Era abituato alla tortura, durante la sua
adolescenza, se così si poteva definire, era stato sottoposto a cose tremende,
con la giustificazione di temprare il suo spirito e fare di lui uno spietato
guerriero, eppure non era davvero a conoscenza che potesse esistere qualcosa di
così tremendo escogitato dai dannati terrestri tra l’altro.
Ma com’era cominciata quella tortura perenne che gli
stava letteralmente facendo fondere il cervello?
Il principe dei sayan si
era allenato duramente col figlio, finchè qualcosa
era andato storto, non avrebbero mai scoperto di chi fosse stata la colpa,
comunque poco importava, ma improvvisamente la gravity
room era diventata completamente buia: anche se nessuno dei due era uno
scienziato era chiaro quello che era accaduto, uno dei loro colpi doveva aver
fuso qualcosa nel pannello di controllo, ovviamente nel migliore dei casi,
avrebbe anche potuto essere qualcosa di peggiore.
A quel punto Trunks si era
dileguato adducendo che doveva ancora finire i compiti e quindi Vegeta si era
ritrovato da solo a dover comunicare alla moglie che la sua stanza
gravitazionale aveva impellente necessità di essere aggiustata.
Non era certo preoccupato per la reazione di sua
moglie quando le avrebbe ordinato di aggiustare la GR, ma sapeva già che
sicuramente si sarebbe lamentata e probabilmente avrebbe trovato qualcosa da
fargli fare al posto suo e già sapeva che non gli sarebbe piaciuto affatto.
Forse per aggirare il problema avrebbe potuto chiedere di riparla al vecchio,
ma per quanto efficiente come la figlia, purtroppo aveva tempi davvero
lunghissimi nel fare le cose e quindi doveva per forza chiedere a Bulma.
Entrò nel laboratorio della moglie senza bussare e
la trovò intenta a studiare dei calcoli, non che la cosa avesse importanza per
lui, infatti senza nessuna cerimonia le annunciò a gran voce che la gravity room si era danneggiata e che lei doveva ripararla
subito.
Bulma
alzò lentamente gli occhi dai fogli e con espressione scocciata gli rispose che
stava lavorando e che avrebbe dovuto aspettare il suo turno.
“Io non ho nessuna intenzione di aspettare, devo
allenarmi!” esclamò il principe dei sayan alzando la
voce.
“E io devo lavorare, come credi che paghi la tua
attrezzatura costosa e le enormi quantità di cibo che tu e tuo figlio mangiate
sei volte al giorno?” gli chiese Bulma alzando pure
lei la voce.
“E invece i tuoi abiti costosi, i trucchi e tutte le
altre diavolerie?” ribattè il principe dei sayan ben deciso a spuntarla.
“Appunto, devo lavorare allora!” rispose Bulma indicando le macchine alle sue spalle.
“Se non me la sistemi immediatamente, farò saltare
in aria tutto questo posto!” esclamò Vegeta.
Bulma
stava per rispondergli che se l’avesse fatto, l’avrebbe sbattuto fuori di casa
e sarebbe stato costretto a chiedere ospitalità ai Son e vedremo quanto gli
sarebbe piaciuto vivere senza tutte le comodità a cui era abituato, poiché per
quanto fosse stato un guerriero spietato era anche un terribile snob, ma poi il
suo terribile e geniale cervello le suggerì un’idea ben più perfida e quindi
sorrise con aria di resa al marito e gli annunciò che accettava la sconfitta e
che avrebbe riparato immediatamente la gravity room.
Vegeta sapeva perfettamente che quella era una finta
resa e che sicuramente quella dannata donna avrebbe trovato il modo di
vendicarsi, ma a lui importava che la sua stanza gravitazionale fosse riparata
quanto prima, al resto avrebbe pensato poi.
La vendetta di Bulma
arrivò un paio di giorni dopo, questa volta fu lei che entrò senza tante
cerimonie nella gravity room (ovviamente dopo aver
disattivato la gravità aumentata) tenendo per mano la figlia di 4 anni.
Vegeta continuò ad allenarsi come se nulla fosse, ma
la figlia lasciando la mano della madre si era attaccata al padre
abbracciandolo e trillando qualcosa su come fosse felice che avrebbero passato
il pomeriggio insieme.
A quel punto il principe dei sayan
fu costretto ad interrompere l’allenamento e fissò Bulma
con aria interrogativa, sapeva che stava per abbattersi su di lui la vendetta,
ma era pronto a combatterla.
“Questo pomeriggio dovrai accompagnare Bra al
cinema, io non riesco proprio purtroppo!” esordì Bulma,
fingendo platealmente di essere dispiaciuta.
“E perché mai? Devi per caso andare dal
parrucchiere?” rispose Vegeta a braccia conserte, meditando che sarebbe potuta
andargli peggio, andare al cinema con Bra, non sarebbe stato poi così
terribile, ma ovviamente non l’avrebbe certo fatto sapere alla moglie, con lei
si sarebbe apparentemente opposto.
“No, devo l.a.v.o.r.a.r.e! Sai com’è, l’altro giorno ho perso l’intero
pomeriggio a causa della tua amata gravity room e
quindi ora sono indietro con le consegne, quindi me lo devi!” rispose Bulma, scandendo bene il termine “lavorare”.
“Problema tuo se sei rimasta indietro con le tue
consegne!” esclamò Vegeta con il chiaro intento di provocarla.
“Problema anche tuo in realtà, se non finisco questo
progetto quanto prima, perderò un sacco di soldi, diventeremo poveri e dovremo
vivere come i Son, anzi anche peggio forse. Ma d’accordo se non vuoi portare al
cinema Bra, vorrà dire che non ci andrà affatto, anche se è un vero peccato,
perché poverina ci teneva tanto a vedere questo film!” spiegò Bulma e Bra, precedentemente addestrata dalla madre, fece
l’espressione più triste che era in grado di fare.
Sarebbe stato davvero divertente portare avanti quel
battibecco, ma l’espressione triste e delusa della figlia colpì nel segno, non
poteva sopportarla, rispose quindi che avrebbe portato Bra al cinema e la
bambina strillando di gioia corse via per prepararsi.
“Usare la mocciosa è stato davvero sleale Bulma!” esclamò Vegeta una volta che rimasero soli.
“Te lo sei voluto tu, caro! Spero che il film ti
piaccia! Ah e un’altra cosa, avete appuntamento alle 4 davanti al cinema con
Goku e Pan, verranno anche loro con voi, spero che la cosa ti faccia piacere!”
rise malignamente Bulma, ormai sulla soglia della
stanza pronta ad allontanarsi prima che il marito cambiasse idea.
Vegeta cercò di fermare Bulma,
ma questa fu più rapida a chiudere la porta alle sue spalle, ecco dove stava la
vera vendetta: un intero pomeriggio con Karoth, era
decisamente peggio di quello che si era aspettato, pensò con frustrazione, ma
non avrebbe certo dato la soddisfazione a Bulma di
mostrarsi contrariato, assolutamente no.
Il principe dei sayan e
Bra arrivarono al cinema a bordo di una air car e la bambina per tutto il
viaggio parlò di quanto era entusiasta di vedere quel film.
Stavano aspettando Karoth
già da 5 minuti e lui stava perdendo la pazienza, ma improvvisamente apparve di
fianco a loro con la nipotina in braccio.
Con disappunto Vegeta notò che era ancora vestito da
allenamento, con la sua orrenda tuta arancione: avrebbe anche potuto cambiarsi
per l’occasione pensò con disprezzo, lui indossava dei costosi abiti terrestri
più che adatti all’occasione, anche se dovette ammettere che forse era meglio
che Karoth si fosse presentato in tuta, piuttosto che
con quel terribile completo marrone da quattro soldi che la moglie megera lo
obbligava ad indossare nelle occasioni di festa. Poi passò ad osservare la
nipote di Karoth, che era decisamente bruttina, come
sempre del resto, somigliava terribilmente a sua nonna Chichi,
di sua madre non aveva ereditato proprio nulla e nonostante fosse vestita
elegantemente con l’abitino verde e i nastri nei capelli, restava insipida;
nulla a che vedere con sua figlia che indossava con grazia un abitino di
velluto azzurro, che la rendeva ancora più bella se era possibile. Trovò che
nonno e nipote insieme erano una coppia ridicola se paragonati a lui e a sua
figlia, pensò in fine con soddisfazione.
“Urka scusate il ritardo.
Ora ci dobbiamo mettere subito in fila per prendere i biglietti?” chiese Goku
osservando con preoccupazione la fila piuttosto lunga davanti al cinema.
“Credi davvero, che io il principe dei sayan, mi metta pazientemente in fila con questi insulsi
terrestri? Bulma ha già acquistato i biglietti. Forza
andiamo!” ordinò Vegeta e tenendo per mano la figlia si fece largo in mezzo
alla fila ignorando le proteste dei terrestri.
Era irritante vedere l’espressione stupita di Karoth, come se non fosse mai stato al cinema, certo lui
non era mai stato nella zona vip, ma poteva anche darsi un po’ di contegno, era
imbarazzante, dimostrava davvero di essere il sempliciotto quale era sempre
stato.
“Caspita, ma non siamo nella stessa sala con gli
altri!” osservò stupito Goku, quando entrarono in una stanza completamente
vetrata sopra la platea del cinema.
“Certo che non siamo nella stessa sala con quelli
laggiù. Se schiacci quel pulsante un cameriere ti porterà tutto il cibo che
vuoi!” gli spiegò Vegeta con tono scocciato mentre si sistemava su una delle
comodissime poltrone.
Goku ovviamente chiamò subito il cameriere e a
questo venne ordinato un lauto pasto per tutti quanti.
Poco dopo si spensero le luci e iniziò il film:
Vegeta era pronto a tutto, nel corso degli anni quella non era la prima volta
che andava al cinema e da quando era diventato padre di una figlia, in alcune
occasioni gli era capitato di lanciare alcune occhiate furtive ad alcuni
cartoni animati di una certa ditta chiamata Disney, in cui c’erano principesse
svenevoli e principi ridicoli che cantavano continuamente, lui li aveva trovati
davvero insulsi naturalmente, ma sua figlia adorava quei cartoni, e quindi
faceva del suo meglio per tollerarli, perciò era pronto a tutto quel
pomeriggio.
E invece quel film si rivelò essere molto peggio di
quello che si era aspettato: era tutto così colorato e quelle canzoncine una
più odiosa dell’altra, ma i personaggi soprattutto, sembravano decisamente
essere sulla stessa lunghezza d’onda di Karoth:
quella Anna era stupida e irritante, il tizio con la renna era un bifolco,
quegli esseri a forma di sassi li avrebbe fatti esplodere senza rimorso, ma era
il pupazzo di neve quello che odiava di più, avrebbe tanto voluto scioglierlo
personalmente con una sfera di energia e avrebbe provato anche una certa
soddisfazione nel farlo.
Alla fine il personaggio più interessante si era
rivelato essere Hans, anche quella Elsa l’avrebbe salvata, almeno finchè non era partita quella dannata canzone, era una di
quelle che entravano in testa per poi non uscirne mai più.
E aveva perfettamente ragione, perché appena finito
il film sua figlia e la nipote di Karoth non facevano
altro che cantare quella canzoncina storpiando ogni parola.
Sua figlia poi non fece altro che parlare di quel
film per tutto il viaggio di ritorno e poi a casa e poi dopo cena.
Stupidamente pensava che la cosa sarebbe scemata da
sola, ma il giorno dopo sua figlia si aggirava per casa con indosso una
parrucca biondo platino acconciata con una lunga treccia e un abito azzurro
identico a quello del film.
La bambina ormai non indossava altro, sembrava una
piccola sosia di Elsa; a peggiorare l’ossessione nel giro di un paio di giorno Bulma riuscì a procurarsi una copia del film che andava per
tutto il giorno in qualsiasi apparecchio televisivo quasi senza sosta. Per non
parlare poi delle canzoni, ogni autoparlante della
casa le faceva andare a riproduzione continua.
Quella era una vera tortura, ecco cos’era, aveva
provato con le buone a farla smettere: aveva chiesto gentilmente a Bulma, di fare sparire tutto quello che riguardava quel
film, ma lei si era rifiutata dicendo che era bellissimo e che a Bra piaceva da
morire.
Aveva provato, spinto ormai dall’esasperazione, a
distruggere il dvd in mille pezzi, ma i pianti della figlia erano diventati
insopportabili, quindi Bulma si era procurata
immediatamente un’altra copia.
Ormai al principe dei sayan
stavano sanguinando gli occhi e le orecchie, quando poi la nipote di Karoth era venuta a giocare a casa loro vestita pure lei da
Elsa insieme al nonno vestito da pupazzo di neve, era dovuto fuggire di casa
prima di farli esplodere tutti per aria.
Anche la meditazione non era stata per niente
d’aiuto, era impossibile concentrarsi, ormai sentiva quelle canzoni anche
quando non risuonavano negli apparecchi della Capsule Corporation, risuonavano
nella sua testa senza sosta, avrebbe presto perso il senno e chissà una volta
impazzito avrebbe potuto anche acconsentire a travestirsi da renna e poi per
lui sarebbe stata davvero la fine.
Ormai rassegnato a perdere tutta la sua dignità
entrò nella camera della figlia, che vestita da Elsa stava servendo del the
immaginario ai suoi pupazzi, ovviamente ascoltando “Let
it go” come al solito.
Quando vide arrivare il padre, la bambina
s’interruppe e lo pregò di sedersi su una delle piccole sedie di plastica, lui
acconsentì, ma si rifiutò di bere il the immaginario versato con solerzia dalla
figlia.
“Papà da grande potrò essere anch’io una principessa
come Elsa e Anna?” chiese seria la bambina.
“Ma tu sei già una principessa!” le rispose Vegeta.
“Io sono davvero una principessa???” chiese ancora
la bambina incredula con occhi che le brillavano.
In quella domanda Vegeta vide la sua irripetibile
occasione per liberarsi una volta per tutte di tutta quella follia di Frozen.
“Ma certo, io sono il principe dei mio pianeta, il
pianeta Vegeta, che si trovava molto lontano da qui, e quindi automaticamente
anche tu sei una principessa!” le spiegò.
“Anche Trunks è un
principe?” chiese la bambina seria e il padre annuì di rimando.
La bambina contenta della risposta del padre prese a
correre attorno al tavolo gridando che anche lei era una principessa, che era
la principessa Bra.
“No, veramente se fossimo sul nostro pianeta non
saresti la principessa Bra, ma la principessa Echalote!”
esclamò Vegeta, in cuor suo avrebbe sempre ricordato sua figlia con il nome sayan, nonostante approvasse pure il nome Bra.
Bra pronunciò un paio di volte quel nome piano e
decise che le piaceva davvero come suonava e disse al padre che se voleva
poteva chiamarla così d’ora in avanti.
“D’accordo, ma rimarrà un nostro segreto. E sai una
cosa, Echalote, visto che sei una principessa, non
hai nessun motivo per travestirti da un’altra principessa no?” le chiese Vegeta
pregando che il suo piano funzionasse.
La bambina si guardò allo specchio con espressione
seria, poi fece cadere a terra la parrucca e correndo verso lo scatolone dei
giocattoli tornò con in testa un piccolo diadema giocattolo e poi dichiarò al
padre che aveva ragione, lei era sicuramente meglio di quella Elsa, il ghiaccio
e il freddo non le piacevano per nulla, lei da grande avrebbe voluto lanciare
sfere di energia proprio come il suo papà.
Vegeta fu preso da un moto d’orgoglio e le assicurò
che una volta cresciuta le avrebbe insegnato a lanciare tutte le sfere di
energia che voleva e anche un paio di mosse per tenere lontano gli scocciatori,
lei non avrebbe mai avuto bisogno di uno svenevole principe per difendersi.
La bambina non comprese molto bene quell’ultima
parte del discorso, ma annuì entusiasta.
“Che ne dici di togliere anche questa musica? Visto
che sei anche tu una principessa, puoi decidere tu che musica ascoltare!” le
disse Vegeta, ben consapevole che quella era una mossa azzardata, perché
avrebbe potuto trovare un’altra ossessione, ma davvero lui non sopportava più
quel dannato Frozen. Bra ci pensò un attimo, in
effetti le stava venendo un po’ a noia quel cartone, ma non l’avrebbe mai
ammesso, visto che piaceva a tutte le sue amiche; poi ora che aveva scoperto di
essere pure lei una principessa, poteva scegliere tutta la musica che voleva…e
quindi si decise a spegnerla, almeno per il momento, ma quella questione della
principessa le era poco chiara ancora, quindi si preparò a rivolgere diversi
dubbi al padre.
“Ma come avrei vissuto sul tuo pianeta? Avremmo
abitato in un castello come quello di Elsa? Che vestiti avrei indossato? Avrei
avuto un animale parlante?” gli chiese la bambina seria.
Vegeta contò fino a dieci, stava camminando su un
terreno minato, doveva tenere a bada la sua schiettezza, non poteva certo dire
alla sua adorata figlia, che se fossero sul pianeta Vegeta lei sarebbe stata
poco più che una piccola schiava, mandata in missione su un qualche pianeta
lontano nel caso in cui avesse dimostrato un minimo di potenziale combattivo.
Oppure se anche sua madre fosse stata una sayan,
nessuno l’avrebbe considerata una principessa, se non avesse sviluppato una
grandissima forza di combattimento. In entrambi i casi avrebbe dovuto soffrire
ed uccidere per avere un po’ di considerazione, altrimenti sarebbe
semplicemente morta. E comunque non sarebbe certo stata una principessa come lo
intendeva lei, quello che vedeva alla tv era il distorto mondo fiabesco
tollerato sulla Terra, tali sciocchezze non avrebbero mai avuto posto sul suo
pianeta. Ma soprattutto lui non l’avrebbe vista crescere, sarebbe stata
affidata a balie ed allenatori, l’infanzia sul suo pianeta non esisteva, no non
poteva certo raccontarle quelle cose.
“No niente animali parlanti, sono sciocchezze,
saresti stata una principessa guerriera e sì saremmo vissuti in un castello!”
le rispose lui sperando di aver soddisfatto la sua curiosità.
“E che vestiti si mettevano le principesse del tuo
pianeta?” insistette Bra.
“Tute da combattimento e tuniche...colorate” rispose
Vegeta; la parte delle tuniche non era esatta, non erano poi così colorate, ma
almeno era una mezza verità; infatti vide Bra annuire soddisfatta.
“Ma anche Pan è una principessa?” chiese ancora Bra.
Ecco altra questione che richiedeva una risposta
ponderata, non poteva certo dirle che Pan era una terza classe e che sul suo
pianeta loro due non sarebbero mai state amiche, anzi Pan sarebbe stata
un’ottima cavia per gli allenamenti della principessa Echalote.
“No, Pan, non è una principessa. Ma tu non
dirglielo, sai è meglio che rimanga un segreto!” le spiegò Vegeta, perché da
qualche parte nella sua testa si rese conto che se sua figlia fosse andata in
giro pavoneggiandosi di essere una vera principessa probabilmente qualcuno,
tipo Bulma, avrebbe avuto qualcosa da ridire.
Nel tardo pomeriggio Bulma
trovò sua figlia, finalmente vestita normale e senza parrucca, che guardava
insieme al padre il dvd della Bella e la bestia e tirò un sospiro di sollievo,
finalmente la mania Frozen doveva essere passata.
Quando poi Bulma mise a
letto la figlia, questa al momento del bacio della buonanotte le chiese se
poteva dirle un segreto.
“Ma certo tesoro che mi puoi dire un segreto, ti
prometto che non lo dirò a nessuno!” esclamò Bulma
incuriosita.
“Papà oggi mi ha detto che sono la principessa Echalote in realtà. Tu lo sapevi?” le chiese Bra sottovoce
per non farsi sentire.
“Sì tesoro lo sapevo, ma aspettavamo che fossi
grande abbastanza per questo segreto!” rispose Bulma
sorridendo e iniziando a capire il motivo per cui l’ossessione Frozen era improvvisamente finita.
“Allora sono abbastanza grande! Papà però ha detto
che è un segreto!” esclamò la bambina coprendosi la bocca, come se avesse detto
troppo.
“Eh sì papà ha perfettamente ragione, questo deve
rimanere un segreto! Prometti che non lo dirai mai a nessuno!” rispose Bulma, se Bra fosse andata a scuola dicendo a tutti che era
la principessa Echalote di un pianeta lontano, le
maestre avrebbero potuto avere qualcosa da obbiettare e dare spiegazioni sarebbe
stato piuttosto complicato.
“Sì mamma, non lo dirò mai e poi mai a nessuno!”
rispose Bra, anche se stava già valutando se poteva condividere il suo segreto
almeno con la sua amica Pan.
Bulma
dopo aver fatto addormentare la figlia si recò nella sua camera da letto, dove
trovò Vegeta ancora sveglio intento a guardare la televisione.
“Ti devo fare i miei complimenti, sei riuscito a
liberarci dall’ossessione di Frozen!” esordì Bulma sedendosi accanto a lui.
“Mh già! Quel cartone è
ridicolo e non volevo che mia figlia non s’interessasse ad altro oltre a
quello” rispose Vegeta serio.
“Sì hai ragione, ormai non lo sopportavo più nemmeno
io. Non so come hai fatto, ma questa volta meriti la mia stima e i miei
complimenti!” gli disse Bulma, la quale non avrebbe
tradito il segreto di Bra.
“Semplice, le ho parlato e lei ha capito. E’ mia
figlia e quindi è molto intelligente!” esclamò Vegeta del tutto intenzionato a
non svelare come aveva fatto.
Bulma
trovò la risposta piuttosto divertente, ma decise di non contraddire il marito
una volta tanto.
QUATTRO ANNI DOPO
“Papààààà la mamma ha
detto che mi devi portare al cinema e che se ti rifiuti non ti aggiusterà le
attrezzature che avete distrutto ieri tu e Trunks!”
gridò Bra battendo i pugni contro alla porta della gravity
room.
“Bra non puoi andarci da sola?” chiese Vegeta
seccato.
“Ma ho solo 8 anni, non mi farebbero entrare da
sola!” rispose Bra.
“Sul mio pianeta saresti già un’adulta, comunque va
bene, ti accompagnerò. Ma dì a tua madre che non finisce qui!” esclamò Vegeta,
il quale dopo anni di battibecchi aveva imparato quali battaglie poteva vincere
con la moglie e quali no.
E così si ritrovò davanti al cinema con la figlia, a
quel punto notò che Bra indossava un abito dal colore azzurro intenso, molto
simile ad uno che aveva già visto alcuni anni fa. Poi guardandosi attorno notò
che diverse bambine indossavano un abito simile a quello della figlia e alcune
indossavano anche una parrucca con una treccia biondo platino; perciò un
terribile sospetto si stava facendo strada nella sua mente.
Il sospetto divenne una certezza quando vide
arrivare Pan con lo stesso abito di sua figlia e la parrucca bionda e Karoth vestito da pupazzo di neve a quel punto chiese a Bra
che film stavano per andare a vedere.
“Frozen due naturalmente.
Mamma ha detto che visto che avevi visto il primo e che ti era piaciuto
tantissimo, sicuramente avresti voluto vedere anche il secondo. Io le ho detto
che secondo me non ti era piaciuto così tanto, ma lei ha insistito…” gli spiegò
Bra con un’espressione malefica molto simile a quella di sua madre.
“Ma certo…” rispose Vegeta seccato, meditando atroci
vendette nei confronti della moglie, che questa volta non l’avrebbe passata
liscia.
“Vegeta che bello che ci sei anche tu, ci
divertiremo sicuramente come l’altra volta!” lo salutò Karoth
entusiasta.
“Karoth, ma si può sapere
come ti sei vestito, alla tua età poi? Sei ridicolo!” lo salutò invece Vegeta
con disprezzo.
“Eddai Pan ci teneva così
tanto!” rispose Goku ridacchiando imbarazzato.
Oh sì Bulma questa volta gliel’avrebbe
pagata cara eccome, fosse l’ultima cosa che faceva, pensò prendendo per mano la
figlia ed entrando di gran passo dentro al cinema, forse i ricordi di sangue e
violenza sarebbero riusciti a fargli sopportare nuovamente quella tortura piena
di canzoncine idiote a cui stava per sottoporsi. In alternativa avrebbe fatto
esplodere il cinema con i dannati terrestri dentro!