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Autore: Lacus Clyne    24/10/2020    3 recensioni
Una notte d'inverno. La città che non dorme mai.
Un'ombra oscura al di là della strada, qualcosa di rosso. Rosso il sangue della piccola Daisy.
Kate Hastings si ritrova suo malgrado testimone di un efferato omicidio.
E la sua vita cambia per sempre, nel momento in cui la sua strada incrocia quella di Alexander Graham, detective capo del V Dipartimento, che ha giurato di catturare il Mago a qualunque costo.
Fino a che punto l'essere umano può spingersi per ottenere ciò che vuole? Dove ha inizio il male?
Per Kate, una sola consapevolezza: "Quella notte maledetta in cui la mia vita cambiò per sempre, compresi finalmente cosa fare di essa. Per la piccola Daisy. Per chi resta. Per sopravvivere al dolore."
Attenzione: Dark Circus è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Freud sosteneva che i sogni fossero una riorganizzazione mentale di ciò che avevamo vissuto durante il giorno.

Non si poteva dire che quelli trascorsi non fossero stati incredibilmente ricchi di eventi. Sognai, quella notte. Nicholas e il suo visetto disperato durante la nostra separazione. Il volto del Mago rielaborato da Jace. Trevor e il suo sorriso pieno di speranza. Gli occhi di mia madre che mi guardavano attraverso lo specchio, sconvolti e addolorati dopo che avevo tagliato i miei lunghi capelli in un impeto di rabbia e frustrazione per aver scoperto la verità sul mio legame con il Mago e il movente dietro ai suoi omicidi. La calda voce di Lucy mentre cantava Hallelujah alla festa di nozze degli Howell. Le parole del direttore Tŭmen. Il profilo statuario di Alexander mentre gli chiedevo di dirigerci a casa sua. Gli occhi neri come l'abisso di Karolus Novak nel video, poco prima di togliere la vita a Trevor, e nei miei ricordi di bambina. La piccola Daisy, la sua manina gelida. L'accento strano che mi augurava un buon Natale. La foto di Lily, così piena di vita nei suoi tre anni. Le braccia di papà che mi stringevano protettive quando mi ebbe ritrovata, al circo. Che strano, non c'era nessun altro allora. Il direttore Tŭmen non l'avevo mai visto. Eppure mi aveva sorriso, prima di esser portato via. Perchè chiedere ad Alexander se fosse stato un artista dopo aver visto il suo tatuaggio? Durante il loro unico scontro, il Mago l'aveva colpito con un coltello, ferendolo al fianco. Un'altra immagine. Nicholas, seduto sul divano a leggere con me. Stavamo guardando insieme un disegno e Nicholas mi aveva raccontato di quando la sua mamma gli insegnava i nomi dei colori nella loro lingua madre. Allora, mi era sembrata una buona idea per non fargli dimenticare quel legame. Avevamo visto insieme anche le sfumature di colore in bulgaro. Bistŭr. Chiaro. Tŭmen. Scuro. C'era sorpresa negli occhi del direttore del circo Tŭmen. Qualcosa che in quel momento suonava come un infausto e ironico presagio. E perché indossava una giacca a maniche lunghe in estate quando, nerboruto com'era, non sembrava averne bisogno? Magari aveva qualcosa da nascondere. Prima di morire, mi ha chiesto di aiutarlo a sparire da questo mondo che non sentiva più suo. Il mondo che il Mago sentiva suo ormai era distorto. Il glioma aveva generato delle alterazioni di coscienza. Fino a che punto potevano essere arrivate? Gli occhi neri che mi fissavano quand'ero piccola. Gli occhi blu notte di Alexander la prima volta che l'avevo incontrato in Dipartimento, grondanti rabbia e bisogno di sapere. Lo sguardo del direttore Tŭmen quando era stato portato via. Il suo sorriso. Il sorriso che avevo visto la notte in cui Daisy era stata uccisa. L'imponente figura. La stessa che aveva indicato Julie appesa a una carrucola, pronta a precipitare da almeno quattro metri d'altezza. La stessa che aveva trucidato Trevor. Gli occhi neri. La sua voce. Era un illusionista esperto anche nel corpo libero. Ma quello non era un semplice racconto. Era un indizio. Una sfida per noi. E troppo sconvolti com'eravamo, non eravamo stati in grado di realizzarlo.

Riaprii gli occhi all'improvviso, inspirando profondamente. Accanto a me, immerso nella luce notturna che poco a poco, cominciava a chiarire, Alexander dormiva sereno, come non lo vedevo da tanto. Un braccio affondato sotto al cuscino, il lenzuolo che a malapena gli copriva la schiena, il tatuaggio del pugnale che seguiva la curva della sua spalla muscolosa. Dark Circus. Se solo avesse saputo che quel nome, che aveva scelto perché tanti anni prima viveva la sua vita sul filo del rasoio, sarebbe stato maledetto, avrebbe fatto il diavolo a quattro per cavarselo dalla pelle.

Oh, Alexander... – sussurrai, tendendo le dita per accarezzare quel disegno, quando sentii in lontananza il mio telefono squillare. Trasalii, nello stesso istante in cui Alexander si svegliò. Era abituato ai risvegli notturni, ma quando mi vide, il guizzo di allarme nei suoi occhi si tramutò ben presto in una realizzazione improvvisa. Balzai fuori dal letto, incurante dell'essere ancora nuda e corsi nel soggiorno di casa, prendendo il telefono dalla pochette. Mi mancò un battito quando lessi il nome di Lucy e per un attimo fui tentata di non rispondere. Pochi secondi e Alexander mi raggiunse, posandomi una sua camicia sulle spalle, che abbottonai. Lui aveva almeno avuto il tempo di infilare i boxer.

Che succede? –

E-Era Lucy... mi sono preoccupata... come minimo voleva sincerarsi che fossi a casa... che ore sono? –

Alexander mi guardò sorpreso, poi guardò l'orologio che segnava le 5:15. Non fece in tempo a darmi risposta che sul display apparve un messaggio. Guardammo entrambi e la visione fu come un pugno allo stomaco.

Oh mio Dio... –

Lucy, seduta su una poltroncina con un alto schienale, legata stretta, a giudicare dal modo in cui le pieghe dell'abito azzurro alla Dorothy fuoriuscivano dalle corde, con i suoi lunghi capelli legati in parte con delle trecce e in parte liberi, aveva un'espressione terrorizzata dipinta dei suoi occhi verdi ed era imbavagliata. Un altro messaggio, stavolta audio. Lo feci partire, col cuore in gola. La voce cantilenante, nel suo vero accento, melliflua e dannata.

« Katie... Katie... Katie è bella con le trecce... »

Alexander mi prese di mano il telefono e senza che potessi fermarlo, richiamò il numero. Passarono interminabili secondi prima che rispondesse. Poi, all'improvviso, lo fece. Sentimmo in sottofondo i lamenti di Lucy.

Novak! – urlò Alexander e la sua voce iraconda mi risvegliò dal torpore.

Novak, il Mago, non rispose subito. Era vivo. In un angolo remoto del mio cervello, in quel momento, pensai a dove fosse Jace e fui assalita dal terrore che gli fosse accaduto qualcosa di brutto. D'altronde, Jace non avrebbe mai permesso a nessuno di fare del male a Lucy.

« Quindi è così? Hai scelto... lui? Katie... la mia dolce Dorothy. Non puoi essere di nessun altro. »

Non c'era il vivavoce, ma nel silenzio, potevo comunque sentirlo. Sul volto di Alexander comparve il disgusto. Feci per dire qualcosa, ma mi fermò, indicandomi il suo telefono, che andai a prendere.

No. Dorothy è con te. O sbaglio? – domandò, nel tentativo di prendere tempo. Il suo telefono taceva, segno che nessuno doveva essersi accorto della sua fuga.

« Passami Katie. Non è con te che voglio parlare, detective Graham. »

Katie non c'è. –

Affilai lo sguardo, mentre Alexander sembrava cercare qualcosa nella galleria. Il tempo scandiva secondi interminabili, mentre in sottofondo, il respiro di Novak si faceva più affannoso e lamentoso. Che fosse quella la sua vera personalità?

« Katie... la mia Katie con le trecce... Katie sarà di nuovo mia... e riceverà il tuo cuore in dono. »

Rabbrividii nel sentire quelle parole e portai la mano alla bocca. Alexander mi fece segno di non fiatare, poi mi fece vedere una foto. Si trattava di una scena del crimine, decisamente. Quando realizzai quale fosse, mi sentii mancare. Novak aveva portato Lucy nello stesso luogo in cui aveva tenuto prigioniera Lily. Sapevamo dove fossero, almeno. Era un vecchio stabilimento fuori città, utilizzato in passato come sede di allevamenti intensivi e mattatoio negli anni Ottanta. Dopo la dismissione, era stato ritrovo di tossici e prostitute, ma da quando la piccola Lily fu ritrovata, era stato semplicemente abbandonato alle ingiurie del tempo. Non poteva scegliere un luogo peggiore per il suo spettacolo finale.

Novak. Vogliamo incontrarti. – disse Alexander, il cui volto era contratto tra orrore e la ritrovata possibilità di mettere davvero la parola fine a quella storia. Io lo fissai. Aveva usato per la prima volta il plurale.

Dal silenzio evincemmo che doveva star riflettendo su quella proposta. All'improvviso lo sentimmo ridere. Una risata terrificante. Blaterò qualcosa in bulgaro, poi chiuse la chiamata. Guardai Alexander. Il cuore mi martellava nel petto, preda di un'angoscia che speravo di non provare mai più. Era come se all'improvviso fossi ripiombata in quell'incubo, con la differenza che stavolta il Mago giocava a carte scoperte e Lucy era in pericolo.

Non sanno nulla. Non devono essersene accorti. Questo può significare soltanto che... –

– … che aveva pianificato tutto. È un illusionista e probabilmente, deve avere le abilità di un escapologo. Ci ha presi in giro dall'inizio, Alexander... e ora... ora Lucy è... – misi le mani in testa, sconvolta e incapace di dire quelle parole ad alta voce.

Alexander annuì. – Andiamo a vestirci. Ho bisogno di fare mente locale. E anche tu. –

Annuii ed eseguii come fosse un ordine.

Feci più velocemente che potevo e lo raggiunsi nel suo ufficio poco dopo. Tutta la sua indagine, che io avevo rimesso insieme, era ancora sintetizzata, stavolta sull'intera parete. Lo trovai lì, ad osservare ogni cosa. Probabilmente, stava cercando di capire quale fosse stato l'anello debole del processo.

Alexander... –

Il suo sguardò si fissò sugli ultimi appunti, quelli relativi al direttore Tŭmen.

Era una sfida. Ci ha teso una trappola, fingendo di essere l'uomo che ha ucciso. Sai come si dice? Se vuoi nascondere qualcosa, mettila in bella mostra. Ed è questo che ha fatto. Lui sa di non avere tempo. Lo sapeva quando si è mostrato a te la prima volta. Ma ora che sta morendo e che la sua identità è nota, non ha più niente da perdere. Non possiamo escludere che il suo giudizio sia offuscato dalla progressione del tumore, pertanto, allo stato attuale, ogni sua azione è potenzialmente imprevedibile. Per questa ragione, Kate... come suggerisci di agire? –

Sgranai gli occhi. Era la prima volta che mi chiedeva consiglio su cosa fare, riguardo al Mago. Ero pronta a sentirgli dire che avrebbe agito autonomamente, ma su una cosa aveva ragione: le azioni di Novak erano imprevedibili, ma dovevamo comunque provare a delineare uno scenario.

Non credo che abbia scelto quel luogo a caso. Sa come muoversi lì perché quello è un posto a lui familiare. Ha dimostrato di non farsi alcun problema ad agire sia in presenza che in assenza di pubblico, dunque, credo che laddove dovessimo fare intervenire le squadre o ci recassimo entrambi, per lui non farebbe differenza. Al momento, la sua ossessione ha raggiunto il culmine. Non ha scelto una bambina di tre anni perchè la sua fantasia è falsata dall'aver interagito direttamente con me e dal fatto che non corrisponda più al suo ideale, nonché dal non averlo riconosciuto. Si è sentito tradito e ha preso Lucy, come surrogato adulto. Solo che... lei è cosciente. Probabilmente non può più utilizzare dei sedativi, ma non durerà a lungo. – strinsi i pugni e deglutii.

Non abbiamo tempo. Lui ci sta aspettando e probabilmente non ucciderà Lucy finché non saremo presenti. Lei è il suo ultimo spettacolo, ma noi non possiamo permettergli di portarlo a termine! E poi... non sappiamo ancora cosa sia accaduto a Jace... –

Alexander si voltò a guardarmi. C'era qualcosa nel suo sguardo che esprimeva un misto tra approvazione e un senso di perdita. – Era questo il motivo per cui non ti ho mai detto niente, in tutto questo tempo. Temevo che se l'avessi fatto prima che tu ricordassi tutto spontaneamente, non saresti riuscita a vedere. La notte dell'omicidio di Daisy Ross, quando accettasti di sottoporti alle mie domande, mi resi conto che tu eri in grado di andare oltre. Hai un modo di collegare gli elementi d'indagine ben diverso da quello tradizionale. E questo va ben al di là del tuo legame col Mago. In questo, il signor Lynch aveva ragione. Tuttavia, questa volta, ora che il quadro è chiaro, Kate, abbiamo soltanto quest'occasione per mettere un punto a questa storia, stavolta per sempre. –

Compresi. Prese le nostre pistole d'ordinanza, ci scambiammo un'ultima occhiata prima di andare a salvare Lucy.


 ***


Giungemmo presso il mattatoio dopo una corsa in auto. Mi sembrò trascorsa un'eternità, seppur non ci fosse voluta più di mezz'ora. Sapevo che avrei dovuto concentrarmi, ma la paura mi aveva letteralmente attanagliato il cuore. Soltanto poche ore prima tutto sembrava perfetto e l'errore di considerarci salvi aveva messo in pericolo un'altra persona che amavo. In quel momento più che mai, sentivo il peso di tutti i miei errori. Alexander non doveva sentirsi diversamente. Non aveva detto alcunchè, ma potevo benissimo immaginare la tempesta che imperversava nel suo animo. In più, l'aver scelto il luogo dell'assassinio della sua bambina, aveva il sapore di una sfida personale anche nei suoi confronti e questo mi preoccupava oltre ogni misura. Avevo visto come perdeva il controllo quando si trattava di Lily e, in barba a tutte le promesse, se fosse accaduto di nuovo, avrebbe messo a rischio la sua stessa vita pur di distruggere quella di Novak. Non potevo permettere che accadesse. Quando arrestò l'auto, strinse forte il volante per un momento e sospirò.

Voglio che tu mi faccia una promessa. – disse, con voce grave.

Mi voltai a guardarlo. – Quando avremo tratto in salvo la tua amica, tu andrai via di qui, insieme a lei. –

Sentii una morsa al cuore, mentre staccava le chiavi e me le porgeva. Non potevo dire di non aspettarmela, stavolta.

E magari chiamerò il detective Wheeler per chiedergli di recuperare il tuo cadavere e quello di Novak, vero? –

Sgranò gli occhi. Sbattergli la realtà in faccia non era esattamente un buon modo per essergli di supporto, ma non avevo tempo per contrattare. Ricacciai indietro le lacrime. Non era il momento di piangere. – So cos'hai in mente, Alexander. L'ho sempre saputo. E non sono così sciocca da averti seguito senza essermi portata dietro un'assicurazione. –

Aggrottò le sopracciglia scure, perplesso. – Di che stai parlando? –

Del fatto che ho già avvisato il detective Wheeler di questo. Non so quando leggerà il messaggio, ma saprà cos'è accaduto prima di saperlo da fonti ufficiali. E verrà ad aiutarci. Fino ad allora... promettimi che non farai niente di stupido come farti uccidere. – dissi, prendendo le sue chiavi.

Mi guardò stupito, poi sospirò nuovamente. – Sei davvero un pericolo. –

Mi sforzai di sorridere. – Lo so. Ed è per questo che mi hai voluto con te stavolta, no? Andiamo a prendere Novak. – dissi e stavolta toccò a lui annuire.

Quando uscimmo dall'auto, fummo colpiti dalla musica che proveniva dall'interno. Era musica da circo. Deglutii e impugnai la mia pistola, seguendo Alexander, che varcò per primo la soglia, superando il cancello semichiuso. Ai nostri occhi, in quella notte che stava ormai poco a poco lasciando il passo al giorno, si aprì l'inaspettato scenario di un circo abbandonato.

Il circo Tŭmen? – mormorò tra sé e sé Alexander, incredulo.

O quel che ne rimane... – osservai.

Di fatto, a parte dei tendoni a righe, vecchie carrozze e gabbie ormai vuote, non c'era nulla di vivo. Soltanto uno spiacevole sentore di morte celata nell'oscurità. Quel pensiero mi fece rabbrividire. Aveva deciso di fare le cose in grande, in quell'area abbandonata.

Kate, stai attenta. –

Annuii, alzando la guardia.

D'improvviso, fummo sorpresi da due colonne di fumo colorato rosso e rumoroso che si sollevarono in alto, proprio nell'edificio frontale, subito seguita da due fari che puntavano in alto. Alexander parò il braccio di fronte a me, ma la scena non mi apparve affatto come nuova.

Questo è... –

« IO SONO OZ, IL GRANDE E POTENTE! »

La voce di Novak risuonò cavernosa e amplificata al massimo, facendoci trasalire. Non fummo in grado di stabilirne la provenienza, dal momento che risuonava in tutto l'ambiente come fosse riprodotta in dolby surround.

Sul serio? – protestò Alexander, indurendo il volto.

Sta ricreando il suo spettacolo... – spiegai.

Quindi noi dovremmo essere gli spettatori. – continuò, poi si guardò intorno. – No, aspetta. Non è così. Non si sarebbe preso la briga di metter su questa farsa soltanto per farci fare da spettatori... sa che siamo qui per fermarlo. Eppure, vuole che facciamo parte di tutto questo. Lo soddisfa. –

Annuii. – I personaggi del Mago di Oz... –

Stavolta scoprì un digrigno. – Bastardo... –

Pensai alla storia. Dorothy in quel momento era Lucy, tenuta prigionera chissà dove. Poi c'eravamo Alexander e io, ovviamente. Il Mago aveva detto che mi avrebbe donato il cuore di Alexander. Mi morsi le labbra all'amaro pensiero di quello che avevo creduto solo un macabro avvertimento. Mi aveva identificata come l'uomo di latta senza cuore. Ironico, a dirla tutta. D'altronde, non potevo più essere la sua Dorothy, dato che avevo cambiato il mio look e di quella bambina con i capelli lunghi e intrecciati non rimaneva nulla, ma, soprattutto, avevo preferito un'altra persona a lui, nonostante i suoi appelli. E quella persona, i cui occhi guardavano al passato nell'osservare quello scenario di morte, era stata trascinata in un luogo da cui sarebbe uscita viva soltanto se il suo coraggio fosse stato maggiore del desiderio di vendetta. Doveva averlo visto anche Novak. Era fiero e pericoloso come un leone, Alexander, ma avrebbe avuto il coraggio di non soccombere alla sua più grande debolezza? Se l'avesse fatto, la sua vita sarebbe stata distrutta, ma se così non fosse stato, allora... Sospirai in pena, guardandomi intorno. Mancava lo spaventapasseri, che non aveva il cervello. Un sinistro presagio mi attraversò la mente quando realizzai cosa potesse essere accaduto a Jace.

Alexander, ascolta... c'è qualche magazzino qui? –

Aggrottò le sopracciglia, poi annuì. – Da che ricordo, uno in cui erano ammassate le carcasse dopo la macellazione. –

Deglutii. – Portamici. Credo che Jace possa essere lì. –

Sgranò gli occhi ancora una volta, avendo compreso la mia inquietudine e strinse la presa attorno alla sua Beretta, poi assentì. – Vieni. –

Raggiungemmo il magazzino col favore del buio. La porta era difettosa, ma lui riuscì a scardinarla e ad entrare. Usò il suo iPhone per far luce. Sulle prime, non notammo niente, tanto più che credetti di aver avuto un'intuizione sbagliata, ma poi, mentre camminavamo all'interno, tra vistose pozze d'acqua stagnante che diffondevano puzza d'umido e siringhe abbandonate, ci imbattemmo in un altrettanto abbandonato Jace.

Cazzo! Jace! – sbraitò Alexander, passandomi il suo iPhone e chinandosi a soccorrerlo.

Accasciato a peso morto, ancora in smoking dalla festa, con tracce di sangue sotto di lui. Mi sentii mancare il respiro. Possibile che l'avesse ucciso? Scossi la testa e cercai di fare più luce, scacciando via quel pensiero. Sarebbe stato facile, era vero, ma il Mago aveva bisogno di averlo vivo. Alexander posò la mano sotto la sua nuca, scoprendo la provenienza del sangue. Era stato colpito, doveva aver battuto la testa ed essersi ferito.

Jace? Jace, mi senti? Ehi! – disse Alexander, cercando invano di farlo rinvenire.

Potrebbe avere un trauma cranico... – suggerii.

Alexander riportò con delicatezza a terra la testa di Jace.

In tal caso, spostarlo da qui è pericoloso. Kate, te la senti di rimanere qui con lui? –

Sgranai gli occhi. – Cosa? –

Non possiamo rischiare che riporti danni cerebrali. –

Comprendevo le sue ragioni ed ero d'accordo con lui, però, l'idea di lasciarlo solo a combattere contro il Mago mi sembrò improvvisamente troppo dura da accettare. Tuttavia, avremmo avuto un vantaggio. Se Alexander fosse riuscito a prendere tempo, almeno un'altro po', la luce del giorno avrebbe messo il Mago alle strette. Respirai profondamente, poi portai la mano sulla sua guancia e annuii.

Te lo ricordi? Il leone salva Dorothy dimostrando il suo grande coraggio. Mi fido di te, Alexander, più di quanto tu possa immaginare, da sempre. So che ce la farai. –

Mi rivolse uno sguardo consapevole e combattuto, poi posò la mano sulla mia e si sporse in avanti, baciandomi. Il mio cuore saltò un battito nel sentire le sue labbra sulle mie, in quello che aveva tutto il sapore di un bacio d'addio. Mi ritrovai a combattere contro l'istinto di trattenerlo a me, mentre lui si rialzava e si focalizzava sulla missione.

Lo seguii con lo sguardo, mentre si allontanava velocemente da noi, scomparendo alla nostra vista e richiudendo la porta dietro di sé. Sospirai, guardando Jace e scostandogli i capelli dal viso.

Alla fine non hai lasciato sola Lucy... sapevo che avresti fatto di tutto per lei... –

Mi ritrovai a pregare per la mia amica, quando sentii suonare il mio telefono. Quando lessi il nome del detective Wheeler sul display, mi affrettai a rispondere.

Detective Wheeler! –

« Hastings! Dannazione! Perché voi due dovete sempre agire per conto vostro?! »

Mi ricordai di contare mentalmente fino a dieci prima di mandarlo al diavolo, pensando a quanto avessi invano sperato che ammorbidisse quella sua acidità nei nostri confronti.

Grazie. Stiamo bene anche noi. –

« Conoscendo Alexander è anche inutile dirvi di attendere il nostro arrivo. Quindi, voglio chiederti: credi di riuscire a raggiungere un posto sicuro, una volta che sarete in salvo? »

Pensai alle chiavi dell'auto di Alexander e scossi la testa.

Lucy è ancora nelle mani del Mago. Io sono con Jace, che è ferito. Al momento è incosciente e non posso rischiare di far danni, spostandolo da qui. –

« Cosa? »

Guardai nuovamente Jace. Un posto sicuro. Il Mago aveva scelto un magazzino in cui venivano ammassate vecchie carcasse. Avevo pensato che l'avesse fatto per una specie di simbologia, ma all'improvviso, mi sovvenne che così facendo, avrebbe potuto utilizzare Jace come esca. Così facendo, aveva separato me ed Alexander. Col cuore in gola, mi voltai verso la stanza buia, facendo luce con l'iPhone. Non c'era nessuno, ma nonostante ciò, fui assalita da una forte inquietudine.

Detective Wheeler, per favore... deve far presto! – esclamai.

« Hastings! »

E faccia venire qui anche un'ambulanza. Mi spiace, devo fare qualcosa! – dissi, chiudendo la chiamata mentre imprecava tirando in ballo la mia testa dura. Su una cosa aveva ragione: non potevamo rimanere lì. Se davvero il Mago aveva qualcosa in serbo anche per noi, allora dovevo giocare d'anticipo. Il fatto che non gli rimanesse molto tempo aveva fatto sì che le sue priorità cambiassero e questo, probabilmente, ci poteva garantire la possibilità di nasconderci in un posto più sicuro. O almeno, questo era ciò che speravo per i miei amici. Inspirai a fondo, poi accarezzai la guancia di Jace.

Ti prego, fa' che funzioni... – mormorai e mi chinai accanto al suo orecchio. – A sedere sul trono è Bran Stark! – esclamai, ricordando non soltanto che a suo tempo, minacciarlo di spoilerargli il finale della sua serie tv preferita l'aveva fatto rinvenire, ma anche non aveva avuto modo di vederlo a causa del troppo lavoro. Attesi qualche istante, col cuore in gola, ricordando la sua propensione per la casata dei draghi. – Cavolo, Jace... ti prego... svegliati! Ok... perdonami! Daenerys muore! –

D'improvviso, Jace riaprì gli occhi e li roteò verso di me, con l'aria sconvolta di chi si era appena ripreso da uno svenimento. Fece per tirarsi su, ma come se fosse stato nuovamente colpito, si limitò a lamentarsi del forte dolore.

Cosa? Sul serio?! –

Lo guardai incredula. – Jace, stai bene? –

Mi guardò incerto, poi portò piano la mano alla testa. – Eh... ma sto sognando? Che ci fai tu qui? E... ahhh, che male! –

Lo aiutai a sostenersi. – Credo che tu sia stato colpito... e no, Jace, non stai sognando... il Mago ha... ha preso Lucy... – spiegai, con difficoltà.

Più di qualunque altra formula magica, pronunciare quelle parole fu sufficiente a rimetterlo in sesto. – Lucy?! –

Jace si guardò intorno, premendo la mano dietro la nuca. La sua espressione, dapprima confusa e dolente, cominciò a farsi più lucida.

Eravamo usciti da Clay's con l'idea di rientrare a casa. Ci eravamo diretti in macchina, quando... quando... ahhh! Mhh... ho sentito un forte colpo dietro la testa e all'improvviso ho visto tutto nero... Oh Dio. –

Alexander è andato a salvarla. Lucy starà bene, ne sono certa. Ma ora... Jace, so che è pericoloso, però dobbiamo andar via di qui. –

I suoi occhi incontrarono i miei, poi annuì e, non senza difficoltà, riuscì a tirarsi su a sedere. Facendo luce, mi resi conto che dietro la testa aveva un ulteriore taglio dovuto alla caduta. Il Mago non aveva avuto ritegno e doveva averlo gettato lì, a peso morto, senza farsi problemi.

Mi gira la testa... –

Lo so, Jace... lo so. Ti prego, cerca di resistere. L'auto di Alexander è poco lontano. Ce la possiamo fare. –

Dove siamo? –

Deglutii a secco. – Nel posto in cui fu ritrovata Lily. –

Sgranò gli occhi, stavolta, realizzando la follia di quel bastardo. – Allora Alexander è in pericolo... –

Cosa? – chiesi, mentre ci alzavamo entrambi.

Era un mattatoio, vero? Nonchè ex ritrovo di tossicodipendenti e prostitute. –

Sì... –

Jace avvolse il braccio intorno alle mie spalle e io mi assicurai di sostenerlo al meglio.

Questo posto è in stato d'abbandono da anni, ma non è mai stata fatta una bonifica completa. Diversi attrezzi da macellazione sono rimasti qui. –

Mi sforzai di non pensare al fatto che, probabilmente, la stessa arma che aveva ucciso Trevor e le bambine proveniva da quel luogo. Una lama così affilata da essere in grado di recidere persino le ossa. Ci incamminammo verso l'uscita, anche se piuttosto lentamente, dato che Jace aveva continui giramenti di testa e mancamenti. La mia sola speranza era che Alexander fosse abile abbastanza da prendere tempo.

Coraggio, Jace... ce la possiamo fare! – esclamai, quando raggiungemmo l'uscita del magazzino. Dovetti farlo sedere nuovamente per aprire il portone difettoso, ma almeno, riuscimmo a rimetter piede all'esterno. Mi assicurai che non ci fossero rischi, prima di esporre Jace e quando fummo ufficialmente fuori di lì, entrambi potemmo riprendere fiato. Si guardò intorno, shockato tanto quanto lo ero stata io nel vedere in cosa quell'uomo avesse trasformato quel posto, poi guardammo entrambi verso l'alto, in direzione dei fari ancora accesi.

Questa è follia... – commentò Jace e la sua espressione si rabbuiò.

Fui d'accordo. – Ormai ha perso il controllo... non distingue più la realtà dalla sua fantasia. –

E Lucy è... la mia Lucy... – la sua voce si incrinò.

Lo strinsi più forte, perché, in un certo senso, stavo provando le sue stesse paure. In quel momento, potevamo soltanto affidarci totalmente ad Alexander. Ma fino a quel momento, non avevamo sentito né spari né urla. Questo poteva forse significare che non era ancora riuscito a braccarlo? Il terrore mi assalì improvvisamente. Non volevo prendere in considerazione l'eventualità che potesse morire per mano dell'assassino di sua figlia, ma Jace aveva ragione: Novak conosceva benissimo quel posto e aveva capito come spingere Alexander oltre il baratro. Eppure, in quel momento, sebbene desiderassi con tutta me stessa raggiungerli, avevo anch'io un compito da portare a termine.

Riuscimmo ad arrivare al cancello con altrettanta difficoltà e lentezza, quando d'improvviso, trasalimmo per un rumore di passi in corsa provenienti da dietro di noi. Non avevo tempo di prendere la mia pistola, perché continuavo a sostenere Jace, ma fu lui a frapporsi, spingendomi dietro di sé. Entrambi sgranammo gli occhi in sorpresa nel vedere Lucy correre verso di noi. Era libera. Indossava ancora l'abito di Dorothy, ma era libera. Alexander ce l'aveva fatta.

Jace!! Kate!! – esclamò, scoppiando a piangere quando potemmo finalmente riabbracciarla.

Grazie al cielo! – esclamò Jace, stringendola forte a sé e io con lui.

Lucy... – sussurrai in un sospiro di sollievo, scostandomi per permetterle di dedicarsi a Jace.

La mia migliore amica ci guardò entrambi, poi si fermò a esaminare le condizioni del sofferente fidanzato, che la guardò colpevole. – Mi dispiace, Lucy... non sono stato in grado di proteggerti... –

Lucy scosse la testa. – Non potevamo saperlo, Jace... oh cielo, amore, sono così felice di vederti!! – esclamò, tra le lacrime, poi gli accarezzò le guance ed entrambi si voltarono verso di me.

Il detective Graham ha detto che tu avresti saputo cosa fare... –

Sgranai gli occhi, poi sospirai e presi le chiavi dell'auto di Alexander dalla mia tasca.

Il detective Wheeler non dovrebbe tardare troppo... Lucy, ce la fai a guidare almeno fino ad andargli incontro? –

Lucy mi rivolse uno sguardo preoccupato, ma fu Jace a rispondere al posto suo. – Se ti accade qualcosa, Alexander mi uccide, ma... è pur vero che al momento, sei la sola tra noi in grado di essergli d'aiuto... almeno, prima che faccia qualche stronzata irreparabile. –

Annuii, porgendo loro le chiavi, che presero. – Andate via di qui. –

Jace assentì e guardò Lucy. – Sta' tranquilla... Kate ce la farà. –

Lucy era combattuta, ma alla fine, si convinse almeno quanto bastava. – Promettimi solo che starai attenta... quell'uomo è fuori di testa... è l'assassino di Trevor... e il detective Graham è in pericolo! –

Mi si strinse il cuore a quelle parole, ma mi feci animo. – Proprio per questo... lo cattureremo. E non permetterò che Alexander si rovini la carriera per sempre. –

I miei amici mi rivolsero un ultimo sguardo, poi ci congedammo. Quando entrambi furono lontani dalla mia vista, mi voltai verso l'edificio centrale, mentre la notte lasciava ormai il posto all'aurora incipiente.

Corsi verso l'entrata, col cuore in gola e la pistola con la sicura sbloccata in mano. Dovevo essere concentrata, ma la verità era che man mano che mi inoltravo in quelle stanze vuote che avevano visto solo decadenza e morte, sentivo il peso di tutta la tensione accumulata. I miei sensi erano allertati, al fine di riuscire almeno a captare qualche voce familiare. L'eco dei miei passi era la sola cosa che riuscivo a sentire, mentre tutto intorno, la vista delle tracce di sangue e lame arrugginite era talmente inquietante da farmi immaginare tutto ciò che più temevo.

Seguivo le impronte quando, all'improvviso, mentre salivo le scale che portavano in cima all'edificio, mi sentii strattonare con forza e attirare verso il buio di una rientranza. Il mio primo pensiero d'allarme fu quello di usare la mia pistola, ma una mano ben nota mi impedì di farlo e mi ritrovai a ringraziare il cielo quando sentii la sua voce sussurrare il mio nome all'orecchio.

Alexander... – mormorai, voltandomi verso di lui e incontrando il suo volto sanguinante e livido.

Portò l'indice alle labbra e compresi di dover far silenzio anch'io. Il suo sguardo esprimeva preoccupazione, ma ciò che preoccupò me fu il vederlo piuttosto sudato. Certo, poteva essere un effetto dello sforzo, ma c'era troppa sofferenza nel suo volto. Capii che la causa era in basso, quando mi resi conto del sangue che aveva impregnato la sua maglia scura, in corrispondenza del braccio destro. Lo guardai in tralice, scoprendo che non si trattava della sola ferita.

Come? – bisbigliai, senza voce.

Scosse la testa. Doveva essere accaduto mentre salvava Lucy. Deglutii a vuoto, poi, quando sentimmo la porta del terrazzo, un paio di rampe più in alto, aprirsi, mi strinse per le braccia.

Mi dispiace di averti trascinato in tutto questo, Kate... – disse appena, con un tono che mai avevo sentito prima d'allora, disperato. Anche per lui, la tensione doveva aver raggiunto l'apice.

Ci eravamo dentro da troppo tempo... era la sola soluzione possibile... – risposi, sperando di riuscire a tranquillizzarlo.

Il suo respiro si fece più corto, ma nonostante ciò, mi passò davanti, pronto ad affrontare nuovamente il Mago. – Novak è ferito ed è braccato. Se riusciamo a tirare fino a che non arriverà Maximilian, allora... –

Andiamo. – dissi ed entrambi salimmo le rampe mancanti. Non mi sfuggirono le altre tracce di sangue che segnavano il percorso, segno che anche Novak, come Alexander, non era ormai agli sgoccioli.

Quando quest'ultimo spinse il grande portone in ferro, arruginito come il resto, per aprire, fummo investiti dalla luce del giorno.

Novak, ansimante, sofferente, sedeva sulla stessa poltrona sulla quale aveva tenuto prigioniera Lucy. A terra, vecchie corde, un bavaglio e siringhe, come un inquietante vecchio re su un trono di distruzione. Il cuore mi battè con forza quando il suo sguardo incrociò il mio.

Katie... – biascicò, nel suo vero accento, e il suo sorriso si aprì, dandomi il voltastomaco. Solo allora compresi che per lui, il vedermi sarebbe stata una benedizione. Sapeva benissimo che non avrei lasciato che Alexander affrontasse tutto da solo ed era per questo che ci aveva lasciati liberi di agire.

È finita, Novak. Arrenditi. – disse Alexander, puntando la sua pistola col braccio sinistro.

Novak spostò il suo sguardo su di lui. – Sai una cosa, detective Graham? Quando mi hai chiesto della tua bambina... ho ricordato che chiamava spesso la sua mamma. Non ha mai avuto nemmeno un pensiero per te... e tu, tu hai dedicato la tua vita a cercare di distruggermi... per la sua irriconoscenza? –

Quelle parole di tale deliberata crudeltà, pronunciate con un tono irriverente, sortirono l'effetto che temevo. Il volto di Alexander, in quell'istante perse quasi le sue fattezze umane, distorcendosi in ciò che più temevo. Inspirò profondamente e si preparò a sparare un colpo che, sia per via del fatto che stesse usando il suo braccio non dominante, sia perché io stessa mi sporsi per fermarlo, finì per aria. La pistola fumante e le sue urla furibonde e disperate fecero da contraltare alle mie.

No! Ti prego, ti prego, no!! Non dargli retta!! Lo fa di proposito, Alexander!! Lo sai, eravamo preparati a questo!! Ti prego, dammi ascolto!! –

Lasciami, Kate! – sbraitò, cercando di divincolarsi dalla mia presa, mentre Novak, ridendo, sembrava apprezzare.

Aaah, che spettacolo divertente. Lo vedi, Katie? Non ti amerà mai quanto ti amo io. Eppure tu... cerchi sempre di salvare le cose, consapevole di arrivare sempre tardi. –

Mi voltai verso di lui, vedendo la sua immagine velata. – Sei un maledetto assassino! –

Già. Ma in questo momento, sono disarmato... e se lui mi uccide, beh... sai cosa gli accadrà. E tu sei troppo retta per diventare sua complice. –

Strinsi il pugno, mentre Alexander, scostandosi dalla mia presa, si diresse a grandi passi verso di lui. Lo seguii, ma mi fermai rendendomi conto di non riuscire ad andare oltre. La vicinanza di quell'uomo mi terrorizzava più di quanto riuscissi a credere possibile.

Alexander... – singhiozzai, mentre lui si fermava davanti a Novak, che aveva alzato lo sguardo. Quest'ultimo lo guardò, interessato.

Uccidimi... sai benissimo che è l'unico modo. Finchè non porrai fine a questa mia vita, io sarò in grado di torturarti. –

Mi tappai le orecchie. – Smettila!! –

Alexander sollevò il braccio e la sua pistola baciò la fronte rugosa e diafana di Novak.

Coraggio... Lo devi a Lily. – disse, assicurandosi di scandire bene quelle parole di scherno.

L'intera figura di Alexander tremava, mentre la voce del Mago era ferma, così come il suo sguardo, ormai apertamente di sfida. In quegli attimi interminabili, scanditi dal mio cuore in subbuglio, vidi le dita di Alexander combattere con il grilletto come se da esso dipendesse tutto il nostro destino. Ed era così. Se avesse sparato, l'assassino di sua figlia sarebbe morto, ma non sarebbe stata fatta giustizia. Avrebbe ucciso un uomo che, per quanto riprovevole e inumano, non aveva opposto resistenza. E questo l'avrebbe portato a una condanna ben più grave del crimine di cui si sarebbe macchiato.

Avanti... è tutto qui il tuo coraggio? –

Alexander... –

Lo sentii sospirare con dolore, poi abbassò il braccio. – Non meriti nemmeno che io mi sporchi le mani con uno come te. – disse, a denti stretti.

Portai le mani al viso e scoppiai a piangere, crollando a sedere. – Oh Dio... –

Si era fermato. Non era stato al gioco del Mago. Alexander ce l'aveva fatta.

Riaprii gli occhi nell'istante in cui sentii Novak ridere. Era inquietante.

Ti avevo promesso un cuore, Katie. –

Cosa? –

Il respiro che avevo trattenuto fino a quel momento mi si mozzò in gola quando Novak si alzò all'improvviso, imponente e minaccioso nei suoi quasi due metri d'altezza e, giocando sul fattore sorpresa, prima ancora che Alexander potesse reagire, gli strappò di mano la pistola per poi, col braccio libero, sferrargli un pugno nello stomaco con tale forza da scaraventarlo a distanza e atterrarlo.

No!! – urlai, rialzandomi di scatto. Prima che potessi correre da Alexander, però, fui fermata dallo stesso Novak, che mi afferrò per il polso, disarmandomi e gettando la mia pistola oltre il cornicione.

Kate!! – l'urlo straziato di Alexander poco più in là.

Terrorizzata com'ero, cercai di ricordare le lezioni di autodifesa che avevo preso in quei mesi, ma le sue braccia mi strinsero con tale forza da impedirmi di muovermi. Gridai per il dolore, mentre Alexander, rialzatosi, aveva dipinto negli occhi ciò che, probabilmente, stava pensando. Intuii. Una breccia? Se solo fossi riuscita a liberarmi, forse avrebbe potuto contrastarlo. Incrociai il suo sguardo annuendo e facendomi forte della posizione, seppur scomoda, mi tirai appena in avanti portai la testa indietro con tutta la forza possibile, per colpirlo. Sapevo che non avrei trovato il suo volto, data la sua altezza, ma speravo di colpire almeno il petto. Subii il contraccolpo e il mio orizzonte vorticò, ma servì almeno ad allentare la presa intorno a me. Fu allora che assestai una gomitata nel suo stomaco e mi liberai, raggiungendo Alexander, che mi strinse forte a sé. Tra le sue braccia, nella sola stretta che avrei mai potuto accettare, l'unica in cui mi sentivo al sicuro. Mi spinse indietro, mentre Novak si riprendeva e ci teneva sotto tiro. Il Mago scoppiò in una risata terrificante e divertita.

Questa non me l'aspettavo... quella bambina indifesa... –

Quella bambina non esiste più! È il momento di smetterla con le tue fantasie. Questo è il mondo reale, Novak! Sai chi era il Mago di Oz? Un cialtrone. E tu non sei altro che un assassino! – esclamai.

L'espressione interessata si tramutò di colpo in una sconvolta.

Come... come puoi dire questo? –

È così. Kate ha ragione. Tu sei soltanto un maledetto assassino. E come tale sarai punito. – intervenne Alexander, stringendo il pugno.

Novak sollevò il viso, inclinandolo e il suo sguardo si fece vacuo. – In tal caso... –

Quel gesto... l'aveva fatto anche poco prima di uccidere Trevor. Doveva essere accaduto qualcosa dentro di lui.

Alexander, attento! – urlai, quando lui, approfittando del momento, corse all'attacco, ingaggiando un nuovo scontro diretto con Novak.

Ciò che sapevamo e che avevamo avuto modo di appurare era che quell'uomo fosse un esperto di combattimento a corpo libero. Era già accaduto che quei due si scontrassero direttamente, ma mentre nel primo caso il Mago si era ritirato dopo aver ferito Alexander, in questo, dette prova di grande abilità e forza fisica, nonostante le ferite e la malattia. Ne compresi la ragione quando vidi che, accanto alle siringhe, c'era una dose di morfina. Doveva essersela iniettata prima che arrivassimo ed era per quella ragione che aveva atteso tutto quel tempo.

Alexander, al contrario, a causa delle ferite, pativa il dolore e l'adrenalina non era sufficiente a far sì che questo diminuisse. Col cuore in gola, lo vedevo schivare a malapena i colpi e sferrarli con difficoltà e imprecisione. Sapevo che diversamente dal detective Wheeler, che aveva nel suo curriculum il possesso della cintura nera, Alexander era sì allenato, ma senza una preparazione atletica specifica. Lo vidi incassare, ma mai cadere.

Compresi che cercava di disarmarlo, ma il Mago, invece, lo spingeva pericolosamente verso l'abisso del cornicione, lo stesso da cui, poco prima, aveva gettato la mia pistola. Pensai che se fossi corsa verso di loro e avessi cercato di fermarlo, forse avrei potuto far sì che Alexander riuscisse nel suo intento, ma sembrava che Novak fosse preda di una frenesia per la quale nemmeno io avrei potuto fermarlo. Tuttavia, non potevo rischiare che uccidesse Alexander. Non potevo... non volevo perdere anche lui. Mi guardai intorno e afferrai la siringa vuota, tremolante tra le mie dita. Non ne sapevo granchè di medicina, ma era la sola cose che avevo in mano in quel momento. All'improvviso vidi Novak afferrare Alexander per la gola, spingendolo con forza con la schiena sul cornicione e sentii quest'ultimo urlare. Tirai indietro lo stantuffo e mi rialzai, ansimando. Davanti ai miei occhi, Novak, sorridendo come la prima volta in cui l'avevo visto da adulta, strinse forte per la gola il mio Alexander, con tutta l'intenzione di spezzargli l'osso del collo. Mi venne in mente Trevor, che non avevo potuto salvare. Pensai a Julie, a Daisy, a Lily. Solo la prima era stata salvata ed era stato proprio Alexander a stringerla tra le braccia, così come non aveva potuto fare con la sua piccolina.

Strinsi la siringa tra le mani e corsi verso di loro, sollevando il braccio per poterla affondare nel collo di Novak. Questi si voltò e mi bloccai di colpo, nell'incontrare così vicino, dopo tanti anni, il suo viso. Il ricordo della mano che mi accarezzava i capelli, la stessa che stava strangolando l'uomo che amavo, mi tornò in mente. Sorrise compiaciuto e il respiro mi si bloccò in gola. Alexander invece, facendo appello alle sue ultime forze e forte del diversivo, riuscì a sollevare le gambe e a sferrare un calcio al suo opponente, che si ritrovò sbalzato. Mi affrettai ad aiutarlo, riportandolo al sicuro dietro al cornicione. Tutti e tre eravamo stremati, ma né io né Alexander eravamo riusciti a disarmare il nostro nemico, ancora. Fu allora che sentimmo finalmente il portone aprirsi. Entrambi alzammo lo sguardo verso la salvezza, nelle vesti del detective Wheeler e dei suoi.

Karolus Novak! Mani in alto! – urlò.

Novak alzò lo sguardo al cielo, ma quando credevamo che avrebbe obbedito all'ordine del detective, rivolse un'ultima occhiata a me e ad Alexander.

Vrŭshtame se u doma, Dorothy... Katie.

Sgranai gli occhi, mentre puntava la Beretta di Alexander verso di noi e premeva il grilletto, sorridendo.

Fu un istante lunghissimo in cui qualcuno urlò. La mia voce... quella del detective Wheeler... quella di Alexander... seguirono degli spari. Non so dire quanti, ma solo dopo un tempo non quantificabile vidi finalmente Novak accasciarsi a terra e gli agenti del III Dipartimento accerchiarlo. Vidi il detective Wheeler urlare qualcosa che non compresi e correre verso di noi. Aveva perso la sua compostezza. Mi tornarono in mente le sue parole, quando mi disse di aver visto il suo miglior amico perdere il lume della ragione per inseguire un fantasma. Quel fantasma in quel momento giaceva a terra ed era stato proprio lui a ucciderlo. Vidi Alexander sconvolto di fronte a me, in una maschera di sangue e lividi e gli sorrisi. Sporsi la mano ad scostargli i capelli incrostati dal sangue sul viso, incontrando i suoi occhi che, di colpo, mi sembravano così distanti, improvvisamente opachi. Per essere una mattina d'estate, faceva tanto freddo.




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Buon pomeriggio e nuovo aggiornamento!

Nota linguistica: la battuta finale del Mago, Novak, ovvero "Vrŭshtame se u doma" significa "Torniamo a casa", in riferimento al Mago di Oz, ovviamente. Avevate già compreso che la storia del Mago non era finita, vero? In realtà, mi mancava ancora qualcosa prima di concluderla... e spero che sia stata soddisfacente, in qualche modo.

Altra nota linguistica è il gioco di parole. Avevo detto sin dall'inizio che Dark Circus aveva più piani di lettura: il primo, il nome della confraternita di Alexander. Il secondo, è la traduzione letterale del bulgaro Tŭmen. Alla lettera, Tŭmen Tsirk è "Circo Oscuro", ovvero Dark Circus. In questo caso il gioco sta nel fatto che è anche il cognome del direttore del circo in cui lavorava Novak. Manca ancora un'accezione in realtà, ma sarà demandata all'epilogo.

Nella prossima parte intanto... stay tuned, perché, a quanto pare, il Mago ha fatto qualche magia. 


Alla prossima!!

 

  
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