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Autore: Son of Jericho    21/10/2020    0 recensioni
Solo una data
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 Ottobre 2020, da qualche parte

 

Ciao specchio. Sono io, non mi riconosci?”

E ha ragione. Quegli occhi mi stanno fissando in maniera troppo dura, troppo severa, come se non volessero lasciare spazio ad altro. Sono ancora io? Ah, lo vorrei tanto sapere.

Quand’è che sono diventato una cattiva persona?

Sei mesi fa, dieci, un anno, tre, sei? Si accettano scommesse. Avanti, non siate timidi. Chi perde mi paga una birra.

Il quando però ha davvero importanza? La verità è che è molto più vicina l’ultima volta che ho fatto arrabbiare qualcuno, piuttosto che l’ultima in cui ho regalato un sorriso.
Sono sempre stato bravo in questo, far innervosire la gente fino allo sfinimento. Dev’essere un dono naturale, forse da parte di padre. Bell’eredità. Non che ne vada fiero, sia chiaro. Ma effettivamente, mi riesce bene.

Se torno indietro con la memoria, mi sembra di ricordare che avevo anche altre qualità, sapete? Sapevo far ridere, sapevo ascoltare, dare consigli, qualcuno diceva persino che avevo una spiccata sensibilità riconoscibile al primo sguardo. Mi fidavo delle persone, ci credevo. Dove saranno ora tutte queste cose? Chissà, magari da qualche parte ci sono ancora.

Sento vibrare il telefono, ma neanche mi volto. Vada al diavolo, chiunque sia. Per quanto mi riguarda, può squillare in eterno.

Prima non era così. Non sentivo il bisogno di odiare il mondo intero. Il tempo passa. I giorni corrono, mesi e anni con loro. Si cambia e neanche ce ne accorgiamo, finché non è troppo tardi. Si comincia a vedere in bianco e nero. Chiediamo cose che non vogliamo. Inseguiamo qualcosa per poi scoprire che non è ciò che stavamo cercando. Ci arrabbiamo per cose che alla fine non ci interessano nemmeno.

Ciò che è nel passato non si getta in un cestino, non si sovrascrive come un file, e soprattutto non si edita. Si può solo recriminare per aver accettato di essere una versione di noi stessi che non ci piace.

E uno sbaglio, oggi, fa più male degli altri. Oggi uno brucia ancora più del solito e non vuole saperne di smettere di passarmi davanti agli occhi. Dire che mi dispiace non può bastare. Quanti modi ci sono per chiedere scusa? Mai abbastanza. Potrei scriverti, ma non lo farò. Non riesco a prendere in mano il telefono, non ce la faccio, non posso, non devo farlo.

E mi vien da ridere, perché temevo sul serio di non riuscire a scrivere questo brano in tempo, a dargli una forma, un significato. Ma forse non avrei dovuto scriverlo affatto. Non dovrebbe leggerlo nessuno. Anzi, forse sarebbe meglio se non lo leggessi nemmeno tu. Tra un po’ potrei pure cancellarlo.

“Come mai, ti vergogni?”, domanda lecita. No, è che queste parole non sono per tutti voi che leggerete, se leggerete. E’ che mi fa pensare ancora una volta di più a quanto io sia stato un coglione, un egoista, un codardo che non ha avuto il fegato di dire queste cose e molte altre quando sarebbe stato il momento. E ora non è quel momento.

Però, ripensandoci, un po’ di vergogna la provo veramente. Perché, dannazione, ha senso tutto questo? Ha senso affidare dei saluti, degli auguri, delle scuse, magari anche una lacrima, a queste righe?

Vorrei, ma no, non ce l’ha. Perché dopo tanto tempo, se per caso capitassi tra questi strali, nel tuo sarcasmo ti metteresti a ridere. Giustamente. Dopotutto, perché non dovresti? Per quale ragione non ti dovresti chiedere: “perché questo non ci passa sopra, perché non la smette con questo tormento, perché si vuole rendere ridicolo a tutti i costi?”

Non lo so, non so rispondere. Non ci capisco più niente. O forse non c’ho mai capito un cazzo.

Sei lontana, lo so, e io sto dicendo tutto e niente. Ma ovunque tu sia, con chiunque tu sia, qualunque cosa tu stia facendo, spero solo che un giorno mi potrai perdonare. Anche per questo brano.
E no, non voglio passare per vittima, perché non lo sono. Non è il mio stile. Mi sono fatto da solo giudice, giuria e carceriere. Ho deciso io per tutti e ho buttato la chiave.

E visto che non siamo dentro una fan fiction, forse è meglio che torni ad essere il lupo solitario che corre nei boschi, il cinico sognatore e maledetto tutt’altro che perfetto. L’Ombra che parla e non si vede. La voce che lontana si perderà tra la luna e il vento.

Se leggerai, sappi che sta sussurrando buon compleanno.

 

 
   
 
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