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Autore: lmpaoli94    20/10/2020    0 recensioni
In un tempo dove i cavalieri si conquistavano l’onore cavalcando per il popolo, le varie suddivisioni di 17 contrade si sfidavano per la supremazia del Regno di Numarsa.
Il primo giorno d’estate era il momento in cui gli uomini dimostravano il loro valore combattendo in duelli controversi.
Le battaglie duravano un tempo illimitato e la contrada vincitrice festeggiava in giro per il Regno dopo aver conquistato tutto il potere.
Ma i giochi sporchi di tali organizzazione andavano a macchiarsi di sangue e di tradimenti che il momento più importante del Regno veniva oscurato da una guerra improvvisa.
Ma cosa sarebbe successo se la pace avesse avuto le sembianze di una… donna?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il soffio dell’aquila si ergeva sopra le case di poveri mortali che guardava il cielo come se fosse il proseguo del loro tempo fino alla loro fine.
Ma non tutto può durare per sempre, nemmeno la pace.
Eppur sfide incontrastate e piene di vita si ergevano in quel luogo magnifico e incontaminato chiamato Regno di Numarsa.
Sfilavano cavalli con lo stemma di un potere che aveva bisogno di rivalsa in un luogo dove l’onore era tutto per i cavalieri che cercavano di far prevalere il loro talento in mezzo a giovani donne.
Donne che avevano voglia di sentirsi coraggiose come i loro beniamini, sfoggiando la propria contrada con tale fierezza in quel primo giorno d’state così rovente e pieno di vita.
Eppur alcuni di loro non riuscivano a vivere in pace come le altre contrade del Regno.
Il sibilo della vendetta e del male era sempre dietro l’angolo in mezzo alla folla e gli storpi che vagavano nell’ombra facevano di tutto per rovinare una festa magnifica e incontaminata.
Camminava senza sosta correndo più che poteva, ma la gobba lo faceva desistere nell’essere uguale a tutti gli altri abitanti del Regno.
Eppure Gokir sapeva come comportarsi per il suo padrone e per la sua contrada, e il male oscuro dentro il suo cuore era talmente forte che non si poteva convertire.
< Signore, le varie contrade si apprestavano a scendere in piazza. Non andate a vederle? >
Un uomo burbero mentre stava tenendo gli occhi chiusi per pensare al suo passato, si voltò verso il suo servo degradandolo come solo lui sapeva fare.
< Stupido sciocco! Come osi ricordare il mio passato doloroso da cavaliere coraggioso quale ero? Nessuno ha il diritto di farlo! nessuno! >
< Padrone, io non volevo… >
< Tu sai a quale contrada appartieni, vero, Gokir? >
< Alla contrada della Vipera. Non posso dimenticarlo, Signore. >
< E ricordi l’ingiustizia che ci hanno fatto l’hanno scorso i nostri rivali? >
< Certo. Eravamo i vincitori del torneo del cavaliere, ma qualcuno ha tramato nell’ombra contro di noi. per un anno abbiamo cercato di capire chi potesse essere, ma non siamo arrivati a nessuna conclusione. >
< E secondo te di chi è la colpa? >
Gokir, fissando il suo padrone con sguardo stralunato, evitò di rispondere.
< Sei stato tu, sciocco che non sei altro! Tutti i miei alleati mi hanno abbandonato come se avessi la peste! Sono stato denigrato senza che io potessi difendermi! Ti rendi conto di quanti torti ho subito nella mia vita?! >
< Sì, mio Signore. Ma io solo rimasto fedele a voi… >
< Perché non hai nessun posto dove andare! Approfitti di me e della mia pazienza per entrare nelle mie grazie. Ma sappia che non è così. >
< No, mio Signore. Io, come voi, sono stato abbandonato contro la mia volontà. Ed io, come voi, sto cercando vendetta… Ma ricordatevi una cosa: non la troveremo in mezzo all’ombra nascondendoci dome topi. >
< Allora dimmi Gokir, che cosa pensi di fare? >
< Dobbiamo trovare altri alleati che sposino la nostra causa. Solo così potremmo rovinare questo dannato torneo di Numarsa. >
< Ma nessuno si azzarderebbe ad allearsi con noi. Siamo tipi pericolosi, ricordi? >
< A molti piace il brivido della rivalsa e la voglia di conquistare l’onore va oltre qualsiasi pensiero. Fidatevi, mio Signore. Troveremo gli alleati adatti e distruggeremo colori che ci hanno fatto del male. La Contrada dell’Aquila… >
< Evita di nominarmi quei traditori Gokir, o assaggerai la mia rabbia funesta. >
< Mi dispiace, Signore. Io non volevo. >
< So che non volevi ma… Devi fare un ultimo lavoro per me. Vai in piazza e spia tutti coloro che gareggeranno quest’oggi. Solo così potremmo capire l’aria che tira in questa dannata festa. >
< Non tutti possono essere felici > rispose Gokir con tono malefico.
< Esatto… Qualcuno sta tramando nell’ombra e nel fare ciò ci darà una mano, me lo sento. Orecchie e occhi bene aperti, Gokir. Ormai sei la mia ultima speranza da molto tempo. >
< Sono felice di sentirvelo dire, Signore. >
Una volta rimasto solo, il vecchio uomo dal cuore malandato veniva illuminato dalla luce del sole mentre la sua voglia di rivalsa era ancora immensa nei suoi occhi.
IL Conte Fregio, capo della Contrada della Vipera, era un uomo subdolo che aveva bisogno assoluto potere per controllare il Regno di Numarsa a sua immagine somiglianza.
Ma la voglia di vendetta gli guastava il sangue ai danni della Contrada dell’Aquila, i suoi nemici giurati.
Il tutto risaliva all’anno scorso al momento dell’ultimo torneo.
Fregio e il suo sfidante Guadalara si stavano fronteggiando a suon di spade, ma negli occhi di Fregio c’ra qualcosa che non poteva trattenere.
La voglia di vincere a tutti i costi ebbe la meglio, uccidendo quasi il suo sfidante.
Ma nello stesso giorno al calar del sole, la vendetta della Contrada dell’Aquila sparse la voce che il Conte Fregio avesse barato fin dall’inizio del torneo, costatando modi bruschi e poco ortodossi.
Mentre tutti gli avevano voltato inspiegabilmente le spalle, Fregio si sentì solo e abbandonato e tutti coloro che l’avevano sempre supportato, furono schiavizzati contro ogni volere.
La Contrada della Vipera non esisteva più e Fregio era stato rinchiuso contro la sua volontà nelle prigioni dl Regno.
Ma una volta fuggito, aveva cambiato aspetto e identità, mostrandosi ai suoi simili come un comune mortale, mentre i cavalieri che fino a poco tempo prima erano suoi stretti rivali, gli rubavano la gloria che per tanti anni aveva combattuto.
Ma se la voglia di rivincita era superiore a qualsiasi cosa, tornare ad essere quello che era un tempo era una missione molto ardua e difficile.
Ma in tali momenti, lasciando da parte l’orgoglio e la voglia di farcela da solo, Fregio cercava di ricevere consensi alle Contrade dannate che albergavano nelle e profondità del Regno.
Perché nascondersi può essere dato dal fatto di una debolezza spinta dalla voglia di non farcela.
Ma se l’union fa la forza, nuovi minacce incomberebbero sul Regno, scatenando una guerra che non si vedeva da più di mille anni.
“I tempi sono maturi per agire” pensò il Conte Fregio “L’aria nuova si respira in questi luoghi malsani senza un minimo d’igiene.
Tutti si stanno spostando verso la piazza principale del paese con quei sorrisi sinceri che mi danno solo il voltastomaco.
Ma presto la subdola vendetta colpirà tutti loro e finalmente le Contrade soppresse o distrutte dall’avidità dei nostri rivali torneranno ad occupare il posto che si meritano. Fosse l’ultima cosa che faccio.”
   
 
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