi, per appena qualche minuto, apprezzata ed amata.
Di sentirsi il centro del mondo dell’uomo che la stringeva –anche se non era così – e di sapersi irrimediabilmente e totalmente sua.
Finalmente Fiammetta apparteneva a qualcosa, a qualcuno, aveva un suo posto ed una sua funzione.
 
Bastiano finì di spogliarla con irruenza.
Aveva smesso di guardarla, Fiammetta lo notò solo in quel momento, quando lui con un colpo solo affondò in lei, senza alcuna preparazione, senza preoccuparsi di farle male. Il dolore arrivò immediatamente e fu così forte ed improvviso che non riuscì a trattenere un piccolo urlo, o a fermare qualche lacrima che s’era formata agli angoli degli occhi. Il piacere s’era trasformato in una nausea che la lasciava frastornata e stordita e le impediva di assecondare i movimenti del marito, così lei rimaneva immobile, come una bambola, con gli occhi scuri spalancati e la bocca socchiusa.
Il bruciante piacere aveva lasciato presto spazio ad un bruciore vero e proprio, che si mischiava con l’eccitazione che cresceva lenta, ma che sembrava già sapere non sarebbe stata soddisfatta.
Dopotutto non era quello il suo compito.
Lei non doveva essere soddisfatta, doveva solo dargli un figlio.
Il piacere era qualcosa che apparteneva agli uomini.
 
Fiammetta si lasciò riempire del calore del corpo di Bastiano. Il dolore scemava via piano, poi tornava ad ondate assieme alla nausea, e lui continuava a tenere gli occhi chiusi mentre lei non riusciva a staccare gli occhi dal soffitto o a muoversi per il dolore, per la pena, per la tristezza di quel momento che non le apparteneva.  
Non c’era violenza nei  movimenti di Bastiano, anzi quasi le riservava una sorta di cura, eppure lo sentiva così lontano, così distante, da comprendere immediatamente che quella cura non era per lei.
Bastiano stava immaginando un’altra donna al suo posto.
Si sentì sporca e ferita, poi una domanda le ronzò nella testa: non avresti voluto anche tu qualcun altro?
Scosse il capo, cercando di allontanare il pensiero di Giuliano de’Medici e del suo sorriso gentile, poi, con un coraggio che non credeva avrebbe mai trovato e la voce spezzata dai respiri affannosi, si rivolse a suo marito.
“Guardatemi.” Gli disse, in una richiesta quasi disperata, allungando una mano che carezzare il suo volto.
Lui non la ascoltò, la scacciò via malamente senza rispondere e si lasciò andare in lei, inarcò la schiena mentre si liberava con un verso strozzato .
Solo quando crollò tra le lenzuola sfatte trovò la forza di guardarla, come lei gli aveva domandato.
“Non fatelo mai più.” Ordinò. “Non parlatemi più in certi momenti.”
Fiammetta non disse nulla, non annuì neppure, lo guardò a basta svuotata definitivamente di ogni sentimento.
 
Bastiano si avvicinò a lei, silenzioso, passò una mano sulle braccia magre, poi sul ventre piatto, sulle costole sporgenti ed i seni piccoli, con una smorfia sussurrò. “Sembrate quasi un uomo, ma per lo meno siete docile ed ubbidiente. Non mi darete problemi.”
“Non mi amerete mai, vero?” Sussurrò Fiammetta, con la voce tremante.
Era sull’orlo di un pianto fin troppo trattenuto.
“Siete ancora una bambina se credete davvero che l’amore esista, Fiammetta.”
 
Esisteva, lo sapeva anche Bastiano. Solo che l’amore non rendeva felici, non era eroico e bello come nei poemi, non c’era nessuna Elena pronta a scappar via per amor suo, né Penelope ad aspettarlo per anni fedelmente.
L’amore era una tragedia, il più delle volte vissuta da una sola delle due parti, un sogno irreale a cui si aggrappano gli uomini per non impazzire ed il più delle volte ciò che li fa impazzire davvero.
No, Bastiano non avrebbe amato più.
Il suo cuore era lontano, irraggiungibile, fuori da ogni portata.
Tra le braccia di qualcun altro.
 
“Suppongo che sia arrivato il mio momento di crescere allora.” Replicò lei, sorridendo amara.
Non poteva immaginare quanto avesse ragione.
Era  arrivato davvero il momento di crescere.
Si girò dall’altra parte, dando le spalle a Bastiano, e decise che la sua vita iniziava in quel momento.
 
 
   
 
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