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Autore: Devil_san    21/10/2020    0 recensioni
AU di AU.
Ovvero, tutte le storie alternative, i "cosa se" e i "cosa ma" che sarebbero potuti succedere in The Treasure's Series se un evento, o anche un solo dettaglio fosse stato diverso.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: ASL
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Treasure's Series'
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Alternative Treasures

 


AU 3

Personaggi: Ichigo Kurosaki, Rogers Pirates, ASL Brothers, e molti altri
Tempo: Momenti vari nell'arco di 25 anni circa
Luogo: Svariati tra navi, mari e isole
Trama: Come sarebbe il mondo di One Piece se tutti, nei vari Blues, parlassero lingue diverse e tutti fossero bilingue?
E come si inserirebbe Ichigo, accidentale viaggiatore interdimensionale, in tutto questo?


 


Tower Of Babel





«Ehi, Ichigo? Ma com'è che anche se ti parliamo in tre lingue diverse, e contemporaneamente, tu ci capisci lo stesso?»

Ichigo alzò la testa sorpreso dal suo pasto, i suoi occhi che scandagliarono l'intera ciurma e ospiti per poi posarsi su Shanks che aveva fatto la domanda che un po' tutti, da qualche tempo, si stavano facendo.

«Lo faccio?»

«Sì.»

Al suo sguardo ancora confuso, Rayleigh spiegò: «Fin dal primo giorno infatti. Non importa se ti parliamo in Linian, Eastern, Southian, Northian, Western o in uno dei tanti dialetti sparsi per i sette mari. Tu capisci sempre anche il più oscuro e sconosciuto dei dialetti anche se tu non l'hai mai sentito prima. Senza contare che li puoi parlare perfettamente anche al primo tentativo.»

«Oh… non l'avevo notato.» rispose Ichigo colpito: «E' così naturale per me capire tutti ed essere capito da tutti in cambio che oramai non ci faccio più caso.» puntando i suoi occhi su Shanks rispose alla sua domanda: «E il motivo per cui capisco tutti e tutti mi capiscono è perché sono uno Shinigami.»

Ai loro sguardi confusi, roteò gli occhi e riprese a mangiare mentre spiegava: «Sono morto, no? E quindi sono diventato uno Shinigami e tutte le anime dei morti non importa da dove vengono possono capirsi tra di loro, non importa che linguaggio usano perché tra le anime non esiste una cosa come la barriera linguistica. E quindi anche se io non dovessi sapere la lingua nativa la persona a cui mi sto rivolgendo mi capirebbe, così come avviene il contrario, senza contare che questo mi permette di apprendere nuovi linguaggi molto velocemente.»

«Oh…» fecero molti di loro, guardandosi tra di loro in comprensione e poi di nuovo a Ichigo con stupore e un tocco di ammirazione.

Ma la reazione che mise una pietra sopra a questa stranezza del loro nuovo membro, per una che deve essere accettata così come senza darci più pensiero fu la reazione del loro capitano: «Uhahahahahahah!» rise Roger da capotavola: «Uno davvero interessante si è unito a noi, non trovi Rayleigh!?»

E la questione finì lì.


 





Ichigo aveva una gran voglia di strapparsi i capelli.

O tirare il collo delle tre pesti che fissavano il terreno mortificati.

Questa era già la quarta volta che i suoi tre appena diventati nipoti si erano messi nei guai dicendo la cosa sbagliata al momento sbagliato e dovuto semplicemente alla barriera linguistica che divideva i vari mari tra di loro (senza contare i vari dialetti in ogni isola).

Questa volta era stato solo un criminale di bassa lega che avevano fatto arrabbiare ma chissà cosa sarebbe potuto succedere se non fosse intervenuto.

Questo non poteva andare avanti. Non importa che i suoi nipoti sapevano Eastern e stavano, lentamente e testardamente, imparando Linian da lui, se quei tre volevano continuare ad accompagnarlo nei Blues doveva risolvere il problema linguaggio prima che le loro linguacce li mettesse in guai da cui non poteva tirarli fuori.

E così, Ichigo, perché non voleva più rischiare tragiche fini per i suoi nuovi appena adottati nipoti dovuta alla loro stessa stupidità e ignoranza, passò i prossimi mesi a scervellarsi il cervello per creare un kido adatto perché i suoi nipotini carini, a cui metà del tempo non voleva far altro che tirare il collo per tutte le volte che la sua pressione sanguigna andava alle stelle per ogni volta che si mettevano nei guai, potessero capire e imparare e farsi comprendere dagli altri non importa in che lingua parlassero.

Un po' come lui.

Nove mesi dopo (ovvero 'un parto' come si divertì a commentare Shiro alla fine di tutto), dopo diverse esplosioni, imprecazioni e irritazioni, Ichigo creò il kido perfetto.

(Il riuscire ad applicarlo alle tre piccole pesti fu un altro parto in sé, come silenziosamente giudicò Ossan. Fare in modo che stessero fermi fino alla fine dell'applicazione delle matrici del kido sulla loro gola, dietro le loro orecchie e sui loro occhi fu una faticaccia in sé. Moltiplicata per tre. Ichigo era solo dannatamente felice che dopo questo i loro problemi si sarebbero risolti, …per lo più).


 





La bizzarria di Ace di comprendere e parlare qualsiasi lingua fu per lungo tempo trascurata e lasciata a se stessa.

Semplicemente molti aveva assunto che da solo o qualcuno gli aveva insegnato tutte e cinque le lingue principali parlate tra i Blues e la Grand Line e lasciato a quello.

Certo, quando finivano in un isola in cui il dialetto locale era quello usato principalmente che il Eastern prima o il Linian poi, questa stranezza si faceva sentire – particolarmente quando gli abitanti lo capivano come se fosse un locale – ma la curiosità aveva vita corta e non appena si tornava sul vascello tutti se ne erano già dimenticati.

Tutti semplicemente finivano per assumere che Ace amava imparare nuove lingue e lasciavano le cose come stavano.

Questo cambiò non molto tempo dopo che Ace e i Pirati di Picche si unirono definitivamente ai Barbabianca.

Tutto iniziò piuttosto innocentemente, con Ace che poteva tranquillamente comprendere chiunque incontrassero, non importa se Barbabianca o Marco o i membri della ciurma che erano appassionati linguisti avevano difficoltà a comprendere persone e popoli che non avevano ancora incontrato nei loro viaggi e che per un motivo o per un altro non conoscevano l'universale Linian; se c'erano problemi di comunicazione ben presto Ace diventò indispensabile come loro traduttore universale.

Ma questo scatenò la curiosità della ciurma, soprattutto dopo un memorabile incontro con una tribù di un isola sperduta che parlava solo un oscura lingua locale e che nessuno avevano mai sentito o letto prima e Ace, anche se – alle loro orecchie – stava parlando semplice Linian, gli isolani lo comprendevano come se fosse nato e cresciuto tra di loro.

E così, la sera dopo, durante la festa – di cui nessuno era più sicuro per cosa fosse – Satch, aiutato da tutta la birra forte che aveva bevuto durante la sera, fece la domanda che tutti da un po' si stavano facendo: «Ace, ma com'è che tutti ti possono capire? E tu capirli in cambio?»

Ace smise di cantare, in quello che i più attenti della ciurma avevano notato non era una lingua che avevano mai sentito prima ma che comprendevano comunque le parole, e ad avere l'intera attenzione della ciurma puntata su di lui, il giovane si sentì un po' come una bestia in trappola.

«Non sarà mica un segreto?» chiese Haruta, occhi scintillanti al solo pensiero.

A quello Ace sbottò: «No! Non è un segreto! Non davvero! È solo che ce l'ho da così tanti anni che mi dimentico di averlo!» con la faccia tutta rossa e massaggiandosi il collo inconsciamente.

A quello tutti lo guardarono perplessi.

«Avere cosa?» chiese Marco, che lo fissava interessato, in particolare la gola in cui aveva notato, fin dal primo giorno, quello che sembrava una normale voglia ma che era troppo complessa ed articolata per essere un semplice nevo. Le poche volte che aveva avuto la possibilità di osservarlo da vicino gli era sembrato che le macchie non fossero semplici nevi ma simboli.

Schiarandosi la gola Ace indicò e disse, in quello che tutti non poterono fare a meno di notare fosse un altra lingua ancora ma che innaturalmente tutti nelle vicinanze compresero perfettamente lo stesso: «Questo,» e si toccò la gola: «questo e quest'altro.» disse toccandosi dietro le orecchie e al lato degli occhi.

E mentre indicava videro le voglie scurirsi per un attimo, come se fossero tatuaggi, dei simboli neri comparire sulle parti del corpo indicate, per poi ritornare del loro solito colore, non appena le dita si staccarono dalla pelle.

«Cosa sono? Sembravano quasi dei tatuaggi…» chiese e notò Deuce, il suo ex primo ufficiale, seduto affianco a lui, mentre esaminava da vicino i punti indicati, ma i segni erano tornati ad essere del colore di semplici voglie.

«. Sono le ancore della matrice del Kido – o incantesimo per metterla in maniera semplice – che Occhan ha creato per me e i miei fratelli perché non avessimo più problemi a capire e a farci capire dalle persone. E anche dopo che abbiamo imparato le cinque lingue principali ce li ha lasciati lo stesso perché comunque erano dannatamente comodi e almeno non saremmo morti, e cito "in maniera stupida perché non capite quel che vi dicono visto che dopo che salperete io non sarò più lì a farvi da traduttore universale"

Tutti lo fissarono stupiti e affascinati.

Non avevano mai sentito niente del genere prima.

«E' per caso un utilizzatore di Akuma no Mi?» chiese qualcuno tra la folla.

«No, niente del genere. E poi Occhan ha giurato di non mangiare mai uno. Non gli interessano, dice che sarebbero solo un fastidio per lui a lungo termine.» senza contare che come loro zio aveva spiegato a loro col tempo, Ichigo non era neppure sicuro che effetto potrebbe avere su di lui il mangiarne uno. E poi, aveva borbottato tra se, non voleva scoprire cosa sarebbe potuto succedere al continuum spazio temporale o roba simile quando fosse tornato a casa e poi fosse morto.

Non che aveva intenzione di rivelarlo alla sua nuova famiglia, per quanto amasse essere parte di loro non era il suo segreto da dire. Senza contare che certi segreti, come dicevano sempre suo zio, era meglio che rimanessero così, segreti.

«E come funzionano?» chiese Haruta affascinato.

«Come ho detto prima, il loro scopo principale è che io possa sempre capire e farmi capire dagli altri. Inoltre mi aiutano a imparare più velocemente una lingua, infatti in pochi giorni finisco per non aver più bisogno di utilizzarlo, e posso parlare la lingua decentemente senza aiuto. Invece per lo scritto è un po' più complicato. Se riesco ad associare il parlato alla parola scritta posso velocizzare i tempi di apprendimento di molto se no, è tutto un lavoro in salita. Questo vale anche per il linguaggio dei segni e simili. E non sempre sono cosciente che li sto usando, in particolare quello della gola, che si attiva o a volontà mia o se sono troppo emozionale, mentre quello alle orecchie è permanentemente attivo, e quello agli occhi si attiva solo con certe specifiche condizioni.»

«E' incredibilmente utile.» commentò Marco, pensando quante volte si era ritrovato bloccato in una conversazione, particolarmente quando era giovane, e avrebbe voluto avere qualcosa di simile per velocizzare il tutto.

«E pensi che se richiesto tuo zio sarebbe disposto ad applicarlo a qualcun altro?» chiese Haruta, interessato.

«No.» fu la risposta pronta di Ace, che non ebbe neppure bisogno di pensarci un attimo, completamente certo: «Non credo. E neanche la prospettiva che lo paghiate gli farebbe dire sì.»

«Come puoi esserne sicuro?» chiese Marco.

«A Occhan sono poche le cose che interessano e ancora meno sono le cose che è interessato a proteggere. Tutto il resto può anche andare a bruciare, particolarmente il Governo Mondiale.»

A quella particolare e inattesa risposta un bel po' di gente era rimasta a bocca aperta. Quello era profondamente cinico.

E mostrava un profondo rancore contro il Governo. Veniva da chiedersi cosa gli avevano fatto.

Ci vollero alcuni minuti prima che le persone ritrovassero la voce, e fu loro padre Shirohige a spezzarlo: «La domanda veramente da chiedersi è qual è la storia dietro il motivo per cui abbia creato qualcosa di così complicato per te e i tuoi fratelli?»

Agli sguardi curiosi della sua ciurma, Ace si schiarì la gola imbarazzato e iniziò a raccontare: «Be', ecco, tutto inizio quando…»


 





La particolare ma estremamente utile abilità di Sabo di poter capire e di poter essere capito in cambio da chiunque incontrasse, non importa quanto oscura e strana fosse la sua lingua d'origine, venne ben presto una abilità estremamente apprezzata e utilizzata con grande efficacia all'interno dell'Armata Rivoluzionaria.

Ogni volta che c'era un regno o una tirannia in qualche mare lontano che aveva una qualche lingua incomprensibile e non c'era nessuno che conosceva l'idioma ci si mandava Sabo e i suoi partner di turno.

Ovviamente non ci volle molto perché la curiosità delle persone le spingesse a fare la fatidica domanda: «Sabo, ma com'è che tutti ti possono capire e tu capirli in cambio?»

Ma Sabo, come la piccola peste che era, sorrideva misteriosamente e basta prima di fare finta di non aver sentito e tornare alla missione o rapporto che al momento stava studiando; ma peggio ancora era se tale domanda veniva fatta durante i pasti era anche peggio perché rispondeva con cose del tipo: «Perché le divinità dell'oltretomba sono state generose con me e mi hanno svelato i segreti dietro le parole.» o: «Lo psicopompo si è stufato dei miei versi incomprensibili e mi ha fatto dono della parola.» e così via.

Era infuriante.

Talmente tanto che le lamentele giunsero fino alle orecchie del loro amato capo e Dragon finì per chiamarlo nel suo ufficio per mettere fino a questo mistero. Sabo rimase nel suo ufficio per un ora abbondante, mentre diversi rivoluzionari erano rimasti fuori dalla porta nella speranza di cogliere una qualche parola per aiutarli a svelare il mistero ma non ebbero fortuna.

Quando Sabo uscì dall'ufficio, lo assaltarono di domande, curiosi di sapere se avesse rivelato il suo segreto a Dragon e se lo avesse fatto, se gli avesse ordinato di smetterla di lasciarli in sospeso in questo modo, ma Sabo solo sorrise e rispose: «Dragon sa, ma anche lui sa meglio che andare a punzecchiare gli dei della morte e i loro segreti.»

E detto questo, se ne andò via fischiettando il Sakè di Binks, lasciando i suoi colleghi con un pugno di mosche.

Il suo segreto rimase solo tra sé e il loro beneamato capo, perché anche Dragon sa che è meglio evitare di infastidire Shinigami no Ichigo, e alcuni dei suoi sottoposti possono essere troppo insistenti sulle cose meno opportune.

Meglio evitare la conseguente ospedalizzazione dei suoi sottoposti dovuti a un infastidito Shinigami.


 





Il fatto che Luffy possa capire e parlare ogni lingua e dialetto venne un po' come una sorpresa per ogni nuovo membro, che durante le loro avventure, si univa alla ciurma.

Soprattutto perché, tutti erano convinti (e con buona ragione) che Luffy fosse un po' troppo ottuso per riuscire a imparare così tante lingue, perché avrebbero potuto capire se Luffy sapeva Eastern e Linian – visto che voleva diventare il Re dei Pirati – e qualcuno (indubbiamente qualcuno lo aveva aiutato a imparare, quello non era stato nemmeno messo in discussione, la sua capacità di attenzione era così minuscola che c'era bisogno di qualcuno che lo aiutasse a rimanere concentrato sulle più piccole delle cose se non si voleva che la sua mente volasse per altri lidi che coinvolgevano carne, avventure e tutto quello che può passare in una testa baccata come la sua) gli aveva insegnato, ma questo non spiega come lui sappia anche Western, Southian e Northian.

Senza contare ogni singolo dialetto conosciuto e sconosciuto di ogni singolo mare.

Ma la domanda che tutti avevano sulla punta della lingua, e che nessuno aveva mai trovato il coraggio di chiedere o semplicemente per un motivo o per un altro non era mai stata risposta (in genere per via del tempismo o causa forze maggiori) fu solo risposta dopo i due anni di sabatico che la ciurma si prese dopo Sabaody e tutto quello che era successo a Marinford con l'incontro del famigerato zio di Luffy, ovvero Kurosaki Ichigo detto lo Shinigami.

E dopo averlo incontrato, finalmente si spiegavano tante cose strane sul loro capitano.

Ma davvero tante.







 

 

 

Note dell'Autrice:

Yeah, lo so, è da un pezzo che non pubblico niente, ma sapete com'è, la vita ti sorprende quando meno te lo aspetti e io mi sono ritrovata così impegnata subito dopo che ho pubblicato l'ultima storia che non ho quasi avuto il tempo di scrivere niente.

Comunque, la Storia da cui ho tratto ispirazione per questa AU è: The Trouble With Eastern; che troverete su Ao3, nella sezione di One Piece. Bellissima storia, e devo dire un idea interessante.

Comunque, per ora è tutto e ci vediamo alla prossima.

Sayonara

Devil-san

 
  
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