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Autore: _Misaki_    24/10/2020    7 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 DANGEROUS
 
- Cap. 11 -




  Pochi minuti dopo essere scesi in spiaggia, Wendy e Taeoh avevano cominciato a sentirsi stanchi e ad avere capogiri, i loro movimenti erano diventati più faticosi e lenti e la ragazza era persino svenuta. Nonostante Dawon fosse preoccupato per l’errore commesso, qualcosa lo insospettiva e tranquillizzava allo stesso tempo, questi, infatti, non erano affatto i sintomi del veleno che aveva sciolto nei drink. L’aconitina avrebbe dovuto metterci molto più tempo ad agire e l’avvelenamento si sarebbe dovuto manifestare sotto forma di crampi violenti e perdita di conoscenza. Non si conoscono antidoti per questo veleno, quindi se il suo complice fosse rimasto avvelenato per errore, il processo sarebbe stato irreversibile. Per fortuna qualcuno doveva aver scambiato il veleno con qualcos’altro, probabilmente un banale sonnifero.
   Naturalmente anche Iris, completamente all’oscuro dei piani dei due ragazzi, era piuttosto preoccupata per ciò che stava accadendo e aveva cominciato a sospettare che il colpevole fosse il magnate. Forse le aveva scoperte e stava in qualche modo lanciando loro un monito perché smettessero di interferire con le sue attività.
   «Taeoh, tutto bene?» chiese Iris, avvicinandosi al ragazzo, che procedeva barcollando.
   «Umm? Che c’è?» lui la guardò con sguardo perso.
   «Appoggiati a me, per oggi è meglio tornare in hotel.»
   Taeoh accettò l’aiuto della ragazza e appoggiò un braccio intorno alle sue spalle, lasciando che lo stringesse intorno alla vita per aiutarlo a sorreggersi. Dawon non fece obiezioni e seguì gli altri due, portando in braccio Wendy.
   Una volta arrivati, passarono prima dalle stanze delle ragazze, che erano a un piano inferiore rispetto a quelle di Taeoh e Dawon. Dopo essersi fermati davanti alla porta, Dawon, seguendo le indicazioni di Iris, cercò nella borsetta di Wendy la tessera per aprire la stanza ed entrò. Nel frattempo, la ragazza lo aspettava fuori, ma Taeoh era sempre più debole e sostenerlo stava diventando impossibile, così decise di portarlo nella propria stanza e lasciarlo stendere sul letto. Prima di raggiungere Wendy, Iris controllò che il respiro e il battito del polso del ragazzo fossero regolari e si assicurò che non avesse la febbre, posandogli una mano sulla fronte. Fatta eccezione per il sonno non c’erano altri sintomi, era certa che si trattasse di un banale sonnifero. Anche se era decisamente sollevata dal fatto che lui e Wendy non fossero stati avvelenati, non riusciva a spiegarsi perché li avessero narcotizzati. Come atto intimidatorio sembrava un po’ blando per essere stato richiesto da un ricco magnate senza scrupoli. Con questi pensieri che le frullavano per la testa, Iris uscì dalla propria stanza e andò a controllare le condizioni dell’amica. Dawon aveva lasciato la porta leggermente socchiusa, così la ragazza entrò senza bussare, trovandosi di fronte a una scena alquanto fraintendibile. Dawon stava sfilando i pantaloni a Wendy, sdraiata a pancia in su sul letto e priva di sensi.
   «Non toccarla!» gridò istintivamente Iris, allontanandolo immediatamente da Wendy.
   «No! Aspetta! La stavo solo cambiando! Ho visto che il pigiama era lì sulla sedia e...» cercò di giustificarsi lui. Di certo non poteva raccontare che i sintomi erano quelli di un sonnifero ma che stava controllando che Wendy non avesse macchie sul corpo nel caso si trattasse di qualche altra sostanza velenosa che avrebbe ucciso anche il suo collega Taeoh.
   «Non mi interessa! Vai ad occuparti del tuo amico piuttosto!» Iris lo spinse fuori dalla porta senza accettare spiegazioni. «Non ci si può più fidare di nessuno…»
   Come aveva fatto poco prima con Taeoh, Iris controllò che Wendy non avesse sintomi di avvelenamento e, una volta constatato che anche lei era solo stata narcotizzata, le rimboccò le coperte e le mise il cellulare sul comodino, così avrebbe potuto chiamarla facilmente in caso di bisogno. Poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle, e tornò nella propria camera.
   «Wendy sta bene, si è solo addormentata.» disse a Dawon, evitando di far riferimento ai propri sospetti sul magnate.
   «Menomale…» rispose il ragazzo, che era leggermente chinato verso il suo complice per controllare anche lui fosse vivo e vegeto. Improvvisamente Taeoh ebbe uno scatto nel sonno e abbracciò Dawon, cercando di baciarlo.
   «Stai fermo!!!» urlò Dawon, mettendogli una mano in faccia per allontanarlo da sé.
   «Ci stai provando anche con lui?» chiese sarcastica Iris.
   «No! è lui che mi sta importunando!»
   Taeoh desistette e tornò a dormire in modo composto, iniziando a russare leggermente.
   «Sembra stia bene.» osservò Iris «Come facciamo a portarlo in camera sua?»
   «Lasciamolo qui. Verrò domani mattina a vedere come sta.» propose Dawon.
   Iris non fece obiezioni, in fondo c’era spazio per entrambi sul letto ed era troppo stanca per trascinarlo fino al piano di sopra.
   «Ok, se succede qualcosa vengo a chiamarti. In che stanza siete?»
   «319. Perfetto, allora vado, cerca di non fare la pervertita stanotte.» insinuò Dawon, per restituire il favore alla ragazza che poco prima lo aveva frainteso.
   «Ehi! Non sono io quella che spoglia le persone!»
   «Sì, sì, buonanotte.» concluse Dawon, andandosene.
   «Notte...» Iris andò a cambiarsi in bagno e poi si infilò stancamente sotto le coperte.
Prima di spegnere la luce osservò per un attimo il viso di Taeoh, che dormiva tranquillamente. Era già la seconda volta che finiva per metterlo in pericolo. Prima l’esplosione del magazzino, ora una specie di avvelenamento mancato. Non poté fare a meno di sentirsi un po’ in colpa. Dopotutto era esattamente questo il motivo per cui si era ripromessa di non innamorarsi di nessuno: il suo lavoro era troppo rischioso, non solo per se stessa, ma soprattutto per le persone a lei più care. Si rese conto che giorno dopo giorno aveva iniziato a provare qualcosa per Taeoh, gli stava permettendo di avvicinarsi a lei, rischiando di metterlo in pericolo. Forse la cosa migliore era ricominciare a mantenere un certo distacco nei suoi confronti, come faceva con gli altri, o almeno doveva provarci. Immersa nei suoi pensieri, Iris diede le spalle a Taeoh e spense la luce. Si aggiustò il cuscino sotto alla testa e cercò di prendere sonno.
 
 
 
***
 
 
 
   Mentre Wendy e Iris erano alle prese con il tentato avvelenamento, Buffy e James se la ridevano sotto i baffi e aspettavano di vedere che faccia avrebbero fatto Taeoh e Dawon dopo l’ennesimo fallimento. Erano stati proprio loro che quella sera, prima che i due uscissero, si erano intrufolati nella loro camera d’albergo e avevano rimpiazzato le compresse di veleno con del sonnifero. Ovviamente, perché lo scherzo riuscisse, ne avevano scelto una marca che avesse pillole praticamente identiche a quelle del veleno e le avevano travasate nel piccolo barattolo che Dawon teneva in valigia. L’unico modo per riconoscerle sarebbe stato notare la sigla numerica incisa sulle pasticche, diversa da farmaco a farmaco, ma erano più che sicuri che i loro superiori non l’avrebbero mai controllata. Mentre aspettavano di ricevere notizie, se ne andavano in giro per i nightclub della città, parlando male dei colleghi e ridendo come dei pazzi.
   «Daeju è davvero uno sfigato! Quanto ci scommetti che stasera mi faccio Lizzy al posto suo?» esclamò Buffy.
   «Mi sembra più che ovvio… sarà fin troppo facile portartela a letto...» concordò James.
   «E quello sfigato che ancora non ce l’ha fatta, assurdo!»
   «Magari è gay…»
   «O magari è vergine!»
   «Ehi, ma quella non è Lizzy?» tutto a un tratto James si fermò. Aveva notato la bionda camminare per strada.
   «È lei!» esclamò Buffy «Resta a guardare…» disse, facendo un sorriso sornione e preparandosi a tendere la sua trappola.
 
 
 
***
 
 
 
   Lizzy stava passeggiando svogliatamente per le vie della città. Non poteva sopportare il fatto che Daeju non si fosse presentato all’appuntamento. Quel ragazzo non era in grado di apprezzarla come invece facevano tutti gli altri e ciò la faceva sentire estremamente frustrata. Tirò un calcio a una lattina abbandonata sull’asfalto. Tutti i suoi piani erano andati in fumo! Quanto tempo era che non andava a letto con un uomo? Troppo. Decisamente troppo. L’ultimo era stato forse quello stronzo che le aveva rubato l’SD. Persa nei suoi pensieri, Lizzy andò a sbattere contro una persona che camminava nel senso opposto al suo.
   «Ahi!» protestò.
   «Sorry…» davanti a lei c’era un ragazzo alto e moro, dai lineamenti orientali. «Ci siamo già visti da qualche parte?» chiese lui.
   «Umm, non saprei.» Lizzy lo scrutò da testa a piedi. Era sicuramente più giovane di lei, ma ipotizzò che non avesse meno di venticinque anni. Aveva deciso, sarebbe stato lui la sua preda quella sera.
   «Come ti chiami?»
   «Buffy.»
   «Piacere, io sono Lizzy, che ne dici se saliamo in hotel?»
   «Oh, piacere mio…» rispose Buffy. Il solo pensiero che quella sera avrebbe potuto prendersi una rivincita sui suoi colleghi lo eccitava. Aveva con sé il veleno di Dawon, sarebbe stato lui a mietere la prima vittima. Sembrava tutto facile, così facile che decise che prima si sarebbe divertito un po’ con lei. «Dove vuoi andare di preciso?»
   «Non ti preoccupare e seguimi, la camera la pago io, il vino lo offri tu.» rispose Lizzy, avviandosi verso un hotel nei paraggi.
 
   Una volta entrati in camera, i due ordinarono una bottiglia di vino rosso.
   «Come mai sei sola?» chiese Buffy, versandole il vino nel bicchiere «Non sei a Cancún col tuo ragazzo?»
   «No, sono qui con delle amiche, ma loro sono noiose… e poi non sono tipo da fidanzato, a meno che non sia ricco, molto ricco.» concluse la frase con una risata civettuola.
   «Ah, capisco, beh hai trovato quello giusto, stasera ci divertiamo senza pensare a niente!»
   Lizzy posò il bicchiere sul tavolo e si sedette in braccio a Buffy.
   «Ora basta chiacchiere.»
   «Come vuoi.» rispose lui, posando a sua volta il bicchiere.
   Senza che se ne fosse reso conto, Lizzy lo aveva fatto bere parecchio. Era già brillo. Improvvisamente sentì le labbra della bionda posarsi sulle sue e la lingua farsi strada prepotentemente nella sua bocca. Incapace di resisterle ricambiò il bacio, che fu presto interrotto dalla ragazza.
   «Andiamo sul letto.»
 
 
 
***
 
 
 
   Tokyo. 9:30 PM.

   Erano passati due giorni dal tentato avvelenamento della signora Iwata. La sera dell’esposizione era arrivata e la signora era ancora sotto osservazione in ospedale, anche se le sue condizioni erano di gran lunga migliorate. Per il resto non c’erano stati altri problemi e il signor Iwata si era recato con Shion e May all’esposizione. Una volta arrivati davanti all’altissimo grattacielo, erano stati accolti dal personale, che li aveva indirizzati verso l’accesso per i proprietari dei gioielli in esposizione. Successivamente una giovane donna li aveva invitati a entrare in un ascensore, aveva premuto il tasto per il quarantacinquesimo piano e li aveva salutati con un profondo inchino, finché le porte non si erano richiuse. In pochi secondi l’ascensore li aveva portati al piano dell’esposizione.
   Al centro del salone c’erano delle teche di vetro contenenti preziosissimi gioielli che scintillavano colpiti dalle luci dorate della stanza. Tutto intorno alla sala, ampie finestre mostravano una vista mozzafiato della città di notte. In fondo sulla destra, invece, c’era un bar con dei tavoli delle sedie in legno, per chi volesse sedersi e rilassarsi. Il signor Iwata indirizzò immediatamente i due agenti verso la sua teca.
   «Questo è il mio diamante!» disse in modo fiero.
   «Oh!» Shion si lasciò sfuggire un’esclamazione di ammirazione.
   «Che bello!» aggiunse May.
 
   In lontananza, gli scagnozzi di Ray avevano adocchiato i due agenti. Il capo non era stato molto chiaro sull’esecuzione di questa missione, a loro era dato solo di sapere che si trattava di una vendetta. A Minki e Jiho non importava poi molto di conoscere i dettagli, il loro “lavoro” funzionava così: niente obiezioni, niente domande. Al contrario, però, Minho era un infiltrato nella mafia di Ray e non avrebbe certo lasciato che i suoi colleghi corressero dei pericoli per colpa di quei pazzi assassini.
   «Psst, sono loro!» Minki, il più giovane del gruppo, richiamò l’attenzione di Jiho dandogli un colpetto col gomito. A prima vista Minki sembrava un ragazzo normalissimo, sempre allegro e solare, uno a cui piaceva fare chiasso. Aveva i capelli lisci di un castano chiaro, con la frangia che arrivava fino alle sopracciglia, coprendole leggermente. «Come facciamo a eliminarli?»
   «Dobbiamo dividerli.» rispose Jiho, intento a guardare le ragazze nella sala. Come sempre il divertimento per lui aveva la precedenza sullo sporco lavoro di Ray.
   «Che ne dite se ci provo con la ragazza? È molto carina.» colse subito l’occasione Minki, che nella missione all’asta di quadri era stato abbandonato dai colleghi in un bar della zona e non aveva fatto altro che aspettare fino a notte fonda «Sarebbe divertente giocarci un po’!»
   «Ottimo!» rispose Jiho, senza molto coinvolgimento «Ti avrei comunque affidato quell’incarico. Minho, tu occupati del ragazzo.»
   «Agli ordini!»
   «Sono davvero intelligente!» si vantò Minki.
   «Basta crederci…» rispose Jiho, per poi lasciare gli altri e andare a adescare qualche ragazza. Essere il capo della missione aveva i suoi vantaggi, come starsene a guardare da lontano godendosi la serata mentre gli altri facevano il lavoro sporco. Peccato che non fosse sempre facile trovare ragazze intraprendenti come quell’agente dell’asta di cui non ricordava il nome, con lei sì che si era divertito. Era un vero peccato che non lo avessero mandato di nuovo sulle sue tracce.
 
   Minki si specchiò sulla vetrina di un diamante e si sistemò la frangia con le dita. Si sentiva particolarmente in forma quella sera. Essendo l’ultimo arrivato era veramente raro che gli affidassero compiti di una certa portata, come adescare un obiettivo importante, perciò cominciava a sentirsi su di giri per l’emozione. Controllò che anche il nodo della cravatta fosse a posto e si avvicinò a May.
   «Ehm, ehm ... buonasera!» richiamò l’attenzione della ragazza in modo piuttosto buffo.
   «Buonasera.» rispose May, voltandosi verso di lui con un’aria tra l’interrogativo e il diffidente.
   «Posso farti compagnia? Sono solo stasera.»
   «Se vuoi unirti a me e al mio accompagnatore…»
   «Ah, capisco, una ragazza bella come te non poteva certo essere sola hahaha!» Minki rise nervosamente. Perché quando Jiho ci prova con le ragazze sembra tutto così facile? Per una volta che ci provava lui invece aveva già fallito dopo appena due frasi.
   May si limitò a ricambiare amichevolmente la risata, mentre il signor Iwata vide nella situazione la sua occasione per parlare a quattr’occhi con Shion. Sua moglie gli aveva detto di non fidarsi ciecamente di May, quindi era meglio escluderla il più possibile dalla questione delle minacce.
   «Shion, ho bisogno di parlarti un attimo a quattr’occhi.»
   «Certamente, dica.»
   «Non qui, andiamo all’area ristoro.»
   «Va bene. May, te la senti di aspettarci un attimo da sola?»
   «Certo, non preoccuparti, so badare a me stessa.» rispose lei.
   «Oh, perfetto!» esclamò tutto a un tratto Minki «Allora mentre loro parlano, posso farti fare un giro della mostra… May.»
   «Ma io l’ho già vista.» rifiutò l’invito lei.
   Minho stava osservando da lontano le tecniche di rimorchio di Minki e non poté fare a meno di trovarle patetiche. La sua impressione era che questi due non stessero prendendo per nulla sul serio il loro lavoro e, ovviamente, per lui era tutto di guadagnato.
   «Ah…» disse Minki in tono dispiaciuto «Che ne dici di un caffè allora?»
   «A quest’ora?»
   Dopo questo ennesimo fallimento di Minki, Minho decise di non tenerlo più d’occhio, la sua collega non avrebbe corso alcun rischio in compagnia di un incompetente del genere. Al contrario, era meglio avvertire entrambi gli agenti della presenza dei due mafiosi.
   «Hahahahaha! Sono un burlone!» esclamò Minki in preda al panico, non sapendo più cosa inventarsi. May, sentendosi un po’ dispiaciuta per lui, fece una proposta a sua volta «Possiamo andare a bere qualcosa quando torna Shion, che ne dici?»
   «Ma no, andiamo prima, così possiamo conoscerci meglio!» spazientito, la prese per mano e la trascinò più o meno indelicatamente verso il bar.
 
   Nel frattempo, Minho si era seduto a uno dei tavoli vicini a quello di Shion e del signor Iwata. Prima di muoversi osservò Jiho. Era tutto intento a flirtare e non sembrava prestare la minima attenzione a ciò che succedeva in sala, non avrebbe sospettato di nulla. Minho fece cadere di proposito le chiavi dell’auto. Come aveva previsto, il rumore distrasse Shion, che si voltò nella sua direzione. I due erano compagni di squadra all’associazione, ma da qualche tempo le missioni erano aumentate, così L aveva preferito dividerli in modo che ognuno di loro potesse svolgere singolarmente incarichi che normalmente avrebbero richiesto due o tre agenti. Ciò era stato possibile soprattutto grazie alla loro bravura, infatti erano tra le eccellenze dell’associazione, dei veri professionisti. Ovviamente Shion era al corrente del fatto che Minho fosse stato mandato in incognito nella banda di Ray, perciò appena lo vide gli fu subito chiaro che almeno uno dei mafiosi si trovava lì a Tokyo con loro. Minho e Shion si scambiarono uno sguardo di intesa, ma nessuno dei due si avvicinò a parlare con l’altro per evitare di destare sospetti. Probabilmente Minho avrebbe trovato il modo di contattarlo se ce ne fosse stato il bisogno.
 
   Minki e May, invece, si erano seduti al bancone del bar nella sala dell’esposizione.
   «Allora piccola, cosa posso offrirti?» chiese il ragazzo, non sapendo da che parte girarsi.
   «Del vino rosso.»
   «Ah, ok.» Minki non era esattamente un esperto di vini, anzi era un vero e proprio incompetente in materia «Ehm…» richiamò l’attenzione del barman «Ci porti del vino rosso! Uno buono per favore.»
   Il barman segnò l’ordine e poco dopo portò una bottiglia di vino rosso, la stappò davanti a loro e versò il contenuto nei bicchieri.
   «Dōzo.»1
   «Metta sul conto del ragazzo baffuto laggiù.» disse Minki, indicando con nonchalance il suo amico Jiho. Il barman rispose affermativamente e si congedò con un inchino.
   «Umm, questo aroma…» tentò di fare l’esperto Minki «Posso dire che è proprio quella marca lì… il… il… beh quel vino italiano, non mi viene il nome!»
   «Sì, sì, è buono.» rispose May, senza dargli corda.
 
   Dopo quasi mezz’ora di sopportazione di Minki, che non faceva altro che arrampicarsi sugli specchi e fare gaffe, May si accorse, con suo grande sollievo, che finalmente Shion e il signor Iwata avevano finito di parlare.
   Shion si era accorto fin dall’inizio della serata che Minki aveva adocchiato May e si era messo a provarci spudoratamente con lei e la cosa gli dava parecchio fastidio. Infatti, anche se i due erano una coppia solo per copertura, i sentimenti di Shion per la collega non erano affatto cambiati, anzi, erano ancora più forti di prima e il ragazzo non poteva fare a meno di sentirsi tremendamente geloso. Dopo aver raggiunto May, Shion le mise un braccio intorno alle spalle, tirandola verso di sé e restando in piedi dietro di lei.
   «May, abbiamo finito.» disse, rivolgendole uno sguardo dolce, per poi scrutare Minki in modo inquisitorio.
   «Perché non ci fai compagnia intanto che finisco il vino?» chiese lei.
   «Ottima idea, ne prendo un bicchiere anch’io.» rispose il ragazzo, sedendosi sullo sgabello alla sinistra della ragazza e ordinando da bere.
   «Ma è il tuo fidanzato?» chiese Minki alla ragazza.
   «Sì.» rispose lei con fermezza.
   «Esatto, stiamo insieme.» Shion prese il mento di May tra le dita, rivolgendo il volto della ragazza verso di sé e accennando un bacio sulle sue labbra. La reazione infastidita di Minki lo fece sorridere soddisfatto.
   May non si aspettava che il collega sarebbe stato capace di una mossa tanto intraprendente. Arrossì leggermente e cercò di non mostrarsi sorpresa per non far cadere la copertura, ma le sfuggì ugualmente una risatina nervosa.
   «Non vi ho ancora presentati!» cambiò argomento «Lui è Shion… e lui è Minki!» disse, indicando prima uno e poi l’altro.
   «Piacere!» Minki strinse fortissimo la mano di Shion. Erano entrambi asiatici, ma il saluto all’occidentale era decisamente più efficace per far capire a una persona quando è il momento di farsi da parte. O almeno questo era l’effetto che sperava di ottenere Minki stritolando la mano di Shion.
   «Piacere.» rispose l’altro, stringendo a sua volta.
   «Sappi che la storia del vostro fidanzamento non mi convince. Ci rivedremo.» concluse Minki, alzandosi e correndo dal proprio compare.
   «Ma che ha quello lì?» protestò Shion, guardando il ragazzo fuggire via.
   «Non farci caso, è un tizio strambo!» esclamò Miwa, finalmente libera dalle sue avance.
   «Decisamente! Ti ha dato fastidio?»
   «Non ha fatto niente di ché, a parte dire cose assurde una dopo l’altra.»
   «Pff… non dovrebbero far entrare certa gente agli eventi come questo!»
 
   Dopo aver lanciato la sfida a Shion, Minki era corso da Jiho, il quale aveva passato l’intera serata comodamente seduto a uno dei tavoli del bar, circondato da tre belle ragazze giapponesi in abito da sera.
   «Jiho! Jiho!!!»
   «Cosa c’è ora?» rispose il ragazzo baffuto con aria scocciata.
   «Ma è fidanzata! Come faccio?!»
   «Scusatemi un attimo donzelle…» Jiho si alzò dal tavolo tra le risa delle tre ragazze e trascinò Minki in un angolo più appartato. «Ma sei scemo? È palese che si tratta di una copertura! Menomale che eri intelligente, eh?» pronunciando l’ultima parola diede uno scappellotto in testa al povero Minki.
   «Ahi!»
   «Così impari! E ora lasciami tornare al lavoro.»


1“Prego” in giapponese.



Fine cap. 11
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   Ed eccoci alla fine anche di questo capitolo!
   Wendy e Taeoh si sono salvati dalla sbadataggine di Dawon per un vero e proprio colpo di fortuna! Una volta tanto Buffy e James sono serviti a qualcosa.
   Nel frattempo però Buffy è riuscito ad adescare Lizzy, che ne sarà di lei? Sarà la prima tra le agenti a fare una brutta fine o la riscopriremo più astuta del previsto?
   E infine, ecco che fanno la loro ricomparsa Jiho, Minki e l'affascinante agente sotto copertura Minho! Nuovi guai in vista!

   Grazie mille a chi ha recensito e a chi sta seguendo la storia!
Alla prossima~

   Misa



 
  
 
 
 
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Ciao a tutti~
E' la Misa del futuro che vi parla! La Misa che ha appena pubblicato il capitolo 12 precisamente.
Visto le difficoltà a ricordare i nomi coreani che sono emerse attraverso alcune recensioni, ho pensato di creare una sorta di schemino dei personaggi per facilitare il loro riconoscimento. 
Al posto di cercare dei presta volto li ho disegnati in modo stilizzato per non condizionare troppo la fantasia, continuate pure a immaginarli come preferite!

 
 



 
  
  
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