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Autore: NyxTNeko    25/10/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Tolone, 25 novembre

Presso i nemici, l'arrivo del generale Dugommier, costituiva un grande pericolo, conoscevano l'abilità di quel creolo, seppur in maniera indiretta, avevano avuto già modo di incrociarlo e di scontrarsi. L'ammiraglio Alexander Hood era sinceramente preoccupato, una svolta del genere, non solo era inaspettata, ma cambiava letteralmente le carte in tavola, non certamente a loro favore - Ho bisogno di parlare con il governatore O'Hara - confessò alla fine, alzandosi di scatto - In quanto marinaio non ho la preparazione adatta per fronteggiare un nemico così, mentre lui, grande uomo di guerra sulla terraferma, saprà sicuramente come agire e contrastarlo...

- Avete ragione ammiraglio - fu la secca ed eloquentissima risposta di Nelson. Il giovane aveva notato il repentino cambiamento dei suoi colleghi e superiori. Se prima della terza sostituzione erano, oramai, convinti della vicina vittoria, da quel momento quella sicurezza iniziava a vacillare. La flotta inglese era la migliore del mondo, su questo non c'era dubbio, ma pur sempre composta da esseri umani e non tutti inglesi, così come la fanteria e l'artiglieria, anzi in quelle branche dell'esercito, vi erano più mercenari del solito. I francesi, al contrario, stavano combattendo praticamente da soli e persino fra loro, come, appunto, nel caso di Tolone. Una vera e propria guerra civile.

Il governatore militare Charles O'Hara, nel frattempo, nella sua tenda, si stava scervellando per trovare una soluzione al fine di uscire da quella situazione sempre più ingarbugliata. L'assedio di Tolone si stava rivelando meno veloce del previsto e nonostante i continui rifornimenti, che ricevevano da parte degli abitanti più agiati della città e che li avevano aperto praticamente le porte, non sapeva per quanto tempo ancora avrebbero resistito. Tuttavia era bruciato dal desiderio di ottenere il suo riscatto dall'umiliazione ricevuta negli Stati Uniti, durante la Rivoluzione Americana.

Aveva dato tutto se stesso durante le incessanti battaglie sul Nuovo Mondo, aveva condotto il suo esercito, come secondo del generale Cornwallis, con enorme coraggio, intraprendenza, senza risparmiarsi alcuna fatica o sforzo. I ricordi si riversarono come un fiume nella sua mente, rimebrava la ferita alla coscia che aveva ricevuto e che, però, non gli aveva impedito di guidare i suoi uomini. Eppure ciò non era bastato. Strinse le mani a pugno, sul suo volto si formò un'espressione mista tra rabbia, frustrazione e tristezza.

Da tutti era ricordato come un ufficiale intrepido e impegnato, però O'Hara non si sentiva affatto così, nonostante fin da giovane si fosse sempre battuto come tale: si era distinto durante la Guerra dei Sette Anni, in Senegal e nelle colonie inglesi d'America che si erano ribellate alla madrepatria. La mente ritornava spesso a quegli anni.

Qui, dopo aver dato valore di sé, si era dovuto arrendere al colone Washington, a seguito dell'ultima e decisiva battaglia di Yorktown, lo aveva vinto con grande fortuna. Il vincitore forse per sdegno o per disinteresse, non lo aveva mai  compreso, lo aveva rifiutato, mandando Lincoln, al suo posto. Probabilmente ciò gli aveva permesso la promozione e la stima dei suoi colleghi, superiore e sottoposti. Fu eletto governatore militare di Gibilterra, possedimento di cui Londra andava più che orgogliosa, la sua posizione unica permetteva al Regno Unito di possedere gran parte dei traffici commerciali. Pensò che forse era davvero meritevole di tanta considerazione.

Dopodiché, tutti in Gran Bretagna voltarono pagina, come se nessuno ricordasse, o meglio volesse ricordare, quella terribile disfatta agli occhi del mondo. Gli inglesi erano stati sconfitti da un gruppo disordinato di ex coloni, sostenuto dai francesi, che invece, uscirono a testa alta. Poche volte come allora la Francia aveva avuto una reputazione tanto elevata, se non fosse stata intaccata dalla Rivoluzione che aveva investito il paese rovesciando una monarchia in piedi da secoli, se non millenni.

Per la terza volta nella sua vita se li trovò contro, per la terza volta sperava di averla vinta su di loro. Fremeva dalla voglia di batterli, voleva sentirsi in pace con se stesso, al di là del giudizio che avesse la gente nei suoi riguardi "D'altronde il mio destino è sempre stata la guerra" riflettè sospirando. Aveva accettato le decisioni che gli altri avevano deciso per lui, non che gli dispiacesse, al contrario, era appagante combattere per la propria patria e dare la vita per essa, se fosse stato necessario allo scopo di raggiungere la sublime via della vittoria e dell'onore.

Anche se nelle sue vene non scorreva solamente sangue inglese, infatti aveva origini portoghesi, essendo nato a Lisbona, da parte di madre, ed era persino un figlio illegittimo, fu ben accolto dal padre, il generale James. Lo aveva mandato e fatto studiare nelle scuole migliori e una volta cresciuto, dopo una breve esperienza come cornetta dei dragoni, ossia portabandiera a 12 anni, scalò i gradi e fu pure sotto la guida del padre. Da egli imparò molto, persino le lingue: il portoghese, un po' di spagnolo e il francese. Una volta indipendente, aveva cercato la sua strada, ed ora si trovava a Tolone, come governatore e comandante delle truppe.

"Già le truppe..." Riflettè sorridendo leggermente "Posso contare su uomini tanto valorosi e agguerriti" sollevò gli occhi dalla scrivania e li rivolse alla finestra, in lontananza vi erano vari reggimenti che si rifocillavano, riprendevano le forze. Seppur stranieri, e parecchio disorganizzati, litigiosi, erano accomunati dalla smania di abbattere i nemici, a qualsiasi costo. Molte volte era rimasto colpito dalla loro energia, pur mostrando, qualche volta, segni di stanchezza. Nel vedere ciò O'Hara riacquistò maggior fiducia e sicurezza "Forse...forse questa volta... avrò la mia occasione..." Il sopraggiungere di una guardia lo ridestò dalle sue riflessioni.

- L'ammiraglio Hood vuole parlarvi, governatore - emise quello, mettendosi ritto, in posizione, lo sguardo fisso e lontano ma con l'orecchio attento a cogliere ogni sua risposta.

- Sì, fatelo entrare pure - esordì O'Hara, poi confessò sorridendo - In realtà avevo intenzione di recarmi da lui, mi ha anticipato a quanto vedo - ridacchiò, mentre la guardia si faceva da parte e riferiva la notizia all'ammiraglio.

Questi entrò, nonostante gli anni che aveva sulle spalle, il suo aspetto trasudava rispetto, contegno e autorità. Contrariamente ad O'Hara, al pari del suo collega non più molto giovane, che aveva un aspetto più pacato, rassicurante, al pari della voce, che si faceva tuonante soltanto nell'istante dell'attacco. I grandi occhi neri rendevano la sua espressione docile  - Perdonate il disturbo arrecato, non era mia intenzione - si scusò l'ammiraglio con un inchino - Ma sono qui per sapere come procede, avete in mente qualche strategia per contrastarli definitivamente?

- Ci sto pensando su, ammiraglio - riferì, girando i pollici - Però non è facile, ero convinto che il clamoroso errore del generale Doppet li avesse demoralizzati al punto di cedere e arrendersi a noi... - sospirò nuovamente, abbassando la testa

- Ma l'arrivo del generale Dugommier ha stravolto completamente i piani di tutti - precisò l'ammiraglio grave, una lunga ruga si era formata sulla fronte. Tirò un pugno sul tavolo e soffocò una bestemmia - Con quel creolo alla guida i francesi adesso hanno più possibilità di vincere... inoltre i marinai cominciano ad essere stufi di tali condizioni - spostò le iridi scure in direzione del porto, che lui stesso non sopportava quasi più - E non posso biasimarli, sono più di tre mesi che stiamo fermi qui...senza che la situazione si evolva in maniera definitiva...

- Lo stesso posso dire delle truppe terrestri, ammiraglio - riportò O'Hara, rimasto in silenzio e immobile ad ascoltarlo, aveva poggiato il mento sulle mani, puntando i grandi occhi sulle innumerevoli mostrine che brillavano sul petto di quell'esperto uomo di mare - Serpeggia  l'insofferenza, nonostante la loro grande motivazione

- Li abbiamo sottovalutati - ammise l'ammiraglio ancora più nervoso. Per l'ennesima volta avevano sottostimato le qualità e la resistenza dei francesi, dei loro più acerrimi nemici. Da tempo immemore quelle due nazioni si fronteggiavano per il dominio e il controllo dei traffici, delle merci, del denaro e dei popoli. Dove l'una, isola, aveva sviluppato una flotta indistruttibile, l'altra, nel cuore del continente europeo, tentava di costruire l'esercito terrestre più potente del mondo. 

Era ostacolata dalle guerre che insanguivano l'Europa, ingaggiate dalle altre potenze europee, che volevano impedire la supremazia di una nazione sulle altre e imponesse il suo volere unilateralmente. Attraverso le alleanze matrimoniali tra le varie famiglie regnanti e le continue lotte di successione che si erano succedute, tale equilibrio era, più o meno, stato tutelato. La rivoluzione, seppur inizialmente appoggiata dagli inglesi, poiché l'avevano vista come desiderio di modernizzazione liberale, mutò in minaccia dal momento in cui la spinta espansionistica era emersa, occupando parti dei paesi vicini, e come un incubo aleggiava nei cieli europei.

La Gran Bretagna si era posta come la garante di quell'equilibrio, seppure in realtà gli inglesi erano interessati esclusivamente alla preservazione dei propri interessi economici e imperialisti. Sapendo dell'aggressività francese, le altre nazioni non avevano esitato un istante nel sostenerla - Ma siamo ancora in tempo per tenere in pugno la situazione, fino a quando il forte Mulgrave e la collina dell'Éguilette resteranno in piedi e verrano difesi dalle batterie alleate, non possiamo ancora considerarci vinti... E una volta che avremo risolto a nostro vantaggio l'assedio, ci occuperemo della Corsica, un altro grosso problema...

- Certamente ammiraglio - confermò O'Hara notando come quell'uomo fosse al corrente di ogni dettaglio - Vuol dire che dovremmo stare attenti alle prossime mosse del nemico, potrebbero agire in ogni momento, anche adesso...

- Ne dubito - lo contraddisse immediatamente, toccandosi il mento rugoso - Dugommier sa benissimo che deve ricostruire il morale dei suoi uomini, dopo la devastante, per loro, gestione del precedente generale, per questo sta prendendo tempo...

O'Hara si limitò ad annuire, aveva avuto modo anch'egli di riconoscere sul campo il generale creolo e il suo incredibile valore. Si sedette di nuovo comodamente e si fece forza nel rispondere, provando a rassicurarlo - Eviteremo di abbassare la guardia comunque, i francesi hanno bisogno di quei forti e di quelle colline e farebbero di tutto per ottenerli...Tolone è troppo importante per la loro rivoluzione e per la loro economia, per cui li terremo sempre d'occhio, una volta intuite le loro mosse, agiremo di conseguenza...

L'ammiraglio distese per un attimo i muscoli facciali e si concedette un sorriso compiaciuto, era contento di vedere O'Hara grintoso come al suo solito, deciso nel volersi giocare il tutto per tutto, rischiando grosso. Chissà, stavolta ce l'avrebbero fatta sul serio - A questo punto non abbiamo altro da dirci generale - vide il cielo scurirsi rapidamente, seppur fosse appena le 5 del pomeriggio. L'inverno era così opprimente, preferiva l'estate, con le sue lunghe e calde giornate, escludendo la loro isola natia, lì c'era quasi sempre un tempaccio - Vi auguro un buon proseguimento di giornata, anche se sembra più una serata - O'Hara ricambiò con aria complice. 

Una volta tornato dai suoi, Hood cercò di rassicurarli, ricordando loro la competenza, la preparazione di O'Hara, assieme alla sua presenza. Ciononostante nell'animo del capitano Nelson persisteva quella strana sensazione, che non lo aveva mai abbandonato. Era come se nell'aria ci fosse l'attesa nei confronti di qualcuno da temere realmente. Il giovane aveva ritenuto che fosse il fantomatico Dugommier di cui aveva già sentito parlare e che si era presentato nei giorni precedenti "Ma se fosse stato così, non dovrei più provarla" decise di non dire nulla, per non alimentare preoccupazioni e ansie.

Ollioules

Nessuno, nemmeno i più intuitivi Hood e O'Hara, infatti, poteva immaginare e sapere che tra le fila francesi, c'era un giovane ufficiale decisamente più insidioso, temibile e abile di un Washington o di un Dugommier, non del tutto conscio delle sue indubbie qualità. Fin da subito aveva escogitato il piano decisivo per sconfiggerli, vendicarsi e riprendere Tolone e testardo com'era non si sarebbe smosso dalle sue posizioni, né avrebbe accettato altri compromessi. Napoleone attendeva con ansia crescente quel giorno, non riusciva nemmeno a concedersi quelle poche ore di sonno programmate. Il freddo pungente, il buio e la scabbia non gli avevano impedito, in effetti, di scrutare l'orizzonte coperto di nuvole scure e la baia di Tolone illuminata dalle deboli luci delle fiaccole e delle candele "Molto presto gli inglesi se andranno via a gambe levate".

- Comandante - lo chiamò ansimante ripetutamente Junot, correndo come un pazzo verso di lui - Co... comandante...

Buonaparte sussultò, nel sentire la sua presenza, e si voltò rapace - Junot, cosa c'è? Avete una faccia, non sarà mica successo qualcosa?

- Il generale Dugommier ha finalmente preso la decisione di mettere in atto il vostro piano - riferì tutto d'un fiato.

Negli occhi chiari di Napoleone un lampo si formò per qualche secondo - Era quello che volevo, lo sentivo che con Dugommier finalmente la questione si sarebbe sbloccata e avremmo agito - disse non riuscendo a trattenere un sorrisetto che, con l'ombra creata dalle due lanterne, appariva addirittura sinistro. Junot, oramai non ci faceva nemmeno più caso, il comandante era un tipo particolare e insolito.

- Per questo vi vuole nella sua tenda, comandante  - Napoleone, nell'udire la notizia auspicata, era corso immediatamente, Junot non potendo lasciarlo solo, gli si affiancò.

- Forza Junot avete più muscoli di me su quelle gambe - gli ricordò sarcastico Napoleone, vedendolo senza fiato e sudatissimo. L'aiutante di campo si sforzò di sorridere, chiedendosi ancora come potesse esserci tutta quella grinta ed energia in un corpo minuto, gracile come quello di Buonaparte. Non avrebbe mai trovato una risposta - Marmont? - domandò poi il maggiore, scrutando la zona, aiutato dalle lanterne dell'aiutante.

- Sorveglia gli uomini alle batterie - riferì prontamente Junot.

- Allora andate da lui, avrà bisogno del vostro aiuto, rispetto a me - gli ordinò ammiccando, evidentemente di buon umore - Sapete che so cavarmela quando le cose vanno a gonfie vele...

L'aiutante eseguì il suo ordine, gli porse una delle lanterne e raggiunse il suo collega, mentre Napoleone giunse alla tenda del superiore, scoprendo di essere l'ultimo arrivato - Alla buona ora Buonaparte, siete puntuale, come al vostro solito - rise Dugommier con tono bonario - E meno male che siete stato voi ad elaborare il piano - gli fece segno di avvicinarsi. Il corso, dopo essersi gentilmente scusato e aver condiviso quell'istante d'allegria, si fece strada e si fermò di fronte a lui. In un frazione di secondo il tavolo del generale fu circondato dai suoi sottoposti, che gli prestarono totalmente la loro attenzione, mettendosi a sua disposizione.






 

 

   
 
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